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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA CON I PARTECIPANTI
ALL'INCONTRO EUROPEO DEI DOCENTI UNIVERSITARI

OMELIA DEL CARDINALE TARCISIO BERTONE

Basilica Vaticana
Sabato, 23 giugno 2007

 

Illustri docenti universitari, dopo lo svolgimento dei numerosi convegni ed incontri, siamo qui riuniti intorno alla mensa della Parola e dell'Eucaristia, sulla tomba dell'Apostolo Pietro, per comprendere in profondità il senso del convenire a Roma, città simbolo nella storia dell'umanità e perciò dell'umanesimo, con Gerusalemme e Atene.

Il tema del vostro incontro, in continuità con il Giubileo delle Università, è di grande rilevanza pastorale e culturale. Elaborare un nuovo umanesimo e condividerlo con gli uomini e le donne del nostro continente europeo rappresenta una tappa importante, direi storica, nel cammino della vita delle vostre comunità universitarie. È un tema che raccoglie e unifica le sfide del tempo presente, ma che già indica l'orizzonte nel quale impegnarsi nella ricerca, nella didattica e nell'azione per i prossimi anni.

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato, l'esperienza dell'Apostolo Paolo e l'insegnamento del Signore Gesù, certamente impegnativo, ma ricco di fiducia e di speranza, tracciano un percorso di ricerca che coinvolge tutto il nostro essere, ci sollecita ad aprire i segreti del nostro cuore per un cammino di purificazione e di intensa comunione con Dio.

"Ti basta la mia grazia" (2 Cor 12, 9)

Paolo ci ha rivelato il suo cuore: tanti doni ricevuti nella sua esperienza personale di discepolo del Maestro. Ma nulla può riempire il suo cuore, al di fuori della certezza che è il Signore la sua forza: "Ti basta la mia grazia!".

Come non vedere in questa esperienza la prefigurazione del cammino del docente universitario? Anche senza avere le visioni e i doni soprannaturali dell'Apostolo, quante soddisfazioni per i traguardi raggiunti nella ricerca e nella vita accademica; quante consolazioni e gratificazioni per il ruolo culturale e sociale che si svolge. Ma viene il tempo, e tutti noi lo desideriamo, di fermare la nostra corsa per riflettere sul senso della nostra esperienza, per condividere insieme a Paolo la potenza di Cristo anche nella debolezza: "Quando sono debole, è allora che sono forte" (2 Cor 12, 10).

Cari docenti, e permettetemi di aggiungere, cari colleghi, è necessario che la vita del docente sia animata e sostenuta da una robusta e solida formazione spirituale, sintesi vitale di competenza scientifica e di conoscenza teologica, necessarie per individuare le linee di ricerca e per evitare la strumentalizzazione del sapere per fini che sono incompatibili con la propria vita morale e il bene della società.

Talvolta gli errori scientifici e le conseguenze negative di un progetto culturale possono essere, in qualche modo, previsti ed evitati, se il docente possiede e crea nel suo gruppo di ricerca una condivisa e provata "onestà intellettuale".

Per i docenti cristiani ciò è e deve essere possibile perché l'incontro con Cristo, come il Papa Benedetto XVI ci ha ricordato, è una vera e reale esperienza storica, vissuta nella comunità ecclesiale, che trasforma in profondità l'esistenza dell'uomo e lo rende capace di rapportarsi con la realtà con lo sguardo e la passione di chi sa di non essere "il fondamento" del reale.

L'onestà intellettuale è, oggi più che mai, la strada da percorrere dentro di noi e intorno a noi, quanto più l'oggetto di indagine scientifica diventa complesso e articolato. È la grande testimonianza che i docenti sono chiamati ad offrire alle nuove generazioni di studenti e ricercatori. Il maestro, di cui hanno tanto bisogno i giovani, è colui che testimonia la sua sintonia con le attese del proprio tempo anteponendo agli interessi personali, talvolta anche legittimi, le esigenze della verità. Saper dire che si poteva fare meglio e che altri potranno fare meglio di noi non è vago sentimentalismo o sterile utopia; è invece la grande saggezza che nei secoli gli intellettuali europei dagli atenei hanno diffuso in tutti i campi del sapere umano e di cui oggi ha bisogno il continente europeo per ricreare un nuovo tessuto culturale e sociale idoneo a sostenere l'arduo e impegnativo progetto di elaborare un nuovo umanesimo.

