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BEATIFICACIÓN DE 12 SIERVOS DE DIOS

HOMILÍA DEL SANTO PADRE JUAN PABLO II

Domingo 29 de abril de 1990

 

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto?” (Lc 24, 32).

1. Nella liturgia di questa domenica la Chiesa torna ancora una volta sulla via di Emmaus e ci offre l’opportunità di riascoltare l’intero colloquio dei due discepoli con il Maestro che non riconobbero. Ancora una volta noi stessi siamo testimoni di come invece lo riconobbero allo spezzare del pane. “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?” (Lc 24, 32).

I due discepoli di Emmaus anticipano la nostra esperienza cristiana: tutti i discepoli di Cristo crocifisso e risorto, infatti, nel corso dei secoli, hanno percorso - e continuano a percorrere - una via simile alla loro.

L’intera Chiesa incontra il suo Maestro e Redentore sulla strada di Emmaus, e da qui prende avvio la fede e la testimonianza cristiana; da questo incontro ha origine, infine, l’irradiazione della santità rivelatasi in Cristo per tutti gli uomini.

2. Desideriamo oggi far rivivere questo incontro con Cristo sulla strada di Emmaus. Da esso sgorgano i santi e i beati della Chiesa, il cui albo si arricchisce ora di nuovi nomi e cognomi che sono stati ora proclamati dai vescovi delle rispettive Chiese diocesane. È stato rievocato il loro itinerario di vita, nel quale si sono incontrati con il Cristo crocifisso e risorto. Il loro cuore ardeva di un grande amore: quell’amore eroico che nella maggioranza dei nuovi beati si è tradotto nel sacrificio della vita per Cristo attraverso il martirio.

Ognuno di loro potrebbe ripetere le parole del salmista della prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli . . . / Mi hai fatto conoscere le vie della vita, / mi colmerai di gioia con la tua presenza” (Sal 16, 8. 11).

3. Las palabras de San Pedro, en la segunda lectura, nos recuerdan que la “ sangre de Cristo, el cordero sin defecto ni mancha ”,  ha sido el precio pagado por nuestro rescate y salvación. Por eso es consolador constatar que en la historia de la Iglesia ha habido tantos cristianos y cristianas que han imitado a Jesucristo en el gesto supremo de derramar su sangre, siendo al mismo tiempo sus testigos en circunstancias difíciles de persecución. En esta solemne Eucaristía la Iglesia propone, pues, a la veneración y consideración de todos a algunos de estos cristianos.

De entre ellos recordamos, en primer lugar, la comunidad de ocho Hermanos de las Escuelas Cristianas de Turón (Asturias), quienes en 1934, juntamente con el Religioso Pasionista P. Inocencio de la Inmaculada, fueron conducidos a la muerte, sin oponer resistencia alguna. A los ojos de los perseguidores, ellos eran reos de haber dedicado su vida a la educación humana y cristiana de los hijos de aquel pueblo minero, en la escuela católica “ Nuestra Señora de Covadonga ”.

Con los Hermanos de la Salle se encontraba ocasionalmente el Padre Pasionista. De ese modo quiso Dios, en su inescrutable providencia, unir en el martirio a miembros de dos Congregaciones que trabajaban solidariamente por la única misión de la Iglesia. Este hecho, que puede parecer circunstancial, es verdaderamente significativo, pues nos pone de manifiesto la unidad, interdependencia y colaboración que deben existir entre las Congregaciones religiosas en la Iglesia, sobre todo en nuestros días, para hacer frente al desafío de la nueva evangelización.

4. Dos años más tarde, en 1936, sigue el mismo camino del martirio la religiosa de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, María Mercedes Prat y Prat, a quien acabamos de declarar Beata.

Su gran amor a Dios y al prójimo la llevaron a trabajar apostólicamente en la catequesis y en una Escuela dominical. Además de la prudencia, María Mercedes se distinguió por la virtud de la fortaleza, que puso especialmente de manifiesto al afrontar serenamente los peligros y sufrir la persecución. Su amor al prójimo lo manifestó sobre todo perdonando generosamente a quienes la fusilaron.

