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INTERVENTO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE
ALLA 68ma ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITA'
[GINEVRA, 18-26 MAGGIO 2015]

INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO ZYGMUNT ZIMOWSKI,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER GLI OPERATORI SANITARI
E CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

Ginevra
Mercoledì, 20 maggio 2015

 

Signor Presidente,

La Delegazione della Santa Sede vuole sottolineare l'importanza e l'attualità del tema scelto per la discussione generale. La recente epidemia di Ebola è stata una tragedia sanitaria umana e sociale che, tra le altre cose, ha mostrato come la necessità di istituire sistemi sanitari resilienti sia estremamente importante, in quanto essi sono essenziali per fornire una copertura sanitaria universale e per rispondere prontamente ai focolai della malattia.

1. È ormai diffusa la consapevolezza che il funzionamento regolare ed efficace dei sistemi sanitari è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi sanitari tanto nazionali quanto internazionali [1]. Purtroppo, la maggior parte dei Paesi a basso reddito, che sono ancora afflitti da malattie infettive e da epidemie, dispongono di sistemi sanitari molto deboli che richiedono un intervento urgente, se si vuole che rispondano ai bisogni di salute della loro popolazione.

In realtà, molti centri sanitari non sono in grado di fornire in maniera adeguata i servizi necessari, visto che mancano di personale, medicinali, attrezzature e informazioni sulla salute. Ciò è aggravato dai bassi livelli della spesa sanitaria pubblica, ormai cronici. È necessario quindi che gli investimenti nel settore sanitario ridiventino un obiettivo prioritario per il bene della salute pubblica. Ciò richiede un impegno a lungo termine da parte dei Governi nazionali e dei donatori internazionali per sostenere sistemi sanitari resilienti ed assicurare una copertura universale dei servizi sanitari, rafforzando in tal modo la capacità dei sistemi sanitari nazionali di fornire servizi equi e di qualità e anche di intensificare la loro capacità di rispondere alle epidemie e migliorare la proprietà e la partecipazione comunitaria.

Ciò significa investimenti a breve e lungo termine, in una serie di elementi chiave del sistema sanitario; in particolare, una migliore assistenza sanitaria di base, un numero adeguato di operatori sanitari qualificati, disponibilità di medicine, infrastrutture appropriate, aggiornamento dei dati statistici, finanziamenti pubblici sufficienti, partnership pubblico-privata e moltiplicazione del numero di dispensari e ospedali distrettuali ben attrezzati. È anche una sfida per i donatori a passare dal finanziamento di un programma a breve termine al finanziamento di servizi sanitari completi a lungo termine.

2. Il recente rapporto dell'Ufficio Internazionale del Lavoro sulle disuguaglianze in materia di protezione della salute rurale, ha rivelato che più della metà della popolazione rurale nel mondo non ha accesso all'assistenza sanitaria di base, e molti sono a rischio di impoverimento o di povertà ancora maggiore poiché costretti a pagare di tasca propria i servizi [2]. Questa è la prova evidente che, nel 2015, siamo ancora molto lontani da una copertura universale. Per vari motivi, ci sono forti disparità di accesso alle cure sanitarie tra le aree rurali e urbane, con queste ultime spesso più avvantaggiate rispetto alle prime, più sfavorite. Abbracciando la raccomandazione del rapporto, la mia Delegazione desidera sottolineare l'urgente necessità di ridurre il divario aree rurali/urbane nell’Agenda di sviluppo post-2015, tenendo presente che “la vita umana è sempre sacra e sempre “di qualità”. (…) Non c’è una vita umana qualitativamente più significativa di un’altra, solo in virtù di mezzi, diritti, opportunità economiche e sociali maggiori” [3]. Ciò vuol dire soddisfare le necessità delle popolazioni rurali svantaggiate, emarginate e vulnerabili. Come ci ricorda Papa Francesco: “Le persone e i popoli esigono che si metta in pratica la giustizia; non solo la giustizia legale, ma anche quella contributiva e quella distributiva. Pertanto, i piani di sviluppo e il lavoro delle organizzazioni internazionali dovrebbero tener conto del desiderio, tanto frequente tra la gente comune, di vedere in ogni circostanza rispettati i diritti fondamentali della persona umana e, nel nostro caso, il dirittoalla protezione sociale e alla salute”.[4]

In relazione a tutto ciò, la Delegazione della Santa Sede desidera sottolineare il ruolo della partnership pubblico-privata nel promuovere una copertura universale, soprattutto in molti Paesi a basso reddito in cui la maggioranza della popolazione delle aree rurali e difficili da raggiungere accede ai servizi sanitari di base, principalmente presso i centri sanitari e gli ospedali privati no profit gestiti dalla Chiesa e da altre istituzioni religiose. In molti Paesi, la Chiesa cattolica ha il privilegio di essere uno dei partner principali dello Stato nel fornire i servizi di assistenza sanitaria di prima necessità alle popolazioni in aree remote, attraverso le sue oltre 110.000 istituzioni sanitarie e socio-assistenziali presenti in tutto il mondo [5]. È importante perciò offrire loro la collaborazione e il sostegno necessari, affinché possano avvicinare questi servizi e renderli accessibili in particolare alle persone povere [6]. Infatti, in molti Paesi a basso reddito, il contributo della società civile e delle comunità nell’erogazione dei servizi sanitari è fondamentale.

3. Infine, Signor Presidente, ricordando le numerose vittime del virus Ebola in Guinea, Liberia e Sierra Leone, come pure i numerosi operatori sanitari, appartenenti ad istituzioni sanitarie sia pubbliche che private di proprietà della Chiesa, che hanno perso la vita nell’assistere le persone colpite, e consapevoli dell'impatto dell'epidemia sui già fragili sistemi sanitari dei Paesi colpiti, la cui capacità di fornire servizi sanitari essenziali è stata notevolmente compromessa, la mia Delegazione accoglie con favore le raccomandazioni della Risoluzione sull’Ebola (EBSS3.R1) e ne sostiene la revisione e l’approvazione da parte di questa augusta Assemblea (WHA68).

Auguro a tutti gli illustri delegati una proficua discussione e deliberazione durante questa Assemblea.

Grazie Signor Presidente.


 

[1] Cfr. A64/13 Health System Strengthening: Current Trends and Challenges.

[2] Cfr. International Labor Organization, Global Evidence on Inequities in Rural Health Protection: New Data on Rural Deficits in Health Coverage for 174 Countries, Geneva 2015, pp. 6-12.

[3] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al Convegno commemorativo dell’Associazione Medici Cattolici Italiani in occasione del 70°anniversario di fondazione, 15 Novembre 2014.

[4] Papa Francesco, Discorso alla Conferenza Internazionale sulla Nutrizione FAO, 20 Novembre 2014, n. 2.

[5] La Chiesa cattolica gestisce nel mondo un totale di 116.185 istituzioni sanitarie e di assistenza sociale, di cui 5.034 ospedali, 16.627 dispensari, 611 lebbrosari, 15.518 case per anziani, malati cronici, invalidi e disabili, 9.770 orfanatrofi, 3.896 centri di rieducazione sociale e istituzioni di altro tipo. Cfr. Segreteria di Stato, Annuario Statistico della Chiesa 2013, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013, pp. 355-365.

[6] Cfr. Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas est, n. 28b.