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SANTO PADRE

CURIA ROMANA

COLLEGIO CARDINALIZIO

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ORDINE DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME

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L’Ordine dà l’ultimo saluto all’Assessore d’Onore Mons. Giuseppe De Andrea

L’arcivescovo Giuseppe De Andrea nasce a Rivarolo Canavese il 20 aprile 1930. Nel 1953 viene ordinato sacerdote all’interno dell’Istituto Missioni Consolata, congregazione che si dedica con particolare attenzione all’evangelizzazione dei popoli.
Il giovane sacerdote serve per più di due decenni la Diocesi di Greensburg, Pennsylvania (USA), ricoprendo varie posizioni pastorali, educative ed amministrative. Dal 1983 al 1994 è chiamato dalla Santa Sede a prestare la propria collaborazione all’ufficio dell’Osservatore permanente alle Nazioni Unite a New York. I cinque anni successivi lo vedono impegnato in Vaticano come Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Monsignor De Andrea riceve la pienezza del sacerdozio nel 2001 ed è nominato arcivescovo titolare di Anzio ricevendo anche l’incarico a ricoprire il ruolo di nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein e Yemen, oltre a quello di delegato apostolico nella Penisola Arabica. Nell’omelia per la sua consacrazione episcopale, il cardinale Angelo Sodano ricordava la fedeltà alla chiamata ricevuta che sempre ha accompagnato questo pastore della Chiesa di Dio: «Caro Don Giuseppe, un campo immenso di lavoro si apre dinanzi a te. Come il giovane Samuele, tu hai ascoltato la voce del Signore, rispondendo con prontezza: "Eccomi, o Signore,... il tuo servo ti ascolta" (Samuele, 3, 1-10). Come Maria nel giorno dell'Annunciazione hai manifestato il tuo "sì" alla chiamata del Signore.» Nel 2003 è nominato anche nunzio apostolico in Qatar. Nel 2005, sopraggiunto il limite d’età, si ritira dalle cariche diplomatiche.

Mons. Giuseppe De Andrea

L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha avuto la fortuna di beneficiare dell’esperienza e della cura pastorale di Monsignor De Andrea negli anni in cui ha svolto il ruolo di Assessore dell’Ordine (dal 2008 al 2013), incarico che ha esercitato con particolare dedizione nel 2011-2012, nel periodo intercorrente fra le dimissioni del Gran Maestro cardinale Patrick Foley e la presa di possesso del suo successore cardinale Edwin O’Brien. Da allora fino agli ultimi giorni, come Assessore d’Onore, egli è sempre stato vicino alla missione dei nostri Cavalieri e Dame e l’ha sostenuta con l’azione e la preghiera.

Venuto a mancare il 29 giugno 2016, solennità dei Santi Pietro e Paolo, venerdì 1° luglio si sono tenute le esequie presso la Basilica di San Pietro. Tutti i membri si uniscono attorno al Gran Maestro, al Governatore Generale e ai membri del Gran Magistero per accompagnare nella preghiera il ritorno di questo amico e sostenitore dell’Ordine alla casa del Padre.

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I membri dell’Ordine pregano per Padre Pierbattista Pizzaballa nominato Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Il cardinale Edwin O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, si rallegra per la nomina di Padre Pierbattista Pizzaballa ad Amministratore Apostolico sede vacante del Patriarcato Latino di Gerusalemme e della sua elevazione al rango di Arcivescovo. Il cardinale O’Brien gli assicura l’accompagnamento nella preghiera da parte dei membri del Gran Magistero e di tutti i Cavalieri e Dame nel mondo, affidando la sua missione all’intercessione della Beata Vergine Maria, Regina di Palestina.

Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, presentata da Sua Beatitudine Fouad Twal, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico ed ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante il Rev.do P. Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., elevandolo alla dignità di Arcivescovo, assegnandogli la sede titolare di Verbe. Rev.do P. Pierbattista Pizzaballa, O.F.M. Il Rev.do P. Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., è nato a Cologno al Serio, in diocesi e provincia di Bergamo, il 21 aprile 1965. Accolto nel Seminario minore della Provincia Francescana di Cristo Re, a Bologna, nel settembre 1976, il 5 settembre 1984 ha iniziato il noviziato nel convento de La Verna. Ha emesso la professione temporanea a La Verna il 7 settembre 1985 e la professione perpetua a Bologna il 14 ottobre 1989. Dopo il primo ciclo di studi filosofico-teologici, ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma. Il 27 gennaio 1990 è stato ordinato diacono e il 15 settembre 1990 presbitero nella Cattedrale di Bologna da S.E. il Cardinale Giacomo Biffi.

Arrivato nella Custodia di Terra Santa il 7 ottobre 1990, ha completato gli studi di specializzazione allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme nel 1993. In seguito è stato professore di ebraico biblico alla Facoltà Francescana di Scienze Bibliche e Archeologiche di Gerusalemme. Ha iniziato il servizio nella Custodia il 2 luglio 1999. Il 9 maggio 2001 è stato nominato Guardiano del convento dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme. È stato impegnato nella pastorale dei fedeli cattolici di espressione ebraica ed è stato nominato Vicario Patriarcale nel 2005 fino al 2008. Il Definitorio Generale lo ha eletto Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion nel maggio 2004. Il 22 marzo 2010 è stato rieletto. Nel 2013 è stato postulato per un ulteriore triennio. Il suo mandato si è concluso nell’aprile 2016.

(Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, 24 giugno 2016)

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Figli di un sepolcro vuoto

Durante una delle messe mattutine che hanno introdotto i lavori dell’ultima riunione del Gran Magistero tenutasi nel tempo pasquale, l’omelia di Mons. Fortunato Frezza ha riassunto la spiritualità dei Cavalieri e delle Dame del Santo Sepolcro.

Mons. Frezza, Cerimoniere dell’Ordine, ha commentato le letture del giorno che ricordavano in particolare il martirio di santo Stefano, diacono della Chiesa nascente, la persecuzione dei primi cristiani e il discorso di Gesù sul Pane di Vita (Atti 8,1b-8 e Giovanni 6,35-40). Pubblichiamo qui di seguito un estratto di questa riflessione spirituale che può illuminare il nostro cammino di fede e continuare a nutrire la nostra preghiera sulle orme del Risorto.  

«La terra del Signore è terra di sepolcri santi e di pane, pane di vita eterna. Non è forse pane di vita eterna il Signore risorto, il Signore del sepolcro vuoto? Ripete: “Io sono il pane della vita”. Chi lo mangia non muore e anche il suo sepolcro resterà vuoto per sempre, perché il Risorto ha promesso: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Fratelli e sorelle, non siamo noi figli di un sepolcro vuoto? Ancora oggi la nostra vita è aggrappata a questo sepolcro vuoto, diventato come una madia aperta, che contiene il pane della vita. È il fondamento della nostra fede, perché, se Cristo non è risorto, noi siamo i più sventurati dell’umanità. L’anima della nostra testimonianza cristiana è l’annuncio di Pasqua: Cristo è risorto davvero!»

«Noi, che siamo nati da un sepolcro vuoto, viviamo per esso e abbiamo impegnato la nostra esistenza a proteggerlo e proteggere quanti vivono accanto ad esso, sia quelli rimasti a Gerusalemme come gli apostoli, sia quanti sono sparsi su quella terra che è la terra del Risorto. La nostra azione, il nostro giuramento, il nostro braccio teso sono la mano della nostra fede che diventa diaconia delle opere. Il nostro obolo generoso silenzioso in realtà è il segno concreto della fede che grida annunciando la Risurrezione; è la voce degli Apostoli e dei diaconi convinti che Cristo è davvero risorto. Noi, cavalieri e dame, siamo i diaconi, i servitori di questo annuncio.»

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L’ambasciatore Alfredo Bastianelli, nuovo Cancelliere dell’Ordine

Il Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, il cardinale Edwin O’Brien, ha nominato Cancelliere, per un mandato di quattro anni, l’ambasciatore Alfredo Bastianelli, che è Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Gregorio Magno e Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nato a Roma il 26 gennaio 1951, sposato con Fiammetta Fiorentino dal 1983, è padre di tre figli, Giovanni Battista, Ascanio e Niccolò.

Alfredo Bastianelli, nuovo Cancelliere dell’Ordine

Laureato in Giurisprudenza, il nuovo Cancelliere ha prestato a lungo servizio presso il Ministero italiano degli Affari Esteri, ricoprendo incarichi presso il Consolato d’Italia a San Paolo, in Brasile, e nelle ambasciate italiane di Canada, Mozambico e Indonesia, oltre alla Rappresentanza permanente presso l’Unione Europea. Ha poi ricoperto la carica di Ambasciatore del proprio paese in Angola, a Cipro e in Belgio.

Poliglotta, il nuovo Cancelliere parla italiano, inglese, francese e portoghese. Dal 2007 Alfredo Bastianelli è anche Gentiluomo di Sua Santità. I membri dell’Ordine, presenti in tutto il mondo, augurandogli il benvenuto, si uniscono in preghiera per affidare la sua nuova missione a Nostra Signora di Palestina.

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Pellegrinaggio giubilare dell’Ordine del Santo Sepolcro al santuario di Pompei

Per decisione del Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, il prossimo sabato 15 ottobre avrà luogo un pellegrinaggio giubilare delle Luogotenenze italiane al santuario di Pompei. Sono attesi numerosi non solo i membri italiani dell’Ordine, ma anche tutti i Cavalieri e le Dame del mondo che vorranno partecipare, sapendo che le diverse Luogotenenze si devono far carico di organizzare sul posto il viaggio e l’alloggio. La messa all’altare della Vergine è prevista alle ore 10 del mattino e la preghiera del rosario sarà seguita dall’Adorazione Eucaristica alle ore 16, nella cappella dedicata al beato Bartolo Longo, prima del passaggio della Porta Santa nel santuario. Il beato Bartolo Longo, che fino ad oggi è il solo membro laico dell’Ordine beatificato, è stato definito da san Giovanni Paolo II come «l’uomo della Vergine». Nell’omelia della sua beatificazione, il 26 ottobre 1980, il Papa disse di lui che «per amore di Maria, divenne scrittore, apostolo del Vangelo, diffusore del Rosario, fondatore del celebre santuario malgrado le enormi difficoltà; per amore di Maria creò istituti di carità, diventò mendicante per i figli dei poveri, trasformò Pompei in una cittadella vivente di bontà umana e cristiana; per amore di Maria, sopportò sempre in silenzio tribolazioni e calunnie, passando attraverso un lungo Getsemani, fiducioso nella Provvidenza, sempre obbediente al Papa e alla Chiesa». Il suo percorso umano e spirituale, che è in sé un messaggio d’amore, ci mostra quanto sia grande la misericordia di Dio e quanto possa essere profonda la conversione di un cuore. Ogni giorno, a Pompei, i pellegrini vivono l’esperienza del trionfo della grazia sulle rovine del peccato, seguendo Bartolo Longo. Nel recente numero della rivista dell’Ordine, Annales, Mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Pompei, priore della sezione «Napoli - Beata Vergine del Rosario» dell’Ordine del Santo Sepolcro, ci ha confidato: «Vedere il santuario e tutte le sue opere di carità edificate a partire dal nulla, con “un soldo al mese”, ci fa toccare con mano la veridicità del messaggio d’amore che Dio, attraverso la mediazione della Vergine, ha donato a Bartolo Longo, non solo per lui stesso, ma per tutti noi».

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Il messaggio di Natale del Patriarca Twal

Il Patriarca Latino di Gerusalemme e Gran Priore dell’Ordine, Mons. Fouad Twal ha reso pubblico il suo messaggio di Natale. Natale non è un momento astratto ma arriva nelle nostre vite concrete e quindi il Patriarca lancia un appello affinché in Terra Santa vengano rispettate le risoluzioni internazionali e i leader politici di entrambe le parti ascoltino la voce dei popoli che chiedono pace. Non manca chiaramente il riferimento alla triste situazione che affligge tutto il Medio Oriente e Mons. Twal non esita a chiedere a voce ferma la conversione di chi favorisce l’instabilità con il commercio di armi. Inoltre, sottolinea come il Giubileo della Misericordia sia la risposta che la Chiesa offre a questi tempi di difficoltà.

Parlando ai fedeli della sua diocesi il Patriarca ricorda come in tutti i casi il Natale sia un momento di gioia e di speranza nonostante le sfide ma l’invito per quest’anno è di limitare l’aspetto esteriore di questa festa e, in ogni parrocchia di “spegnere per 5 minuti le luci dell’albero di Natale, in segno di solidarietà con tutte le vittime della violenza e del terrorismo.”

 E’ possibile leggere questo bel messaggio sul sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme: http://it.lpj.org/2015/12/16/pace-misericordia-e-azione-al-cuore-del-messaggio-di-natale-del-patriarca/

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Il Giubileo in Terra Santa

E’ nella basilica dell’Agonia, sul Getsemani, che il Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal apre l’Anno Santo della Misericordia a Gerusalemme, domenica 13 dicembre. Altre due porte sante permettono ai pellegrini di vivere il Giubileo: una aperta a Betlemme il 24 dicembre, nella chiesa latina di Santa Caterina – a lato della basilica costruita nel luogo in cui è nato Gesù – e l’altra a Nazareth il 27 dicembre, festa della Santa Famiglia, nella Basilica dell’Annunciazione. Altre porte giubilari sono dedicate più da vicino alle comunità locali. In particolare, per quanto riguarda i cattolici di rito latino, Mons. Twal apre la porta santa a Gaza, nella chiesa della Santa Famiglia il 20 dicembre, dopo quella in Giordania, ad Amman, il 12 dicembre,  nella chiesa di San Giovanni Battista de la Salle.

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DECESSO DEL GRAN MAESTRO EMERITO DELL’ORDINE

Il cardinal Carlo Furno è venuto a mancare il 9 dicembre 2015, all’indomani dell’apertura del Giubileo della Misericordia, all’età di 94 anni. Originario della provincia di Torino, ricoprì la carica di Nunzio Apostolico in Perù, Libano, Brasile ed Italia prima di essere nominato Gran Maestro dell’Ordine, ruolo che ha rivestito dal 21 dicembre 1995 fino al 27 giugno 2007. Fu anche arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, dove il suo corpo riposerà.

Affidiamo l’anima del Gran Maestro emerito alla preghiera dei membri dell’Ordine e rimaniamo spiritualmente uniti a lui nella comunione dei santi, specialmente durante quest’Anno Santo straordinario.

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Il cardinale O’Brien nuovo Membro della Congregazione delle Cause dei Santi

Il Santo Padre Francesco ha nominato il 6 novembre 2015 il Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, cardinale Edwin O’Brien, Membro della Congregazione delle Cause dei Santi.

La Congregazione delle Cause dei Santi, il cui prefetto è il cardinale Angelo Amato, si occupa di seguire e sostenere il processo che porta alla beatificazione dei Servi di Dio e canonizzazione dei Beati. Il sito della Congregazione dove è possibile trovare maggiori informazioni è www.causesanti.va.

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La riunione del Gran Magistero e la memoria di Nostra Signora di Palestina

Ogni anno in prossimità del 25 ottobre, memoria liturgica della Beata Vergine Maria Regina di Palestina, il Gran Magistero dell’Ordine si riunisce a Roma per una due giorni di lavori durante la quale i collaboratori più stretti del Gran Maestro, cardinale Edwin O’Brien, discutono elementi importanti riguardo all’Ordine e alla situazione in Terra Santa. Alla riunione, in veste di Gran Priore dell’Ordine, partecipa anche Sua Beatitudine Mons. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme.

