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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
AL FORUM SOCIALE DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI DELL'UOMO
SULL'ACCESSO ALLE MEDICINE

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE E ISTITUZIONI SPECIALIZZATE

Ginevra
Mercoledì, 18 febbraio 2015

 

Signor Presidente,

1. La Delegazione della Santa Sede riconosce la responsabilità degli Stati di assicurare che le medicine siano disponibili, finanziariamente abbordabili e fisicamente accessibili a tutti sulla base della non discriminazione e apprezza la decisione del Consiglio dei Diritti dell’Uomo di dedicare la sessione annuale del Forum Sociale a questa urgente questione. Riguardo alla disponibilità delle medicine, prendiamo atto, in modo particolare, che «la ricerca scientifica ha moltiplicato le possibilità di prevenzione e cura» e «ha scoperto terapie per il trattamento delle più varie patologie». Ciò rappresenta «un impegno di alto valore, per dare risposta alle attese e alle speranze di molti malati in tutto il mondo» (Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al Congresso di chirurgia oncologica, Città del Vaticano, 12 aprile 2014).

2. D’altro canto, dalla prospettiva dell’esperienza della Chiesa cattolica nella cura dei malati in più di 5.000 ospedali e 18.000 dispensari in ogni regione del mondo, la mia Delegazione ha richiamato l’attenzione sul fatto che gli Stati, in particolare, e la comunità internazionale, nel suo insieme, non hanno adempiuto alla loro responsabilità di rendere le medicine e gli strumenti diagnostici abbordabili e accessibili alle popolazioni più povere e più emarginate in paesi a basso reddito e persino in alcune aree e tra alcuni gruppi di persone in paesi ad alto e medio reddito. Un grande ostacolo nel fornire tale accesso consiste nelle applicazioni restrittive e nelle interpretazioni dei diritti di proprietà intellettuale da parte di molti nell’industria farmaceutica.

Signor Presidente,

3. L’applicazione degli strumenti della proprietà intellettuale, così come prevale attualmente in molte parti del mondo, interferisce con il diritto alla salute in due modi. Prima di tutto, alcune compagnie farmaceutiche pretendono profitti e margini di recupero irrealistici anche se la maggior parte dei governi e dei compratori individuali dei paesi in via di sviluppo non hanno la capacità finanziaria per comprare tali prodotti a un prezzo così alto. Questo sistema può portare a trascurare completamente quanti non possono permettersi di pagare il prezzo di alcuni prodotti medicinali e consentire un sistema di libero scambio sbilanciato, e quindi costituisce un monopolio virtuale (crf. Intervento della Santa Sede alla Plenaria del Consiglio dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sul tema: "Proprietà Intellettuale e accesso ai medicinali essenziali", 20 giugno 2001).

Il secondo ostacolo riguarda la ricerca e lo sviluppo (R&D) per mettere a punto medicine nuove e più efficaci e altri prodotti medici di vitale importanza, inclusi gli strumenti diagnostici per facilitare l’identificazione e il trattamento tempestivi di alcune malattie potenzialmente mortali. Il sistema, di fatto, non opera come un incentivo a fare ricerche sui cosiddetti trattamenti “non di mercato” o “a basso rendimento sull’investimento”, come quelli per le malattie tropicali neglette, le malattie rare, o persino quelle malattie che hanno maggiore incidenza tra la popolazione a basso reddito, o in regioni economicamente depresse, tra cui l’Aids, la tubercolosi, la malaria, l’epatite e la malattia virale Ebola, che di recente ha devastato l’area costiera dell’Africa occidentale. È perciò ancora più deplorevole che, a causa di un’eccessiva attenzione al profitto, assistiamo a una preferenza da parte di molte industrie farmaceutiche a orientare la ricerca verso problemi di salute che hanno un potenziale di mercato maggiore nei paesi industrializzati più ricchi.

4. Un gruppo particolarmente privato dell’accesso alle medicine è quello dei bambini. Molte medicine essenziali non sono state sviluppate in formulazioni appropriate o dosaggi specifici per uso pediatrico. Pertanto le famiglie e gli operatori sanitari spesso sono costretti a “indovinare” come meglio dividere le pillole per adulti per usarle con i bambini. Questa situazione può portare a una tragica perdita della vita o alla cronicizzazione della malattia tra i bambini bisognosi. Mentre negli ultimi anni sono stati fatti alcuni progressi nell’affrontare tale problema, soprattutto riguardo ai bambini affetti dall’Aids, molte altre sfide devono essere accolte per assicurare l’accesso alle medicine preparate “a misura di bambino”, alle combinazioni a dosaggio fisso, di gusto e forma accettabili, e facili da somministrare ai neonati o ai bambini molto piccoli.

Signor Presidente,

Pur rispettando pienamente il diritto alla proprietà intellettuale privata, la Santa Sede sollecita un approccio creativo e innovativo, con un utilizzo pieno delle flessibilità consentite dagli strumenti relativi agli aspetti commerciali della proprietà intellettuale, di modo che il diritto alla salute per tutte le persone, senza alcuna forma di discriminazione, possa essere pienamente garantito e applicato. Siamo pertanto convinti che la preoccupazione per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, pur legittima in sé, debba essere vista nella prospettiva più ampia della promozione del bene comune, costruendo una solidarietà globale e dando la priorità alla vita e alla dignità delle persone più vulnerabili del mondo, molte delle quali portano l’iniquo peso delle malattie trasmissibili e di quelle non-trasmissibili.