The Holy See
back up
Search
riga

CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DEI LAVORI
DELLA CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SULL'AMBIENTE E LO SVILUPPO 

OMELIA DEL CARD. ANGELO SODANO

  Rio de Janeiro - Domenica, 14 giugno 1992 

 



Eccellentissimi Signori Capi di Stato e di Governo,
Fratelli e Sorelle nel Signore,

La Chiesa Cattolica celebra oggi la festa della Santissima Trinità, invitandoci a rinnovare la nostra fede in Dio Uno e Trino, ad adorare la sua maestà e a celebrare il suo amore per gli uomini.
In unione con i cattolici del mondo intero, anche noi vogliamo cantare gloria a Dio e meditare sul significato della festa odierna.

Nondimeno, mi sia permesso, in primo luogo, salutare cordialmente tutti e ciascuno di Voi, Capi di Stato e di Governo, personalità riunite a Rio de Janeiro in occasione della chiusura della Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo. E in ciascuno di Voi saluto i Vostri popoli, tanti uomini e donne anonimi – molti dei quali condividono con noi la fede cattolica –, che costruiscono il futuro e tessono la trama della vita sociale, economica e politica dei Paesi oggi qui rappresentati.

Nello stesso tempo, sono portatore del saluto paterno e della benedizione di Sua Santità il Papa Giovanni Paolo II, il Quale, come Successore di Pietro, è chiamato a «confermare nella fede «tutti i Suoi «fratelli» ed è garanzia dell'unità della Chiesa, che pellegrina sotto tutte le latitudini e si incarna nella diversità delle culture.

Ho il privilegio e la soddisfazione di ringraziare il Signor Presidente della Repubblica Federativa del Brasile della disponibilità dimostrata per accogliere, dentro il recinto della Conferenza, questa celebrazione dell'Eucaristia intesa a commemorare il Giorno del Signore in mezzo ai lavori di questa Assemblea internazionale.

La liturgia della Solennità della Santissima Trinità ci pone, in atteggiamento di contemplazione e di adorazione, davanti al Mistero supremo della vita di Dio. Mistero ineffabile di tre Persone in un solo Dio, rivelato dal Signore Gesù Cristo e confessato nella formula del Simbolo Apostolico: Crediamo in Dio, che è Padre, crediamo in Dio, che è Figlio, crediamo in Dio, che è Spirito Santo: «Adoriamo la Trinità delle Persone, l'unità della natura, l'uguaglianza nella maestà divina» (Prefazio della Messa della Santissima Trinità).

«O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo none su tutta la terra!» (Sal 8, 2): l'abbiamo appena professato con le parole del salmo responsoriale. Come il salmista, anche noi, uomini del nostro tempo, quando apriamo il cuore alle meraviglie che ci circondano, quando contempliamo la creazione di Dio: il cielo, la luna, le stelle, sentiamo che nel più profondo del cuore nascono l'ammirazione, la meraviglia, lo stupore: «Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, il figlio dell'uomo perché te ne curi?« (Sal 8, 5). Che cos'è un uomo in confronto dell'universo? Meno di un grano di sabbia, meno di un atomo per noi. Le sue dimensioni sono insignificanti, quando si mettono in relazione con l'immensità dell'universo creato.

L'ammirazione cresce nell'anima del credente. Dio si prende cura di ciascuno di noi più che degli astri, più che della terra. L'essere umano è, in verità, il centro della creazione, il centro dell'universo, «l'uomo il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo «Gaudium et Spes», n. 24).

L'essere umano è l'apice della creazione, perché Dio l'ha fatto «poco meno degli angeli», lo ha «coronato di gloria e di onore» (Sal 8, 6). Dio lo ha creato a sua immagine e somiglianza, ha riversato su di lui la ricchezza del pensiero e la potenza prodigiosa dell'amore, la vita delle spirito, e un'anima immortale, chiamata a stare con Dio, alla fine dei tempi, per tutta l'eternità.

La stessa Parola di Dio, che ci ha insegnato che il cosmo è stato creato da Dio, ci dice che Egli ha dato all'uomo «il potere sulle opere delle sue mani» e ha «posto tutto sotto i suoi piedi». L'essere umano ha ricevuto il compito di amministrare con sapienza, con responsabilità e con amore, il mondo che lo circonda.

