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 CELEBRAZIONE MATTUTINA TRASMESSA IN DIRETTA
DALLA CAPPELLA DI CASA SANTA MARTA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

"Peccatori, ma in dialogo con Dio"

Martedì, 10 marzo

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Parole prima dell’inizio della Messa

Continuiamo a pregare insieme per gli ammalati, gli operatori sanitari, tanta gente che soffre per questa epidemia. Preghiamo il Signore anche per i nostri sacerdoti, perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati, portando la forza della Parola di Dio e l’Eucaristia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari, in questo lavoro che stanno facendo.

Omelia

Ieri la Parola di Dio ci insegnava riconoscere i nostri peccati e a confessarli, ma non solo con la mente, anche con il cuore, con uno spirito di vergogna; la vergogna come un atteggiamento più nobile davanti a Dio per i nostri peccati. E oggi il Signore chiama tutti noi peccatori a dialogare con Lui (cfr Is 1,10.16-20). Perché il peccato ci rinchiude in noi stessi, ci fa nascondere o nascondere la nostra verità, dentro. È quello che è successo ad Adamo ed Eva: dopo il peccato si sono nascosti, perché avevano vergogna; erano nudi (cfr Gen 3,8-10). E il peccatore, quando sente la vergogna, poi ha la tentazione di nascondersi. E il Signore chiama: «Su, venite e discutiamo - dice il Signore -» (Is 1,18); “parliamo del tuo peccato, parliamo della tua situazione. Non abbiate paura”. E continua: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana» (v. 18). “Venite, perché io sono capace di cambiare tutto - ci dice il Signore -, non abbiate paura di venire a parlare, siate coraggiosi anche con le vostre miserie”.

Mi viene in mente quel santo che era così penitente, pregava tanto. E cercava sempre di dare al Signore tutto quello che il Signore gli chiedeva. Ma il Signore non era contento. E un giorno lui un po’ si era come arrabbiato con il Signore, perché aveva un caratteraccio quel santo. E dice al Signore: “Ma, Signore, io non ti capisco. Io ti do tutto, tutto e tu sempre sei come insoddisfatto, come se mancasse qualcosa. Cosa manca?”. “Dammi i tuoi peccati: è questo che manca”. Avere il coraggio di andare con le nostre miserie a parlare con il Signore: “Su, venite, discutiamo! Non abbiate paura”. «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana» (v. 18).

Questo è l’invito del Signore. Ma sempre c’è un inganno: invece di andare a parlare con il Signore, fare finta di non essere peccatori. È quello che il Signore rimprovera ai dottori della legge (cfr Mt 23,1-12). Queste persone fanno le opere «per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati rabbì dalla gente» (vv. 5-6). L’apparenza, la vanità. Coprire la verità del nostro cuore con la vanità. La vanità non guarisce mai! La vanità non guarisce mai; è anche velenosa, va avanti portandoti la malattia al cuore, portandoti quella durezza di cuore che ti dice: “No, non andare dal Signore, non andare. Rimani tu…”.

La vanità è proprio il posto per chiudersi alla chiamata del Signore. Invece, l’invito del Signore è quello di un padre, di un fratello: “Venite! Parliamo, parliamo. Alla fine Io sono capace di cambiare la tua vita dal rosso al bianco”.

Che questa Parola del Signore ci incoraggi; che la nostra preghiera sia una preghiera reale. Della nostra realtà, dei nostri peccati, delle nostre miserie, parlare con il Signore. Lui sa, Lui sa che cosa siamo noi. Noi lo sappiamo, ma la vanità ci invita sempre a coprire. Che il Signore ci aiuti.



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