Per il 2015 la riunione del Gran Magistero si è tenuta gli scorsi 10 e 11 novembre. Entrambe le giornate sono iniziate con la Santa Messa, celebrata il primo giorno dal Gran Maestro cardinale O’Brien e il secondo giorno dal Patriarca Twal. Ad essa sono seguiti i lavori durante i quali vari aspetti della vita e dell’attività dell’Ordine sono stati esaminati. Ampio spazio, come ogni anno, è stato dedicato alla presentazione da parte del Patriarcato Latino dello stato della comunità in Terra Santa e delle varie istituzioni e iniziative, in particolare le scuole che, come è stato commentato, «non solo formano e informano ma anche trasformano le persone». Le scuole cattoliche, che operano in società a maggioranza musulmana (in Palestina e in Giordania) ed ebraica (in Israele), danno la possibilità ai giovani – di qualsiasi appartenenza religiosa – di crescere insieme all’insegna della cultura dell’incontro.

Il pomeriggio dell’11 novembre ha avuto luogo, come d’abitudine a conclusione della riunione del Gran Magistero, il ricevimento in onore della Beata Vergine Maria Regina di Palestina presso i locali dell’Ordine. Si tratta di un’occasione per permettere al Gran Maestro e ai partecipanti alla riunione di salutare gli amici e i benefattori dell’Ordine, presenti insieme ad importanti rappresentanti della Santa Sede – fra cui il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato – e condividere un momento conviviale.

Durante la Santa Messa dell’11 novembre tenutasi a Palazzo della Rovere, sede del Gran Magistero dell’Ordine, il Patriarca di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, ha affidato tutti gli abitanti della Terra Santa alla Beata Vergine Maria Regina di Palestina

Durante la Santa Messa dell’11 novembre tenutasi a Palazzo della Rovere, sede del Gran Magistero dell’Ordine, il Patriarca di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, ha affidato tutti gli abitanti della Terra Santa alla Beata Vergine Maria Regina di Palestina

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I festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria Regina di Palestina

L’Ordine del Santo Sepolcro non poteva avere patrona più cara della Beata Vergine Maria Regina di Palestina. Mossi dal desiderio di mettersi a servizio della terra nella quale il suo Figlio Gesù è nato, vissuto e ha operato per la nostra redenzione, i Cavalieri e le Dame dell’Ordine si pongono sotto il manto protettivo della sua e nostra Santa Madre.

Per questo, il 25 ottobre è una data che l’Ordine celebra con gioia e devozione all’interno delle varie Luogotenenze e Delegazioni Magistrali.

Si tratta anche di un’occasione di grande fraternità che permette ai membri dell’Ordine di riunirsi, come per esempio è accaduto a Caltanissetta e a Pistoia dove, rispettivamente, sono convenuti tutti i membri di Sicilia e Toscana per celebrare la ricorrenza.

Quest’anno in molti hanno deciso di affidare in maniera particolare a Maria la preghiera per la pace in Terra Santa che sta vivendo situazioni di tensione.

Questa ricorrenza si presta anche particolarmente a favorire l’approfondimento della questione dei cristiani in Terra Santa. La Delegazione di Firenze dell’Ordine ha, ad esempio, patrocinato un evento tenutosi il 24 ottobre dal titolo “La Terra Santa dei Cristiani: approfondire le origini, capire il presente, pensare al nuovo umanesimo del domani attraverso i percorsi storici, esperienze di vita e progetti per il futuro” al quale hanno partecipato vari esperti sul tema.

A ridosso della festività anche il Cerimoniere dell’Ordine Mons. Fortunato Frezza, noto biblista, è intervenuto il 24 ottobre a Spello alla presentazione del restauro della Bibbia poliglotta del 1645. Questa Bibbia in dieci volumi conta circa 4000 pagine e contiene il testo integrale delle Sacre Scritture in sette lingue antiche disposte in colonne parallele in ogni pagina.

Come spesso accade, le Luogotenenze hanno piacere ad organizzare un pellegrinaggio in queste date per poter approfittare della celebrazione della festività della Beata Vergine Maria Regina di Palestina proprio a Deir Rafat, santuario a lei dedicato. Quest’anno fra i fedeli lì riuniti da tutta la Terra Santa, c’erano anche i membri della Luogotenenza per l’Inghilterra e il Galles che hanno partecipato al pellegrinaggio guidato dal loro Luogotenente David Smith. 

Icona della Beata Vergine Maria Regina di Palestina dipinta a mano dalle suore di Beit Gemal

Icona della Beata Vergine Maria Regina di Palestina dipinta a mano dalle suore di Beit Gemal

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Onorificenza dal Patriarcato Latino di Gerusalemme per i membri della Commissione per la Terra Santa

Mercoledì 30 settembre, il Patriarcato Latino di Gerusalemme ha consegnato tre medaglie d’onore a tre membri della Commissione Terra Santa dei cavalieri del Santo Sepolcro.

Consegnando loro la medaglia d’oro del Santo Sepolcro, il Vicario patriarcale per Gerusalemme, mons. William Shomali, ha salutato l’impegno di lunga data del professor Tom McKiernan, del professor Bart MacGettrick, e del dottor Heinrich Dickmann, a servizio dei cristiani di Terra Santa e del Patriarcato. “Ringraziarvi è per noi un dovere”, ha insistito mons. Shomali.

I tre uomini compongono la delegazione della Commissione Terra Santa del Gran Magistero dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, in visita in questi ultimi giorni in Israele e Palestina, accompagnati da padre Imad Twal, amministratore generale del Patriarcato latino.

La Commissione Terra Santa del Gran Magistero dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, visita regolarmente Israele, la Palestina e la Giordania per valutare le necessità dei progetti proposti dal Patriarcato latino. Una volta studiati i progetti, i dossier relativi vengono presentati al Gran Magistero che, dopo averli esaminati, decide quali progetti sostenere secondo le priorità del Patriarcato.

A questo si succedono rendiconti dettagliati e visite regolari per seguire i lavori. Due volte all’anno, i membri della Commissione del Gran Magistero si recano sui luoghi per verificare i progetti finanziati dall’Ordine: cantieri da aprire, in corso d’opera o lavori conclusi.

Fonte: Patriarcato Latino di Gerusalemme

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Le visite autunnali del Gran Maestro

All’inizio della stagione autunnale, vari sono gli eventi che vedono il Gran Maestro impegnato in diversi continenti. Già nei primi giorni di settembre, il cardinale O’Brien si è recato in visita presso le Luogotenenze di Scozia (5 settembre), Svezia (7 settembre), Slovenia (12 settembre) e USA Northwestern (20 settembre) per le cerimonie di Investitura.

Inoltre, con grande gioia Sua Eminenza è stato a fianco di Papa Francesco durante la visita negli Stati Uniti del Santo Padre. Ad ottobre il Gran Maestro celebra le cerimonie di Investitura a Tolosa (3 ottobre) e La Valletta (10 ottobre). Il cardinale O’Brien ha poi chiaramente in programma la partecipazione alla prima riunione delle Luogotenenze d'Asia e d’Oceania che avrà luogo ad Adelaide il 17 e 18 ottobre prossimi e della quale parleremo nella prossima Newsletter.

Gli impegni ad ora confermati per gli ultimi mesi dell’anno riguardano principalmente l’Italia con le visite alle Luogotenenze a Bari, Cagliari e Roma e la consegna dei collari al Re e alla Regina del Belgio. Infine, in data da definire, il Gran Maestro presiederà le prime Investiture in Repubblica Ceca.

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I capi delle Chiese di Gerusalemme invocano il mantenimento dello Status Quo

La Spianata delle Moschee continua ad essere un luogo in cui la tensione esplode facilmente. Lo testimoniano gli ultimi eventi delle scorse settimane, soprattutto a ridosso della festività di Rosh Hashana, il capodanno ebraico, momento in cui era prevista una maggiore affluenza di visitatori ebrei nella città santa di Gerusalemme. La presenza dichiarata dal ministro della sicurezza israeliano di giovani armati con “ordigni esplosivi” è stata la motivazione fornita dalle forze israeliane a giustificazione dell’irruzione, all’alba di venerdì 11 settembre, dei loro agenti nel luogo sacro e protetto dallo Status Quo che prevede la custodia della Spianata in mani giordane e la garanzia del libero accesso ai fedeli musulmani. Il clima di tensione è continuato nei giorni successivi, soprattutto quando è stato vietato l’ingresso per il venerdì di preghiera agli uomini musulmani di età inferiore ai 40 anni. I responsabili delle Chiese di Gerusalemme non hanno mancato di far sentire la loro voce e hanno diramato un comunicato – che riproponiamo qui di seguito – nel quale invocano il mantenimento dello Status Quo per il bene di tutte le comunità che vivono in Terra Santa.

Noi, i capi delle Chiese di Gerusalemme, desideriamo esprimere la nostra profonda preoccupazione circa i recenti episodi di violenza di Haram al Sharif.

Condanniamo tutti i tentativi di minare lo Statu Quo in vigore nella Moschea di Al-Aqsa (Haram al-Sharif), nei cortili e tutti gli edifici vicini, e in tutta la città di Gerusalemme. Qualsiasi minaccia alla sua continuità e alla sua integrità potrebbe condurre a conseguenze imprevedibili nell’attuale clima politico.

I Musulmani hanno diritto al libero accesso e al culto nella Moschea di Al-Aqsa.

La custodia da parte del Regno Hashemita di Giordania nei confronti della Moschea di Al-Aqsa, dei Luoghi Santi di Gerusalemme e di tutta la Terra Santa riveste un’ importanza particolare. Noi crediamo fermamente che tutti i Luoghi Santi esigano una protezione costante, al fine di assicurare ad essi il libero accesso, e questo in virtù dello Statu Quo in vigore per le tre religioni monoteiste.

Rinnoviamo infine il nostro appello, affinché lo Statu Quo che regola questi luoghi sia pienamente rispettato per il bene di tutti.

I Patriarchi e i Capi delle Chiese a Gerusalemme:

†Patriarca Teofilo III, Patriarcato greco-ortodosso
†Patriarca Fouad Twal, Patriarcato latino
†Patriarca Norhan Manougian, Patriarcato della Chiesa apostolica armena ortodossa
†P. Pierbattista Pizzaballa, OFM, Custode di Terra Santa
†Rev. Anba Abraham, Patriarcato copto ortodosso, Gerusalemme
†Arcivescovo Swerios Malki Mourad, Patriarcato siriano ortodosso
+ Rev. Daniel Aba, Patriarcato ortodosso etiope
+ Rev. Joseph- Jules Zerey, Patriarcato melkita
+ Arcivescovo Mosa El -Hage, Esarcato maronita
+ Rev. Souheil Dawani, Chiesa episcopale di Gerusalemme e del Medio Oriente
+ Rev. Munib Younan, Chiesa evangelica luterana di Giordania e di Terra Santa
+ Rev. Pierre Malki, Esarcato siriano cattolico
+ Rev. Joseph Antoine Kelekian, Esarcato armeno cattolico

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Il Rabbino Abraham Skorka:
a un anno dallo storico pellegrinaggio in Terra Santa con Papa Francesco

La visione di una Gerusalemme di pace 

Quest’anno si festeggia il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate che ha segnato un momento importante all’interno del dialogo interreligioso ed ecumenico e, in particolare, con il mondo ebraico. Per celebrare questa ricorrenza, quest’estate la conferenza annuale dell’International Council for Christians and Jews si è tenuta a Roma e ha avuto la felice possibilità di incontrare Papa Francesco in un’udienza in cui il Santo Padre ha ricordato come: «Un vero dialogo fraterno ha potuto svilupparsi a partire dal Concilio Vaticano II, dopo la promulgazione della Dichiarazione Nostra Aetate. Questo documento rappresenta infatti il “sì” definitivo alle radici ebraiche del cristianesimo ed il “no” irrevocabile all’antisemitismo. Nel celebrare il cinquantesimo anniversario di Nostra Aetate, possiamo guardare ai ricchi frutti che ha prodotto e fare con gratitudine un bilancio del dialogo ebraico-cattolico». Fra i partecipanti alla conferenza anche il Rabbino argentino Abraham Skorka che era in prima fila per salutare l’amico Jorge Mario Bergoglio e che in seguito ci ha concesso un’intervista.

E’ passato più di un anno dallo storico pellegrinaggio che ha fatto con Papa Francesco in Terra Santa. Perché ha deciso di unirsi a lui in quel viaggio?

La Terra Santa è stato uno dei temi che abbiamo spesso analizzato insieme, anche nel nostro libro. Il punto è: cosa possiamo fare per favorire la pace in Medio Oriente, in maniera particolare in Terra Santa? Per me lo Stato di Israele è un argomento importante, si tratta di uno stato che vive la sfida di mostrare lo sviluppo della cultura ebraica ai giorni nostri. Il Sionismo non è solo un movimento che reclama e proclama il ritorno degli ebrei nella terra di Israele. E’ anche un movimento culturale attraverso il quale l’ebraico è stato trasformato in una lingua viva e che si interroga sul futuro della cultura ebraica.

E poi i nomi “Roma” e “Gerusalemme”. Esiste uno storico antagonismo fra queste due città che trova menzione anche nel Talmud: Roma sconfisse la provincia di Giuda in quella terribile guerra fra il 67 e il 70 che si concluse con la distruzione del tempio di Gerusalemme. Nel 73 ci fu l’episodio di Masada e poi, fra il 132 e il 135, la terribile guerra portata avanti da Adriano. Ciò che abbiamo provato a fare è un pellegrinaggio in Terra Santa con un messaggio di pace e con la speranza che la divisione che si è prodotta in 2000 anni di scontri possa essere colmata con sentimenti di purezza e amore, ricreando così la possibilità di vedere nell’altro un fratello nella nostra stessa condizione umana. 

L’idea era anche quella di andare nel luogo verso il quale dirigo le mie tefilot, le mie preghiere, e nel luogo in cui Gesù – che è così speciale per la fede cristiana – è nato, ha vissuto e ha lasciato il suo messaggio. Si tratta dunque di un posto speciale che abbiamo in comune e quando ho visto Francesco dopo che era stato eletto Papa, gli ho detto: Andiamo in Israele. Questo è il posto in cui la nostra religiosità, la nostra visione di Dio e la nostra connessione con Lui è stata fondata. Siamo i figli, i discendenti dei grandi profeti che da Gerusalemme hanno annunciato le loro profezie.

Con noi c’era anche il nostro caro amico Omar Abboud per mostrare che tutte le religioni abramitiche devono abbracciarsi per formare un circolo nel quale scorre un’energia spirituale che, secondo le nostre Sacre Scritture, porterà la pace nel mondo. Questa è la nostra sfida e questa la ragione di quello che non è stato un viaggio, bensì un pellegrinaggio.

Ha parlato da una parte dell’importanza del luogo in sé, di Gerusalemme, e dall’altra del suo messaggio universale. Lei, Papa Francesco, Omar Abboud: nessuno di voi tre è originario della Terra Santa né vive lì. Cosa pensate che una realtà come l’Ordine del Santo Sepolcro, che conta più di 30.000 membri nel mondo, possa fare nei luoghi in cui si trova per favorire l’incontro e la pace in questo spirito?

