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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DELL’
INSTRUMENTUM LABORIS 
DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
DEL SINODO DEI VESCOVI:
«LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
PER LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA»

(7-28 OTTOBRE 2012)

Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede
Martedì, 19 giugno 2012

  

  • INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ
  • INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA
     
  • INTERVENTO DI S.E. MONS. NIKOLA ETEROVIĆ

    I) Introduzione

    Dal 7 al 28 ottobre 2012 si terrà in Vaticano la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Sotto la guida del Santo Padre Benedetto XVI, Presidente del Sinodo dei Vescovi, rappresentanti dell’episcopato del mondo intero, in un ambiente di preghiera, di dialogo e di fraterna comunione, rifletteranno sulla trasmissione della fede cristiana. Si tratta di una delle grandi sfide della Chiesa che sarà approfondita nel contesto della nuova evangelizzazione. Pertanto i due aspetti dell’argomento sinodale sono intimamente uniti e si completano a vicenda. Lo scopo della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede cristiana. L’urgente compito di trasmettere alle nuove generazioni il Vangelo di Gesù – senza interruzione del processo di trasmissione della fede – si svolge nell’ambito della nuova evangelizzazione.

    La riflessione sinodale sarà alquanto arricchita dal legame con l’Anno della fede che, secondo la decisione del Sommo Pontefice, espressa nella Lettera Apostolica in forma di motu proprio Porta fidei, incomincerà l’11 ottobre, nel corso dell’Assise sinodale, in commemorazione del 50° dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

    L’Instrumentum laboris, ordine del giorno dell’Assise sinodale, rappresenta una tappa importante nella preparazione dei lavori sinodali. Esso è il risultato delle risposte ai Lineamenta, documento di riflessione sul tema dell’Assemblea sinodale che, pubblicato il 2 febbraio 2011, festa della Presentazione del Signore, è stato inviato ai 13 Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, alle 114 Conferenze Episcopali, ai 26 Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali. Tutti questi organismi con i quali il Sinodo dei Vescovi mantiene rapporti ufficiali hanno fatto pervenire i loro contributi alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. La Segreteria Generale ha ricevuto pure altri contributi di istituzioni e di singoli fedeli. Con l’aiuto del Consiglio Ordinario, la Segreteria Generale, valendosi del contributo di alcuni esperti, ha curato il presente documento che oggi viene presentato. In modo particolare, occorre segnalare il contributo del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il cui Ecc.mo Presidente è stato associato al Consiglio Ordinario che ha partecipato alla stesura del Documento.

    II) Schema dell’Instrumentum laboris

    Oltre alla Prefazione, a firma dell’Ecc.mo Segretario Generale, l’Instrumentum laboris è composto da quattro capitoli, preceduti da una Introduzione e chiusi da una breve Conclusione. I capitoli sono dedicati ai seguenti temi: 1) Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l’uomo; 2) Tempo di nuova evangelizzazione; 3) Trasmettere la fede; 4) Ravvivare l’azione pastorale.

    Nell’Introduzione si presenta la struttura dell’Instrumentum laboris, si indicano il significato del tema sinodale, i punti di riferimento e le attese da parte delle Chiese particolari, secondo le risposte ai Lineamenta. Con l’indizione dell’Anno della fede, il Santo Padre Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II per la vita della Chiesa e anche per i lavori sinodali. Nell’Introduzione si mette in risalto l’importanza dei documenti conciliari che sono stati punti di riferimento per i Vescovi di Roma nell’applicarne le indicazioni nei decenni successivi e che sono poi confluiti, per esempio, nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Nell’Instrumentum laboris spesso si menzionano l’Esortazione Apostolica di Paolo VI Evangelii nuntiandi, vari pronunciamenti del beato Giovanni Paolo II e, in particolare, l’Enciclica Redemptoris missio e la Lettera Apostolica Novo millennio inneunte. Quanto al Santo Padre Benedetto XVI, si citano vari pronunciamenti, soprattutto la Porta fidei, e si insiste sull’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità, con il quale occorre leggere e recepire il Concilio perché diventi "una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa" (N. 14).

