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PONTIFICIO ISTITUTO GIOVANNI PAOLO II
SU MATRIMONIO E FAMIGLIA

INTERVENTO DEL CARDINALE ENNIO ANTONELLI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

Profili di santità coniugale
Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi

21 maggio 2010

 

1. Al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia va il mio plauso per aver promosso questo ciclo di conferenze “Profili di santità coniugale”. Una iniziativa pastoralmente opportuna, ma prima ancora teologicamente significativa.

2. In prossimità del Grande Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente metteva in risalto l’importanza del riconoscimento ufficiale della santità in generale e particolarmente della santità coniugale. “Il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell’onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana. Sarà compito della Sede Apostolica, nella prospettiva del terzo millennio, aggiornare i martirologi per la Chiesa universale, prestando grande attenzione alla santità di quanti anche nel nostro tempo sono vissuti pienamente nella verità di Cristo. In special modo ci si dovrà adoperare per il riconoscimento dell’eroicità delle virtù di uomini e donne che hanno realizzato la loro vocazione cristiana nel matrimonio: convinti come siamo che anche in tale stato non mancano frutti di santità, sentiamo il bisogno di trovare le vie più opportune per verificarli e proporli a tutta la Chiesa a modello e sprone degli altri sposi cristiani” (TMA  37).

Coerentemente con questa attenzione prioritaria alla santità coniugale, Giovanni Paolo II ha voluto personalmente una corsia preferenziale per la causa di beatificazione dei coniugi Maria Corsini e Luigi Beltrame Quattrocchi, in modo che potesse arrivare a conclusione nel ventesimo anniversario della “Familiaris Consortio”.

3. I santi prima che protettori da invocare sono modelli da imitare; prima che modelli da imitare, sono segni della presenza di Dio e di Cristo nella storia. La santità è prima dono che scende e poi impegno che sale (primato della grazia). Afferma il Concilio Vaticano II: “Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto” (LG 50). I santi sono innanzitutto motivo di credibilità, di gioia e di lode a Dio: “Mirabile è Dio nei suoi santi” (Sal 67, 36). Insieme ai miracoli, essi costituiscono il segno più trasparente che Cristo è vivo ed è presente adesso nella storia; “sono l’incarnazione della Parola incarnata di Dio e quindi realmente una via di accesso a Gesù” (Hans Urs von Balthasar).

4. Ha detto Karl Rahner: “La vera e propria storia della Chiesa (se mai si è potuta e si potrà mai scrivere) sarebbe la storia dei santi; tutto quanto il resto – pur importante e anche necessario – risulta comunque secondario rispetto a questa storia intima”. Sulla stessa linea Giovanni Paolo II ha affermato: “I santi che in ogni epoca della storia hanno fatto risplendere nel mondo un riflesso della luce di Dio, sono i testimoni visibili della santità misteriosa della Chiesa (…) Per conoscere in profondità la Chiesa è a loro che dovete guardare” (Discorso, 23.9.1989).

La Chiesa è una comunità di uomini convocata e vivificata da Cristo risorto per essere la sua espressione visibile, il suo corpo nella storia: “Comunicando il suo Spirito, egli costituisce misticamente suo corpo i fratelli, che raccoglie da tutte le genti” (LG 7). Si tratta di una misteriosa realtà, spirituale e sociale, invisibile e visibile nello stesso tempo (cfr LG 8), sacramento di salvezza, segno e strumento “per rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutte le genti” (AG 10).

La Chiesa coopera con Cristo Salvatore, trasmettendo l’amore e manifestando la presenza di lui in molti modi: con la Parola creduta e annunciata, con l’Eucaristia e i sacramenti, con il ministero dei pastori e la varietà dei carismi, con la vita santa dei credenti, con la preghiera, il servizio e il sacrificio, con la comunione fraterna, con il rinnovamento delle realtà terrene coerente con il Vangelo. La sua sacramentalità comprende non solo la santità oggettiva dei beni salvifici, ma anche la santità soggettiva dei credenti, nella misura in cui questi accolgono l’amore di Cristo, lo vivono, lo portano e lo manifestano agli altri.

