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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Per dare gioia alla gente

Giovedì, 18 maggio 2017

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.115, 19/05/2017)

«Obbedisci e dà gioia alla gente»: è l’efficace sintesi della «missione cristiana» proposta da Papa Francesco durante la messa celebrata a Santa Marta giovedì mattina, 18 maggio.

Il Pontefice ha fatto propria quella che è stata la duplice raccomandazione di un padre al figlio sacerdote nominato vescovo. Questi, ha spiegato Francesco, «è andato dal suo anziano papà a dargli la notizia». E «quest’uomo già in pensione, uomo umile» che era stato «operaio tutta la vita» e «non era andato all’università ma aveva la saggezza della vita», gli ha «consigliato due cose soltanto: “Obbedisci e dà gioia alla gente”». Perché, ha commentato il Papa, «quest’uomo aveva capito» bene l’insegnamento delle letture della liturgia del giorno: «obbedisci all’amore del Padre, senza altri amori, obbedisci a questo dono e poi dà gioia alla gente». Di conseguenza anche «noi, cristiani, laici, sacerdoti, consacrati, vescovi, dobbiamo dare gioia alla gente».

Per la sua riflessione Francesco ha preso spunto in particolare dal passo del vangelo di Giovanni (15, 9-11). Descrivendo la scena, il Papa ha fatto notare che «Gesù torna un’altra volta sul comandamento dell’amore». In particolare «in questo passo dice una cosa molto forte: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”». Perciò «l’amore con il quale Gesù ci ama è lo stesso con il quale il Padre ama lui, lo stesso. Siamo amati con questo amore grande. È un dono grande dell’amore!». Proprio per questo, ha proseguito Francesco, Gesù «ci ammonisce: “Per favore, rimanete nel mio amore perché è l’amore del Padre”. È l’amore grande». E siccome è consapevole dell’obiezione: “Ma, Signore, come possiamo rimanere nel tuo amore?”, egli offre anche una risposta concreta: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore come io — continua la comparazione — ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”. In sostanza, ha chiarito il celebrante, «Gesù rimane nell’amore del Padre e ci chiede di rimanere nell’amore che lui ha verso di noi».

Ma «come si rimane» in questo amore? «Osservate i comandamenti» è la risposta: «i dieci», ovvero il decalogo che «è la base, è il fondamento». Sono i precetti, chiarisce Gesù «che io vi ho insegnato», cioè i «comandamenti della vita quotidiana, i piccoli comandamenti», i quali «più che comandamenti sono un modo di vivere cristiano». Da qui l’esortazione del Pontefice a rimanere «in questo modo di vivere cristiano, che sono questi comandamenti». Come? «Per esempio nelle opere di misericordia o nelle beatitudini». Infatti, sebbene sia «grande, molto, molto, molto largo l’elenco dei comandamenti di Gesù», in realtà «il nocciolo è uno: l’amore del Padre a lui e l’amore di lui a noi».

Per questo, ha continuato Francesco, il Signore «ci chiede di rimanere nell’amore». Anche perché, ha evidenziato, nella vita «ci sono altri amori. Anche il mondo ci propone altri amori: l’amore al denaro per esempio, l’amore alla vanità, pavoneggiarsi, l’amore all’orgoglio, l’amore al potere, anche facendo tante cose ingiuste per avere più potere». Ma in tal caso appunto «sono altri amori»; e «questi non sono di Gesù e non sono del Padre. Lui ci chiede di rimanere nell’amore suo, che è l’amore del Padre».

In proposito il Papa ha invitato a pensare «anche a questi altri amori che ci allontanano dall’amore di Gesù», così come pure all’esistenza di «altre misure di amare»: come l’«amare a metà», che però «non è amare. Una cosa è volere bene e un’altra cosa è amare. Amare è più di voler bene». Al punto che viene da chiedersi quale sia la misura dell’amore. E paradossalmente la risposta è che «la misura dell’amore è amare senza misura». Solo così, ha suggerito il Pontefice, con «questi comandamenti che Gesù ci ha dato, rimarremo nell’amore di Gesù che è l’amore del Padre. Senza misura». Non come ogni altro tipo di amore che può essere «tiepido o interessato».

Proseguendo nella rilettura della pagina evangelica Francesco si è quindi chiesto come mai il Signore ricorda agli uomini queste cose. «Perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» è la risposta che viene direttamente dal testo sacro. Infatti «se l’amore del Padre viene a Gesù, Gesù ci insegna la strada dell’amore: il cuore aperto, amare senza misura, lasciando da parte altri amori. Il grande amore a lui è rimanere in questo amore; e c’è la gioia, la grande gioia, che è un dono». Anzi entrambi, «l’amore e la gioia sono un dono».

Un riferimento in tal senso si trova anche «nella prima preghiera della messa», quando, ha ricordato il Pontefice, «abbiamo chiesto: “Signore, custodisci questo dono che ci hai dato”, il dono dell’amore, il dono della gioia». E in proposito il Papa ha citato l’episodio del padre del sacerdote nominato vescovo. Ecco dunque il perché i cristiani devono “dare gioia alla gente”: «per questo, per la via dell’amore, senza alcun interesse, soltanto per la via dell’amore. La nostra missione cristiana è dare gioia alla gente». Da qui l’invocazione conclusiva affinché «il Signore custodisca questo dono del rimanere nell’amore di Gesù per poter dare gioia alla gente».

 



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