    Con riferimento alle risposte degli episcopati, dall’Assise sinodale si attende che infonda energie nuove alle comunità cristiane e che fornisca risposte concrete alle domande circa l’evangelizzazione nel mondo attuale. Si sente la necessità di nuovi strumenti e di nuove espressioni per rendere comprensibile la parola di Dio negli ambienti di vita dell’uomo contemporaneo. L’evento sinodale dovrebbe rappresentare un’occasione di confronto e condivisione sia dell’analisi sia di esempi di azione da condividere allo scopo di fornire incoraggiamento ai Pastori e alle Chiese particolari. Si auspica che la nuova evangelizzazione "porti a riscoprire la gioia di credere, e aiuti a ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede" (N. 9).

    III) Primo capitolo: Gesù Cristo, Vangelo di Dio per l’uomo

    Accogliendo suggerimenti di varie risposte, lInstrumentum laboris ribadisce il nucleo centrale della fede cristiana, che non pochi cristiani ignorano. Al contempo, con tale attitudine si intende proporre il Vangelo di Gesù Cristo come Buona notizia anche per l’uomo contemporaneo.

    L’Instrumentum laboris ribadisce la vocazione fondamentale della Chiesa di annunciare agli uomini la Buona Notizia che ha ricevuto e che vive. La fede cristiana è soprattutto l’incontro con la persona di Gesù Cristo a livello personale e comunitario, opera dello Spirito Santo, che trasfigura la vita dei fedeli, facendoli partecipi della vita divina. "Per Gesù l’evangelizzazione assume lo scopo di attrarre gli uomini dentro il suo intimo legame con il Padre e lo Spirito" (N. 22). L’evangelizzazione conduce naturalmente l’uomo ad un’esperienza di conversione, tappa indispensabile nel cammino alla santità. "La Chiesa che annuncia e trasmette la fede imita l’agire di Dio stesso che si comunica all’umanità donando il Figlio, che effonde lo Spirito Santo sugli uomini per rigenerarli come figli di Dio" (N. 36).

    Gesù Cristo, "Vangelo di Dio, è stato assolutamente il primo e il più grande evangelizzatore" (Evangelii nuntiandi 7 in N. 21). Il Suo Vangelo è la ripresa e il compimento dell’annuncio delle Scritture dell’Antico Testamento. "Proprio in forza di questa continuità, la novità di Gesù appare al tempo stesso evidente e comprensibile" (N 22). Fedele alla volontà del suo Signore, "evangelizzatrice, la Chiesa vive questa sua missione ricominciando ogni volta con l’evangelizzare se stessa" (N. 37), tramite una conversione e un rinnovamento costanti nell’ascolto della Parola di Dio, nella celebrazione dei sacramenti e nell’opera della carità. L’evangelizzazione non è una scelta della Chiesa bensì un dovere: essa esiste per evangelizzare. D’altra parte, "ogni persona ha il diritto di udire il Vangelo di Dio per l’uomo, che è Gesù Cristo" (N. 33). L’evangelizzazione è il grande dono di Dio a tutti gli uomini. La nuova evangelizzazione è l’espressione della dinamica interna del cristianesimo, che desidera far conoscere agli uomini di buona volontà la "profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza" (Rm 11,33) del mistero di Dio rivelatosi in Gesù Cristo, e non tanto un’affannosa risposta di fronte alla crisi della fede e alle nuove sfide poste alla Chiesa dal mondo attuale.

    IV) Secondo capitolo: Tempo di nuova evangelizzazione

    Il secondo capitolo del Documento è dedicato prevalentemente alla segnalazione delle sfide attuali all’evangelizzazione come pure alla descrizione della nuova evangelizzazione. L’Annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, sempre uguale, si confronta oggi con alcune situazioni sociali nuove che interpellano la Chiesa ed esigono da essa risposte adeguate per rendere ragione alla speranza che essa porta (cfr 1Pt 3,15). Si tratta di nuove sfide all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, descritte con vari scenari. La Chiesa è chiamata a fare discernimento di tali scenari "per trasformarli in luoghi di annuncio del Vangelo e di esperienza ecclesiale" (N. 51). Essi erano già indicati nei Lineamenta, ma le risposte degli episcopati hanno contribuito ad una loro maggiore elaborazione. Si tratta di diversi scenari: culturale (caratterizzato dalla secolarizzazione), migratorio, economico, politico, della ricerca scientifica e tecnologica. Per l’incidenza nella vita delle Chiese particolari, sono stati ulteriormente sviluppati gli scenari comunicativo e religioso. Molte risposte hanno messo in risalto l’importanza dei mezzi di comunicazione, in particolare, della cultura mediatica e digitale per la diffusione della Buona Notizia. Quanto allo scenario religioso, si approfondiscono distintamente il dialogo ecumenico e quello interreligioso. Si ringrazia la divina Provvidenza per molti e significativi progressi nel dialogo della Chiesa Cattolica con le altre Chiese e comunità ecclesiali, anche se non si ignorano ostacoli, anche recenti, in tale cammino tracciato dal Signore Gesù nella sua preghiera che "tutti siano una cosa sola" (Gv 17,21). Quanto al dialogo interreligioso, si sottolinea l’attualità del dialogo con l’Islam e con altre grandi religioni del mondo, indicandone aspetti positivi, ma senza dimenticare le difficoltà, soprattutto in Paesi ove i cristiani sono in minoranza.

