Index

  Back Top Print

INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
IN OCCASIONE DELLA 53ª SESSIONE DELLA COMMISSIONE PER LO SVILUPPO SOCIALE

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO BERNARDITO AUZA,
NUNZIO APOSTOLICO,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO IL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Martedì, 10 febbraio 2015

  

Signora Presidente,

Per cominciare, mi permetta di congratularmi con lei, Eccellenza, e con la direzione per la vostra elezione. La mia Delegazione attende con piacere di lavorare insieme con le altre delegazioni, durante questo ciclo politico, al fine di raddoppiare i nostri sforzi per aiutare quanti vivono in tutte le forme di povertà nel mondo.

Signora Presidente,

Sebbene la crescita economica negli ultimi anni sia rallentata, milioni di persone continuano a uscire dalla condizione di povertà, specialmente nel mondo in via di sviluppo. Tuttavia, la mia Delegazione condivide la preoccupazione espressa dal Segretario generale nel suo recente rapporto e riconosce che la crescita economica, che ha portato nuove sfide, non ha recato uguali benefici a tutti nella società. Continuano a esserci importanti ineguaglianze e molti dei gruppi più vulnerabili della società sono stati lasciati indietro. Se non affrontiamo tali ineguaglianze, specialmente nella transizione verso l’agenda di sviluppo post 2015, rischiamo di minare l’impatto della crescita economica sulla povertà e sul benessere della società nel suo insieme.

Affinché sia sostenibile e vada a beneficio di tutti, lo sviluppo sociale deve essere etico, morale e centrato sulla persona. Anche qui facciamo eco al rapporto del Segretario generale, sottolineando che la crescita economica non è un indicatore sufficiente di sviluppo sociale. Piuttosto, dobbiamo prestare attenzione a quegli indicatori che danno un quadro completo del benessere di ogni individuo nella società, promuovendo al contempo politiche che incoraggino un approccio davvero integrale allo sviluppo della persona umana nel suo insieme.

A questo riguardo, per esempio, non è sufficiente avere un impiego redditizio. Il lavoro deve essere anche dignitoso e sicuro. Gli investimenti nell’educazione, l’accesso ai servizi sanitari di base e la creazione di reti di sicurezza sociale sono fattori primari, e non secondari, per migliorare la qualità di vita della persona e assicurare un’equa distribuzione della ricchezza e delle risorse nella società. Ponendo la persona umana al centro dello sviluppo e incoraggiando investimenti e politiche che rispondano ai bisogni reali, i progressi compiuti in direzione dello sradicamento della povertà restano permanenti e la società è più resistente dinanzi a potenziali crisi.

Signora Presidente,

L’economia di mercato esiste non per servire se stessa, ma piuttosto per servire il bene comune dell’intera società. Tenendo presente ciò, dobbiamo prestare particolare attenzione al benessere dei più vulnerabili tra noi, poiché spesso vengono ignorati nel nome di una maggiore produttività, efficienza e crescita economica generale. Lo sviluppo sociale non può essere un approccio “taglia unica”; pertanto, le politiche e i programmi universali devono essere rafforzati attraverso un approccio più mirato che risponda alle esigenze dei più vulnerabili.

Come Papa Francesco ci ha ripetutamente ricordato, «dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società [...], e ciò implica sia la collaborazione per risolvere le cause strutturali della povertà e per promuovere lo sviluppo integrale dei poveri, sia i gesti più semplici e quotidiani di solidarietà di fronte alle miserie molto concrete che incontriamo» (Esortazione apostolica Evangelii gaudium, nn. 186, 188).

Signora Presidente,

Lo sviluppo integrale autentico della persona e lo sradicamento della povertà possono essere ottenuti solo concentrandosi sull’immensa importanza della famiglia per la società, essendo lì che ogni essere umano riceve la sua educazione primaria e il suo sviluppo più formativo. La famiglia è la rete di sicurezza sociale più naturale della società, condividendo risorse per il bene di tutta l’unità familiare e offrendo un sostegno intergenerazionale. Nella famiglia impariamo ad amare e a contribuire senza retribuzione e, diversamente da quanto accade nell’economia globale, ogni singola persona vi ha un posto.

Signora Presidente,

Per concludere, la mia Delegazione ritiene che dobbiamo intraprendere un approccio strategico per uno sradicamento della povertà basato sulla vera giustizia sociale, al fine di aiutare a ridurre la sofferenza di milioni di nostri fratelli e sorelle. È nostra ferma convinzione che le politiche di sviluppo sociale devono affrontare non soltanto i bisogni economici e politici, ma anche la dimensione spirituale ed etica di ogni persona umana. In questo modo, ogni individuo nella società può essere libero da tutte le forme di povertà, sia materiale sia spirituale.

Grazie, Signora Presidente.