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Card. Victor Manuel Fernández
Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede

SALUTO DEL PREFETTO DEL DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
AL SIMPOSIO SULL'INQUISIZIONE

 

Con gioia saluto tutti voi per dare inizio a questo Simposio che celebra il 25° anniversario della prima apertura alla libera consultazione dell’Archivio del Dicastero per la Dottrina della Fede agli storici e ai ricercatori di tutto il mondo. Prima di tale data, solo poche e sporadiche concessioni erano state fatte e in via del tutto eccezionale. 

Venticinque anni fa, il cardinale Joseph Ratzinger e il santo papa Giovanni Paolo II ebbero l’audacia e l’intuizione di aprire al mondo della ricerca storica uno scrigno prezioso ed unico di fonti. Oggi senza dubbio possiamo affermare che fu una scelta assolutamente giusta e saggia.

A distanza di 25 anni, l’Archivio del Sant’Uffizio, dove si lavora per rendere sempre più agevole la consultazione, non ha esaurito il suo interesse e il suo fascino. Prova evidente di ciò è il gran numero di contributi che in questi giorni si offriranno in questa sede. Il fatto poi che essi siano per la maggior parte incentrati sulla storia moderna lascia ben sperare sulla possibilità che molto ancora ci sia da studiare e da scoprire presso il nostro Archivio, soprattutto per quanto riguarda tutta la storia contemporanea.

Custodire e promuovere la fede, i costumi e la morale cattolica, dalla Licet ab initio (1542) alla Praedicate Evangelium (2022), è sempre stata, sia pur con approcci diversi, la priorità del Dicastero per la Dottrina della Fede, anche quando la sua denominazione era Sacra Romana Universale Inquisizione o Sant’Uffizio. Il Santo Padre riconosce, nella lettera che mi ha inviato con la mia nomina come Prefetto, che in quei tempi a volte si è anche giunti ad utilizzare metodi che, leggendoli con lo sguardo del nostro tempo, possiamo certamente definire immorali.

Oggi il compito della Dottrina della Fede è soprattutto lavorare per far crescere l’intelligenza della fede in modo da evitare non soltanto gli errori, ma anche alcune decisioni che “spengono” lo Spirito, perché, sebbene formalmente corrette, possono minare la ricchezza della fede. 

Altro impegno del Dicastero, poi, è sempre stato quello di dotarsi degli strumenti necessari per affrontare i problemi legati alla morale. Già nel 1922, con la promulgazione della Crimen sollicitationis, il Sant’Uffizio si dotava di uno strumento per affrontare quelli che oggi definiamo delicta contra sextum cum minoribus e che andava ad integrare il Codice del 1917. Con san Giovanni Paolo II, nel 2001, è stato il Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela ad affiancare il Codice del 1983.

Dalla fondazione del Dicastero ad opera di Paolo III nel 1542 ad oggi, molto è cambiato. Questo cambiamento, non improvviso, ma coerente con i mutamenti storici che hanno accompagnato la crescita dell’umanità, è frutto di un cammino costante, reso possibile grazie al lavoro di tante persone, in tempi più recenti anche di tante donne, che si sono poste e si pongono al servizio della Chiesa e, nel caso degli Archivi, anche a servizio della verità storica. Noi non abbiamo paura di aprire i nostri Archivi alla ricerca e all’innovazione, nel rispetto delle leggi vigenti.

Tra gli argomenti che verranno presentati in questi giorni, sentirete anche parlare del progetto di digital library, che l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia sta portando avanti grazie ad una convenzione stipulata con il nostro Dicastero. Sono esperienze nuove che esprimono chiaramente il nostro interesse per la Storia.

Concludo richiamando alcuni passaggi della Evangelii gaudium che al n. 223 recita: «Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma […]. Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici».

Credo che uno dei compiti degli storici debba essere quello di saper cogliere i dinamismi della storia affinché il loro lavoro possa illuminare e trasformare il presente, contribuendo ad evitare gli errori del passato.

Vorrei infine salutarvi con l’augurio di fare vostre le parole di Romano Guardini citate da Evangelii gaudium (224): «L’unico modello per valutare con successo un’epoca è domandare fino a che punto si sviluppa in essa e raggiunge un’autentica ragion d’essere la pienezza dell’esistenza umana, in accordo con il carattere peculiare e le possibilità della medesima epoca».

Buon lavoro a tutti.