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CELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DELLE ORDINAZIONI EPISCOPALI DI S.E. MONS. PIERO PIOPPO,
 S.E. MONS. NOVATUS RUGAMBWA, S.E. MONS. EUGENE MARTIN NUGENT

OMELIA DEL CARD. TARCISIO BERTONE,
SEGRETARIO DI STATO D
EL SANTO PADRE

Basilica di San Pietro - Giovedì, 18 marzo 2010

 

“Ecco il servo saggio e fedele, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia” (Lc 12, 42; Antifona d’ingresso).

Venerati Fratelli,
illustri Autorità,
cari fratelli e sorelle!

Questa antifona, che introduce la liturgia eucaristica della solennità di san Giuseppe, ricorre anche nelle memorie dei Santi Pastori. Essa, dunque, felicemente collega le due circostanze che oggi ci vedono riuniti: la celebrazione del Patrono della Chiesa universale e le Ordinazioni di tre nuovi Vescovi, che il Sommo Pontefice ha nominato Nunzi Apostolici. Sua Santità Benedetto XVI è spiritualmente con noi: egli assicura la Sua speciale preghiera per gli Ordinandi e invia ai loro cari e a tutti i presenti il Suo saluto e la Sua Benedizione. E noi vogliamo esprimerGli in questo momento, insieme con la riconoscenza, anche i più fervidi auguri per la Sua festa onomastica, invocando per Lui e per tutte le Sue intenzioni l’intercessione di san Giuseppe.

Cari e venerati Fratelli, Mons. Piero Pioppo, Mons. Novatus Rugambwa e Mons. Eugene Martin Nugent, vi rivolgo il mio personale e cordiale saluto, e al tempo stesso mi faccio interprete dei sentimenti di tutti i presenti, manifestandovi la gioia di partecipare a questo momento di grazia, in cui il Signore vi associa al Collegio apostolico, per una nuova e più impegnativa missione nella sua Chiesa. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato vi domanda un’accoglienza tutta particolare: essa infatti illumina questo giorno e accompagnerà tutta la vostra vita e il vostro ministero. Nelle letture bibliche proprie della solennità di San Giuseppe viene ricordata, nella prima Lettura presa dal Secondo Libro di Samuele, la grande promessa sulla discendenza davidica, seguita dal Salmo 88 Canterò in eterno l’amore del Signore. La seconda Lettura è tratta dalla Lettera ai Romani e ci presenta Abramo quale padre nella fede. Infine il brano evangelico presenta l’episodio di Gesù dodicenne nel tempio, che conclude il Vangelo dell’infanzia secondo san Luca.

Il primo tema, che emerge e che vorrei mettere a fuoco è quello della fedeltà di Dio e della risposta umana che è fede, fiducia, fedeltà. Anche l’Anno Sacerdotale che stiamo vivendo ha per tema “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. Tale tema su cui si basa la vita di ogni credente, assume un carattere maggiormente impegnativo con il Sacramento dell’Ordine. Di conseguenza le parole del Salmo: “Canterò in eterno l’amore del Signore, / di generazione in generazione / farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà” (Sal 88/89, 2) si addicono particolarmente ad ogni cristiano che diventa prete, ma acquistano una valenza ancora più forte per il prete che diventa vescovo. Egli, infatti, ha potuto sperimentare già a lungo la fedeltà di Dio, nonostante le proprie umane fragilità. Di fronte a questo “dono e mistero” – per usare l’espressione del Venerabile Giovanni Paolo II –, la reazione di chi è chiamato all’apostolato non può che essere quella del re Davide, stupito e confuso per l’eccessiva grandezza della promessa di Dio [cfr. 2 Sam 7, 18-29]. Tuttavia, occorre notare che Davide, nel far sgorgare tali espressioni dal proprio cuore, non pensa a sé, ma al popolo, e al Regno. Pertanto: la giusta riconoscenza per il dono di Dio, lungi dal portare ad indugiare su sé stessi e sull’onore ricevuto, deve condurre a lodare il Signore per la bellezza e la grandezza del suo disegno per la stabilità e la concretezza del suo amore, che attraverso i secoli non cessa di costruire con pazienza questo meraviglioso edificio spirituale che è la sua Chiesa.

Tale costruzione cresce e si sviluppa nella misura in cui alla fedeltà di Dio corrisponde la fede dell’uomo. In questo senso la fede stessa può dirsi fondamento. Pensiamo alla fede di Abramo, alla fede di Maria, alla fede di Pietro. Pensiamo oggi in particolare alla fede di Giuseppe di Nazaret, la cui statura è tanto più elevata quanto più egli rimane nascosto, silenzioso, discreto nell’adempiere il compito affidatogli da Dio, compito in realtà decisivo, sia sul piano semplicemente umano, sia su quello storico-salvifico. A Giuseppe, infatti, conduce la genealogia di Gesù “figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1, 1): Giuseppe è l'ultimo anello di una catena che termina, appunto, nel figlio di Maria, il quale porterà a compimento le antiche promesse conferendo al disegno di Dio l’ultimo e decisivo salto di qualità: l’instaurazione del Regno messianico. Cari Fratelli, al servizio di questo Regno noi siamo “ordinati”, ed è sempre necessario ricordarci che possiamo essere utili a tale opera di Dio, secondo la misura della nostra fede, perché è appunto su questa - come dicevamo - che il Signore può costruire. Dunque, il primo dono che oggi noi chiediamo per intercessione di San Giuseppe, specialmente per voi Ordinandi, è quello di una fede genuina, profonda e forte.