Il nostro pellegrinaggio può essere definito come un invito alla pace dal posto in cui Isaia ha detto: “Poiché da Sion uscirà la Torah [la legge, nella traduzione CEI] e da Gerusalemme la parola del Signore” (Is 2,3). Ma cosa significa la parola Torah? Pace! Questo verso si colloca all’interno della descrizione di una realtà di pace nella quale un popolo non solleverà la spada contro l’altro e le spade saranno trasformate in vomeri.

Noi riceviamo quest’idea ma come possiamo metterla in pratica in giro per il mondo? Ogni comunità cristiana e ogni comunità ebraica devono avere programmi interreligiosi. Il primo passo è quello di incontrarsi fra ebrei e cristiani di varie denominazioni, conoscersi e confrontarsi su alcuni temi. Chiaramente, all’inizio il confronto non dovrà essere su argomenti particolarmente sensibili ma su problemi quotidiani analizzati dal punto di vista ebraico e cristiano e poi studiati insieme, come Francesco ha proposto nell’ Evangelii Gaudium. Questo deve essere il punto di partenza: conoscersi e lavorare insieme per risolvere i problemi che toccano la società comune.

Vuole terminare condividendo una preghiera che possa sostenere nello sforzo di lavorare per la pace in Terra Santa?

Tutte le nostre preghiere citano versi della Bibbia. Mi vengono in mente alcuni passaggi del libro di Isaia. Nel capitolo 2 di Isaia c’è la famosa immagine di una Gerusalemme di pace. E’ la pace il dono che va chiesto a Dio: dobbiamo chiedere che ci benedica (e intendo ebrei, cristiani e musulmani) per accettare l’altro con rispetto, per vedere in lui un fratello. Sicuramente allora saremo in grado di costruire una Gerusalemme di pace nella quale tutti avremo la possibilità di esprimere i migliori sentimenti, idee e pensieri che abbiamo.

L’altro passaggio che ritengo essere una tefila, una preghiera, in Isaia è alla fine del capitolo 19 dove viene predetta l’esistenza di una strada che collegherà l’Egitto all’Assiria e dopo «Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti: ‘Benedetto sia l'Egiziano mio popolo, l'Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità’» (Is 19,24-25). In quel giorno, così capisco e prego, tutti i popoli adoreranno Dio e sarà una benedizione per il mondo intero.

Il terzo passaggio in Isaia che trovo rilevante per me come preghiera è la frase: “perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli” (Is 56,7). Dio ci benedirà, tutti, e trasformerà la città di Gerusalemme nella casa di Dio. Non perché Dio viva in questa casa ma affinché ogni persona che venga a Gerusalemme, indistintamente dalla sua fede, abbia la possibilità di trovare in questa città una vera dimensione spirituale. Così onoreremo davvero la memoria dei profeti di Israele, dei suoi grandi maestri, di Gesù e di Muhammad.

Intervista a cura di Elena Dini

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Un appello ai pellegrini e l’attenzione ai rifugiati: una calda estate in Terra Santa

La Terra Santa non è solo una località geografica. E’ molto più di questo. E’ un luogo vivo, dove ci si può immergere nei colori e nei profumi biblici delle Scritture, ed abitato da diverse comunità fra cui quella cristiana. In questi ultimi mesi, riporta il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa in un messaggio diffuso a fine luglio, «soprattutto a causa della paura generata dalle guerre in Medio Oriente e dagli attacchi terroristici da parte di gruppi fondamentalisti in Occidente, i pellegrinaggi in Terra Santa stanno vivendo un drammatico declino». A questa situazione il Padre Pizzaballa risponde con forza: «Non abbandoniamo la Terra Santa!» e dà due valide motivazioni: la sicurezza garantita nei santuari e nelle aree frequentate dai pellegrini e il grande bisogno che sentono i cristiani di Terra Santa della «presenza e del sostegno di pellegrini che giungono da ogni parte del mondo per pregare qui». Pochi giorni dopo le parole del Custode, suor Donatella Lessio, religiosa elisabettina da anni a servizio del Caritas Baby Hospital di Betlemme, ha lanciato un appello video dal titolo: “Andiamo a quel paese… e lasciamoci coinvolgere”. Anche Suor Donatella ha notato il calo di pellegrini in Terra Santa che confessano di non partire perché hanno paura. A loro dice: «Non c’è motivo di aver paura! Qui, tutto è tranquillo. Qui, quasi più che altrove, non manca la sicurezza. Come cristiani noi non possiamo aver paura, poiché come dice san Giovanni: chi ha paura non ama».

La Giordania invece sta ricevendo in questi giorni la visita del Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Nunzio Galantino, al quale il Santo Padre ha affidato «una parola di speranza» per «quanti, oppressi dalla violenza, sono stati costretti ad abbandonare le loro case e la loro terra». Nella sua lettera, Papa Francesco ricorda anche le comunità locali che si sono impegnate per aiutare questi fratelli in difficoltà. A loro dice: «Voi annunciate la risurrezione di Cristo con la condivisione del dolore e l’aiuto solidale che prestate alle centinaia di migliaia di profughi; con il vostro chinarvi sulle loro sofferenze, che rischiano di soffocarne la speranza; con il vostro servizio di fraternità, che rischiara anche momenti tanto bui dell’esistenza». Il programma del segretario della CEI che sarà accolto da Mons. Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania, prevede la visita dei centri di accoglienza per i rifugiati ed incontri con alcuni di loro, oltre ad un momento condiviso di preghiera promosso dalla Caritas giordana.

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La mostra “Una benedizione reciproca: Papa Giovanni Paolo II e il popolo ebraico”

Dal 29 luglio e fino al 17 settembre 2015 è possibile visitare la mostra multimediale “Una benedizione reciproca: Papa Giovanni Paolo II e il popolo ebraico” presso il Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro. Questa mostra curata da James Buchanan, direttore del Brueggeman Center for Dialogue della Xavier University, e da William Madges, professore di teologia presso la St. Joseph’s University, arriva a Roma dopo un tour statunitense, proprio per celebrare il 50° anniversario della storica Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate.

San Giovanni Paolo II, come si sarà accompagnati a vedere nel percorso della mostra, è stato un Pontefice che, grazie all’esperienza personale di incontro e amicizia con il popolo ebraico, è stato in grado di fare passi importanti sulla strada già aperta dal documento conciliare. Oltre a fare importante memoria di quanto avvenuto nel passato, la mostra è una porta aperta sul futuro. Il titolo stesso ricorda un invito di San Giovanni Paolo II sempre attuale: «noi, Cristiani ed Ebrei, dobbiamo essere una benedizione per il mondo, ma prima dobbiamo essere una benedizione l’uno per l’Altro».

La mostra è ad ingresso gratuito ed è aperta dal lunedì al sabato, dalle ore 9 alle ore 18 (mercoledì dalle ore 13 alle ore 18).

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Dichiarazione della Conferenza dei Vescovi Latini delle Regioni Arabe (CELRA)

Dal 6 al 9 luglio 2015, i vescovi provenienti dalla penisola arabica, Siria, Iraq, Libano, Giordania, Palestina, Israele, Cipro, Gibuti e Somalia hanno tenuto il consueto incontro annuale della Conferenza dei Vescovi Latini delle Regioni Arabe il cui presidente è Mons. Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme. Di seguito il comunicato stampa rilasciato al termine dell’incontro.

Il nostro 65° incontro ha avuto luogo al convento francescano della Santa Croce a Nicosia (Cipro), dal 6 al 9 luglio 2015, con la partecipazione di vescovi provenienti dalla Penisola Arabica, Siria, Iraq, Libano, Giordania, Palestina, Israele, Cipro, Gibuti e Somalia. Abbiamo incontrato leader religiosi cristiani e musulmani presso l’arcivescovado maronita e percepito lo spirito ecumenico presente fra le varie chiese cristiane. Ci siamo recati in pellegrinaggio alla Tomba di San Barnaba, apostolo di Cipro, e abbiamo pregato per il miglioramento delle relazioni fra la parte turca e quella greca dell’isola. Abbiamo reso visita all’arcivescovo greco-ortodosso Crisostomo II. Dopo un ricco scambio riguardo alle situazioni pastorali nei nostri rispettivi paesi, abbiamo studiato quattro temi che erano proposti nel programma: la vita consacrata, il futuro della comunità cristiana in Medio Oriente, la famiglia e il Giubileo della Misericordia.

1. La vita consacrata: Le congregazioni religiose, le nuove comunità e i movimenti ecclesiali presenti nelle nostre diocesi portano avanti un lavoro molto apprezzato, mettendo il loro carisma evangelico, basato su preghiera, carità e comunione, al servizio delle nostre Chiese. Mentre salutiamo queste comunità che continuano a lavorare per la pace e la riconciliazione in zone di conflitto, lanciamo un appello a tutte le comunità religiose affinché migliorino la conoscenza delle lingue locali, entrino nella cultura della popolazione che vogliono servire e si integrino amorevolmente sempre di più nel piano pastorale locale per poter offrire un servizio ancora migliore.

2. Il futuro della comunità cristiana: Noi vescovi partecipiamo alle sofferenze del nostro popolo nelle zone in cui prevale una grande instabilità politica. E’ passato più di un anno dalla guerra di Gaza e dalla caduta di Mosul, così come cinque mesi sono trascorsi da quando la coalizione araba ha proclamato la guerra in Yemen, e ancora non ci sono segni o barlumi di speranza. Nonostante la situazione disperata delle nostre comunità in Siria ed Iraq, insistiamo che il nostro futuro dipende dalla qualità della nostra fede. Inoltre, confidiamo nel fatto che il dialogo interreligioso possa aiutarci a convivere meglio insieme ai nostri fratelli musulmani perché molte sono le persone di buona volontà che respingono il radicalismo e l’intolleranza mentre rispettano la libertà di coscienza e il pluralismo religioso.    
Perciò ripetiamo quanto abbiamo scritto nella nostra dichiarazione dello scorso anno:
“Non c’è pace senza giustizia così come non c’è giustizia senza rispetto per i diritti umani, sociali e religiosi. Una vera pace richiede perdono e riconciliazione. Altrimenti, gli stessi fattori che hanno prodotto il conflitto continueranno a generare più odio e più guerre.”
Non si può uccidere nel nome di Dio, né manipolare la religione per interessi politici o economici poiché ogni essere umano ha diritto ad essere rispettato a prescindere dalla sua affiliazione religiosa o etnica o la sua condizione di minoranza.

3. In vista del prossimo Sinodo sulla famiglia che si terrà a Roma durante il mese di Ottobre, ci siamo scambiati idee sulla bellezza della famiglia cristiana, voluta da Dio secondo il modello della Santa Famiglia di Nazareth. Abbiamo discusso le varie sfide che affronta la famiglia in generale e, specialmente, quelle nel campo della bio-etica. Dobbiamo formare coppie che siano aperte alla vita, dono di Dio e frutto dell’amore umano. Abbiamo tenuto a mente quelle coppie che sono separate o in crisi. Ci attendiamo grandi frutti dal prossimo Sinodo e invitiamo i nostri fedeli a pregare per i Padri Sinodali affinché il Signore possa illuminarli nel dare risposte appropriate alle sfide e ai rischi che corre l’istituzione della famiglia.

4. Ringraziamo Papa Francesco per aver indetto un Anno della Misericordia per predicare la misericordia in tutto il mondo, invitando urgentemente tutti alla conversione e alla riconciliazione ad ogni livello: individuale, familiare, nazionale ed internazionale. Compieremo uno sforzo particolare per riscoprire interamente e accrescere la bellezza del sacramento della riconciliazione e la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali.

I vescovi del CELRA

 

Fonte: http://catholicchurch-holyland.com/?p=12036

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Nuova sentenza della Corte suprema israeliana: via libera al Muro di separazione nella Valle di Cremisan

In seguito alla pubblicazione della Newsletter 39 ad inizio del mese di luglio 2015 dove abbiamo parlato (pag. XVII) della sentenza di aprile della Corte Suprema d’Israele che, dopo anni di contenzioso, bocciava il percorso della barriera di separazione nella valle del Cremisan e invitava le autorità militari israeliane a trovare percorsi alternativi per la costruzione del Muro, comunichiamo un aggiornamento del 6 luglio. La Corte Suprema ha infatti dato il via libera alla costruzione della barriera nello stesso tratto precedentemente interessato con una variante di percorso che riguarderà esclusivamente le poche centinaia di metri nei pressi delle case religiose salesiane e la scuola ad esse annessa. La scuola continuerà dunque ad essere accessibile dalla città di Beit Jala mentre il muro verrà costruito sui terreni agricoli appartenenti alle famiglie palestinesi nella valle del Cremisan.

Fonte: Agenzia Fides e www.lpj.org

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«Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre»

Intervista a Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

- Eccellenza, cosa è previsto a Roma in occasione dell’Anno Santo della Misericordia a favore dei cristiani così provati del Medio Oriente?

Il Giubileo della Misericordia è stato pensato e voluto da Papa Francesco per far sentire vicina a tutti la Misericordia di Dio, in particolare a coloro che soffrono, che sono provati e hanno bisogno di consolazione. Il Papa vuole che ognuno, fissando il volto di Gesù, si possa sentire amato e consolato. Tra queste persone che sono nella prova, senza dubbio, ci sono anche i cristiani del Medio Oriente che, anche in questo particolare momento storico, vivono nella persecuzione e nella quotidiana battaglia per poter professare la loro fede. Certamente non mancherà un’attenzione particolare a loro e alle loro sofferenze nel corso dell’Anno Santo.

- Come pensa che il Giubileo della Misericordia possa essere vissuto concretamente, per esempio durante un pellegrinaggio in Terra Santa? Avrebbe idea di un “cammino” particolare da proporre?

Il Santo Padre e il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione hanno indicato, ed indicheranno, alcune linee per la celebrazione del Giubileo in tutto il mondo. Saranno poi le varie realtà locali a dover calare queste indicazioni comuni nel loro contesto. Lo stesso avverrà anche in Terra Santa dove, sono certo, la Custodia di Terra Santa, insieme ai Vescovi e anche alle altre realtà, tra cui penso anche all’Ordine del Santo Sepolcro, sapranno trovare la forma e il percorso migliore per celebrare l’Anno Santo anche nella terra di Gesù.

- Al servizio della “cultura dell’incontro” incoraggiata da Papa Francesco, organizzerete degli eventi ad apertura interreligiosa, particolarmente con dei rappresentanti musulmani?

L’Anno della Misericordia avrà cura anche dell’aspetto ecumenico. Il giorno 25 gennaio, infatti, è già in programma una celebrazione a San Paolo Fuori Le mura. Inoltre ci sarà un’attenzione al dialogo interreligioso sulla scia delle parole Papa Francesco nella Misericordiae vultus: “La misericordia possiede una valenza che va oltre i confini della Chiesa. Essa ci relaziona all’Ebraismo e all’Islam, che la considerano uno degli attributi più qualificanti di Dio. Israele per primo ha ricevuto questa rivelazione, che permane nella storia come inizio di una ricchezza incommensurabile da offrire all’intera umanità. Come abbiamo visto, le pagine dell’Antico Testamento sono intrise di misericordia, perché narrano le opere che il Signore ha compiuto a favore del suo popolo nei momenti più difficili della sua storia. L’Islam, da parte sua, tra i nomi attribuiti al Creatore pone quello di Misericordioso e Clemente” (n. 23).

- Secondo lei, in quale maniera i 30.000 membri dell’Ordine del Santo Sepolcro presenti nel mondo possono prendere parte e contribuire a questo Giubileo? Quale appello indirizzerebbe loro? 

