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DICASTERO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
MESSAGGIO PER LA FESTA DI VESAKH 2023
Buddisti e cristiani:
Guarire le ferite dell’umanità e della Terra con Karuna e
Agape
Cari amici buddisti,
Questo Dicastero, precedentemente noto come Pontificio Consiglio per il Dialogo
Interreligioso, vi invia i suoi cordiali saluti in occasione del Vesak, un
momento di festa in cui celebrate la nascita, l'illuminazione e la morte del
Buddha. Possa questa festa ispirarvi ancora una volta a continuare la vostra
ricerca di comprensione della natura del duhkha, delle condizioni che lo
causano e di come si possa superare.
La vita ha la sua parte di sofferenza e di ferite, e le occasioni di festa
possono fornire la necessaria distanza dalla nostra routine quotidiana per
affrontarle con una nuova consapevolezza. La maggiore capacità di comunicazione
del mondo globalizzato di oggi ci ha reso consapevoli che i problemi che
affrontiamo non sono isolati, ma sono il risultato di tensioni e mali che
coinvolgono tutta l'umanità. Le ferite che affliggono il mondo sono molte: la
povertà, la discriminazione e la violenza; l'indifferenza verso i poveri, la
schiavitù derivante da modelli di sviluppo che non rispettano la persona umana e
la natura; l'odio motivato e alimentato da estremismi religiosi e
nazionalistici; e soprattutto, un atteggiamento di disperazione verso la vita
che si esprime attraverso vari generi di ansia e dipendenza. Tutte queste realtà
mettono dolorosamente a nudo la nostra comune vulnerabilità.
La chiara consapevolezza di questa vulnerabilità condivisa richiede nuove forme
di solidarietà plasmate dalle nostre rispettive tradizioni religiose, a cui
guardiamo per trovare "risposte agli enigmi irrisolti della condizione umana che
agitano profondamente il cuore degli uomini" (cfr.
Nostra Aetate, 1).
Poiché siamo un'unica famiglia umana, siamo tutti legati gli uni agli altri come
fratelli e sorelle, coabitanti interdipendenti della terra. Stiamo navigando
sulla stessa barca, "dove i problemi di una persona sono i problemi di tutti".
Ancora una volta, ci rendiamo conto che nessuno si salva da solo; possiamo
salvarci solo insieme" (Papa Francesco,
Fratelli Tutti, 32). Per questo
motivo riteniamo opportuno ricordare il potenziale delle nostre rispettive
tradizioni religiose per offrire rimedi in grado di curare le nostre gravi
ferite e quelle delle nostre famiglie, delle nostre nazioni e del nostro
pianeta.
Cari amici buddisti, voi offrite la guarigione incarnando karuna - la
compassione verso tutti gli esseri, insegnata dal Buddha (Sutta Nipata
1.8, Sutta Nipata 2.4) o agendo in modo disinteressato come fece il
Bodhisattva, che rinunciò a entrare nel Nirvana e rimase nel mondo per
adoperarsi ad alleviare la sofferenza di tutti gli esseri fino alla loro
liberazione. Il Buddha descrive così la persona interamente informata da
karuna: "Dimora con la mente accompagnata dalla compassione, soffondendo una
direzione. Anche una seconda direzione. Anche una terza direzione. Anche una
quarta direzione. Così sopra, sotto, intorno, dappertutto, identificandosi con
tutti, egli dimora soffondendo il mondo di tutti (gli esseri) con la mente
accompagnata dalla compassione, estesa, sublime, illimitata, senza inimicizia,
senza cattiva volontà" (Abhidhamma Pitakaya Vibhanga b). Coloro che
dimorano con la mente accompagnata dalla compassione offrono un antidoto alle
crisi globali che abbiamo menzionato, offrendo una compassione completa in
risposta a mali diffusi e interconnessi.
Allo stesso modo, per i cristiani non c'è rimedio più efficace della pratica
dell'agape (amore disinteressato), la grande eredità che Gesù ha lasciato
ai suoi seguaci. Gesù offre ai suoi discepoli il dono dell'amore divino - l'agape
- e insegna loro ad amarsi gli uni gli altri (cfr. Giovanni 15,13). Egli porta
l'esempio di un uomo che si è dato da fare per curare uno straniero, nemico del
suo popolo, che era stato vittima dei briganti: "Un samaritano, mentre
camminava, giunse dove si trovava quell'uomo; e quando lo vide, ne ebbe
compassione, gli andò incontro e gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino;
poi lo fece salire sulla propria cavalcatura e lo condusse in una locanda,
prendendosi cura di lui" (Luca 10,33-34). Il samaritano dimostra una vicinanza
concreta alla persona bisognosa.
Vorrei ribadire l'appello di Papa Francesco a servire gli altri con compassione,
ad amare concretamente, non astrattamente, con un amore che "è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e
sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la
sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le
distanze” (Messaggio per la Quaresima 2014). Allo stesso modo, l'enfasi posta dal
Buddha sull'addestramento del cuore è particolarmente preziosa nel momento in
cui procediamo insieme nei nostri sforzi per favorire la guarigione: "Sviluppate
la meditazione sulla compassione; perché quando svilupperete la meditazione
sulla compassione, ogni crudeltà sarà abbandonata" (Maharahulovada Sutta
- MN 62).
Sforziamoci di vivere con maggiore amore e compassione e lavoriamo insieme per
costruire un mondo più giusto, pacifico e unito. Possiate "irradiare amore
sconfinato verso il mondo intero - sopra, sotto e attraverso - senza ostacoli,
senza cattiva volontà, senza inimicizia" (Karaniya Metta Sutta, Sn. 1.8).
E possiate godere, cari fratelli e sorelle buddisti, di abbondanti benedizioni e
della gioia di contribuire alla guarigione delle ferite della società e della
Terra, la nostra casa comune.
Dal Vaticano, 16 aprile 2023
Miguel Ángel Card. Ayuso Guixot, MCCJ
Prefetto
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Mons. Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage Segretario |
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