    La nota espressione del beato Giovanni Paolo II sulla nuova evangelizzazione "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nelle sue espressioni", pronunciata a Port au Prince, Haïti (9 marzo 1983), è stata applicata innumerevoli volte in svariati contesti, tanto da diventare una delle idee guida del Pontificato. L’Instrumentum laboris non fornisce una definizione propria, ma riporta vari significati. Per esempio, segnala che la nuova evangelizzazione "è stata considerata anzitutto come una esigenza, poi come un’operazione di discernimento e come uno stimolo alla Chiesa di oggi" (N. 44). Inoltre, indica che la nuova evangelizzazione è il nome dato al rilancio spirituale, ad "avvio di un movimento di conversione che la Chiesa chiede a se stessa, a tutte le sue comunità, a tutti i suoi battezzati", per "essere il luogo in cui già ora si fa esperienza di Dio, dove sotto la guida dello Spirito del Risorto ci lasciamo trasfigurare dal dono della fede" (N. 88).

    Tuttavia, già nell’Enciclica Redemptoris missio 33 si è cercato di indicare la specificità della nuova evangelizzazione. Al riguardo, nell’Enciclica si distingue l’evangelizzazione in generale, opera costante della Chiesa che anche nei nostri tempi deve essere rinnovata e resa più dinamica; si sottolinea, poi, l’importanza dell’attività missionaria (ad gentes), il dovere di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo a coloro che tuttora non lo conoscono; e ci si sofferma infine sulla nuova evangelizzazione, indirizzata soprattutto a coloro che sono stati battezzati ma non sufficientemente evangelizzati e a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa e dalla pratica della vita religiosa. Tale impostazione è stata ripresa e applicata nell’Esortazione Apostolica Postsinodale Africae munus. Essa è pure segnalata nella Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione della Congregazione per la Dottrina della Fede (3 dicembre 2007). Anche l’Instrumentum laboris riporta tale visione di una triplice stratificazione dell’unico processo di evangelizzazione: tre aspetti che mutualmente si intrecciano e completano (cfr Prefazione, NN. 85-89).

    Nell’opera di nuova evangelizzazione si desidera un rinnovamento della pastorale ordinaria nelle Chiese particolari. Al contempo, si auspica una nuova sensibilità, che richiede una certa creatività ed audacia evangelica, verso le persone allontanatesi dalla Chiesa. In tale processo, un posto particolare spetta alle parrocchie, "viste come la più capillare porta d’ingresso alla fede cristiana e all’esperienza ecclesiale" (N. 81). La parrocchia dovrebbe diventare centro di irradiazione missionaria e di testimonianza dell’esperienza cristiana, in grado di accogliere persone con necessità spirituali e materiali. Affinché ciò si realizzi, tutti i membri del Popolo di Dio sono responsabili e, soprattutto, lo sono i sacerdoti. Al riguardo, quasi tutte le risposte hanno segnalato la mancanza di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, che richiede, tra l’altro, una forte pastorale vocazionale.

    V) Terzo capitolo: Trasmettere la fede

    La finalità della nuova evangelizzazione è la trasmissione della fede. La Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive. Tutti i cristiani sono chiamati a dare il loro contributo.

    La fede, dono di Dio che suscita l’abbandono di sé al Signore Gesù, introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso del fedele nella Chiesa. Con l’indizione dell’Anno della Fede, il Santo Padre Benedetto XVI ha ribadito il primato della fede, nel senso che "i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati e approfonditi in maniera sempre nuova, al fine di darne testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato" (N. 94). Gli ostacoli alla fede possono essere interni alla Chiesa (una fede vissuta in modo passivo e privato, rifiuto di un’educazione della propria fede, una separazione fra fede e vita) o al di fuori della vita cristiana (la secolarizzazione, il nichilismo, il consumismo, l’edonismo). Tanti segnali di sensibilizzazione e di testimonianze di formazione nelle Chiese particolari, nella vita consacrata e nelle comunità ecclesiali permettono di sperare in un futuro migliore, in una rinascita della fede.