Per fare un appello ai membri dell’Ordine del Santo Sepolcro, faccio mie le parole che Papa Francesco, a conclusione di Misericordiae vultus, rivolge alla Chiesa tutta: “In questo Anno Giubilare la Chiesa si faccia eco della Parola di Dio che risuona forte e convincente come una parola e un gesto di perdono, di sostegno, di aiuto, di amore. Non si stanchi mai di offrire misericordia e sia sempre paziente nel confortare e perdonare. La Chiesa si faccia voce di ogni uomo e ogni donna e ripeta con fiducia e senza sosta: «Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre» (Sal 25,6).

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La gioia della Terra Santa e una rinnovata chiamata alla santità

La Canonizzazione di Mariam Bawardi e Maria Alfonsina Danil Ghattas

La Piazza San Pietro di domenica era una piazza in cui si sentivano tante lingue e si vedevano tanti colori. Fra questi quelle delle bandiere palestinesi. La gioia di chi è accorso e, in particolare della delegazione di circa 3000 pellegrini venuti direttamente dalla Terra Santa, era palpabile. Fra le quattro sante canonizzate, due di esse, Mariam Bawardi e Maria Alfonsina Danil Ghattas, sono figlie della Terra Santa e le prime due sante palestinesi dei tempi moderni. Fondatrici rispettivamente del Carmelo di Betlemme e della Congregazione delle Suore del Rosario di Gerusalemme, le due sante hanno vissuto il loro cammino verso la santità nella seconda metà del XIX secolo (Mariam Bawardi morirà giovanissima nel 1878) fino agli inizi del XX secolo (Maria Alfonsina Ghattas morirà nel 1927).

In piazza anche il presidente Mahmoud Abbas che il giorno precedente aveva incontrato Papa Francesco. Durante il loro colloquio, come comunicato da una nota ufficiale “è stata manifestata grande soddisfazione per l’intesa raggiunta sul testo di un Accordo comprensivo tra le Parti circa alcuni aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina, che sarà firmato in un futuro prossimo”.

Durante l’Omelia, il Santo Padre ha voluto innanzitutto prendere spunto dalla lettura dagli Atti degli Apostoli nella quale la Chiesa elegge chi è stato designato da Dio a prendere il posto di Giuda fra gli Apostoli. L’importanza della testimonianza è al centro dell’esperienza cristiana e in questo i santi ci indicano il cammino: “Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa. La nostra fede è legata saldamente alla loro testimonianza come ad una catena ininterrotta dispiegata nel corso dei secoli non solo dai successori degli Apostoli, ma da generazioni e generazioni di cristiani.”

Parlando delle sante, ricorda la “docilità allo Spirito Santo”di Mariam Bawardi che “l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano”, mentre Maria Alfonsina Danil Ghattas “ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità. Ella ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro.”

Papa Francesco termina la sua omelia chiamando in causa ognuno di noi in questo giorno di festa: “Il loro luminoso esempio [delle quattro sante] interpella anche la nostra vita cristiana: come io sono testimone di Cristo risorto? E’ una domanda che dobbiamo farci. Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di “seminare” in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?”

Ma cosa significa oggi essere figli della Terra Santa e qual è il frutto spirituale che questo felice evento può donare ai cristiani palestinesi e a tutta la comunità cristiana? 

Sabato 16 maggio la Basilica di Santa Sabina sembra dare una risposta a questo interrogativo. La gente, che fin dalle quattro del pomeriggio attende per mettersi in preghiera in una veglia che vedrà una chiesa gremita di fedeli in festa, sventola con una mano la bandiera del Vaticano e con l’altra quella della Palestina. La delegazione guidata dal Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Fouad Twal conta al suo interno anche cristiani melchiti e maroniti e cristiani provenienti non solo dal territorio del Patriarcato ma anche dal Libano, dai paesi del Golfo e in generale dal Medio Oriente.

L'arcivescovo Maroun Lahham, vicario patriarcale per la Giordania del Patriarcato Latino di Gerusalemme, commenta con ardore, prima di entrare alla veglia di preghiera: “Queste due sante ci insegnano che l’ultima parola non è mai la sofferenza, non è mai l’abbandono, non è la croce bensì la gloria, la resurrezione e la luce. Il Calvario non è l’ultima parola ma la porta verso una vita migliore.” E continua, parlando del frutto che queste due sante portano oggi: “I giovani potranno essere ispirati e capiranno che c’è una speranza per la Terra Santa.”

Suor Rita Tavitian è una giovane Suora del Rosario. “Mariam Bawardi sarebbe dovuta essere canonizzata prima ma non è un caso che domani la sua canonizzazione avvenga insieme a quella di Maria Alfonsina Ghattas. Entrambe hanno un importante messaggio di pace per il mondo. Ci dicono che ognuno di noi può essere santo: questa è la nostra vocazione.” A livello personale Suor Rita sembra sentire ancora più chiaramente che questa canonizzazione nello stesso giorno delle due sante palestinesi non sia un caso. Infatti, la sua sorella di sangue è una carmelitana e anche lei è presente a Roma per partecipare a questo lieto evento. Per le due sorelle è l’occasione di rivedersi dopo quattro anni.

In mezzo alla folla c’è chi distribuisce i libretti per la liturgia e le bandiere. Fra di loro Ibrahim. Sembra davvero tanto giovane ma è già dottore e vive e lavora accanto a Ramallah. Racconta di essere “fiero che ci siano due sante che vengono dalla terra di Gesù e questo è un messaggio per il mondo intero: la nostra terra è ancora viva.” Quando gli chiedo cosa pensa che abbia in serbo il futuro per lui, risponde: “Sto studiando tedesco perché voglio specializzarmi nel mio mestiere ma voglio continuare a lavorare per la mia gente e aiutarla.”

Nella chiesa ci sono anche italiani, francesi, gente che per vari motivi è legata alla figura di queste due sante. Fra loro membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, ordine che nasce per il sostegno della Terra Santa e che non può che rallegrarsi per le due nuove sante, e amici della Terra Santa. Fra i banchi incontro Giovanni, un medico che esercitava nella provincia di Siracusa. Sabato era alla veglia di preghiera perché, anche se indirettamente, anche lui era stato “toccato” dalla Santa Mariam Bawardi. Infatti Giovanni era medico nell’ospedale in cui si trovava il neonato che venne miracolosamente guarito grazie all’intercessione di Mariam di Gesù Crocifisso (il nome che Mariam prese entrando in Carmelo).

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Qual è il messaggio delle prime due sante palestinesi dei tempi moderni?

Intervista al Patriarca di Gerusalemme Mons. Fouad Twal 

 

Sua Beatitudine, Lei sarà a Roma il 17 maggio per la canonizzazione di due religiose palestinesi e ha invitato il presidente dello Stato palestinese ad accompagnarla. Che cosa rappresenta questo avvenimento della Chiesa universale per gli abitanti della Terra Santa in questo momento storico?

La canonizzazione di due sante palestinesi è un momento spiritualmente forte per gli abitanti della Terra Santa. In mezzo a tutte le difficoltà, Mariam e Marie Alphonsine sono una luce sul nostro cammino, un invito a non perdersi d'animo e a mantenere gli occhi fissi sul nostro obiettivo e sulla vocazione di tutti i cristiani che è la santità. Se la Terra Santa oggi, così straziata da violenze e divisioni, talvolta ci sembra sfigurata, le nostre due sante vengono a restituirle il suo carattere sacro. Come se Mariam e Marie Alphonsine, con il loro esempio, ci dicessero: sì, la Terra Santa può essere feconda e può dare frutti di santità. La santità è ancora possibile, anche in un contesto tra i più difficili.

Mariam e Marie Alphonsine non hanno conosciuto il conflitto israelo-palestinese durante la loro vita sulla terra, ma hanno vissuto in tempi difficili ed in estrema povertà. Mariam, non avendo ricevuto un'educazione, era anche analfabeta. Ma entrambe, grazie alla loro perseveranza, alla loro pazienza e alla loro umiltà, hanno amato Dio e i loro fratelli con amore e sacrificio al punto di divenire sante.

Qual è il grande messaggio inviato al mondo di oggi da queste due nuove sante, Mariam Bawardi e Marie Alphonsine, alle quali lei ha recentemente dedicato una lettera pastorale?

È un messaggio di speranza e d'amore, un messaggio di incoraggiamento alla santità attraverso la via dell'umiltà, della semplicità. Mariam diceva di essere "il piccolo niente" di Gesù Crocifisso, Marie Alphonsine ha vissuto anch'essa nella più grande umiltà, talvolta nella persecuzione. Le Suore che vivevano con lei non erano a conoscenza del fatto che proprio lei fosse la fondatrice della sua comunità delle Suore del Rosario di Gerusalemme.

Il loro messaggio comune è quello di vivere alla presenza di Dio in tutto, di rimettersi a Dio in qualsiasi situazione e di mantenere una fiducia totale in Lui, anche nelle più grandi difficoltà. Marie Alphonsine, come Mariam, ha ricevuto tutto da Dio. La Vergine le ha palesato il progetto della Chiesa dedicata a Nostra Signora del Rosario a Gerusalemme. Lo Spirito Santo ha mostrato a Mariam dove fondare il Carmelo di Betlemme. Entrambe erano all'ascolto di Dio nei minimi dettagli della loro vita. Il loro grande messaggio è quello della santità accessibile a tutti, la santità vissuta come relazione d'amore e di vicinanza a Dio.

Il fatto che Mariam e Marie Alphonsine siano le prime sante palestinesi dei tempi moderni, entrambe di lingua araba, è un segno di speranza per la Palestina, per tutta la Terra Santa e per tutto il Medio Oriente: la santità è sempre possibile anche in una regione così straziata. Che al loro seguito possa nascere una generazione di santi e di sante!

Che cosa si aspetta dall'incontro con Papa Francesco, e più ampiamente qual è il programma del pellegrinaggio previsto dalla delegazione che lei accompagnerà in questa occasione?

Questo incontro con il Santo Padre, nel contesto straordinario delle canonizzazioni, sarà per noi un grande momento di gioia che, ne sono sicuro, ravviverà la speranza dei nostri cristiani del Medio Oriente e li incoraggerà a restare saldi nella Fede mantenendo gli occhi fissi verso il cielo, soprattutto in questi momenti così difficili per loro. Mariam e Marie Alphonsine sono una consolazione del Cielo. Abbiamo visto quest'anno come Papa Francesco è sempre stato attento alla nostra regione e non ha mai cessato di deplorare le atrocità inaudite perpetrate in Medio Oriente contro i cristiani e contro le minoranze, esprimendo la sua viva preoccupazione e moltiplicando le iniziative, quali l'incontro in Vaticano con i nunzi apostolici in Egitto, in Terra Santa, in Giordania, in Iraq, in Iran, in Libano, in Siria ed in Turchia dal 2 al 4 ottobre 2014, così come il concistoro ordinario per il Medio Oriente che ha avuto luogo il 20 ottobre 2014 e la lettera ai Cristiani del Medio Oriente, a Natale, oltre a numerose altre esortazioni.

Marie Alphonsine e Mariam sono entrambe figlie dell'Oriente cristiano e il fatto di canonizzarle oggi in questo contesto rovente è anche, credo, da parte del Papa, un invito alla preghiera, unica strada che potrà aiutare miracolosamente la nostra regione a rialzarsi. Abbiamo ora due nuove sante che potranno intercedere per la Pace. Esse sono, grazie alla loro saggezza e al loro messaggio divino, un modello di perfezione per i cristiani, così come per gli ebrei ed i musulmani. Il loro nome, Marie e Mariam, sono un unico nome comune alle nostre tre tradizioni e un segno per il nostro tempo, come se esse potessero parlare alle tre popolazioni senza alcuna distinzione.

A cura di François Vayne
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Ufficio Stampa
OESSH - 00120 Vaticano

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Intervista esclusiva con il cardinale Philippe Barbarin,
arcivescovo di Lione e Primate dei Gaules 

La Misericordia è il grande messaggio mariano per un autentico dialogo islamico-cristiano 

- Eminenza, lei è stato l'ospite d'onore, in Libano, alla celebrazione mariana islamico-cristiana del 25 marzo, giorno dell'Annunciazione. Che cosa conserva nel suo cuore dopo aver vissuto questo avvenimento così ricco di promesse e perché Maria costituisce un ponte di fraternità coi nostri fratelli musulmani? 

- È stato veramente un incontro eccezionale! Da parecchi anni ne sentivo parlare, e ho avuto l'onore di esservi invitato nel 2015, a seguito dei contatti stabiliti lo scorso anno in Iraq e in particolare grazie al gemellaggio tra Lione e Mossoul. Innanzitutto è utile ricordare il contesto nel quale questa celebrazione ha avuto luogo. Il Libano, così a lungo straziato dalla guerra, si trova nel cuore di una regione del mondo gravemente destabilizzata. È su questa stessa terra, solcata da Gesù, che ogni anno si rinnova questo avvenimento esemplare di fraternità e di fervore in onore della Vergine Maria. Si può immaginare quale sia stata la nostra sorpresa nel vedere che, dopo appena alcuni anni, il Libano ha deciso di fare del 25 marzo una festa nazionale, precisamente in seguito a questo raduno! Mi è stato chiesto di valutare quanto i musulmani siano, anch'essi, legati a Maria, della quale percepiscono l'altissima santità ed il ruolo unico nella storia dell'umanità. Ho molto apprezzato l'assenza di ogni forma di sincretismo in questo incontro. Ciascuno si è sentito libero, esprimendo con fiducia la propria preghiera, senza cercare di cancellare le differenze irriducibili tra la fede cristiana e la fede musulmana. L'alternanza nel prendere la parola, nei canti e nelle recitazioni ha permesso di esprimere differentemente uno stesso attaccamento, una comune ammirazione verso colei che ci è stata donata da Gesù. Il giorno dopo, 26 marzo, siamo stati invitati dal Mufti di Tripoli che ci ha accolti con grandissima cortesia. Alla fine del pasto, in una pausa, ci ha detto: "Adesso desidero lasciar parlare il mio cuore; vi amo, miei fratelli cristiani, vi amo… come voi amate la Vergine Maria. Immaginate la nostra sorpresa e la nostra gioia! 

- Lei pensa che questa celebrazione mariana comune possa internazionalizzarsi e divenire una data simbolica dell'amicizia spirituale tra cristiani e musulmani, soprattutto in Francia ed in Europa? A suo avviso, l'Ordine del Santo Sepolcro al quale appartiene, come può contribuire più ampiamente a questo bagliore profetico dell'Annunciazione?    

- L'iniziativa è esemplare, il che non significa che la si possa esportare ed imitare ovunque. La celebrazione ha avuto luogo, fin dalle sue origini, nel collegio gesuita di Jamhour, ma ora cerca di cambiare per non rimanere sempre in una chiesa o sotto la tutela della medesima comunità religiosa. Sembra che, l'anno prossimo, avrà luogo nella Grande Moschea di Beirut. Si tratta, pertanto, di trovare una formula efficace affinché questa intuizione possa realizzarsi in altri luoghi con la stessa grazia. Mi sembra importante precisare che, a parte la preghiera finale che è stata recitata da tutti, non si tratta di pregare insieme, ma di essere insieme per festeggiare Maria. Non si tratta neanche di una testimonianza di cristiani di fronte a musulmani né del contrario, ma di cristiani e musulmani riuniti per rendere omaggio a colei che insieme guardano come "la santissima". Le eco giunte a Notre Dame de Longpont, nella diocesi di Evry-Corbeil-Essonne, sono molto positive e mostrano che esiste un'attesa molto forte.     