Soffermiamoci ora brevemente sul brano evangelico, nel quale viene messo in risalto il rapporto tra Gesù, i suoi genitori e Dio Padre. La figura di san Giuseppe è qui sempre associata a quella di Maria sotto il termine “i genitori di Gesù”; essi fanno tutto insieme: ogni anno salgono a Gerusalemme; quando Gesù ha dodici anni lo accompagnano, probabilmente per il rito di iniziazione che anche oggi i fratelli ebrei chiamano bar-mitzvah, in cui il ragazzo diventa, appunto, “figlio del comandamento”. San Luca ha un tocco molto fine al momento del ritrovamento di Gesù nel tempio tra i dottori, quando Maria dice a Gesù: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2, 48). “Tuo padre e io”: con questo accenno fugace ma importante, il ruolo di San Giuseppe è evocato nella sua funzione di autorità paterna. E proprio per questo acquista tutto il suo peso la risposta di Gesù, che afferma di doversi “occupare delle cose del Padre” suo (Lc 2, 49). In questa singolare mediazione educativa tra il figlio Gesù e il Padre celeste sta tutto il mistero di Giuseppe. Una missione che – come quella di Maria –  è assolutamente unica, ma al tempo stesso ha un valore esemplare per tutti nella Chiesa, in particolare per quanti sono chiamati ad un servizio di paternità, o nella famiglia o nella comunità ecclesiale. Anche il prete e il vescovo hanno molto da imparare da San Giuseppe per impostare bene il loro compito di guide pastorali. Devono “esserci”, esercitare pienamente e con responsabilità l’autorità ricevuta, sempre consapevoli della superiore presenza di Dio, della sua preminente azione nei cuori e nella storia delle persone, e quindi sempre capaci di indicare Lui, di orientare a Lui.

Riascoltiamo, a questo proposito, alcune parole del Servo di Dio Paolo VI, già riprese dal Venerabile Giovanni Paolo II: la paternità di san Giuseppe consistette concretamente “nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa” (Omelia, 19 marzo 1966: Insegnamenti, IV [1966], p. 110; cfr Esort. ap. Redemptoris custos, 15 agosto 1989, 8). Cari Fratelli Ordinandi, fatte le debite proporzioni, questa è anche la nostra vocazione di preti e di vescovi. E se la viviamo con fede, noi troviamo qui un inesauribile motivo di gioia : non appartenere più a noi stessi, ma totalmente a Dio, a Cristo e alla Chiesa! Non in forma astratta, generica, ma concreta, cioè nel servizio alle persone e alle comunità che la Provvidenza ha affidato alle nostre cure.

Dopo un diligente e meritorio servizio già svolto in distinte e peculiari responsabilità ecclesiali, vi attende un ministero alto e impegnativo: quello di Rappresentanti del Papa presso alcune Chiese locali e in alcuni Paesi. Tu, caro Mons. Pioppo, sei Nunzio Apostolico in Camerun ed in Guinea Equatoriale. Tu, caro Mons. Rugambwa, sei Nunzio Apostolico in Angola e São Tomé e Príncipe, e Tu, caro Mons. Nugent, sei Nunzio in Madagascar e Delegato Apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di Delegato Apostolico in La Riunione. Tutti e tre, dunque, siete stati destinati dal Santo Padre Benedetto XVI nell’area del grande Continente africano. Non possiamo non notare con piacere che in ben due di questi Paesi, il Camerun e l’Angola, Egli si è recato esattamente un anno fa: infatti celebrò la Messa solenne di San Giuseppe nello stadio di Yaoundé, in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum laboris della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Questa Assemblea sinodale, celebrata in Vaticano nell’ottobre scorso, ha impresso all’intera Chiesa in Africa una nuova spinta spirituale e pastorale, ed è in questo contesto che voi, carissimi, iniziate la vostra missione. In tutte le Nazioni alle quali siete inviati, il Vangelo ha già da lungo tempo portato frutti abbondanti, e il grande albero del Regno di Dio ha radici solide e rami ampi ed estesi. Vi auguro di inserirvi al meglio nell’opera compiuta da quanti vi hanno preceduto e di dare un contributo illuminato e generoso al cammino di quelle Chiese e di quei Paesi. Il Signore è con voi e, insieme con i vostri Santi patroni, vi assistono, in modo speciale, San Giuseppe e gli Apostoli Pietro e Paolo. Vi affido alla materna protezione della Vergine Santa, con la preghiera recitata da Sua Santità Benedetto XVI, in occasione del menzionato viaggio in Africa.

“Santa Maria, Madre di Dio, Protettrice dell’Africa, tu hai dato al mondo la vera Luce, Gesù Cristo. Con la tua obbedienza al Padre e per mezzo della grazia dello Spirito Santo ci hai dato la fonte della nostra riconciliazione e della nostra giustizia, Gesù Cristo, nostra pace e nostra gioia.

Madre di tenerezza e di saggezza, mostraci Gesù, il Figlio tuo e Figlio di Dio, sostieni il nostro cammino di conversione, affinché Gesù faccia brillare su di noi la sua Gloria in tutti i luoghi della nostra vita personale, familiare e sociale.

Madre piena di Misericordia e di Giustizia, con la tua docilità allo Spirito Consolatore, ottieni per noi la grazia di essere testimoni del Signore risorto, affinché diventiamo sempre più sale della terra e luce del mondo. (…) Regina della Pace, prega per noi! Nostra Signora d’Africa, prega per noi!”.

Amen.

 
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