5. Primariamente la Chiesa è opera di Dio Padre mediante Cristo nello Spirito Santo e solo secondariamente è opera dei credenti, in quanto e nella misura in cui cooperano con la grazia divina. Giovanni Paolo II sulla scia del Credo di Paolo VI afferma: “La Chiesa non ha altra vita all’infuori di quella che le dona il suo sposo e Signore” (RH 18). E’ vero che i suoi membri sono tutti in qualche misura peccatori e con i loro peccati la offuscano e la deturpano, e perciò essa, “che comprende nel suo seno i peccatori”, è continuamente “bisognosa di purificazione” (LG 8), nel senso che si fa carico dei peccati dei suoi figli, per essi prega, fa penitenza, domanda perdono a Dio e agli uomini (cfr TMA 33); tuttavia i peccati non sono della Chiesa; sono antiecclesiali e la offendono come offendono Dio. Essa, propriamente parlando, non è mai peccatrice, ma “è agli occhi della fede indefettibilmente santa” (LG 39), la “Santa Chiesa dei peccatori” (Congar). Santa e santificatrice. La sua santità, malgrado i peccati e i limiti umani dei suoi figli, risplende in molti suoi membri, nella misura in cui accolgono la grazia e consentono a Cristo di agire in loro e attraverso di loro nel mondo. I santi più sono tali e più manifestano la vita e la fecondità della Chiesa, quella vita e fecondità che essa riceve da Cristo.

6. Nella prospettiva della Chiesa sacramento si comprende che “ogni fedele è chiamato alla santità e alla missione” e che “il vero missionario è il santo” (RMi 90); si comprende che “si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l’unità dell’amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa” (RMi 23).

Specialmente oggi, in un tempo di crisi delle ideologie e sfiducia nelle dottrine, di secolarizzazione e di eclissi di Dio, è necessario evangelizzare con l’eloquenza della santità vissuta. “Gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di parlare di Cristo, ma in un certo senso di farlo loro vedere” (NMII 16).

7. I santi manifestano la presenza e l’amore di Dio e di Cristo e nello stesso tempo rivelano l’uomo autentico. A volte come scusa per la propria mediocrità si sente dire: “Non sono un santo, sono un uomo”. Ma il santo è il vero uomo. In modo speciale lo si percepisce nei santi laici che hanno una condizione di vita ordinaria, famiglia e lavoro. Particolarmente importante è dunque il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della santità coniugale. E ricco di significato è anche questo ciclo di conferenze sui “Profili di santità coniugale”.

8. “La famiglia piccola Chiesa” non è un modo di dire, una metafora, per suggerire una vaga somiglianza. Si tratta invece di un’attuazione della Chiesa, specifica e reale. “Comunità salvata” e “comunità salvante” (FC 49) come la Chiesa; sacramento particolare di comunione con Dio e tra gli uomini dentro il sacramento generale che è la Chiesa; “comunità di vita e di amore”, che evangelizza con quello che è, più che con quello che fa, proprio come la Chiesa, “ponendo cioè a servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere e agire” (FC 50). Il suo essere comunità di vita e di amore si ripercuote nei diversi aspetti della sua missione: aiuto reciproco tra le persone, procreazione generosa e responsabile, educazione dei figli, formazione delle virtù sociali, impegno civile, impegno di apostolato e partecipazione alle attività ecclesiali, servizio caritativo.

9. La famiglia cristiana, unita e aperta, è insostituibile soggetto di evangelizzazione. Lo ha ribadito tante volte Giovanni Paolo II con un linguaggio straordinariamente incisivo. “(Tra le numerose vie della missione) la famiglia è la prima e la più importante” (Gratissimam sane, 2). La pastorale delle famiglie è “scelta prioritaria e cardine della nuova evangelizzazione” (Discorso, 8.10.1994, n. 2). “La futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Discorso, 30.12.1979). “Chiesa santa di Dio, tu non puoi compiere la tua missione nel mondo, se non attraverso la famiglia e la sua missione!” (Discorso, 30.12.1988).