- Mentre si sta profilando un Giubileo della Misericordia, che cosa ha intenzione di proporre affinché i musulmani siano associati a questo Anno Santo, nel rispetto della loro tradizione religiosa, loro per i quali Dio è innanzitutto il Molto Misericordioso? 

- E' questo, precisamente, uno degli argomenti dei quali ho voluto parlare il 25 marzo scorso esprimendo, durante il mio intervento, un commento sul Magnificat la cui frase centrale "la sua misericordia si estende su quelli che lo temono" è, a mio avviso, il riassunto di tutto il messaggio biblico della Vergine Maria. La misericordia di Dio è la ragione dell'elezione del popolo ebraico, scelto per essere testimone e informatore di questa fonte d'amore per tutte le nazioni. Noi cristiani siamo eredi di questa missione poiché il battesimo ci ha permesso di ricevere la "dignità d'Israele". Quanto ai musulmani, aggiungono al nome di Dio, non appena lo pronunciano, i titoli di "molto misericordioso" e "completamente misericordioso". La Misericordia è all'origine della nostra Storia, così come al suo termine. È questo grande messaggio che Maria sviluppa quando, nel Magnificat, descrive come la misericordia di Dio si dispieghi sul suo popolo, di generazione in generazione, sin da Abramo. Con i congressi nazionali e mondiali della Misericordia, organizzati dopo la morte di san Giovanni Paolo, vogliamo manifestare la nostra convinzione che è proprio su questa realtà che può basarsi un dialogo autentico, una pace vera ed un ponte tra le nostre diverse "case" religiose. Quale gioia quando mi è stato detto che Papa Francesco ha annunciato quest'anno giubilare! 

 

A cura di François Vayne,  
direttore del Servizio Comunicazione dell'Ordine del Santo Sepolcro (Vaticano).    

Il testo dell'intervento del cardinale a Jamhour, 25 marzo 2015  http://lyon.catholique.fr/?Marie-chantre-de-la-misericorde

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“Vogliamo costruire ponti in Terra Santa”

“The Irish Catholic” ha recentemente pubblicato un articolo-intervista con il Gran Maestro dell’Ordine, cardinale Edwin O’Brien a firma di Mary O’Donnell. Di seguito trovate degli estratti dell’articolo.

Il cardinale Edwin O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, conosce di prima mano la sofferenza, povertà e ingiustizie vissute dalla comunità cristiana numericamente in calo in Medio Oriente. Da quando è stato nominato tre anni fa da Papa Benedetto XVI alla guida dell’Ordine per sostenere e proteggere i cristiani in Terra Santa, il cardinale americano di 75 anni ha dato testimonianza della profonda fede di coloro che soffrono le persecuzioni nella terra in cui Gesù ha camminato.

Sottolineando il ruolo estremamente importante della preghiera, il cardinale ha fatto riferimento all’esempio di Papa Francesco durante la sua visita in Terra Santa e al suo invito diretto ai presidenti palestinese ed israeliano, Mahmoud Abbas e Shimon Peres, di unirsi a lui in Vaticano “in una sentita preghiera a Dio per il dono della pace”. La persecuzione nella terra che ha visto nascere il Cristianesimo ha ridotto il numero dei cristiani a circa 160.000, quasi un decimo rispetto ai numeri di 60 anni fa. [...]

Nella sua veste di Gran Maestro, il cardinale O’Brien ha spiegato che il suo ruolo è quello di assicurare che il Patriarcato Latino di Gerusalemme abbia ciò di cui ha bisogno per sostenere le 45 scuole, 2 università, 60 parrocchie e i molti centri che offrono servizi sociali nel Patriarcato.

“La nostra presenza lì mostra il nostro desiderio di costruire ponti e non muri in Terra Santa”, ha detto, aggiungendo: “è molto importante che la Chiesa rimanga lì e che aiutiamo nell’incoraggiare i cristiani a rimanere offrendo loro un impiego”. Descrivendo la loro come “una vita molto dura”, ha commentato: “Dobbiamo identificarci con loro e far sapere loro che li sosteniamo. I nostri 30.000 membri lo fanno tramite i programmi di educazione e generose donazioni”. [...]

La soluzione al conflitto in Terra Santa “non è una a breve termine”, ha detto il cardinale O’Brien, aggiungendo: “I cuori devono cambiare. C’è bisogno che Cristo sia al centro di tutto, portando di nuovo le persone di ogni fede insieme”.

L’Università di Betlemme, fondata nel 1973 su richiesta di Papa Paolo VI e gestita dai Fratelli De La Salle, offre corsi a studenti di tutte le fedi e più della metà sono musulmani. “Sono musulmani che hanno un grande rispetto per la nostra fede”, dice il cardinale O’Brien, aggiungendo che molti di loro entrano nel servizio pubblico e lavorano per il governo palestinese. Considerando il contributo del favorire il rispetto per un futuro di pace, il cardinale crede che “ciò ha molta più importanza di quanto altre istituzioni potenti stanno facendo”.

L’articolo nella sua versione integrale in inglese può essere letto su
http://irishcatholic.ie/article/we-must-speak-persecuted-christians

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Lettera del Patriarca Twal per la canonizzazione delle due suore palestinesi

In occasione della canonizzazione di Madre Marie-Alphonsine e Suor Maria di Gesù Crocifisso che si terrà il 17 maggio prossimo, Sua Beatitudine mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, ha inviato una lettera pastorale per i fedeli della diocesi e del mondo che potete leggere sul sito del Patriarcato Latino nella sua versione integrale.

http://it.lpj.org/2015/03/24/lettera-del-patriarca-per-la-canonizzazione-delle-sante-palestinesi/

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Una Commissione per l’Università Americana di Madaba (Giordania)

Comunicato Ufficiale

Il Patriarca latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal ha accolto con piacere l’iniziativa della Segreteria di Stato della Santa Sede di creare una Commissione ad hoc, al fine di garantire lo sviluppo ottimale della Università americana di Madaba in Giordania e il suo massimo contributo alla società nel futuro.

La Commissione godrà di piena autonomia nell’adempimento dei sui compiti, nel rispetto delle leggi giordane. Lavorerà in stretta collaborazione col Patriarcato latino di Gerusalemme, promotore del progetto e proprietario dell’università, e renderà conto direttamente al Segretario di Stato.

Il professor Agostino Borromeo, Governatore generale dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è stato invitato a formare questa Commissione e a coordinarne i lavori. La Commissione ha ricevuto il suo mandato ufficiale nel novembre 2014 e si è recata in Giordania dal 16 al 19 dicembre 2014.

La Commissione ha individuato il suo campo di lavoro nei seguenti tre settori:

– la stabilità finanziaria, la vitalità e la rettitudine dell’Università,
– il governo e le strutture amministrative dell’Università,
– la programmazione accademica dell’Università.

Per raggiungere questi tre punti, la Commissione ha creato un Comitato locale di amministrazione presieduto da mons. Giorgio Lingua, Nunzio apostolico in Giordania, per seguire e coordinare da vicino, fino a luglio 2015, i lavori dell’Università. In questo periodo sarà adottato un insieme di disposizioni permanenti.

Ulteriore programmazione sarà adottata per garantire lo sviluppo accademico dell’Università

Gerusalemme, 15 gennaio 2015
 

Fonte: Patriarcato Latino di Gerusalemme

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Appello urgente del Patriarca di Gerusalemme e Gran Priore dell’Ordine Mons. Fouad Twal alle diocesi del mondo intero

Mons. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme

Il 22 ottobre a Roma, il Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, il Cardinale Edwin O’Brien, ha ospitato un ricevimento in occasione della festa della Beata Vergine Maria Regina di Palestina, Patrona dell’Ordine. In quell’occasione il Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Fouad Twal ha avuto modo di condividere qualche pensiero riguardo alla situazione in Terra Santa e, in particolare, della comunità cristiana.

Ai microfoni di Radio France (con Anaïs Feuga) e di Radio Vaticana (con Romilda Ferrauto), il Patriarca ha raccontato la proposta che ha avanzato durante il Concistoro sul Medio Oriente indetto da Papa Francesco lo scorso 20 ottobre e che ha visto partecipare per la prima volta anche i Patriarchi.

Mons. Twal ha in quella sede invitato le diocesi del mondo intero a sostenere la presenza cristiana in Terra Santa aiutando le giovani coppie ad acquistare una casa a Betlemme o a Gerusalemme.

E’ possibile ascoltare nei dettagli l’intervista in francese.

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La Festa della Beata Vergine Maria, Regina della Palestina, Patrona dell'Ordine

Il 22 Ottobre S.E. il Cardinale Edwin O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ospita un ricevimento per la ricorrenza della Festa della Beata Vergine Maria Regina della Palestina, Patrona dell’Ordine.

In tutte le Luogotenenze dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro la festa della Beata Vergine Maria  Regina di Palestina è infatti celebrata con gioia in prossimità del 25 ottobre – data precisa della memoria liturgica.

Fu il Patriarca Luigi Barlassina (1920-1947), in occasione del solenne ingresso nella Basilica Cattedrale del Santo Sepolcro il 15 luglio 1920 e della consacrazione della Diocesi a Maria, ad invocarla per la prima volta con il titolo di “Regina di Palestina”. Questa denominazione non ha chiaramente mai avuto alcun carattere politico in quanto l’intera regione – a quel tempo sotto il mandato britannico – si chiamava Palestina. Il desiderio di Monsignor Luigi Barlassina era quello di porre sotto la materna protezione di Maria la terra che aveva visto i suoi natali e che in quel momento, al termine della Prima Guerra Mondiale, si trovava a vivere una fase storica estremamente difficile essendo stata terra contesa fra l’Impero Ottomano e la Gran Bretagna. 

Nel 1927 a Deir Rafat, una località fra Gerusalemme e Tel Aviv dove era già presente una comunità cristiana, Monsignor Luigi Barlassina volle far erigere un santuario in onore di Maria Regina di Palestina e nel 1933 il titolo di “Regina di Palestina” venne ufficialmente riconosciuto dalla Congregazione dei Riti.

Il legame particolare della Beata Vergine Maria Regina di Palestina all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro risale al pontificato di Giovanni Paolo II. Nel 1983, a 50 anni dall’istituzione della festa sopra citata, San Giovanni Paolo II – rivolgendosi ai Cavalieri e alle Dame delle Luogotenenze dell’Italia Settentrionale e Centrale – li esortò ad essere testimoni di Cristo nella vita quotidiana e di continuare l’opera dell’Ordine in Terra Santa sotto la protezione della Beata Vergine Maria.

Dieci anni dopo, nel 1993, l’allora Gran Maestro dell’Ordine, il Cardinal Giuseppe Caprio, chiese a San Giovanni Paolo II l’elezione della Beata Vergine Maria Regina di Palestina a Patrona dell’Ordine. Il Santo Padre rispose il 21 Gennaio 1994 con un decreto che concedeva quanto richiesto. 

Oggi sono le Piccole Sorelle di Betlemme a prestare servizio nel Santuario portando avanti un progetto di preghiera, accoglienza e sostegno ai giovani in difficoltà. Ogni anno la Festa della Beata Vergine Maria Regina della Palestina riunisce a Deir Rafat pellegrini da tutta la Diocesi e oltre. Nel 2012, l’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa ha deciso di aprire ufficialmente e congiuntamente l’Anno della Fede nel santuario di Deir Rafat in occasione di questa festività.

O Maria Immacolata, graziosa Regina del Cielo e della Terra, eccoci prostrati al Tuo eccelso trono, pieni di fiducia nella Tua bontà e nella Tua sconfinata potenza.

Noi ti supplichiamo di rivolgere uno sguardo pietoso sulla Terra Santa, che più d’ogni altra regione ti appartiene, poiché tu l’hai aggraziata con la tua nascita, con le tue virtù, con i tuoi dolori, e da essa hai dato al mondo il Redentore.

Ricorda che qui appunto Tu fosti costituita tenera Madre nostra e dispensiera delle grazie; veglia dunque con speciale protezione sulla tua patria terrena, dissipa da essa le tenebre dell’errore poiché ivi risplendette il Sole dell’eterna giustizia.

Fa che presto si compia la promessa uscita dal labbro del tuo Divino Figlio, di formare un solo ovile sotto un solo pastore.

Ottieni inoltre a tutti noi di servire il Signore nella santità e nella giustizia tutti i giorni della nostra vita, affinché per i meriti di Gesù e col tuo materno aiuto, possiamo alfine passare da questa Gerusalemme terrena agli splendori di quella celeste. Così sia.

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La riunione annuale di primavera dei membri del Gran Magistero

La riunione di primavera del Gran Magistero dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme è iniziata con la partecipazione alla messa mattutina celebrata nella chiesa di Santa Maria in Via Lata, «stazione di Quaresima» dell'8 aprile, giorno che provvidenzialmente corrispondeva al 75° compleanno del Gran Maestro, il cardinale Edwin O’Brien. I membri del Gran Magistero hanno così potuto con l'occasione farsi pellegrini insieme ad altri, secondo un'antica tradizione che consiste, durante la Quaresima, nel venerare la memoria dei martiri con una messa celebrata ogni giorno in una chiesa diversa.

I lavori si sono quindi svolti in una grande sala del Pontificio Consiglio per la Cultura, incentrati essenzialmente sulla gestione finanziaria del Patriarcato Latino di Gerusalemme e dell'Ordine del Santo Sepolcro, nonché sui progetti sostenuti dall'Ordine in Terra Santa per il 2014.

Il Gran Maestro nell'introdurli ha insistito sull'intensificazione della vita spirituale dei Cavalieri e delle Dame, desideroso in questo senso che i Gran Priori prendano tutto il loro spazio nelle Luogotenenze. «Non lasciamoci soverchiare dalle questioni amministrative, il nostro obiettivo è di ordine spirituale» ha ripetuto, evocando i suoi numerosi viaggi intrapresi per valorizzare questa dimensione dell'impegno dell'Ordine, che sarà riaffermato nei nuovi statuti.

Dopo i ringraziamenti rivolti ai membri del Gran Magistero che hanno concluso il loro mandato, e l'accoglienza di quelli che sono stati chiamati a sostituirli (si veda l'articolo della nostra Newsletter 34 sulle nomine), il Patriarca Latino di Gerusalemme, Mons. Fouad Twal, ha descritto la situazione attuale di grande tensione in Terra Santa, esprimendo nondimeno la sua gioia per l'udienza concessa il giorno precedente dal Papa al re di Giordania, protettore della minoranza cristiana, nel quadro della preparazione del prossimo viaggio pontificio.

Il bilancio finanziario del Patriarcato non ha evidenziato alcun deficit per quanto riguarda la gestione delle istituzioni, parrocchie, scuole e seminari, grazie a contributi eccezionalmente elevati da parte dell'Ordine del Santo Sepolcro in particolare al fondo di previdenza per i professori, «in nome del rispetto dei diritti dei lavoratori», ha precisato il Governatore Generale, Agostino Borromeo.

Ciò nonostante il deficit rimane assai preoccupante per quanto riguarda la nuova Università americana di Madaba (UMA), inaugurata lo scorso maggio. Verranno esaminate delle soluzioni nel quadro di una commissione a cui l'Ordine potrà unirsi, pur non avendo alcun impegno né alcuna responsabilità in questa iniziativa meritoria del Patriarca Twal.

