PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA IX ASSEMBLEA GENERALE COMUNICATO FINALE SU 24-26 febbraio 2003
1. Durante i giorni 24-26 febbraio, in Vaticano, si è svolta la IX Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, quest'anno dedicata ad un tema di grande attualità ed impatto sociale: l'"Etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana". È un fatto evidente come, negli ultimi decenni in particolare, il cammino della biomedicina abbia conosciuto uno sviluppo straordinario, sostenuto anche dall'enorme avanzamento della tecnologia e dell'informatica che hanno amplificato enormemente le possibilità d'intervento sui viventi ed, in particolare, sull'uomo. Grandi conquiste, ad esempio, sono state ottenute nel campo della genetica, della biologia molecolare, così come nel campo della trapiantologia e delle neuroscienze. Tra i fattori determinanti di un tale sviluppo, la ricerca biomedica sicuramente costituisce, oggi più che mai, uno strumento privilegiato per far progredire le conoscenze in questo settore della medicina, come il Papa stesso ha sottolineato in questi giorni: "è un fatto da tutti riconosciuto che i miglioramenti della medicina nella cura delle malattie dipendono prioritariamente dai progressi della ricerca" (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla IX Assemblea Generale della PAV, n. 2 - pubblicato su "L'Osservatore Romano", Lunedì-Martedì 24/25 Febbraio 2003, p. 5). 2. Ogni nuova scoperta nel campo della biomedicina, nel contesto attuale, sembra ormai destinata a produrre effetti "a cascata", aprendo molteplici orizzonti nuovi in ordine alla possibilità di diagnosi e di terapia per tante patologie ancora oggi inguaribili. Ovviamente, l'acquisizione di una crescente possibilità tecnica d'intervento sull'uomo, sugli altri esseri viventi e sull'ambiente, ottenendo per di più effetti sempre più incisivi e duraturi, esige, da parte degli scienziati e della società tutta, l'assunzione di una responsabilità tanto maggiore quanto più grande si dimostra la potenza dell'intervento stesso. Ne deriva che le scienze sperimentali, e quindi anche la biomedicina, in quanto "strumento" nelle mani dell'uomo, non bastano a se stesse, ma necessitano di essere orientate a determinati fini e confrontate col mondo dei valori. 3. Il protagonista di questo processo continuo di "orientamento etico" è inequivocabilmente l'uomo. Inscindibile unità di corpo e anima, l'essere umano si caratterizza per la sua capacità di scegliere in libertà e responsabilità il fine delle sue azioni e i mezzi per raggiungerlo. La sua ansia di ricerca della verità, che appartiene alla sua stessa natura e alla sua particolare vocazione, trova un aiuto indispensabile nella Verità stessa, che è Dio, il quale viene incontro all'uomo, svelandogli il Suo volto attraverso il creato e, più direttamente, attraverso la Rivelazione; così Egli asseconda e sostiene gli sforzi della ragione umana, consentendole di riconoscere i tanti "semi di verità" presenti nella realtà e, finalmente, di entrare in comunione con la Verità stessa che Egli è. In linea di principio, quindi, non sussistono limiti etici alla conoscenza della verità, non vi è cioè alcuna "barriera" oltre la quale l'uomo non dovrebbe mai spingersi nel suo sforzo conoscitivo: con saggezza, il Santo Padre ha definito l'uomo come "colui che cerca la verità" (GP II, Fides et Ratio, n.28); esistono invece precisi limiti etici al modo di agire dell'uomo che ricerca tale verità, poiché "tutto ciò che è tecnicamente possibile non è per ciò stesso moralmente ammissibile" (CDF, Donum Vitae, n. 4). È dunque la dimensione etica dell'uomo, che egli concretizza attraverso i giudizi della sua coscienza morale, a connotare la bontà esistenziale della sua vita. 4. Nell'impegno a ricercare e riconoscere la verità oggettiva in ogni creatura, un ruolo di particolare rilievo hanno gli scienziati dell'area biomedica, i quali sono chiamati ad operare per il benessere e la salute degli esseri umani; ogni attività di ricerca in questo campo, quindi, deve avere sempre come fine ultimo il bene integrale dell'uomo e, nei mezzi utilizzati, deve rispettare pienamente in ciascun individuo la sua inalienabile dignità di persona, il diritto alla vita e l'integrità fisica sostanziale. In quest'ottica, occorre manifestare la più grande gratitudine alle migliaia di medici e ricercatori di tutto il mondo che, generosamente e con grande professionalità, ogni giorno si dedicano con tutte le proprie forze al servizio dei sofferenti e alla cura delle patologie. Ancora, il Papa ha ricordato che: "Tutti, credenti e non credenti, dobbiamo rendere omaggio ed esprimere sincero appoggio a questo sforzo della scienza biomedica, rivolto non soltanto a farci meglio conoscere le meraviglie del corpo umano, ma anche a favorire un degno livello di salute e di vita per le popolazioni del pianeta" (GP II, Discorso..., n. 2). 