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PRESENTAZIONE DEL VOLUME “CHIESA E STATO IN ITALIA
DALLA GRANDE GUERRA AL CONCORDATO (1914-1948).
DIBATTITI STORICI IN PARLAMENTO”

DISCORSO DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO DEL SANTO PADRE

Sala Capitolare del Chiostro del Convento di S. Maria Sopra Minerva
Giovedì, 3 dicembre 2009

 

Sono grato al Presidente del Senato della Repubblica, Sen. Renato Schifani, per l’amabile invito ad intervenire all’odierna presentazione del volume “Chiesa e Stato in Italia dalla Grande Guerra al Concordato (1914-1984). Dibattiti storici in Parlamento”. A Lei, signor Presidente, e a tutti i presenti il mio deferente e cordiale saluto, che va in maniera particolare all’Autore, il prof. Roberto Pertici, e agli illustri docenti che questa sera ci illustreranno quest’opera, il prof. Giuseppe Dalla Torre e il prof. Gianpaolo Romanato.

Non intendo certo sostituirmi ad essi, ma soltanto svolgere alcune considerazioni che mi sono state suscitate da questo volume, voluto per ricordare l’80° anniversario della firma e della ratifica dei Patti Lateranensi. Una ricorrenza, questa, che ha avuto adeguato rilievo anche sull’altra sponda del Tevere, soprattutto perché segna la data della fondazione di quella realtà unica che è lo Stato della Città del Vaticano, entità statuale sovrana, ma geograficamente collocata nel cuore della Capitale d’Italia. Infatti, due sovranità – quella della Repubblica Italiana e quella del Sommo Pontefice, Capo visibile della Chiesa cattolica - convivono oggi in maniera pacifica e, anzi, hanno fra loro intensi rapporti di collaborazione. Lo rilevava il Santo Padre, durante la sua visita ufficiale al Quirinale, il 4 ottobre dello scorso anno: “Davvero si può oggi affermare con soddisfazione che nella città di Roma convivono pacificamente e collaborano fruttuosamente lo Stato Italiano e la Sede Apostolica… il Quirinale e il Vaticano non sono colli che si ignorano o si fronteggiano astiosamente; sono piuttosto luoghi che simboleggiano il vicendevole rispetto della sovranità dello Stato e della Chiesa, pronti a cooperare insieme per promuovere e servire il bene integrale della persona umana e il pacifico svolgimento della convivenza sociale. E’ questa – mi piace ribadirlo - una positiva realtà verificabile quasi quotidianamente a diversi livelli, e alla quale anche altri Stati possono guardare per trarne utili insegnamenti” (Benedetto XVI, Discorso per la visita ufficiale al Quirinale, 4 ottobre 2008).

Tutto ciò è stato però raggiunto dopo un cammino non facile, partendo da posizioni che sembravano antitetiche e perciò irriconciliabili, che il Santo Padre così sintetizzava nello stesso discorso: “da una parte, l’Italia anelava a comporsi in uno Stato unitario e, dall’altra, la Santa Sede era preoccupata di conservare la propria indipendenza a garanzia della propria missione universale” (Ibid.). Per alcuni decenni si è protratto questo contrasto, che non è stato solo fra due parti distinte, ma che ha costituito motivo di interiore lacerazione, soprattutto per tanti cattolici italiani, come tali amanti sinceri della loro Patria, ma non meno fedeli al Vicario di Cristo. E’ di qui, da quello che in questo volume si definisce il “prologo risorgimentale”, che prende le mosse il volume, per accompagnarci a ripercorrere quel cammino che parte dalla soluzione della “Questione Romana” con i Patti Lateranensi del 1929. Essi furono un punto d’arrivo, ma allo stesso tempo affermarono quel principio regolatore delle relazioni Chiesa-Stato che ha poi trovato nuova e più completa formulazione nell’art. 7 della Costituzione italiana e, a livello bilaterale, nell’Accordo del 1984 di modifica del Concordato lateranense. E non si può qui dimenticare anche l’altro apporto decisivo, che è venuto dall’insegnamento del Concilio Vaticano II sui rapporti fra la Chiesa e la comunità civile, soprattutto nella Costituzione pastorale “Gaudium et Spes” sulla Chiesa nel mondo contemporaneo e nella Dichiarazione “Dignitatis Humanae” sulla libertà religiosa. Non a caso il citato Accordo del 1984 fa esplicito riferimento, nelle sue premesse, alla Costituzione italiana e al Concilio Vaticano II.