Riguardo ai conti del Gran Magistero, è emerso che, sebbene le risorse si siano leggermente abbassate nell'ultimo anno, oltre 10 milioni di euro sono stati inviati in Terra Santa nel 2013, in quanto gli accantonamenti hanno permesso di tener fede agli impegni presi.

Le discussioni sono proseguite riguardo ai progetti specifici dell'Ordine nel 2014, presentati da Tomas McKiernan, nuovo presidente della Commissione per la Terra Santa, di ritorno da un viaggio sul campo. «Tra tutti i progetti che sosteniamo, scuole, parrocchie, conventi, possiamo essere particolarmente fieri della scuola di Rameh, della scuola d'infanzia di Bir Zeit e della chiesa di Aqaba» ha sottolineato il presidente della Commissione, facendo una sintesi.

Nel suo intervento il cancelliere Ivan Rebernikha illustrato in particolare l'importanza dei mezzi di comunicazione dell'Ordine per dar conto dei progetti realizzati attraverso la rivista Annales, la Newsletter e il sito internet del Gran Magistero, di cui ha annunciato una revisione delle rubriche al fine di una migliore lettura dell'informazione.

Infine, annunciando la versione finale dei nuovi statuti, Mons. Robert Stern, relatore della commissione competente che si è già riunita quattro volte, ha ricordato che «le buone regole sono liberatrici e vivificanti»: il testo definitivo, che valorizza la collegialità e la sussidiarietà, sarà presto sottoposto alla validazione del Gran Maestro e quindi all'approvazione del Papa.

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Radio Vaticana : Le nuove sfide dell’Ordine del Santo Sepolcro

L’emorragia di cristiani in Terra Santa inquieta profondamente la Chiesa cattolica. Un ordine equestre lavora con discrezione per contrastare questo fenomeno. L’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme ha origini antiche, che risalgono alla prima crociata. È stato riformato e rifondato nel 1847 da Pio IX. Oggi è un’associazione internazionale di fedeli, posta sotto la protezione della Santa Sede e finanziata da donazioni private. La sua missione principale: sostenere la Chiesa e le comunità cristiane della Terra Santa.

L’Ordine conta oggi circa 30 000 membri, per la maggior parte laici, presenti in trentacinque Paesi. Sostengono le opere e le istituzioni di culto, caritative, culturali e sociali della Chiesa cattolica in Terra Santa e in particolare quelle che dipendono dal Patriarcato latino di Gerusalemme, in Israele, Giordania, Cisgiordania, Gaza e Cipro.

Ma i tempi cambiano e sorgono nuove sfide. Il Governatore generale dell’Ordine, il conte Agostino Borromeo, ha accettato di accogliere Radio Vaticana nella cornice prestigiosa di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine, nei pressi del Vaticano, per parlarne. Intervista realizzata da Romilda Ferrauto.


Come evolve la comunità cristiana in Terra Santa ?
In Giordania, sul Mar Rosso, abbiamo costruito una chiesa partendo da zero. La si è dovuta costruire perché la comunità cristiana, paradossalmente, è cresciuta numericamente. Ciò è dovuto all’immigrazione di cattolici che vengono da fuori Terra Santa: soprattutto dalle Filippine e dalla regione del Kerala, in India. Aqaba è una località turistica sul Mar Rosso. Molte delle persone che lavorano negli hotel vengono dalle Filippine o dall’India. Di conseguenza, quella che era una piccola comunità di 150 cristiani ora conta 2000 persone. Ma circa 1850 non sono giordani. Tuttavia questi sono dei cristiani che frequentano la Chiesa.

L’immigrazione esiste anche in Israele e sta generando un nuovo fenomeno. I figli degli immigrati filippini studiano nelle scuole israeliane: di conseguenza, le seconde generazioni non parlano arabo ma israeliano. Abbiamo una crescente comunità di cattolici di lingua ebraica che ha quindi bisogno di cure pastorali, di celebrazioni liturgiche in ebraico e non più in arabo. Ecco che stiamo quindi aiutando la comunità cattolica di lingua ebraica a costruire una chiesa a Tel Aviv perché possa riunirsi.

Verso quali settori è principalmente orientato l’aiuto che portate ai cristiani della Terra Santa?
L’aiuto che portiamo è di vario genere e i bisogni possono essere diversificati. I cattolici in Terra Santa rappresentano circa l’1,5% della popolazione. Ma il nostro principio è che, quando si fa parte di una minoranza, bisogna emergere per l’eccellenza della presenza nella società. Questo avviene soprattutto attraverso la formazione: sia quella professionale che quella universitaria. Concentriamo i nostri sforzi sul sistema scolastico cattolico, soprattutto quello del Patriarcato latino di Gerusalemme, sull’università di Betlemme che è un’università cattolica e sulle scuole professionali. Ce n’è una molto importante anche a Betlemme, gestita dai salesiani.

Ci sono, in linea generale, delle priorità particolari nella situazione attuale?
Riguardo al passato, il nostro aiuto era orientato soprattutto verso le istituzioni cattoliche. Tuttavia, siamo sempre più consci che c’è un problema che va al di là delle istituzioni cattoliche, ed è quello dell’emigrazione. I cristiani, in una situazione difficile in cui c’è disoccupazione, minaccia di violenza, tensioni di ogni genere, tendono ad emigrare. Quindi cerchiamo anche di avviare iniziative che possano incoraggiare le famiglie e soprattutto i giovani a restare. Così, cerchiamo di sviluppare poco a poco una politica di microcredito. Stiamo anche studiando al momento un sistema di microassicurazioni sanitarie che permetterebbe, pagando un premio molto basso, di garantire la copertura sanitaria a tutti i cristiani.

Potete ricordare qual è la vocazione e la missione principale dell’Ordine, e come si arriva a farne parte?
Dal punto di vista del diritto canonico, l’Ordine è un’associazione pubblica di fedeli. Il fine principale di chi vuol farne parte è il desiderio di sviluppare la propria vita spirituale. E da lì, da questo impegno spirituale, nasce il secondo fine, che è quello di aiutare i cristiani della Terra santa. È un mandato specifico che abbiamo ricevuto dalla Santa Sede perché l’Ordine è un’istituzione pontificia. L’importante è la motivazione che ci spinge ad essere membri dell’Ordine. È per questo che penso che la testimonianza sia importante, perché è questa dobbiamo dare prima di tutto nel Paese in cui viviamo. Poi c’è anche una testimonianza di solidarietà e una dei valori più universali che diamo in Terra Santa.

Tra qualche mese, a maggio, papa Francesco si recherà in Terra Santa. È un viaggio molto atteso. Cosa si aspetta il vostro Ordine da questo viaggio e come si prepara ad accogliere spiritualmente e magari concretamente questo viaggio del Santo Padre?

È difficile per me fare delle previsioni, poiché non conosciamo nei dettagli né il programma né le intenzioni del papa. Ma abbiamo l’esperienza del precedente pellegrinaggio apostolico di Benedetto XVI. In quel caso l’Ordine ha contribuito, anche materialmente, alla realizzazione del viaggio e abbiamo accompagnato il papa.

Questo viaggio di papa Francesco è molto speciale perché avviene nel cinquantesimo anniversario dell’incontro tra Paolo VI e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora. Quindi, credo che questa visita avrà ripercussioni sul piano ecumenico, soprattutto se porteremo avanti una riflessione sul fatto che quando parliamo di terra Santa bisogna considerare che ci sono anche Chiese cristiane non cattoliche, che sono lì da secoli. Quindi, se ci fosse un progresso nel dialogo tra le Chiese – e c’è già un dialogo fruttuoso -, ma se lo si potesse sviluppare ancor di più, credo che sarebbe un frutto importante.

L’altro aspetto, è che qualsiasi viaggio papale in terra Santa attira l’attenzione del mondo intero sui problemi dei cristiani e della loro vita in condizioni difficili. Questo potrà forse facilitare la soluzione dei problemi esistenti.

R.V. / 17.2.2014

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Preghiamo per il viaggio di Francesco in Terra Santa

Il viaggio del Papa in Terra Santa (Amman, Betlemme e Gerusalemme) avrà luogo dal 24 al 26 maggio prossimi. Si tratterà per lui di commemorare i cinquant’anni dallo storico incontro a Gerusalemme di Paolo VI con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Atenagora, che segnò una tappa importante nel lungo cammino verso l’unità dei cristiani, soprattutto tra cattolici ed ortodossi dolorosamente divisi sin dal grande scisma del 1054.

Ed è proprio al Santo Sepolcro che si terrà un incontro di preghiera con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme, alla presenza di Francesco e di Bartolomeo I, attuale Patriarca di Costantinopoli.

Tutti i membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme sono pertanto invitati a mobilitarsi spiritualmente durante la preparazione di questo evento che sarà «un pellegrinaggio di preghiera», come l’ha definito Francesco nell’Angelus del 5 gennaio scorso in piazza San Pietro.

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Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

La Prefettura della Casa Pontificia ha annunciato che alla Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che si terrà sabato 27 aprile 2014, potranno essere presenti tutti coloro che riusciranno ad accedere in Piazza San Pietro, Piazza Pio XII e Via della Conciliazione. Non è previsto alcun tipo di biglietto di ingresso.

Come per altre occasioni, si raccomandano i pellegrini di diffidare di rivenditori ambulanti di biglietti nonché di richieste in denaro da parte di agenzie e promoter al fine di ottenere presunti biglietti di ingresso.

Si ricorda infine che i biglietti per partecipare alle udienze e alle celebrazioni presiedute dal Santo Padre sono del tutto gratuiti.

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La sessione d’inverno del Gran Magistero dell’Ordine

Il 3 e 4 dicembre si svolge la sessione d’inverno del Gran Magistero dell’Ordine, uno dei due grandi appuntamenti annuali, presieduta dal Gran Maestro cardinale Edwin O’Brien, con la partecipazione del Gran Priore, il Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal, del Luogotenente Generale Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, del Governatore Generale Agostino Borromeo e di una trentina di altri membri e loro collaboratori per la gestione finanziaria e la comunicazione.

Introducendo i lavori il Gran Maestro ha ricordato i grandi eventi recenti, quali la Consulta quinquennale che ha riesaminato lo Statuto e il Pellegrinaggio internazionale nell’Anno della Fede segnato dall’udienza speciale di Papa Francesco, nonché il suo viaggio in Australia e Nuova Zelanda. Egli ha insistito sul piano di ringiovanimento dell’Ordine e sull’ incremento della presenza negli organi direttivi delle Dame, già rappresentate nel Gran Magistero e al vertice di alcune Luogotenenze.

Il Patriarca ha ringraziato la “grande famiglia internazionale dell’Ordine” (circa 30 mila cavalieri e dame in 35 nazioni) per l’aiuto che non cessano di dare alla Terra Santa, ricordando i numerosi ed importanti eventi ecclesiali degli ultimi due mesi a parecchi dei quali ha partecipato di persona, come l’incontro a Roma dei Patriarchi orientali con il Santo Padre.

Il Governatore Generale si è felicitato dei frutti in vari campi , specie pastorali e scolastici, conseguiti dal Patriarcato Latino grazie anche al sostegno finanziario dell’Ordine : le somme rimessegli nel 2013, per la realizzazione di progetti, spese istituzionali e scolastiche, non hanno raggiunto una tale importanza nella storia.

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Il viaggio del Gran Maestro dell’Ordine in Australia

Dal 7 al 24 novembre 2013 il Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, il cardinale Edwin O’Brien, si è recato in visita ufficiale nel vasto continente australiano e in Nuova Zelanda, dove si contano oltre 450 Cavalieri e Dame. Diversi incontri importanti sono stati appositamente programmati nelle cinque Luogotenenze d’Australia.

Il 7 novembre il Gran Maestro si è recato nella cattedrale di San Patrizio ad Auckland per le investiture dei membri dell’Ordine di nazionalità neozelandese, essendo il loro Paese compreso nella Luogotenenza australiana del Nuovo Galles del Sud.

Il 10 novembre ha presieduto l’investitura nella cattedrale di Santa Maria a Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, il più popoloso degli Stati australiani.

La cattedrale di Santo Stefano di Brisbane l’ha accolto il 13 novembre, sempre per l’investitura, nel secondo Stato australiano per superficie: il Queensland.

Proseguendo questo importante viaggio, il 16 novembre il Gran Maestro si è spostato nel più grande Stato australiano, l’Australia Occidentale, anche lì per una cerimonia analoga, nella chiesa di San Giuseppe che si trova nella città di Subiaco, mentre questa Luogotenenza festeggiava i suoi 25 anni.

Il 20 ha presieduto all’investitura che si è tenuta nella Luogotenenza dell’Australia Meridionale, nella cattedrale di San Francesco Saverio, a Adelaide, la città più popolosa di questo Stato. Infine domenica 24 novembre si è svolta l’investitura nella cattedrale di San Patrizio a Melbourne, nello Stato del Victoria, il più piccolo Stato australiano che nondimeno eguaglia per dimensioni il Regno Unito.

La stampa australiana ha ampiamente coperto questo viaggio, durante il quale l’ingresso nell’Ordine di una quindicina di nuovi Cavalieri e Dame ha suscitato un rinnovato interesse per la Terra Santa tra i cattolici australiani, sempre più numerosi a causa soprattutto dell’immigrazione.

Nel corso del 2014 sono previsti altri viaggi all’estero per il Gran Maestro: a Porto Rico a marzo, in Florida e nelle Hawai a giugno, e poi in Portogallo ad ottobre.

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RICEVIMENTO DEL GRAN MAESTRO PER LA FESTA
DELLA REGINA DI PALESTINA PATRONA DELL’ORDINE

Anche quest’anno in ottobre la ricorrenza della festa della Beata Vergine Maria Regina della Palestina, patrona dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è stata celebrata con un ricevimento nei saloni del Gran Magistero, Palazzo della Rovere, presso piazza San Pietro. Lo ha offerto, martedì 15, il Gran Maestro cardinale Edwin F. O’Brien che, avendo accanto il Governatore Generale Agostino Borromeo, ha accolto le personalità religiose e laiche invitate, fra le quali i cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti; Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, assessore d’onore dell’Ordine e arciprete emerito della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura; Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Bernard Law, arciprete emerito della Basilica papale di Santa Maria Maggiore; alcuni arcivescovi e vescovi; numerosi ambasciatori e diplomatici accreditati presso la Santa Sede. Presenti membri del Gran Magistero, dignitari e luogotenenti giunti da varie regioni d’Italia, rappresentanti di istituzioni e associazioni, fra le quali l’Unitalsi che accompagna gli ammalati in santuari mariani e che ha collaborato all’organizzazione del recente pellegrinaggio internazionale dell’Ordine per l’Anno della Fede.

La Beata Vergine Maria Regina della Palestina è venerata nel santuario di Dei Rafat, a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv, costruito nel 1927 dall’allora Patriarca di Gerusalemme dei Latini Luigi Barlassina. La sua festa liturgica, approvata dalla Santa Sede 80 anni fa(1933), viene celebrata il 25 ottobre. E’ stata proclamata Patrona dell’Ordine da papa Giovanni Paolo II il 21 gennaio 1994.