5. Per le motivazioni già ricordate, a ragione quindi si può e si deve parlare di una "etica della ricerca biomedica" che, di fatto, si è andata sviluppando ed articolando sempre più negli ultimi trent'anni. A tale sviluppo, anche la riflessione cristiana ha saputo dare il suo importante contributo, facendo emergere alcune problematiche nuove, alla luce della sua originale visione antropologica. Storicamente, possono essere citati almeno due temi come esempio dell'attenzione etica della comunità cristiana verso il mondo della ricerca biomedica: il richiamo al rispetto della persona, quando essa diviene soggetto di ricerca, specialmente nel caso della sperimentazione non direttamente terapeutica; la sottolineatura dello stretto legame esistente tra scienza, società ed individuo, che si gioca nell'intero processo della ricerca. 6. Nell'elaborazione di un itinerario di ricerca biomedica che sia rispettoso del vero bene della persona, è quindi necessario far convergere in sinergia le diverse discipline coinvolte con una metodologia integrativa, che renda ragione della unità complessa costitutiva dell'essere umano. A tal fine, risulta appropriata la proposta del cosiddetto "metodo triangolare"; esso si articola in tre momenti: l'esposizione dei dati biomedici; l'approfondimento del significato antropologico e l'individuazione dei valori in gioco che tale fatto comporta; l'elaborazione delle norme etiche che possano guidare il comportamento degli operatori, nella data situazione, secondo i significati e i valori precedentemente individuati. 7. Un altro tema di grande rilevanza, nell'ambito della ricerca biomedica, è senza dubbio quello della sperimentazione, terapeutica e non, considerata nell'ottica della sua applicazione nell'uomo. Esso coinvolge molti aspetti e problematiche, sia di ordine scientifico che etico. È un'esigenza imprescindibile, ad esempio, quella di assicurare un alto livello di professionalità dei ricercatori coinvolti nel disegno sperimentale, così come adottare una metodologia che sia rigorosa nell'individuazione e nell'applicazione dei criteri procedurali. Inoltre, è eticamente necessario che lo sperimentatore, insieme ai suoi collaboratori, mantenga una piena indipendenza personale e professionale rispetto ad eventuali interessi (economici, ideologici, politici, ecc.) estranei allo scopo della ricerca, al bene dei soggetti coinvolti e all'autentico progresso dell'umanità. 8. Ancora, si vuole riaffermare la necessità di far precedere la fase sperimentale clinica (applicazione nell'uomo) da una adeguata sperimentazione condotta sugli animali, che permetta ai ricercatori di acquisire previamente tutte le necessarie conoscenze circa i possibili danni e rischi che tale sperimentazione potrebbe comportare, allo scopo di garantire la sicurezza dei soggetti umani coinvolti. Naturalmente, anche la sperimentazione sugli animali esige di essere condotta nell'osservanza di precise norme etiche che tutelino, nella massima misura possibile, il benessere degli esemplari utilizzati. 9. Particolare attenzione, poi, deve essere riservata al coinvolgimento nei protocolli di ricerca di soggetti umani particolarmente "vulnerabili", a causa delle loro condizioni vitali, come chiaramente mostra il caso esemplare dell'embrione umano. Per la delicatezza del suo stadio di sviluppo, infatti, una eventuale sperimentazione su di lui comporterebbe, alla luce delle attuali possibilità tecniche, dei rischi molto elevati - e perciò non eticamente accettabili - di procurargli dei danni irreversibili o addirittura di causarne la morte. Risulta anche del tutto inaccettabile la motivazione addotta da alcuni circa la liceità di sacrificare l'integrità (fisica e genetica) di un soggetto umano allo stadio embrionale, fino a distruggerlo se necessario, allo scopo di ottenere dei benefici per altri individui umani: mai è moralmente lecito compiere intenzionalmente un male, neanche per raggiungere fini in se stessi buoni . Inoltre, occorre tener presente come l'individuo umano allo stadio embrionale, pur meritando il rispetto dovuto ad ogni persona umana, non sia certamente un soggetto in grado di dare il suo consenso personale a interventi che lo espongono a grandi rischi, senza avere un'efficacia direttamente terapeutica per lui stesso; pertanto, qualunque intervento sperimentale sull'embrione umano, che non sia finalizzato ad ottenere benefici diretti per la sua salute, non può essere considerato moralmente lecito. 