    La Chiesa trasmette la fede che essa stessa vive, soprattutto nella liturgia che dovrebbe essere insieme culto divino, annuncio del Vangelo e carità in azione. "Esiste un rapporto intrinseco tra fede e liturgia: ‘lex orandi lex credendi’" (N. 97). A partire dalle Scritture, la Tradizione della Chiesa ha creato una pedagogia della trasmissione della fede professata (Simbolo), celebrata (Sacramenti), vissuta (Decalogo) e pregata (Padre nostro). È la struttura anche del Catechismo della Chiesa Cattolica che non mancherà di fornire ai Padri sinodali degli strumenti per operare un discernimento degli sforzi svolti negli ultimi decenni nel rinnovamento della catechesi.

    Il soggetto della trasmissione della fede è la Chiesa nel suo insieme, che si manifesta nelle Chiese particolari, presiedute da un Vescovo. Intorno a lui sono coinvolti presbiteri, diaconi, persone consacrate, genitori, catechisti, uomini e donne. Un posto particolare è riservato alla parrocchia, "comunità di comunità" (N. 107), come pure alla famiglia, "luogo esemplare di evangelizzazione" (N. 110). All’opera di evangelizzazione è chiamato ogni cristiano, che deve risvegliare la propria identità battesimale, e, in particolare, i membri di vita consacrata e contemplativa, dei gruppi e movimenti. Tutti devono essere pronti a rendere ragione della propria fede a chiunque lo chieda. Il ricco contributo dei ‘nuovi evangelizzatori’ alla diffusione della Buona Notizia richiede un ulteriore approfondimento della relazione tra doni carismatici e doni gerarchici per il bene delle Chiese particolari e della Chiesa universale.

    L’Anno della Fede rappresenta un pressante appello alla conversione perché ogni cristiano e ogni comunità, trasformati dalla grazia, portino abbondanti frutti. Tra i frutti della fede sono menzionati l’impegno ecumenico, la ricerca della verità, il dialogo interreligioso, il coraggio di denunciare le infedeltà e gli scandali nella comunità cristiana. Esiste un rapporto intrinseco tra fede e carità. La fede si manifesta nella carità e la carità senza la fede sarebbe filantropia. "La carità è il linguaggio che nella nuova evangelizzazione più che a parole si esprime nelle opere di fraternità, di vicinanza e di aiuto alle persone in necessità spirituali e materiali" (N. 124).

     VI) Quarto capitolo: Ravvivare l’azione pastorale

    La trasmissione della fede nel contesto della nuova evangelizzazione ripropone gli strumenti maturati durante la sua Tradizione e, in particolare, il primo annuncio, l’iniziazione cristiana e l’educazione, cercando di adattarli alle attuali condizioni culturali e sociali.

    Nel mettere in pratica il comandamento del Signore di fare discepoli tutti i popoli, la Chiesa ha sviluppato delle pratiche pastorali per annunciare il Vangelo agli uomini radicati nelle differenti culture. Di fronte a notevoli cambiamenti della società attuale, gli uomini di Chiesa hanno riflettuto e revisionato i modi di introdurre alla fede, all’educazione e all’annuncio del messaggio cristiano. Al riguardo, rimangono alcune certezze ampiamente condivise: il battesimo dei bambini, come pure quello richiesto da parte di adulti e di adolescenti. Si è d’accordo nell’applicare la struttura di catecumenato al percorso di ingresso alla fede dei più piccoli, dandone un carattere più testimoniale ed ecclesiale. Mentre permane un sostanziale accordo circa l’amministrazione del battesimo e dell’eucaristia, vi è diversità per quanto riguarda il tempo della celebrazione della cresima. Ad ogni modo, bisognerebbe "comprendere meglio, dal punto di vista teologico, la sequenza dei sacramenti dell’iniziazione cristiana che culmina nell’Eucaristia, e riflettere su modelli per tradurre nella prassi l’approfondimento auspicato" (N. 137).