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GRAZIE A TUTTI I LUOGOTENENTI, DELEGATI MAGISTRALI, ED A TUTTI CAVALIERI E DAME CHE HANNO PARTECIPATO AL PELLEGRINAGGIO INTERNAZIONALE DELL’ORDINE

Il Cancelliere dell’OESSG Ivan Rebernik, in qualità di presidente della Commissione che ha organizzato e gestito il Pellegrinaggio internazionale dell’Ordine per l’Anno della Fede, appena conclusosi, desidera ringraziare vivamente tutti i Luogotenenti e i Delegati Magistrali che hanno collaborato con impegno ed entusiasmo alla sua realizzazione, tutti i Cavalieri e Dame di ogni classe e grado per la loro partecipazione attiva all’evento, nonché tutti gli interlocutori esterni all’Ordine che sono stati, in un modo o nell’altro, attivamente coinvolti nelle diverse fasi del suo procedere nelle basiliche e nelle chiese di Roma, nell’Aula Paolo VI, nei Musei e nei Giardini vaticani.

Un grazie particolare rivolge ai vertici e agli eccellenti servizi tecnici dell’UNITALSI per la dedizione con cui hanno saputo provvedere alle sistemazioni alberghiere ed agli spostamenti con decine di autobus dei nostri pellegrini per le strade di Roma. In modo del tutto particolare ringrazia il Luogotenente della Luogotenenza per l’Italia Centrale ed i suoi più stretti collaboratori per il loro grande contributo nella accoglienza di migliaia di nostri pellegrini individuali, per l’attenzione dedicata al cerimoniale (ecclesiastico e laico) in tutti gli eventi del Pellegrinaggio, per la realizzazione delle pubblicazioni inserite nelle borse ed ovviamente per lo stupendo concerto polifonico di musica sacra. Infine, ma non per ultimo, un immenso grazie a tutto il personale del Gran Magistero per il loro insostituibile contributo.

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COME VISIONARE E ORDINARE LE FOTOGRAFIE DEGLI EVENTI

 

Le fotografie dei lavori della CONSULTA (10-12 settembre) sono visibili sul sito carlamorselli.com (password : consulta) dove possono essere ordinate.

Le fotografie delle tre giornate del PELLEGRINAGGIO (13-15 settembre) sono visibili sul sito del Servizio fotografico de L’Osservatore Romano photovat.com

Ed ecco di seguito i collegamenti :

http://www.photovat.com/PHOTOVAT/FRANCESCO/ 2013/SETTEMBRE%202013/13092013_ORDSANTOSEPOLCRO/index.html

http://www.photovat.com/PHOTOVAT/ FRANCESCO/2013/SETTEMBRE%202013/13092013_SANTOSEPOLCROII/index.html

Nella barra menù del sito (photovat.com) sono disponibili :

- Nella sezione “catalogo” INFORMAZIONI su formati e costi http://www.photovat.com/PHOTO_VA2012%20-%20Copia/catalogo.htm

- Nella sezione “ordini” vi è l’ accesso al modulo per le ORDINAZIONI online http://www.photovat.com/PHOTO_VA2012%20-%20Copia/ordini.htm

- Nella sezione “info pubblicazioni” si trovano le indicazioni necessarie a trasmettere una richiesta per PUBBLICAZIONE

http://www.photovat.com/PHOTO_VA2012%20-%20Copia/pubblicazioni.htm

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Il pellegrinaggio Internazionale dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Guidati dal loro Gran Maestro, il cardinale Edwin O’Brien, più di 3500 Cavalieri e Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, venuti dai cinque continenti, hanno partecipato ad un grande pellegrinaggio durato tre giorni ed organizzato a Roma in occasione dell’Anno della Fede, dal 13 al 15 settembre. Fulcro di questo “viaggio spirituale” è stato la celebrazione della festa dell’Esaltazione della Santa Croce come segno di fedeltà all’impegno di vita consacrata al sostegno dei cristiani di Terra Santa dal punto di vista morale e materiale, ed in particolare al Patriarcato latino di Gerusalemme.

Nel corso della messa di apertura svoltasi venerdì 13 settembre nella basilica di San Paolo fuori le Mura, ove si sono radunati tutti i partecipanti in abito da Chiesa – mantello bianco per i Cavalieri e nero per le Dame contrassegnato dal segno della croce rossa di Gerusalemme a simboleggiare le cinque piaghe di Cristo – il Gran Maestro ha posto il pellegrinaggio nel cuore della Vergine Maria, Nostra Signora della Palestina, “la prima casa di Dio sulla Terra”, ed “il pilastro della Fede”. Con uno slancio profondamente mariano l’assemblea ha poi intonato con entusiasmo l’Ave Maria di Lourdes.

L’Udienza con il Santo Padre

Nel pomeriggio di questo primo giorno si è svolto un incontro con papa Francesco nell’aula Paolo VI al Vaticano, preceduto da una catechesi di Mons. Salvatore Fisichella, presidente del Consiglio Pontificio per la Nuova Evangelizzazione, nel corso della quale il grande teologo ha insistito sul ruolo della penitenza nell’ambito del pellegrinaggio in quest’Anno della Fede in una prospettiva di “cambiamento del cuore” e di movimento profondo di conversione interiore. I Cavalieri e le Dame, rivestiti dei loro mantelli, hanno poi avuto l’occasione gioiosa di ascoltare il messaggio del Santo Padre e di ricevere la Sua benedizione apostolica indirizzata a loro e a tutti i loro cari. “I pellegrini presenti rappresentano 30.000 membri sparsi in 35 paesi” aveva sottolineato il Gran Maestro nella sua allocuzione di apertura indirizzata al Papa, evocando altresì i lavori della recente Consulta quinquennale che hanno permesso ai responsabili delle 62 Luogotenenze di lavorare a nuove Costituzioni per “un rinnovamento spirituale e missionario” dell’Ordine di cui le opere sociali di carità contribuiscono alla pace in Terra Santa e al Medio Oriente.

Papa Francesco, nell’approfondire davanti ai pellegrini l’insegnamento dato in occasione della messa di apertura del suo pontificato lo scorso 19 marzo, ha approfondito le tre parole “camminare”, “costruire” e “confessare”, invitando i Cavalieri e le Dame del Santo Sepolcro a credere sempre più nella “potenza redentrice della Croce e della Resurrezione” per “offrire la speranza e la pace di cui la Terra di Gesù, in particolare, ha tanto bisogno!”. A questo proposito ha poi sottolineato segnatamente la speciale relazione storica che lega l’Ordine quasi millenario ai vescovi di Roma.

La celebrazione della Santa Croce

Fedeli a questo legame col Santo Padre, nel mattino di sabato 14  settembre, in occasione della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, i pellegrini si sono recati a pregare nella basilica papale di San Giovanni in Laterano in presenza del cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la diocesi di Roma. “Siamo qui per pregare per le intenzioni del vescovo di Roma che è Lui stesso segno universale di carità”, ha detto il cardinale Edwin O’Brien, facendo riferimento all’appello di papa Francesco per “una Chiesa povera”, fedele alle Beatitudini, e chiedendo ai membri dell’Ordine di approfittare di questo pellegrinaggio per rinnovare nei loro cuori lo spirito di servizio verso la Chiesa che è in Terra Santa anche là ove essi vivono. Mentre veniva dato un concerto di musica sacra – con le corali Musicanova e Eos, dirette da Fabrizio Barchi – al fine di accompagnare le loro preghiere, numerosi Cavalieri e Dame hanno ricevuto il sacramento della riconciliazione nei confessionali messi a disposizione, in tutte le lingue, per le loro intenzioni.

Nel pomeriggio di sabato, all’interno della basilica di San Pietro, durante una messa solenne, i Cavalieri e le Dame hanno pregato per “ricevere la saggezza dello Spirito che scaturisce dalla Croce”.

“Siamo lieti di avere il privilegio di celebrare la [Festa della] Croce di Cristo nella basilica più importante di tutta la cristianità dopo quella del Santo Sepolcro”. Così si è rallegrato il Gran Maestro a nome di tutti, prima di ripetere la frase-programma di papa Francesco quale proposta di ritorno all’essenziale e di esame di coscienza per l’Ordine nel suo insieme: “Quando professiamo  Cristo senza portare la Croce, non siamo discepoli del Signore, siamo mondani… ”. Ha insistito poi su alcuni termini molto incisivi di Romano Guardini al fine di aiutare i Cavalieri e le Dame a riappropriarsi del simbolo della croce quale protezione quotidiana di fronte alle tentazioni, ed espressione del desiderio di unire tutta la sofferenza personale a quella del Cristo, con amore.

Nuovi impegni a favore della Terra Santa

Forti di queste meditazioni e preghiere, i pellegrini si sono recati all’appuntamento per la messa di chiusura domenica 15 settembre ancora una volta nella basilica di S. Paolo fuori le Mura, ove hanno avuto luogo in via eccezionale 34 investiture o “vestizioni” di Cavalieri e Dame di nazionalità francese (25) e brasiliana (9). Il Gran Maestro ha citato il beato Giovanni Paolo II che considerava l’Ordine pontificio come la “Guardia d’onore” del Santo Sepolcro del Signore, esortando tutti i pellegrini – dopo questi tre giorni vissuti sotto il segno della conversione – a testimoniare al mondo intero che questa tomba è vuota “poiché Gesù Cristo è vivente nei nostri cuori e nelle nostre opere di amore per tutti, specialmente a favore di coloro che abitano la Terra ove Egli ha camminato”.

Con il loro pellegrinaggio, dunque, i membri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme hanno compiuto un tradizionale atto di pietà – la visita delle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo – nel contesto dell’Anno della Fede. Contemporaneamente hanno voluto esprimere la loro indefettibile fedeltà al successore di Pietro, nella persona di papa Francesco, e la loro assoluta obbedienza ai suoi insegnamenti.

La partecipazione al pellegrinaggio è stata resa possibile anche grazie al supporto logistico operato da U.N.I.T.A.L.S.I., ente preposto all’organizzazione di pellegrinaggi, in particolare quelli per Lourdes. A questa organizzazione, che ha lavorato a stretto contatto con l’Ordine, si sono affidati circa 1500 pellegrini provenienti da numerosi paesi – Cavalieri, Dame e loro familiari – che hanno potuto usufruire dei loro servizi logistici durante l’intera durata del pellegrinaggio.

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Come ogni cinque anni, riunita la Consulta con i responsabili dell’Ordine in tutto il mondo

Dal 10 al 12 settembre i membri del Gran Magistero e i responsabili delle 62 Luogotenenze e Delegazioni Magistrali dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, giunti a Roma da 35 paesi (dall’Argentina al Canada, dagli Stati Uniti a Taiwan e Guam, dalla Norvegia al Sud Africa) si sono riuniti a Roma per la Consulta – il loro “parlamento” quinquennale –  in comunione spirituale con i cristiani di Terra Santa, nella dinamica di un pellegrinaggio internazionale che ha richiamato circa 3.500 Cavalieri e Dame in occasione dell’Anno della Fede.

“Abbiamo a cuore il rinnovamento dei nostri statuti che datano di cinquant’anni”, ha detto all’apertura dei lavori il cardinale Edwin O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine, assicurando i partecipanti della sua attenta presenza. Egli ha insistito perché l’Ordine sia esigente spiritualmente nel reclutamento e nella formazione permanente dei suoi membri, e che si apra soprattutto alle giovani generazioni, oltre che alle famiglie, con l’intento di suscitare nuove energie al servizio della Terra Santa, ed anche di invogliarle a un maggior impegno nella vita delle Chiese locali.

La Terra Santa e la sopravvivenza dei cristiani

Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal, Gran Priore,  si è detto certo che anche nel nuovo Statuto sia preservata la primaria finalità dell’Ordine, di venire in aiuto ai cristiani di Terra Santa. La loro sopravvivenza è minacciata, come oggi purtroppo anche in altri paesi della stessa area sconvolti dalle violenze; essi pertanto necessitano di solidarietà nel fronteggiare l’ emergenza, esprimendo tuttavia degli interrogativi su un ampliamento istituzionale all’intera regione del campo di azione di Cavalieri e Dame.  “La vostra carità è molto importante per i cristiani di Terra Santa che hanno da sempre hanno avuto cura dei luoghi sacri a tutti noi”, ha detto mons. Peter Wells, Assessore della Segreteria di Stato,esprimendo “la gratitudine della Chiesa per il generoso servizio e l’impegno crescente” verso di loro. All’inizio del suo intervento ha detto che il Santo Padre Francesco “che presiede come Vescovo di Roma, alla carità  accompagna con la preghiera i lavori della Consulta”.

“Un apporto veramente encomiabile”

La Segreteria di Stato, come la Congregazione per le Chiese Orientali vicinissime alla vita dell’Ordine sono rappresentate per statuto nella Consulta. Così il suo Prefetto, cardinale Leonardo Sandri, in un messaggio letto dal Sottosegretario mons. Maurizio Malvestiti, ha ringraziato Cavalieri e Dame per “l’apporto veramente encomiabile che svolgono in ogni parte del mondo a favore della Terra Santa” ed evocato pure la “fattiva collaborazione” attraverso la ROACO (Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali), organismo di cui l’Ordine fa parte. Ha ricordato l’insieme delle nazioni che formano i “territori orientali” affidati dai Sommi Pontefici alla Congregazione  che considera la Terra Santa “nella sua più vasta accezione”. Ha raccomandato infine di continuare a prestare attenzione sia alla visione conciliare sull’Oriente Cristiano attraverso la liturgia,sia alla formazione dei candidati membri dell’Ordine.

L’Ordine in costante sviluppo

Nell’introdurre l’ Instrumentum laboris sulla revisione dello Statuto dell’Ordine, il Governatore Generale Agostino Borromeo ne ha voluto sottolineare la necessità ricordando fra l’altro che il precedente di cinquant’anni fa esprimeva una istituzione che contava appena undici Luogotenenze e poi si è sviluppata geograficamente e numericamente : oggi i suoi trentamila membri assicurano un crescente sostegno finanziario alla Terra Santa. Una crescita che dischiuderebbe, nel futuro, la possibilità di estendere l’azione caritativa ai cristiani di altre aree della regione.

L’impegno primario per Gerusalemme

Tre gruppi di Luogotenenti e Delegati Magistrali di aree geografiche omogenee e lingue parlate affini, hanno per tre giorni esaminato le proposte di aggiornare il testo dello Statuto alla luce del Concilio Vaticano II, del nuovo Codice di Diritto Canonico, delle sfide poste alla Cristianità all’inizio del Terzo Millennio. Hanno ribadito l’impegno primario di preghiera e di sostegno finanziario alla Chiesa di Gerusalemme, luogo della  Resurrezione del Signore, ragion d’essere dell’Ordine; in particolare al Patriarcato Latino, alle sue parrocchie, seminario, scuole, opere sociali e assistenziali, non restando insensibili ad esigenze di cattolici di altri riti ed alle emergenze umanitarie in Terra Santa. Speciale attenzione hanno rivolto alla formazione degli aspiranti membri dell’Ordine, premessa per un incremento della vita spirituale di tutti nella integrità morale e l’impegno generoso della testimonianza cristiana e nel servizio alle Chiese locali; e auspicato maggiore collaborazione tra Luogotenenti e Vescovi , parecchi dei quali sono Gran Priori delle Luogotenenze.

Per uno Statuto aggiornato e più snello

Il contributo di alcuni Luogotenenti e di membri del Gran Magistero, illustri giuristi, ha consentito di formulare proposte di modifica e di aggiornamento delle norme statutarie in considerazione fra l’altro  della legislazione civile di parecchi paesi e del persistere di differenti tradizioni, oltre che della trasparenza finanziaria, sancendo pratiche da tempo introdotte.