10. L'attuale processo di globalizzazione progressiva che sta interessando l'intero pianeta, le cui conseguenze non sempre appaiono essere positive, ci spinge a considerare la tematica della ricerca biomedica anche sotto il profilo dei suoi risvolti sociali, politici ed economici. Data la limitatezza crescente delle risorse da poter destinare allo sviluppo della ricerca biomedica, è infatti necessario porre grande attenzione a realizzarne una distribuzione equa tra i vari Paesi, tenendo in conto le condizioni di vita nelle diverse aree del mondo e l'emergenza dei bisogni primari nelle popolazioni più povere e provate. Ciò significa che a tutti dovrebbero essere garantite le condizioni e i mezzi minimali sia per poter usufruire dei benefici derivanti dalla ricerca stessa, sia per poter sviluppare e mantenere una capacità endogena di ricerca. 11. A livello legislativo, poi, si rinnova l'auspicio e la raccomandazione perché si giunga ad una normativa internazionale unificata nei contenuti, che sia fondata sui valori inscritti nella natura stessa della persona umana. In questo modo, si supererebbero le attuali disparità che, in molti casi, rendono possibili abusi e strumentalizzazioni dei singoli individui e di intere popolazioni. 12. Infine, riconoscendo l'enorme influsso che i mass-media hanno nella formazione dell'opinione pubblica e l'importante ruolo che essi svolgono nel suscitare aspettative e desideri, più o meno fondati, nel grande pubblico, appare sempre più necessario che gli operatori del settore, che scelgono di occuparsi dell'area biomedica e, più in generale, della bioetica, si formino accuratamente tanto nel campo scientifico come in quello etico, per essere in grado di comunicare, con un linguaggio semplice e sintetico, la realtà dei fatti senza ingenerare confusione o travisamenti. 13. In conclusione, la Pontificia Accademia per la Vita desidera rinnovare, con grande entusiasmo e profondo senso di responsabilità, il proprio impegno e la propria dedizione alla causa della vita, in sincera e rispettosa collaborazione con tutti coloro che operano nel campo della ricerca biomedica, come il Papa stesso ha indicato nel suo indirizzo alla PAV: "Nel terreno della ricerca biomedica l'Accademia per la Vita può quindi costituire un punto di riferimento e di illuminazione non solo per i ricercatori cattolici, ma anche per quanti desiderano operare in questo settore della biomedicina per il bene vero di ogni uomo" (GP II, Discorso... ., n. 3). Il suo compito precipuo continua ad essere quello di mettere a disposizione della Chiesa, della società nel suo insieme e della comunità scientifica in particolare il proprio servizio "statutario" di studio, formazione ed informazione, nello sforzo di individuare ed indicare alla società intera i valori radicati nella dignità della persona umana ed esigiti dal perseguimento del vero bene di ogni uomo e di tutto l'uomo, allo scopo di dedurne indicazioni etiche che possano guidare gli operatori nel loro impegno quotidiano.
Proposta di impegno etico
Nota introduttiva Il seguente "manifesto" viene pubblicato come appendice al comunicato finale della IX Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita. Esso rappresenta un frutto concreto dei lavori assembleari, quest'anno dedicati al tema "Etica della ricerca biomedica. Per una visione cristiana", che viene presentato come proposta aperta alla quale aderire liberamente. L'invito per una adesione personale è rivolto a tutti i ricercatori e operatori della ricerca nell'area biomedica e anche ai ricercatori nel campo bioetico. L'eventuale adesione personale, che presuppone la condivisione dei principi esposti nel testo, può essere comunicata in uno dei seguenti modi: - per e-mail (indirizzare a: pav@acdlife.va) Qualunque sia la modalità prescelta, è obbligatorio indicare le proprie generalità (nome, cognome, indirizzo, telefono, fax, e-mail), professione e luogo di lavoro, titoli accademici o di studio.