    Dall’Assise sinodale si aspetta un aiuto alle comunità cristiane, cominciando dalle parrocchie, ad adottare uno stile più missionario della propria attività pastorale. È assai importante in merito il primo annuncio da dirigere soprattutto a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. Mentre a livello della Chiesa universale o nazionale non mancano forme generali di primo annuncio (Giornate Mondiali della Gioventù, Viaggi Apostolici, beatificazioni o canonizzazioni), bisognerebbe potenziarle nella vita quotidiana a livello locale e parrocchiale (omelie, missioni popolari, sacramenti della riconciliazione e del matrimonio, pietà popolare, devozione rivolta a Maria e ai santi, in particolare nei santuari, attenzione al momento della sofferenza e della malattia).

    L’evangelizzazione esige un legame tra l’iniziazione alla fede e l’educazione dell’uomo. La Chiesa possiede "una tradizione di risorse pedagogiche, riflessione e ricerca, istituzioni, persone […] in grado di offrire una presenza significativa nel mondo della scuola e dell’educazione" (N. 147). Nel mondo contemporaneo il processo di educazione diventa sempre più difficile, tanto da indurre il Santo Padre Benedetto XVI a parlare di "emergenza educativa". In tale contesto, l’impegno della Chiesa assume particolare importanza, soprattutto "per mettere in evidenza la radice antropologica e metafisica dell’attuale sfida intorno alla educazione" (N. 151), contrastando un’antropologia segnata dall’individualismo e dal relativismo.

    Esiste un legame tra fede e conoscenza, espresso tramite il concetto di "ecologia della persona umana", intesa in senso "di un modo di impostare la comprensione del mondo e lo sviluppo della scienza che tenga conto di tutte le esigenze dell’uomo, compresa l’apertura alla verità e l’originaria relazione con Dio" (N. 153). Spetta soprattutto agli scienziati cristiani mostrare, in particolare con la loro vita, l’armonia arricchente tra la fede e la ragione per il bene dell’umanità.

    Per evangelizzare, la Chiesa non ha tanto bisogno di rinnovare le sue strategie, quanto di aumentare la qualità della testimonianza degli uomini di Chiesa. Rimane sempre valida l’affermazione di Paolo VI: "L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni" (Evangelii nuntiandi 41 in N. 158).

    Ci si attende che l’Assemblea sinodale sottolinei la centralità per la Chiesa della questione della vocazione. Dio chiama personalmente ciascuno, rivelando così che la vita stessa è vocazione in rapporto con Dio. L’affievolimento dell’esperienza cristiana porta all’indebolimento vocazionale che si rispecchia nella diminuzione delle vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata, ma anche nella fragilità alla fedeltà nelle grandi decisioni esistenziali, come ad esempio all’indissolubilità del matrimonio.

    Dio chiama alla santità tramite le scelte definitive della vita, assumendo ministeri e compiti nella Chiesa e nella società. Il segreto della nuova evangelizzazione, come pure segno della sua efficacia, è la risposta alla chiamata alla santità di ogni cristiano e, dunque, "la riscoperta della vita come vocazione ed il sorgere di vocazioni alla sequela radicale di Cristo" (N. 161).

    VII) Conclusione

    La nuova evangelizzazione dovrebbe favorire un nuovo slancio apostolico, frutto di una nuova Pentecoste, rendendo più dinamica l’attività di ordinaria evangelizzazione della Chiesa, in grado di attrarre anche persone che se ne sono allontanate, e dando nuovo impulso all’annuncio del Vangelo ad gentes.

    Nella Conclusione si ribadisce l’importanza dello Spirito Santo per la nuova evangelizzazione. La prima evangelizzazione ha avuto inizio nel giorno di Pentecoste. Gli apostoli ricevettero lo Spirito mentre erano riuniti in preghiera nel Cenacolo con la Beata Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo. Da quel momento, Maria, "piena di grazia" (Lc 1, 28), si trova su tutte le vie dell’evangelizzazione, inclusa l’attuale in cui la Chiesa invoca una nuova Pentecoste. Per questo la Madre di Dio con ragione viene invocata "Stella della nuova evangelizzazione".

