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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move - N° 84, December 2000
Giubileo del mondo dello spettacolo S.Em.Card. Roger Etchegaray, Ecco lÂÂultimo appuntamento di categoria del calendario giubilare. É dedicato a quello che viene definito il ÂÂmondo dello spettacoloÂÂ. É veramente un ÂÂmondoÂÂ, un mondo variegato in cui si muovono gli artisti degli spettacoli, antichi e moderni, dalla danza al teatro, dalla musica al cinema, dai teatrini della fiera ai tendoni del circo. Tutti hanno in comune la vocazione di mostrare, di mostrarsi, sia per ÂÂconvertireÂÂ come portatori di un messaggio, sia per ÂÂdivertireÂÂ come artigiani della gioia. In ogni caso , si tratta per noi di prendere sul serio..ciò che non sempre è preso sul serio. Sono uomini e donne prima di essere artisti che si danno allo spettacolo. Hanno i loro problemi interiori, personali, familiari, professionali. Vi sono quelli esposti alla luce dei riflettori, vedette o anonimi, sospinti dalle onde degli applausi. Vi sono quelli nascosti tra le quinte, assorbiti dagli impegni tecnici dei montaggi. Ma per gli uni e per gli altri il lavoro è una rude scuola: quante prove ostinate da parte della ballerina o del trapezista che sono poi ammirati nella grazia della loro arte! Per il fatto di avere frequentato, da giovane prete, gente di teatro fin nei camerini e gente del circo fin dentro alle carovane, posso testimoniare che il rovescio di questo mondo dello spettacolo presenta spesso un volto marcato da ricerche religiose. Coloro che, domenica, cederanno il posto della virtuosità artistica ad un serio cammino giubilare aspettano da noi una solidarietà spirituale che squarci tutte le maschere, tutti i trucchi, tutte le magie e li raggiunga nella nudità della loro condizione umana. Un motociclista acrobata del ÂÂmuro della morteÂÂ del luna-park, che avevo un tempo preparato alla prima comunione, mi ha scritto di recente: ÂÂChe la Chiesa non ci dimentichi, non siamo solo commercianti di divertimentiÂÂ. Tuttavia, distinguendolo dal Giubileo degli Artisti, già celebrato il 18 febbraio scorso, la Chiesa ha tenuto, a mettere in rilievo il valore festante dellÂÂarte soprattutto popolare, sottolineando così che la festa è unÂÂesigenza della qualità della vita. In questo senso, tutto il Giubileo ha voluto essere, nello scorrere dei mesi, come una continua festa. É vero che nessuno potrà mai misurare la gioia intima di ogni pellegrino, al tempo stesso beneficiario e dispensatore del perdono, ma la parabola del figliol prodigo che ritorna dal padre ci incita, tuttavia, allo spettacolo della gioia collettiva. Questa gioia del tutto semplice è esplosa dapprima nelle nostre celebrazioni liturgiche e da lì si è poi diffusa nelle piazze, nelle strade romane e fin nei cinquanta e più concerti che hanno costellato ciascuna domenica dellÂÂAnno Santo. É incredibile come il cristiano ami la festa, la vera festa che prelude, secondo il tempo dellÂÂAvvento, ad una festa che non sarà più uno spettacolo occasionale ma la vita ordinaria di ogni istante e di ogni popolo. Penso al teologo Harvey Cox e al suo libro ÂÂLa festa dei folliÂÂ. Penso al pittore Georges Rouault e al suo Cristo vestito da arlecchino. Penso a Madeleine Delbrêl a al ÂÂBallo dellÂÂobbedienzaÂÂ nel suo libro ÂÂNoi altri, gente di stradaÂÂ, scritto quarantÂÂanni fà, che commenta le parole di Gesù ÂÂVi abbiamo suonato il flauto e non avete ballatoÂÂ (Lc,7,32): ÂÂSignore, venite ad invitarci. Con Dio, è festa senza fine...É il Giubileo senza fine. |
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