PREMESSA Lo sviluppo raggiunto dalla scienza negli ultimi decenni ha prodotto rilevanti trasformazioni culturali e sociali, modificando qualitativamente molti aspetti dell'esistenza umana. L'avanzamento del progresso scientifico in diversi settori, infatti, ha suscitato grandi speranze di concreti miglioramenti per la vita ed il futuro dell'uomo. Tuttavia, in alcuni settori della ricerca scientifica sono sorti problemi e/o dubbi di natura etica e religiosa, che hanno mostrato in modo inequivocabile quanto sia necessario, in realtà, un costante confronto/integrazione tra le scienze sperimentali, da un lato, e le altre scienze umane e la filosofia, dall'altro, in un orizzonte più ampio, perché l'acquisizione di conoscenze sempre nuove sia effettivamente finalizzata al vero bene della persona umana. La vita e la natura dell'uomo si presentano come realtà troppo complesse per poter essere esaminate in maniera esaustiva da un'unica prospettiva; un approccio multidisciplinare appare, dunque, indispensabile per poter conoscere sempre meglio l'essere umano nella sua integralità ed offrire un apporto significativo alla crescita di una scienza che sia veramente per l'uomo. Inoltre, un tale dialogo interdisciplinare, proprio riportando l'attenzione sulla centralità della persona umana, renderebbe, da una parte, gli uomini di scienza più consapevoli delle implicazioni etiche del loro operare e spingerebbe, dall'altra, i cultori di antropologia filosofica e teologica ad assumere un ruolo di collaborazione dialogica e di supporto pratico nei loro confronti, nel comune intento di accrescere gli strumenti conoscitivi ed applicativi al servizio della comunità umana. In tale prospettiva, il riferimento ai valori umani e, in definitiva, ad una visione antropologica ed etica, è dunque un elemento imprescindibile da porre come premessa per una ricerca scientifica corretta, che sappia ben tenere in conto le responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Perché la scienza sia realmente posta a servizio dell'uomo, è necessario che essa sappia andare "oltre la materia", intravedendo nella dimensione corporea dell'individuo l'espressione di un bene spirituale più grande. Gli scienziati devono comprendere il corpo umano come la dimensione tangibile di una realtà personale unitaria, corporea e spirituale allo stesso tempo. L'anima spirituale dell'uomo, sebbene non tangibile in se stessa, sempre costituisce la radice della sua realtà esistenziale e tangibile, della sua relazione col resto del mondo e, di conseguenza, del suo peculiare ed inalienabile valore. Solo una tale visione potrà rendere la ricerca scientifica effettivamente rispettosa della persona umana, considerata nella sua complessa unità corporeo-spirituale, ogni volta che essa diviene oggetto di investigazione, con un particolare riferimento a quegli eventi che costituiscono l'inizio e il termine della vita umana individuale. A motivo di ciò, emerge forte l'esigenza di offrire percorsi formativi per i giovani ricercatori, che pongano l'accento non soltanto sul versante della preparazione scientifica, ma anche sull'acquisizione di nozioni fondamentali di antropologia e di etica; l'espressione di tali percorsi potrebbe, poi, cristallizzarsi nell'elaborazione di un vero e proprio codice deontologico per i ricercatori, al quale ciascun ricercatore possa fare sicuro riferimento nel suo lavoro, e che rappresenti insieme un segno di speranza e di impegno per una medicina veramente "umanizzata", durante il nuovo millennio. Una prima direttrice di cammino potrebbe riguardare proprio le modalità con cui il ricercatore deve comportarsi e le norme da osservare per indirizzare la ricerca stessa verso le finalità già esposte. Tali indicazioni etiche, alle quali scegliamo di aderire, desideriamo proporle anche a tutti gli altri operatori del mondo della ricerca biomedica; in qualche modo, esse delineano i tratti principali della "personalità morale" del ricercatore.
IMPEGNO - Mi impegno ad aderire ad una metodologia di ricerca caratterizzata da rigore scientifico e da un'alta qualità dell'informazione che viene fornita. - Non aderirò a ricerche nelle quali mi potrei trovare in conflitto d'interesse dal punto di vista personale, professionale od economico. - Riconosco che la scienza e la tecnologia devono essere a servizio della persona umana, nel pieno rispetto della sua dignità e dei suoi diritti. - Riconosco e rispetto ogni tipo di ricerca, e le sue applicazioni, che sia basato sul principio di "bontà morale", riferito alla corretta visione della duplice dimensione corporale e spirituale dell'uomo. - Riconosco che ad ogni essere umano, fin dal primo momento della sua esistenza (processo di fertilizzazione) e fino alla sua morte naturale, va garantito il rispetto pieno ed incondizionato che è dovuto ad ogni persona umana, a ragione della sua peculiare dignità. - Riconosco l'utilità e l'obbligo di una seria e responsabile sperimentazione sull'animale, condotta alla luce di determinate regole etiche, prima di applicare all'uomo nuove metodologie diagnostiche e terapeutiche, a causa del mio dovere di tutelare la vita e la salute umana. Riconosco anche che il passaggio dalla sperimentazione nell'animale alla fase sperimentale clinica (nell'uomo) deve essere compiuto soltanto quando le evidenze fornite dalla sperimentazione negli animali garantiscono sufficientemente l'innocuità o l'accettabilità degli eventuali danni e rischi che tale sperimentazione implicasse. - Riconosco la legittimità della sperimentazione clinica sull'uomo, ma solo a precise condizioni, tra le quali in primo luogo la salvaguardia della vita e dell'integrità fisica dei soggetti umani sottoposti ad essa. Occorrerà poi che la sperimentazione sia sempre preceduta da una doverosa, corretta e completa informazione sul significato e sugli sviluppi della stessa. Tratterò ogni persona che aderisce ad una sperimentazione come soggetto libero e responsabile e mai come mero mezzo per il conseguimento di altri fini. Mai accetterò che una persona sia arruolata in una sperimentazione senza che abbia dato il suo libero consenso informato.
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