    La nuova evangelizzazione non significa un ‘nuovo Vangelo’ "perché Gesù Cristo è lo stesso ieri oggi e sempre (Eb 13, 8)" (N. 164). Secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, la nuova evangelizzazione significa "riaccendere in noi lo slancio delle origini, lasciandoci pervadere dall’ardore della predicazione apostolica seguita alla Pentecoste" (Novo millennio ineunte 40 in N. 165). Nuova evangelizzazione vuol dire "rendere ragione della nostra fede, comunicando il Logos della speranza al mondo che aspira alla salvezza" (N. 167). In tale cammino occorre ricominciare da Gesù Cristo che offre la speranza e dona la gioia agli evangelizzatori affinché con rinnovato entusiasmo e senza paura annuncino al mondo intero "Gesù Cristo, Vangelo di Dio, per la fede degli uomini" (N. 169).

      

  • INTERVENTO DI MONS. FORTUNATO FREZZA

    Il giorno 11 ottobre dello scorso anno 2011 il Santo Padre Benedetto XVI ha emanato la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio che ha per titolo Porta fidei per l’indizione dell’Anno della fede con inizio, dopo un anno esatto, l’11 ottobre 2012, durante lo svolgimento della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana.

    Per la concomitanza con la celebrazione sinodale il testo pontificio assume un carattere di riferimento diretto con chi voglia percepire lo spirito che anima il Motu proprio con i suoi connotati biblici, teologici, spirituali, pastorali nella commemorazione anniversaria di speciali eventi ecclesiali, quali il 50° dell’apertura del Concilio Vaticano II e il 20° della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

    Il dato che accomuna l’argomento sinodale e quello del Motu proprio si trova negli stessi titoli e consiste nella fede, che li unisce in una relazione talmente solida da far ritenere il documento pontificio come una chiara lezione sull’argomento sinodale.

    "Porta della fede" è una formula cha ha un doppio significato dipendente dal modo di considerare la fede come mezzo o come termine. Così la fede come mezzo è una porta che conduce a Dio; la fede come termine suppone anteriormente la porta che conduce alla fede stessa. E le prime parole del Motu proprio illustrano esattamente questa doppia valenza: «La porta della fede che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma» (Porta fidei, 1). La comunione con Dio e la Parola di Dio sono gli indicatori di questa doppia accezione: la fede immette nella comunione con Dio, la Parola di Dio immette nella fede.

    E questo punto di connessione tra il Sinodo e il Motu proprio determina poi altre correlazioni come sono i due eventi anniversari del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, come atti della vita della Chiesa che hanno dato alla fede un determinato e determinante punto di luce e di forza.

    Se la fede è la porta su Dio, la Parola di Dio è la porta sulla fede. L’annuncio del Vangelo non è solo il puntuale ingresso alla fede, ma è anche il permanente canale della trasmissione attraverso i tempi nella comunità dei figli dell’uomo, che è la famiglia o la civitas, e nella comunità dei figli di Dio, che è la Chiesa.

    «La fede proviene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo» (Rm 10,17). Sono queste le parole di Paolo, che stanno all’origine del tema sinodale e anche degli atti preparatori del lavoro dell’assemblea, dei quali l’Instrumentum laboris oggi presentato pubblicamente rappresenta il culmine.

    La fede, che è il termine dell’attività evangelizzatrice, non sarà solo l’oggetto della riflessione sinodale limitata al tempo di tre settimane, perché l’Anno della fede impegnerà la Chiesa universale, sul lungo periodo, in un suo più intenso coinvolgimento nella meditazione sulla fede e nel suo evolversi nella prassi pastorale, proiettata sull’odierno campo di un mondo connesso, ma anche globalizzato, vale a dire diffuso su una superficie che rischia di diventare anonima, piatta o liquida, come la chiamano, quanto a significato di vita per il singolo come persona cosciente e per le comunità umane, nella loro insopprimibile aspirazione alla connessione con il trascendente.

    A questa fede si accede tramite il Vangelo e se il mondo oggi dispiega in ampiezza e in intensità una quantità immensa di messaggi e di comportamenti, che per di più si susseguono con una rapidità tale che frequentemente uno rischia di travolgere l’altro, sembra che la cultura della novità sia il codice interpretativo dell’habitat globalizzato. Pertanto per sottrarre la fede al rischio della decadenza giornaliera causata dal vortice autodistruttivo della novitas, non resta che confermare al Vangelo l’attestato di permanenza quotidiana e al suo annuncio una sorta di capacità di contrasto nella ricerca di una sua propria novità di linguaggio, di forme, di adattamento, che rinnovi la coscienza della stabilità e della grazia del Vangelo stesso.