"Non affannatevi" (Mt 6, 25)

Le parole di Gesù nel brano del Vangelo di Matteo aprono le porte per il nostro inserimento sempre più pieno nella storia. L'incontro con Cristo non è mai un'evasione, "una fuga verso l'intimismo, verso l'individualismo religioso, un abbandono della realtà" (Benedetto XVI, Discorso alla V Assemblea generale dell'Episcopato latinoamericano e dei Caraibi), ma è condivisione con il Padre delle sorti dell'uomo. "Guardate gli uccelli del cielo"... "il Padre vostro celeste li nutre" (Mt 6, 26). L'uomo non è solo e Dio non è rinchiuso nella sua solitudine. In Gesù Cristo Dio ha rivelato il suo vero volto, "il Dio con noi, il Dio dell'amore fino alla croce" (Benedetto XVI, idem). Con Lui l'uomo può vivere l'esperienza storica senza affanno. Quanto affanno si nasconde nella vita di un docente universitario! L'usura esistenziale dell'uomo contemporaneo non è forse dovuta all'incertezza del domani?

Le parole di Gesù, con la semplicità dei suoi esempi, ci ricordano che la storia umana può essere compresa nel suo vero dinamismo alla luce del mistero del Verbo incarnato (cfr GS 22). "Se non conosciamo Dio in Cristo e con Cristo, tutta la realtà si trasforma in un enigma indecifrabile" (Benedetto XVI, idem). Liberare l'uomo da tutto ciò che è frutto dell'immaginario e, purtroppo, anche dell'irrazionale, è la grande sfida che i docenti universitari devono affrontare con purezza di cuore e serenità interiore.

Le parole di Papa Benedetto XVI nel famoso discorso all'Università di Regensburg si rivelano di giorno in giorno di grande valore profetico. "Non agire secondo il Logos, è contrario alla natura di Dio", aveva detto Papa Benedetto. Troppo spesso la presenza di Dio nella storia è stata pensata in termini antitetici alla grandezza dell'uomo a tal punto da dover proclamare la sua morte. Le stesse parole di Gesù del Vangelo odierno sono state arbitrariamente interpretate come forme di alienazione dell'uomo. Ma tutti conosciamo le conseguenze di tali orientamenti. L'Europa ha pagato un prezzo molto alto a causa del tentativo di oscurare la presenza di Dio nella storia.

L'Europa, con le sue radici cristiane e l'inestimabile bagaglio intellettuale maturato per tanti secoli, è chiamata a ripensare una nuova sintesi tra fede e ragione, non più giustapposte tra loro, ma convergenti, con la propria metodologia di ricerca, nella conoscenza dell'uomo reale, concreto, storico. La fede cristiana ha in sé la forza di aprire nuovi orizzonti conoscitivi della realtà, perché non appartiene al mondo dei miti o del sentimento. Il cristianesimo può liberare l'uomo dalla paura del domani e ridare slancio alla fatica della ricerca.

Le parole di Gesù "non affannatevi" costituiscono il clima necessario per accogliere e portare a compimento un progetto così impegnativo. C'è il Signore! È Lui la sorgente di quella carità intellettuale che deve animare la vita di un docente universitario. E la carità intellettuale è il frutto di una vita accademica vissuta nella realistica comprensione della storia, senza fughe e senza nostalgie, ma con serena e coraggiosa consapevolezza che vale la pena sacrificarsi nella ricerca per il bene dell'umanità.

Il vero rinnovamento dell'Università passa attraverso una rinnovata presenza di docenti che sanno coniugare amore e verità, fede e ragione, con le priorità indicate dal Vangelo: "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6, 33).

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