Sappiamo per esperienza propria che l'essere umano, quando vive in conformità alla propria dignità di immagine di Dio e seguendo i disegni del suo Creatore, sa dominare se stesso, governare la terra e domare la materia. Al contrario, però, conte successe ai nostri progenitori, quando volta le spalle a Dio, quando presume di saper fare le cose a proprio modo, quando agisce deliberatamente contro il disegno del Creatore, l'essere umano, con il suo peccato, distrugge l'armonia esistente nel cosmo. «Quando si discosta dal disegno di Dio creatore, – afferma il Papa Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1990 –, l'uomo provoca un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul resto del creato. Se l'uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace». E così prosegue il Santo Padre: «È evidente che un'idonea soluzione non può consistere semplicemente in una migliore gestione, o in un uso meno irrazionale delle risorse della terra. Pur riconoscendo l'utilità pratica di simili misure, sembra necessario risalire alle origini e affrontare nel suo insieme la profonda crisi morale, di cui il degrado ambientale è uno degli aspetti preoccupanti» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace del 1990 «Pace con Dio Creatore, Pace con tutto il creato»,n. 5).

Questa crisi morale della nostra umanità esige da tutti gli uomini un grande senso di responsabilità per affrontare i problemi senza trascurare gli aspetti etici e tenendo presente solidarietà conte orizzonte nelle relazioni tra gli esseri umani. Da noi cristiani; che abbiamo la grazia di credere e di essere illuminati dalla Parola di Dio, si richiede uno speciale impegno nel compito, che nasce direttamente dalla nostra fede in Dio creatore (Giovanni Paolo II, Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace del 1990 «Pace con Dio Creatore, Pace con tutto il creato», n. 5) e in Dio che è Trinità.

La Comunione di Tre Persone distinte in un'unica Natura ci fa intravvedere che, in seno alla Trinità, «Dio è Amore», Dio è comunione. Il Verbo di Dio, fatto conto della nostra carne, ha lasciato, come comandamento che distinguerà sempre i suoi discepoli, «l’amore reciproco», l'amore fraterno. La nostra fede, che ci fa comprendere che tutti gli uomini sono nostri fratelli, ci deve portare a sviluppare in una maggiore profondità quel senso di solidarietà che, lungi dal rimanere nell'egoismo caduco di chi pensa solo a se stesso, ci faccia lavorare per il bene di tutti. E questa è la chiamata che Dio rivolge, in primo luogo, a chi detiene la responsabilità di reggere i destini dei popoli. Sì, chiamata a una nuova solidarietà tra i popoli più ricchi e quelli che sono in via di sviluppo: però solidarietà a tutti i livelli da quello internazionale come all'interno di ciascuna nazione. Solidarietà fra quanti condividono le difficoltà della crescita quotidiana, con la coscienza che dipendiamo gli uni dagli altri e con una particolare attenzione ai settori più vulnerabili della società, tenendo presenti non soltanto gli indici economici ma altresì i valori etici sui quali si costruisce una società degna dell'uomo.

«I cieli sono i cieli del Signore, ma egli ha dato la terra ai figli dell'uomo» (Sal 115 [113B], 16). E dagli uomini il Signore Dio aspetta un atteggiamento degno di chi crede che Dio è Amore.

Fratelli e sorelle in Cristo,
La festa della Santissima Trinità ci porta a cantare la gloria di Dio, in unione con il coro degli Angeli e dei Santi. Le meraviglie stesse dell'universo devono essere, per i credenti, una scala per andare a Dio e per conoscerlo più profondamente.
Ci aiuti, in questo itinerario verso Dio, San Francesco di Assisi, il patrono degli ecologisti, che nel suo «Cantico delle creature» ci invitava a cantare la gloria di Dio:
«Laudato sie, mi Signore, con tutte le tue creature, spezialmente messer lo frate Sole (...).
Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra ».

Lodato sii, o Signore, da tutte le tue creature! Amen.


*L'Osservatore Romano 15-16.6.1992 p.2.

 

top