    La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana è il programma della vita della Chiesa nell’interpretare la missione nativa dei discepoli del Signore, inviati precisamente a questa forma di continuità con la Parola del Maestro, che non deve mancare in nessun tempo, nella contemporaneità della Chiesa con le diverse epoche. Nel nostro tempo la novità della evangelizzazione potrebbe consistere, tra l’altro, nella ricerca di suggerire all’uomo di oggi, con il suo linguaggio, il riscontro vitale del culto delle cose non effimere, che coprano una lunga durata, di cui anche gli storici laici parlano. La stessa crisi odierna dell’economia globale sembra non escludere questo fondo di ricerca di stabilità, di onestà, cioè di verità dal volto perenne.

    Durante il Grande Giubileo dell’anno 2000 il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede scriveva: «La nuova evangelizzazione deve sottomettersi al mistero del grano di senape e non pretendere di produrre subito il grande albero. […] Certo, dobbiamo usare in modo ragionevole i metodi moderni di farci ascoltare - o meglio, di rendere accessibile e comprensibile la voce del Signore….Non cerchiamo ascolto per noi - non vogliamo aumentare il potere e l’estensione delle nostre istituzioni, ma vogliamo servire al bene delle persone e dell’umanità dando spazio a Colui che è la Vita. Questa espropriazione del proprio io offrendolo a Cristo è la condizione fondamentale del vero impegno per il Vangelo» (J. Ratzinger, La nuova evangelizzazione, OR 11-12 dicembre 2000, p. 11).

    Il segreto della nuova evangelizzazione sta proprio nel suo oggetto, cioè l’annuncio di Gesù Cristo che «è lo stesso ieri oggi e nei secoli» (Ebr 13,8). C’è una cristologia dell’evangelizzazione che dell’annuncio è l’anima e ne sorregge il dinamismo in ogni tempo, stimolando anche il discepolo di oggi a farsi tutto a tutti in tutto (cfr. 1Cor 9,22), nel sapersi spendere (cfr. 2Cor 12,15), nell’interpretare le novità, nell’adottare metodi nuovi, con nuovo ardore e entusiasmo. Una volta Pietro disse a Gesù: «Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,69). Alcune traduzioni inseriscono un avverbio: "Tu solo hai parole di vita eterna", finendo paradossalmente per indebolire l’espressione della fede nella unicità di Cristo, che si afferma proprio nel contrasto tra il "Da chi", cioè tutti gli altri, e il "Tu", che si accredita con le Parole di vita eterna che possiede. Gesù di Nazaret è l’evangelizzatore (cfr. Mc 1,14), anzi è il Vangelo stesso di Dio per l’umanità (cfr. Gv 1,14), che ripeteva di se stesso: Io sono il pane, io sono la luce, io sono la porta, io sono il pastore (cfr. Gv 6,35; 8,12; 10,7.9,11), e chiese ai discepoli perentoriamente: «Voi chi dite che io sia?» (Mc 8,29), insegnando così che la risposta della fede è quella derivante dall’annuncio dell’"Io sono". Dire questo all’uomo di oggi suppone il riferimento costante alla persona del Cristo di Dio (cfr. Mt 16,16), con la successiva ricerca del modo migliore per conoscere l’uomo odierno nella sua identità e nelle sue attese, nel suo linguaggio e nei suoi strumenti di conoscenza.

    Lo strumento che oggi la Chiesa ha nelle sue mani, perché attraverso di essa il Vangelo diventi effettivamente la porta della fede nel modo odierno, è la dottrina del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, che sembra essere il più autorevole trattato di teologia cattolica apparso dopo il medesimo Concilio. La felice coincidenza dei due anniversari annunciati da Benedetto XVI nel Motu proprio permette di cogliere la reale portata di questi due corpi dottrinali.

    Nel documento Porta fidei il Santo Padre adotta solo due volte il termine "nuova evangelizzazione", mentre insiste diffusamente sulla fede come compito e grazia: «E proprio l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è stata da me convocata, nel mese di ottobre del 2012, sul tema de La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Sarà quella un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede» (n. 4). «Con il suo amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tempo Egli convoca la Chiesa affidandole l’annuncio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede» (n. 7).

    Verrebbe da pensare che i due libri per l’oggi della fede, il Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica, debbano considerarsi come le due tavole per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo, mentre l’impostazione e lo spirito del documento Porta fidei presentano una efficace metodologia alla vigilia dei lavori sinodali, dai quali si attende un ulteriore passo nella trasmissione della fede all’uomo di oggi.

     

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