PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO MESSAGGIO INVIATO AI BUDDISTI Cristiani e buddisti: amore, difesa e promozione della vita umana
Cari amici buddisti, 1. A nome del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, vorrei estendere a tutti voi i miei sentiti saluti ed auguri in occasione della celebrazione della festa di Vesakh, che offre a noi cristiani l’opportunità di rinnovare il nostro dialogo amicale e la stretta collaborazione con le differenti tradizioni che voi rappresentate. 2. Papa Francesco, proprio all’inizio del suo ministero, ha riaffermato la necessità del dialogo e dell’amicizia tra i seguaci di differenti religioni, facendo notare che "La Chiesa è (…) consapevole della responsabilità che tutti portiamo verso questo nostro mondo, verso l’intero creato, che dobbiamo amare e custodire. E noi possiamo fare molto per il bene di chi è più povero, di chi è debole e di chi soffre, per favorire la giustizia, per promuovere la riconciliazione, per costruire la pace" (Incontro con i Rappresentanti delle chiese e delle comunità ecclesiali, e di altre religioni, 20 marzo 2013). Il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2013, intitolato "Beati gli operatori di Pace", nota: "Via di realizzazione del bene comune e della pace è anzitutto il rispetto per la vita umana, considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, a cominciare dal suo concepimento, nel suo svilupparsi, e sino alla sua fine naturale. Veri operatori di pace sono, allora, coloro che amano, difendono e promuovono la vita umana in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria e trascendente. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita" (Messaggio per la Giornata della Pace 2013, n. 4). 3. Desidero esprimere il sincero rispetto della Chiesa cattolica per la vostra nobile tradizione religiosa. Spesso notiamo una consonanza con valori espressi anche nei vostri libri religiosi: rispetto per la vita, contemplazione, silenzio, semplicità (cf. Verbum Domini, n. 119). Il nostro autentico dialogo fraterno esige che noi buddisti e cristiani facciamo crescere ciò che abbiamo in comune, e specialmente il profondo rispetto per la vita che condividiamo. 4. Cari amici buddisti, il vostro primo precetto vi insegna ad astenersi dal distruggere la vita di ogni essere senziente, proibendo così l'uccisione di se stessi e degli altri. La pietra angolare della vostra etica risiede nell’amorevole gentilezza verso tutti gli esseri. Noi cristiani crediamo che il nocciolo dell’insegnamento morale di Gesù è duplice: l’amore di Dio e l’amore del prossimo. Gesù dice: "Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi; rimanete nel mio amore" E poi: "Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1823). E il quinto comandamento cristiano, "Non uccidere", è in perfetta armonia con il vostro primo precetto. La Nostra Aetate insegna che "la Chiesa cattolica nulla rigetta di ciò che è vero e santo in queste religioni" (NA, n. 2). Penso, perciò, che sia urgente creare, sia per i buddisti che per i cristiani, sulla base dell’autentico patrimonio delle nostre tradizioni religiose, un clima di pace per amare, difendere e promuovere la vita umana. 5. Come tutti sappiamo, malgrado questi nobili insegnamenti sulla santità della vita umana, il male contribuisce in diverse forme alla disumanizzazione della persona, attenuando il senso di umanità degli individui e delle comunità. Questa tragica situazione esige che noi, buddisti e cristiani, uniamo le forze per smascherare le minacce alla vita umana e risvegliare la coscienza etica dei nostri rispettivi seguaci per generare una rinascita spirituale morale degli individui e delle società al fine di essere veri operatori di pace, amando, difendendo e promuovendo la vita umana in tutte le sue dimensioni. 6. Cari amici buddisti, continuiamo a collaborare con rinnovata compassione e fraternità per alleviare le sofferenze della famiglia umana, tutelando la sacralità della vita umana. E’ in questo spirito che vi rinnovo l’augurio di una pacifica e gioiosa festa di Vesakh.
Jean-Louis Cardinal Tauran P. Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ
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