5. Junto con la comunidad ejemplar de Turón, tenemos hoy el gozo de proclamar Beato a otro Hermano de las Escuelas Cristianas, Jaime Hilario, inmolado en Tarragona en 1937. La trayectoria excepcional de este religioso, modelo de hombre de fe en búsqueda constante de la voluntad de Dios, se manifiesta por caminos insospechados. La fidelidad que aprendió de sus padres, de gran solera cristiana, fue una constante de su vida. Del ejemplo cristiano de sus padres nos han quedado significativos testimonios, concretamente en las cartas dirigidas a su familia. Así se expresaba en catalán, su lengua vernácula:

“El meu pare és un cristià exemplar i model de ciutadans honrats. Es irreprotxable en la seva conducta, paraules i procediments”. “La meva mare, era una santa. Visqué sembrant arreu dolcesa i amor. El record de la meva mare m’anima, em sosté, em segueix i no s’esborrará mai de mi”.

A la luz de estos testimonios se comprende mejor la importancia que este educador e insigne catequista daba al papel de los padres en la educación de los niños y jóvenes.

6. Estos mártires, elevados hoy al honor de los altares, en cuanto miembros del cuerpo místico, completaron de manera singular en su carne lo que falta a las tribulaciones de Cristo, en favor de su Cuerpo, que es la Iglesia.  Ellos demostraron que estaban dispuestos a morir y que esperaban firmemente salir victoriosos de la muerte. También a ellos podemos aplicar aquellas palabras de san Pedro referidas a Jesús: “ Dios lo resucitó rompiendo las ataduras de la muerte; no era posible que la muerte lo retuviera bajo su dominio ”. 

La Iglesia ha proclamado una vez más el misterio pascual consumado en estos mártires. Ellos sufrieron y fueron glorificados con Cristo. Por eso, la Iglesia propone el ejemplo de su vida y muerte victoriosa a los fieles cristianos, a la vez que implora para todos nosotros su intercesión ante Dios Padre.

7. Bene si associa al ricordo dei gloriosi martiri della terra di Spagna il nome del sacerdote Filippo Rinaldi, terzo successore di san Giovanni Bosco, che visse in quella nazione dal 1892 al 1901, come superiore delle opere dei Salesiani.

La sua vocazione nacque dall’incontro con l’apostolo dei giovani, dal quale fu avviato personalmente sulla strada della formazione religiosa e sacerdotale. Ne emulò le virtù e le caratteristiche spirituali tanto da essere chiamato sua “immagine vivente”. Arse di amore per la Chiesa e ne promosse la presenza rinnovatrice tra i popoli con un’autentica mobilitazione missionaria, anche di giovanissimi.

Ben consapevole dell’importanza dei laici, ne curò l’organizzazione e la formazione spirituale, seguendo moderni criteri. L’oratorio femminile da lui diretto presso le Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino diventò così un centro di intensa vitalità ecclesiale con associazioni religiose, culturali, sociali, ricreative. Fu proprio il fervido clima di fede che vi fioriva a dare origine a un gruppo di “vita consacrata nel mondo”, sviluppatosi oggi nel solido Istituto laicale delle “Volontarie di don Bosco”.

Don Rinaldi fu soprattutto infaticabile promotore della grande Famiglia Salesiana, nei suoi vari gruppi, e operò perché essa si sviluppasse sempre come valida, coordinata e duttile forza per l’educazione cristiana dei giovani e dei ceti popolari.

8. I santi e i beati segnano le tappe sempre nuove della strada di Emmaus e dell’incontro con Cristo crocifisso e risorto. Egli, il Maestro, prolunga costantemente su questa via il suo colloquio con i discepoli. Non si tratta però soltanto di un dialogo con il Maestro. Esso riveste un’altra dimensione. Vi si rivela il Redentore dell’uomo. Il Redentore del mondo.

Siete stati liberati - scrive l’apostolo Pietro - “con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (cf. 1 Pt 1, 18-19). Sulla strada di Emmaus questa verità si fa evidente per i discepoli. I nostri beati la proclamano con la testimonianza della loro vita e della loro morte. La proclamano per noi. Per la Chiesa. Per tutti.

Il Signore ci fa conoscere le vie della vita, ci colma di gioia con la sua presenza (cf. At 2, 28). Amen.



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