Comune la raccomandazione di snellire lo Statuto, spostando in  un Regolamento molte norme attuative, al fine anche di aggiornarle più facilmente nel tempo. Fermo restando l’attaccamento alla storia, alla configurazione e agli ideali dell’istituzione cavalleresca,  ne è stata esaltata la sua vocazione all’esercizio della carità.

Le proposte della Consulta saranno recepite e valutate da una commissione che proporrà la versione del nuovo Statuto al Gran Maestro che, dopo un suo esame, la sottoporrà all’approvazione del Sommo Pontefice.

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PAPA FRANCESCO INCONTRA
PIÙ DI 3.500 CAVALIERI E DAME
DI OGNI PARTE DEL MONDO

 

Il Santo Padre Francesco incontra questo pomeriggio più di 3.500 cavalieri e dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme venuti pellegrini dai cinque continenti a Roma per l’Anno della Fede (il numero dei partecipanti è lievitato negli ultimi giorni) . Indosseranno il tradizionale mantello con le insegne dell’Ordine (la Croce potenziata che fa memoria delle cinque piaghe del Signore Gesù) e saranno guidati nell’aula Paolo VI del Vaticano dal Gran Maestro cardinale Edwin O’Brien che in mattinata ha celebrato per loro la Messa nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura. In preparazione dell’incontro l’arcivescovo Salvatore Fisichella,presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, svilupperà una catechesi sull’Anno della Fede del quale presiede le manifestazioni.

Il pellegrinaggio internazionale dell’Ordine è entrato così nella fase più intensa, di tre giorni, con la sua conclusione domenica 15 sempre nella basilica Ostiense. Parecchie centinaia di partecipanti lo hanno cominciato martedì 10 con la celebrazione, nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, della Messa presieduta dall’arcivescovo Giuseppe De Andrea, Assessore d’onore dell’Ordine. Due altre analoghe concelebrazioni sono avvenute rispettivamente mercoledì 11 nella Chiesa del Gesù, presieduta da mons. Francis Kelly, cerimoniere ecclesiastico del Gran Magistero, ed ieri giovedì 12 nella basilica di Santa Maria in Trastevere presieduta dall’arcivescovo di Adelaide, mons. Philip Wilson, Gran  Priore della Luogotenenza per l’Australia Western. Questi pellegrini hanno inoltre visitato la basilica papale di Santa Maria Maggiore e il suo museo, la chiesa di Santa Maria in Aracoeli e il Campidoglio, i Musei Vaticani .

 

ANNULLO SPECIALE E FOLDER DELLE POSTE VATICANE

Le Poste Vaticane celebrano l’evento odierno con uno speciale annullo filatelico e la realizzazione di un folder illustrato dal titolo “Papa Francesco incontra Ordo Equestris Sancti Sepulcri Herosolymitani” nel quale, in cinque lingue, sono evocati una sintetica storia dell’istituzione, un recente incontro del Cardinale Gran Maestro con Papa Francesco e la celebre preghiera dei Cavalieri e delle Dame.

 

Conferenza stampa presieduta dal Gran Maestro cardinale Edwin F. O’Brien

Il Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme cardinale Edwin O’Brien ha presentato il 5 settembre nella Sala Stampa della Santa Sede due eventi di particolare rilevanza che nei prossimi giorni richiameranno l’attenzione del mondo cattolico: il pellegrinaggio internazionale di tremila Cavalieri e Dame a Roma, dal 10 al 15 settembre, nel contesto dell’ Anno della Fede;  e la concomitante riunione nei primi tre giorni (dal 10 al 12) della Consulta dell’Ordine, convocata per la revisione dei suoi Statuti.

A proposito il Governatore Generale Agostino Borromeo – in un successivo intervento – ha parlato di una possibile “svolta storica” in quanto la proposta sottoposta all’esame dei componenti della Consulta  “punta sin d’ora a sviluppare in modo più organico l’impegno spirituale dei membri dell’Ordine, a radicare più profondamente l’azione delle sue articolazioni periferiche (Luogotenenze e Delegazioni Magistrali) nella vita delle  Chiese locali, a sviluppare l’azione caritativa dell’Ordine anche ad un’area geografica del Medio Oriente più ampia di quella entro la quale agisce attualmente”  (Cipro, Giordania, Israele,Territori Palestinesi, sotto la giurisdizione del Patriarcato Latino di Gerusalemme) . Compongono la Consulta i membri del Gran Magistero, i rappresentanti delle 62 articolazioni periferiche (Luogotenenze e Delegazioni Magistrali), sparse nei cinque continenti, e due rappresentanti nominati rispettivamente dalla Segreteria di Stato e dalla Congregazione per le Chiese Orientali ; una presenza ha precisato, che testimonia “il legame diretto dell’Ordine con la Santa Sede”. Lo sviluppo dei lavori condurrà ad una nuova stesura dello Statuto che il Cardinale Gran Maestro sottoporrà poi all’approvazione del Sommo Pontefice.

L’aiuto morale e materiale dell’Ordine per la Terra Santa

Ad apertura della conferenza stampa,il Cardinale Gran Maestro ha fatto una sintetica presentazione “dell’istituzione che Sua Santità papa Benedetto XVI ha avuto la benevolenza di chiamarmi a guidare”, ne ha rievocato la storia,  la sua presenza in 35 nazioni e gli scopi fondamentali che persegue: incremento della pratica della vita cristiana nei suoi membri e l’aiuto morale e materiale alla Chiesa che è in Terra Santa, “con particolare ma non esclusiva attenzione ai bisogni del Patriarcato Latino di Gerusalemme”, ricordando infatti che di recente il Gran Magistero è stato chiamato dalla Santa Sede a realizzare delle opere in Libano ed Egitto.  L’impegno finanziario  a favore della Terra Santa è stato nel decennio 2002-2012 di oltre 98 milioni di dollari. In effetti negli ultimi tre anni i contributi dei membri dell’Ordine sono cresciuti costantemente, in controtendenza con la grave congiuntura internazionale.

La testimonianza dei membri dell’Ordine nell’Anno della Fede

L’arcivescovo Salvatore Fisichella, presidente del  Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, preposto all’organizzazione dell’Anno della Fede, ha sottolineato che “quella dei cavalieri e Dame del Santo Sepolcro è stata tra le prime adesioni all’Anno della Fede”. Ed essi ora,” con il segno del pellegrinaggio a Roma, evidenziano il loro cammino come credenti”, seguendo il percorso indicato nella prima omelia di papa Francesco, perché “coniugano il cammino con l’esigenza del costruire e confessare la fede” . La loro testimonianza, ha aggiunto, “sarà ancora più efficace perché segno visibile di un impegno diretto per la concreta costruzione della pace soprattutto in quelle terre e tra i molti innocenti e poveri che soprattutto in questi giorni stanno vivendo tensioni e timori  straordinari per la violenza che incombe su di loro e il mondo intero” .

Attesa per l’incontro dei pellegrini con il Santo Padre

La conferenza è proseguita con l’illustrazione da parte del Cancelliere Ivan Rebernik del pellegrinaggio internazionale dell’Ordine  a Roma dal 10 al 15 settembre. Organizzato con il prezioso sostegno logistico dell’ associazione UNITALSI  -  Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali  ( il cui presidente è stato presente tra gli invitati di riguardo) , culminerà il 13 settembre nell’ udienza particolare  del Santo Padre Francesco in Vaticano, nell’aula Paolo VI . « Tutte le realtà dell’Ordine presenti nel mondo saranno rappresentate in questa manifestazione di fede, con circa 3.000 pellegrini provenienti dalle Luogotenenze e dalle Delegazioni Magistrali dei cinque continenti », ha detto. A completare le celebrazioni liturgiche quotidiane in alcune chiese centrali e nelle principali basiliche romane,  sono in programma una conferenza dell’arcivescovo Salvatore Fisichella nell’ Aula Paolo VI, ed un concerto, seguito da una riflessione e dalla preghiera per la situazione in Siria, nella basilica papale di San Giovanni in Laterano. La messa conclusiva sarà celebrata dal Gran Maestro  nella basilica papale di San Paolo fuori le Mura.

Contrastare l’esodo dei cristiani dalla Terra Santa

L’arcivescovo Antonio Franco, Assessore dell’Ordine, già Nunzio Apostolico in Israele e Delegato Apostolico a Gerusalemme e Palestina, ha parlato della situazione dei cristiani in Terra Santa spiegando che, come tutte le minoranze  in zone di conflitto, vivono tra difficoltà e sofferenze, spinti a «un esodo continuo». «Non si tratta di un problema religioso, ma soprattutto di una questione sociologica anche se gli estremisti di varia estrazione hanno interesse a seminare divisioni» ha precisato forte della sua lunga esperienza in quella regione. Egli ha reso omaggio all’aiuto dell’Ordine ai cristiani di Terra Santa perchè proseguano le loro attività sul posto, ricordando in particolare i finaziamenti alle scuole e a molteplici attività sociali, culturali , sanitarie e assistenziali del Patriarcato Latino, anche attraverso microcrediti a imprese familiari e artigianali.

Le domande dei giornalisti si sono poi incentrate sulla situazione in Siria e sulla posizione della Chiesa alla vigilia di un eventuale attacco americano che potrebbe ancor più infiammare la regione. Il cardinale Edwin O’Brien ha risposto a nome dell’Ordine, molto presente negli Stati Uniti, annunciando che Cavalieri e Dame si associano alla storica iniziativa di preghiera e digiuno per la pace promossa da papa Francesco per sabato 7 settembre.

La dimensione « moderna » dell’Ordine del Santo Sepolcro

Alla fine padre Ciro Benedettini, vice direttore della Sala Stampa e moderatore della conferenza, ha ringraziato gli oratori e tutti i partecipanti, sottolineando la dimensione «moderna» dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, sovente poco conosciuto, che nel corso dei secoli, ha saputo rispondere alla missione per la Terra Santa affidatagli dai Sommi Pontefici. Egli ha ricordato che il riassunto degli interventi svolti nella conferenza stampa sono stati pubblicati nel Bollettino della Sala Stampa n. 0551, in data 5 settembre 2013.

Rassegna stampa del 6 settembre 2013

I media hanno dato larga diffusione alla conferenza stampa del Gran Maestro cardinale Edwin O’Brien nella Sala Stampa della Santa Sede. Segnaliamo:

- la Radio Vaticana con un servizio di Barbara Donnini  e un’intervista del Governatore Generale dell’Ordine , di oltre quattro minuti, pubblicato sul suo diffuso Bollettino quotidiano del Giornale Radio (radiovaticana.va ) e che può essere ascoltato anche tramite il sito news.va   

- «L’Osservatore Romano» a pagina 7 (osservatoreromano.va)

- «Avvenire» con un articolo completo di Gianni Cardiunale ( avvenire.it)

- il sito «korazim.org» con un bell’articolo della giovane giornalista Veronica Giacometti (korazim.org) …..

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Pellegrinaggio internazionale a Roma
per l’Anno della Fede dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme

Il 13 settembre prossimo, vigilia della festa dell’Esaltazione della Croce, Cavalieri e Dame dell'Ordine del Santo Sepolcro, venuti in pellegrinaggio a Roma in occasione dell'Anno della Fede, incontreranno Papa Francesco nel corso di un'udienza particolare. Saranno circa 3000, guidati dal Gran Maestro dell'Ordine, il cardinale americano Edwin O'Brien, già arcivescovo di Baltimora.

L'Ordine di origine medievale, ricostituito dal Beato Papa Pio IX nel 1847, ha come finalità la crescita della vita spirituale dei suoi membri e il sostegno alla Chiesa cattolica in Terra Santa, nell’accezione più ampia (Cipro, Israele, Territori Palestinesi, Giordania...). Dipende direttamente dalla Santa Sede. I suoi 30.000 membri in 35 nazioni sono organizzati in Luogotenenze e Delegazioni Magistrali. Il loro impegno nella Chiesa si accompagna ad un importante sostegno finanziario essenzialmente destinato alle istituzioni e alle opere del Patriarcato Latino di Gerusalemme. A esempio, le donazioni dell'ultimo decennio sono ammontate a quasi 100 milioni di dollari e sono state destinate alla costruzione o al restauro di chiese, scuole ed ospedali, oppure al sostegno di imprese familiari e artigianali.

Il pellegrinaggio di questo Ordine pontificio a Roma sarà preceduto da un importante evento, la Consulta, che viene convocata ogni 5 anni. I suoi membri si dedicheranno ad una revisione degli Statuti dell'Ordine, risalenti a una cinquantina di anni fa, e che vanno adattati a nuove esigenze, in particolare quella di favorire  l'impegno dei Cavalieri e delle Dame nelle Chiese particolari , per la santificazione collettiva dei fedeli laici promossa dal Concilio Vaticano II, in sintonia con il Magistero di Papa Francesco.

Breve storia dell'Ordine, sua organizzazione e suoi obiettivi.

Le origini dell’'Ordine vengono fatte risalire  alla presa di Gerusalemme da parte di Godefroy de Bouillon nel 1099, anche se i primi documenti relativi alla sua esistenza recano la data del 1336, allorché Guillaume di Boldensel, gentiluomo di Sassonia, conferì l’investitura  a due suoi compagni presso la tomba vuota di Cristo, "sul Santo Sepolcro". Inizialmente si vollero "Cavalieri di Cristo", senza essere infeudati ad alcun potere temporale.

Ha così inizio la storia ufficiale dell'Ordine nella dinamica di un ritorno alle fonti della vera cavalleria, libera e di natura spirituale, in reazione alla deriva di una nobiltà occidentale in declino per l'influenza mondana dell'amor cortese. Si trattava all’epoca di recuperare l'ideale di San Bernardo, aggiungendo agli impegni classici della cavalleria – difesa della Chiesa, delle vedove, degli orfani –  quello della difesa della Terra Santa. Per secoli, fino a un periodo recente, le investiture ebbero luogo esclusivamente a Gerusalemme. E furono i Francescani, “guardiani” del Santo Sepolcro, ad assicurarne il rituale delle investiture, estendendole poco a poco a quei notabili a cui si attribuiva una nobiltà di merito, oltre che ad esponenti del clero.

In seguito Papa Pio IX, ristabilendo il Patriarcato Latino, riorganizzò l'Ordine nel 1847, conferendogli carattere strettamente pontificio e assegnandogli come compito il sostegno materiale, e dunque finanziario, del Patriarcato.

Cenni sul programma del pellegrinaggio.

I primi pellegrini affluiranno a Roma a partire dal 9 settembre.

Il 10, in concomitanza con l’inizio del pellegrinaggio,  si aprirà la Consulta , composta dai membri del Gran Magistero,  dai Luogotenenti e Delegati Magistrati provenienti da 35 paesi e dai rappresentanti della Segreteria di Stato e dalla Congregazione per le Chiese Orientali: sono previste tre giornate di lavoro dedicate al nuovo statuto.

Il 13 il pellegrinaggio entrerà nella sua fase più solenne con la Messa del mattino presieduta dal cardinale O'Brien, Gran Maestro, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura; nel pomeriggio in Vaticano (aula Paolo VI) è in programma l’udienza del Santo Padre  preceduta da una conferenza del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, l’arcivescovo Salvatore Fisichella.

Il 14, festa della Santa Croce, la Messa sarà celebrata nella Basilica di San Pietro, ancora una volta presieduta dal Gran Maestro, e il 15 il pellegrinaggio si concluderà con una celebrazione eucaristica nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, nel corso della quale avranno luogo, eccezionalmente. l’ investitura di numerosi Cavalieri e Dame.

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