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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
IN OCCASIONE DELLA 28ª SESSIONE DEL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI,
AL PANEL D'ALTO LIVELLO BIENNALE SU «LA QUESTIONE DELLA PENA DI MORTE»

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE E ALTRE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI A GINEVRA

Ginevra
Mercoledì, 4 marzo 2015

 

Signor Presidente,

La Delegazione della Santa Sede è lieta di partecipare a questo primo dibattito del panel d’alto livello biennale sulla questione della pena di morte e si unisce al numero crescente di Stati che sostengono la quinta risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che chiede una moratoria globale sull’uso della pena di morte. L’opinione pubblica e il sostegno alle diverse misure volte ad abolire la pena di morte o a sospenderne l’applicazione stanno crescendo. Questo dà un forte slancio che, così spera questa Delegazione, incoraggerà gli Stati che ancora applicano la pena di morte ad andare in direzione della sua abolizione.

La posizione della Santa Sede sulla questione è stata articolata più chiaramente negli ultimi decenni. Di fatto, vent’anni fa la questione è stata inquadrata nel contesto etico adeguato della difesa della dignità inviolabile della persona umana e del ruolo che ha l’autorità legittima nel difendere in maniera giusta il bene comune della società (Papa Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n. 56). Considerando le situazioni pratiche esistenti nella maggior parte degli Stati, come risultato di costanti miglioramenti nell’organizzazione del sistema penale, oggi appare evidente che mezzi diversi dalla pena di morte «sono sufficienti per difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone» (Ibidem). Per questa ragione «l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana» (Ibidem).

Le iniziative politiche e legislative che vengono promosse in un numero crescente di Stati per eliminare la pena di morte e per proseguire i progressi concreti compiuti nel conformare il diritto penale sia alla dignità umana dei detenuti sia al mantenimento efficace dell’ordine pubblico stanno andando nella giusta direzione (cfr. Papa Benedetto XVI, Udienza generale, 30 novembre 2011).

Papa Francesco ha ulteriormente sottolineato che la pratica legislativa e giudiziaria dell’autorità statale deve essere sempre guidata dal «primato della vita e la dignità della persona umana». Egli ha rilevato anche «la possibilità dell’esistenza dell’errore giudiziale e l’uso che ne fanno i regimi totalitari e dittatoriali [...] come strumento di soppressione della dissidenza politica o di persecuzione delle minoranze religiose e culturali» (Discorso alla Delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale, 23 ottobre 2014, nn. I e IIb).

Pertanto, il rispetto della dignità di ogni persona umana e il bene comune sono i due pilastri sui quali si è sviluppata la posizione della Santa Sede. Tali principi convergono con uno sviluppo analogo nella legge e nella giurisprudenza internazionale sui diritti umani. Occorre inoltre tener conto del fatto che dall’applicazione della pena di morte non risulta alcun effetto positivo chiaro di deterrenza e che l’irreversibilità di questa pena non consente eventuali correzioni in caso di condanne errate.

Signor Presidente,

La mia Delegazione sostiene con fermezza che mezzi incruenti per difendere il bene comune e promuovere la giustizia sono possibili, e invita gli Stati ad adattare i loro sistemi penali per dimostrare la loro adesione a una forma di punizione più umana. Per quanto riguarda quei Paesi che affermano che abbandonare questa pratica non è ancora fattibile, la mia Delegazione li incoraggia a cercare di diventare capaci di farlo.

Per concludere, Signor Presidente, la Delegazione della Santa Sede appoggia appieno gli sforzi per abolire il ricorso alla pena di morte. Al fine di raggiungere questo obiettivo auspicato, occorre compiere i seguenti passi: 1) sostenere le riforme sociali che permettono alla società di attuare l’abolizione della pena di morte; 2) migliorare le condizioni carcerarie, al fine di assicurare il rispetto della dignità umana delle persone private della propria libertà (cfr. Ibidem).

Grazie, Signor Presidente.