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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A SUA SANTITÀ BARTOLOMEO I, PATRIARCA ECUMENICO
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SANT’ANDREA

A Sua Santità Bartolomeo
Arcivescovo di Costantinopoli
Patriarca ecumenico

In occasione, quest’anno, della commemorazione liturgica dell’Apostolo Andrea, il primo chiamato, fratello di Pietro, sono lieto di essere rappresentato ancora una volta da una delegazione della Chiesa di Roma al Fanar, alle celebrazioni del santo patrono della Chiesa di Costantinopoli e del Patriarcato Ecumenico. Ho chiesto alla delegazione di portarle, Santità, l’assicurazione del mio affetto fraterno e della mia sentita preghiera per lei e per la Chiesa affidata alle sue cure. Porgo inoltre cordiali saluti e buoni auspici ai membri del Santo Sinodo, nonché al clero e ai fedeli laici che partecipano alla Divina Liturgia nella chiesa patriarcale di San Giorgio.

L’incontro della Chiesa di Roma con la Chiesa di Costantinopoli in occasione delle loro rispettive feste patronali è un’espressione della profondità dei vincoli che ci uniscono e un segno visibile della speranza a noi cara di una comunione sempre più profonda. Il pieno ripristino della comunione tra tutti coloro che credono in Gesù Cristo è un impegno irrevocabile per ogni cristiano, poiché l’“unità di tutti” (cfr. Liturgia di san Giovanni Crisostomo ) non è solo volontà di Dio, ma anche una priorità urgente nel mondo attuale. Di fatto, il mondo presente ha un grande bisogno di riconciliazione, fratellanza e unità. La Chiesa, dunque, dovrebbe risplendere come «il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen gentium, n. 1).

Grande attenzione è stata giustamente posta sulle ragioni storiche e teologiche che sono alle origini delle nostre divisioni. Questo esame comune deve proseguire e svilupparsi in uno spirito che non sia polemico né apologetico, bensì caratterizzato da dialogo autentico e apertura reciproca. Dobbiamo anche riconoscere che le divisioni sono il risultato di azioni e atteggiamenti deplorevoli che ostacolano l’azione dello Spirito Santo, il quale guida i fedeli nell’unità nella legittima diversità. Ne consegue che solo la crescita in santità di vita può portare a un’unità autentica e duratura. Siamo dunque chiamati a lavorare per il ripristino dell’unità tra cristiani non solo attraverso accordi firmati, ma anche attraverso la fedeltà alla volontà del Padre e il discernimento dei suggerimenti dello Spirito. Possiamo essere grati a Dio che le nostre Chiese non sono rassegnate alle esperienze passate e presenti di divisione, ma che, al contrario, attraverso la preghiera e la carità fraterna, cercano invece di realizzare la piena comunione che un giorno, nei tempi di Dio, ci permetterà di riunirci attorno alla stessa mensa eucaristica.

Mentre procediamo verso questo obiettivo, ci sono già molti ambiti in cui la Chiesa cattolica e il Patriarcato Ecumenico stanno lavorando insieme per il bene comune della famiglia umana salvaguardando il creato, difendendo la dignità di ogni persona, combattendo le forme moderne di schiavitù e promuovendo la pace. Uno degli ambiti più fecondi di questa cooperazione è il dialogo interreligioso. A questo proposito ricordo con gratitudine il nostro recente incontro nel Regno del Bahrein, in occasione del Forum for Dialogue: East and West for Human Coexistence. Il dialogo e l’incontro sono l’unico cammino percorribile per superare i conflitti e tutte le forme di violenza. A tale riguardo, affido alla misericordia di Dio Onnipotente coloro che hanno perso la vita o sono stati feriti nel recente attacco nella sua città, e prego perché Egli converta i cuori di quanti promuovono o sostengono queste azioni malvage.

Invocando su di lei i doni di Dio Onnipotente di serenità e gioia, rinnovo i miei auguri per la festa di Sant’Andrea e scambio con lei, Santità, un abbraccio fraterno di pace nel Signore.

Roma, da San Giovanni in Laterano, 30 novembre 2022

Francesco

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L'Osservatore Romano, Anno CLXII n. 274, mercoledì 30 novembre 2022, p. 8.



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