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GIOVANNI PAOLO II

LETTERA APOSTOLICA
«HUNGARICAE NATIONIS»

 

Venerabili fratelli nell’Episcopato,

Fin dagli albori della nobile Nazione magiara, la Chiesa Cattolica, che è stata “inviata da Dio alle genti per essere «sacramento universale di salvezza»” (Ad gentes, 1) e al la quale “per mandato divino incombe l’obbligo di andare nel mondo universo a predicare il Vangelo a ogni creatura” (Dignitatis humanae, 13), in modo memorabile ha compiuto la sua missione di salvezza in mezzo a quel popolo.

Così, su richiesta del Principe Taksony, che aveva inviato un suo delegato a Roma, già nel 962 il Papa Giovanni XII scelse Zaccheo, lo ordinò Vescovo e lo fece partire per l’Ungheria.

È al santo Re Stefano che si deve la successiva organizzazione della Chiesa in Ungheria. Nel 1001 il Concilio di Ravenna, celebrato alla presenza di Papa Silvestro II – il quale aveva mandato la corona al Principe Stefano – riconosceva la sede di Esztergom come “mater et caput”. Intanto si costituivano anche le diocesi di Veszprém, Kalocsa, Eger, Györ, Pécs, Casanád, Bihar e Vác.

Il santo Re Stefano, mentre si preoccupava che il suo popolo godesse di adeguate strutture ecclesiastiche, ad esso lasciava come preziosa eredità la fedeltà alla Sede apostolica.

Viene spontaneo alla mente il ricordo di tale gloriosa storia delle origini, nel momento in cui si procede al riordinamento delle circoscrizioni ecclesiastiche del vostro Paese, per corrispondere in modo adeguato alle esigenze pastorali dei tempi attuali.

La solennità di Pentecoste irradia una luce del tutto particolare su questi provvedimenti; è lo Spirito Santo, infatti, che “con la sua venuta... introduce il mondo degli ultimi tempi, il tempo della Chiesa” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 732) e arricchisce questa medesima Chiesa di “diversi doni gerarchici e carismatici” (Lumen Gentium, 4), perché Cristo, che l’ha costituita sulla terra come un organismo visibile, possa diffondere su tutti, attraverso di essa, la verità e la grazia (cf. LG 8).

Nelle loro Chiese particolari, risalenti ai tempi stessi della conversione della Nazione, e attorno ai rispettivi Vescovi, che, in comunione con il Romano Pontefice, Successore di Pietro, di esse “sono il principio visibile e il fondamento dell’unità” (LG 23), i cattolici ungheresi “sono chiamati come membri vivi a contribuire con tutte le loro forze, ricevute dalla bontà del Creatore e dalla grazia del Redentore, all’incremento della Chiesa e alla sua continua ascesa nella santità” (LG 33).

La Chiesa in Ungheria, sottoposta a dolorose prove nel recente passato, condivide ora la gioia di tutto il popolo per la libertà felicemente recuperata ed è riconoscente al Signore perché è ormai in grado di portare liberamente alla società la luce di Cristo e del suo Vangelo.

Le nuove condizioni in cui è chiamata a svolgere la sua missione, tuttavia, richiedono un riordinamento delle sue circoscrizioni ecclesiastiche, affinché, secondo l’auspicio del Concilio Vaticano II, i Vescovi possano “il più perfettamente possibile provvedere all’assistenza spirituale del popolo di Dio” (Christus Dominus, 22). Ho, quindi, ritenuto opportuno di creare due nuove diocesi, Kaposvár e Debrecen-Nyiregyháza, e modificare i confini esistenti nelle altre diocesi, elevando poi a sede metropolitana la diocesi di Veszprém.

In tale riordinamento, trova un posto segnalato quello che tocca la capitale Budapest, per la quale, nell’unità di governo ora ottenuta, auspico convenienti strutture pastorali che rispondano alla sua vasta e complessa realtà sociale.

Ricordando la mia non lontana Visita apostolica, vorrei accompagnare questi provvedimenti con un fervido augurio per tutta la Chiesa in Ungheria.

Siano essi occasione di rinnovato impegno in quella nuova evangelizzazione del Paese, alla quale convocavo tutti, Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose laici, in vista delle prossime scadenze del primo millennio del battesimo dell’Ungheria e del secondo millennio dell’era cristiana (cf. Incontro con la Conferenza Episcopale, Budapest, 20 agosto 1991).

Insieme a tutti voi, diletti fratelli, ne affido la felice realizzazione a Maria “Magna Domina Hungarorum”, presente tra gli Apostoli in preghiera nella Pentecoste. Ottenga essa per la Chiesa in codesta nazione l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo!

Dato a Roma, presso San Pietro, nella solennità di Pentecoste, il 30 maggio 1993.

 

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