La famiglia cristiana può evangelizzare nella sua casa con l’amore reciproco, la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio, la catechesi familiare, l’edificazione scambievole. Può evangelizzare nel suo ambiente mediante le relazioni con i vicini, i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro, la scuola, i compagni di sport e divertimento. Può evangelizzare in parrocchia mediante la fedele partecipazione alla messa domenicale, la collaborazione al cammino catechistico dei figli, la partecipazione a incontri di famiglie, movimenti, associazioni, la vicinanza alle famiglie in difficoltà, l’animazione di itinerari di preparazione al matrimonio. Può evangelizzare nella società civile dando il suo prezioso contributo alla coesione e allo sviluppo della società, impegnandosi a servizio delle persone bisognose, aderendo alle associazioni familiari per promuovere una cultura e una politica più favorevole alle famiglie e ai loro diritti (cfr FC 44).

10. La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione è tanto più necessaria oggi in un tempo di diffuso degrado morale, in cui la crisi delle famiglie è dilagante: crisi della coppia, crisi della natalità, crisi dell’educazione. Su questo tema “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione” il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha avviato un progetto di raccolta, discernimento e comunicazione di esperienze, in cui le famiglie sono protagoniste nel vissuto quotidiano, nelle attività ecclesiali, nell’impegno civile. Si è già fatto un Seminario di studio; a novembre si farà un Convegno; poi proseguirà, come attività ordinaria, un prolungato processo di raccolta, discernimento e comunicazione, allo scopo di incoraggiare e ispirare altre esperienze.

11. Per evangelizzare non basta essere stati battezzati; non basta neppure essere praticanti della domenica, se non si ha uno stile di vita coerente col Vangelo. Occorre una robusta spiritualità. “Le sfide e le speranze che sta vivendo la famiglia cristiana – dice Giovanni Paolo II – esigono che un numero sempre maggiore di famiglie scopra e metta in pratica una solida spiritualità familiare nella trama quotidiana della propria esistenza” (Discorso, 12.10.1988).

La “solida spiritualità”, di cui parla il papa, va intesa come rapporto vivo con Cristo vivo e presente, rapporto coltivato con l’ascolto della Parola, la partecipazione all’Eucaristia, la frequenza della Confessione, vissuto concretamente nelle relazioni e attività quotidiane, sia all’interno che all’esterno della famiglia, in atteggiamento di conversione permanente.

12. Validissimo modello e incoraggiamento per questa solida spiritualità sono i profili di santità coniugale. Tra di essi oggi vengono presentati Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo: una coppia eroica nella normalità. Vengono presentati dal loro figlio primogenito, padre Piero Gheddo, missionario del PIME. (Quante vocazioni di speciale consacrazione fioriscono dai genitori santi! Maria Corsini e Luigi Beltrame Quattrocchi: tre figli su quattro! Sergio Bernardini e Domenica Bedonni su 10 figli naturali e uno adottivo sei suore, un sacerdote e due Vescovi, su 11 figli ben 9 consacrati).

13. Padre Gheddo è conosciutissimo e non ha bisogno di presentazione. Solo alcuni tratti. Nato nel 1929; ordinato sacerdote nel 1953; itinerante per visitare le missioni in numerosi paesi di ogni continente; direttore per 35 anni della rivista “Mondo e Missione”; direttore di altre riviste missionarie; cofondatore dell’Editrice Missionaria Italiana e di Mani Tese; collaboratore come giornalista di numerosi giornali e riviste; autore di circa ottanta volumi; apprezzato predicatore televisivo e radiofonico; postulatore di tre cause di canonizzazione (Dott. Marcello Candia; padre Clemente Vismara; fratello Felice Tantardini).

Lo ascoltiamo con gioia.

 

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