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GIOVANNI PAOLO II

ANGELUS

Domenica, 17 febbraio 1980

 

1. Anche oggi ci soffermiamo a riflettere su ciò che ha costituito il filo conduttore e fondamentale del Sinodo dei Vescovi dei Paesi Bassi, che recentemente ha concluso i suoi lavori: la “communio” (comunione).

Proprio nello spirito di tale communio, principio di quella unità, che deve caratterizzare il vincolo che stringe i pastori della Chiesa, i Vescovi olandesi si stanno ora adoperando per assolvere quei compiti, che hanno come scopo la communio, cioè la comunione e l’unione di tutta la Chiesa e, nello stesso tempo, di ciascuna delle Chiese nella universale unità. In questo modo compiono la loro missione verso la Chiesa nella loro patria.

Seguendo san Paolo, il Concilio - soprattutto nella costituzione dogmatica Lumen Gentium (cf. Lumen Gentium, 13) e nel decreto Ad Gentes (cf. Ad Gentes, 37) - ci insegna che tale comunione-unità trova il suo fondamento nella pluralità e nel riferimento alla pluralità. L’unità della Chiesa risulta anzitutto dalla pluralità delle persone e poi dalla pluralità delle comunità, come per esempio la parrocchia, e, prima ancora, dalla pluralità delle famiglie, riunite presso una parrocchia.

Di pari passo con questo va anche la pluralità delle comunità religiose.

In tutto ciò, la condizione della communio specifica del Popolo di Dio è la pluralità delle vocazioni, ed anche la pluralità dei carismi. È unica la vocazione cristiana comune: la chiamata alla santità; ed unico il fondamentale carisma di essere cristiano: il sacramento del battesimo; tuttavia sul suo fondamento si individuano le vocazioni come quella sacerdotale e religiosa, e, accanto a queste, la vocazione dei laici, che, a sua volta, porta con sé tutto il complesso delle varietà possibili. I laici, infatti, in diversi modi possono partecipare alla missione della Chiesa nel suo apostolato.

Servono la comunità stessa della Chiesa, prendendo, per esempio, parte alla catechesi o al servizio caritativo e, contemporaneamente, aprono nel mondo le strade in tanti campi dell’impegno ad essi specifico.

Servire la comunione del Popolo di Dio nella Chiesa significa curare le diverse vocazioni ed i carismi nella loro specificità ed operare affinché si completino reciprocamente, così come le singole membra nell’organismo. Qui ci riferiamo alla magnifica analogia di san Paolo (cf. 1 Cor 12, 12ss).

Servire l’unità, conservando e sviluppando quella “pluralità”, che nelle anime umane proviene dallo Spirito Santo.

2. Desidero poi ricordare oggi quel grande avvenimento ecclesiale, che è stata la conferenza dell’episcopato dell’America Latina svoltasi a Puebla, che ho avuto la gioia di inaugurare. La conferenza, che ha avuto come tema “L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina”, è terminata - come sapete - il 3 del mese di febbraio dell’anno scorso.

Nelle singole Chiese dell’America Latina sono in corso da un anno i lavori, che tendono a mettere in pratica le conclusioni di quella conferenza. Le conclusioni e, in seguito, la loro realizzazione devono servire a quell’unità della Chiesa, che si manifesta in tutta la sua missione.

Auspico di cuore che la realizzazione risponda pienamente alle intenzioni nate ai piedi della Madre della Chiesa nel santuario di Guadalupe in Messico. Siano queste intenzioni comprese rettamente e vengano messe in pratica.

Anche per queste finalità eleviamo ora la nostra preghiera alla Madonna.

 

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