Ma la peculiarità del volume che questa sera viene presentato sta nel fatto che esso affronta il tema del rapporto Chiesa-Stato, nei settant’anni che vanno dalla prima Guerra mondiale all’Accordo di Villa Madama, da una prospettiva particolare e di grande rilevanza. Vengono infatti ripercorsi i grandi dibattiti del Parlamento e dell’Assemblea Costituente in occasione della ratifica dei Patti Lateranensi e dell’Accordo del 1984 e dell’approvazione dell’art. 7 della Carta Costituzionale. Il volume in sé, dopo l’ampia analisi del prof. Pertici, riporta solo alcuni documenti; tuttavia, grazie agli sviluppi della tecnica, l’allegato CD-Rom mette a disposizione una mole ingente e di grande interesse di riferimenti, che altrimenti avrebbe richiesto vari volumi.

Dunque, grazie a quest’opera ci accostiamo anche al Parlamento e alle sue funzioni. A me interessa rilevare, non tanto l’essenziale funzione legislativa che questo organo svolge, ma mettere in luce, soprattutto, come ogni Parlamento, e in questo caso il Parlamento italiano, sia luogo di incontro e di dibattito fra persone e posizioni filosofico-culturali diverse. Infatti, se esaminiamo gli interventi dei parlamentari a proposito di queste tre grandi tappe del rapporto fra la Chiesa e lo Stato in Italia, cogliamo come in essi si esprima - per dirlo con le espressioni usate dal Presidente Schifani – “la pluralità di orientamenti politici, culturali e religiosi” della società italiana. Mi riferisco, in particolare, ai tre grandi filoni di pensiero che hanno dato e ancora danno l’impronta alla vita politica dell’Italia: quello liberale, quello socialista e quello cattolico. A loro volta, queste posizioni vengono esposte e difese nei dibattiti parlamentari da uomini e donne, che sono stati in molti casi i grandi protagonisti della vita della società e, talvolta, anche della Chiesa in Italia nei passati decenni. Senza volerli ricordare tutti, non posso però tacere il fatto che per alcuni di essi – è il caso di Alcide De Gasperi e di Giorgio La Pira – sono state avviate le cause di canonizzazione, a riprova che l’impegno politico è anche per un cristiano, come disse Paolo VI, un modo arduo e complesso di vivere la carità (cfr. Esortazione Apostolica “Octogesima adveniens”, n. 46).

Attraverso gli atti parlamentari relativi al dibattito che precedette l’approvazione della nuova Costituzione repubblicana o la ratifica dell’Accordo di modifica del Concordato Lateranense, sapientemente commentati ed inquadrati da quest’opera, si assiste al confronto fra uomini e posizioni di pensiero fra loro diverse e, in alcuni punti, antitetiche. Ciò che colpisce è come si sia trovato un consenso, che non è per nulla un compromesso al ribasso, ma che, in ultima analisi, esprime “il riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso” (Discorso del Presidente Giorgio Napolitano al Santo Padre, 4 ottobre 2008) e, quindi, della profonda identità del popolo italiano. E questo non necessariamente a partire da una condivisione di fede, ma in forza di un corretto apprezzamento del ruolo del cattolicesimo nella plurisecolare vicenda storica della nostra Penisola e dell’Europa.

Ma questo non può essere soltanto un motivo di compiacimento per la saggezza umana e politica dei protagonisti di quelle vicende parlamentari, bensì deve diventare un’indicazione di metodo, tuttora valida. Anche oggi, nella società e in Parlamento sono presenti posizioni di pensiero fra loro diverse e, non di rado, configgenti; anche oggi si pongono grandi sfide, che il Santo Padre Benedetto XVI vede “rappresentate dalle guerre e dal terrorismo, dalla fame e dalla sete, dalla estrema povertà di tanti esseri umani, da alcune terribili epidemie, ma anche dalla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione” (Discorso di Benedetto XVI al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, 20 novembre 2006). E allora mi chiedo: quando si tratta di affrontare questioni legate alla presenza pubblica della religione e della Chiesa e, più ancora, quando si discutono delicati temi di carattere etico, che toccano la persona, la sua dignità, il suo legame essenziale alla famiglia, la sua fragilità, all’alba e al tramonto dell’esistenza terrena o davanti alle insidie della violenza e della povertà, non può giovare il ritornare alla lezione che ci viene dalle vicende riproposte nelle pagine di questo volume? Si tratta, cioè, di percorrere quella che il Presidente Schifani, con felice espressione, denomina “la via del patriottismo costituzionale”. Si potrebbe dire che bisogna operare guidati dalla ragione umana, che accomuna tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti, secondo le regole della convivenza democratica.

Tale è, dunque, l’auspicio che vorrei formulare oggi e, soprattutto, in questa sede dove si esercitano grandi responsabilità, quali sono quelle legislative. Qui guardano i cittadini, non solo per ricevere delle norme sagge e utili, ma anche per essere incoraggiati dall’esempio dei loro rappresentanti ad assumere uno stile di convivenza sociale, che sia fondato sul rispetto di valori autentici, che si attui attraverso un costruttivo confronto, e che sia sempre teso a conseguire non interessi parziali o compromessi mortificanti, ma il bene integrale della persona e quello comune della società.

 

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