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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN COLOMBIA

SANTA MESSA PER I FEDELI NEL «REDUIT PARK»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Saint Lucia  - Lunedì, 7 luglio 1986

 

1. “Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Ef 1, 3). In questo giorno speciale, in cui ho la grande gioia di celebrare l’Eucaristia con voi, qui a Santa Lucia, lasciate che i nostri primi pensieri siano pensieri di lode e di rendimento di grazie a Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Come è bello unire le nostre voci all’unisono nella lode del santo nome di Dio, nel rendere gloria al Signore per il dono della nostra fede. Ho atteso questo momento con grande impazienza, e ringrazio Dio perché la sua amorevole provvidenza mi ha permesso di essere oggi insieme a voi. I miei sentimenti sono ben espressi nelle parole di san Paolo che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura: “Perciò anch’io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere” (Ef 1, 15-16).

2. Nel Vangelo di oggi, nostro Signore dice a san Pietro: “Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Queste parole di Cristo hanno un significato speciale per me, in quanto successore di san Pietro. Poiché esse definiscono la missione specifica affidata a Pietro nella Chiesa e a tutti coloro che sarebbero venuti dopo di lui e avrebbero ricoperto il suo ufficio. Esse definiscono la mia missione nella Chiesa oggi: vale a dire di confermare i miei fratelli e sorelle nella fede.

È a motivo di questa missione a me affidata da Cristo, che mi sento chiamato a intraprendere i miei pellegrinaggi pastorali, a visitare le Chiese locali di tutto il mondo. È per questo motivo che sono in mezzo a voi oggi: sono venuto come successore di san Pietro a incoraggiarvi nel nome di Gesù e a confermarvi nella vostra fede.

3. Che meravigliosa benedizione è il dono della fede, il dono di conoscere e credere nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Con questo dono prezioso il Signore ha benedetto noi tutti. Noi lo celebriamo in questa Eucaristia. Le parole di san Paolo descrivono la nostra situazione. In Cristo, egli dice, voi “avete ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avete in esso creduto” (Ef 1, 13).

Il Vangelo è stato portato per la prima volta a Santa Lucia più di tre secoli fa, quando dei coloni francesi giunsero accompagnati da alcuni sacerdoti. Da quel momento in poi la fede in Cristo ha avuto un’influenza sullo sviluppo del vostro Paese. Ma le continue lotte fra i diversi governi per il controllo dell’Isola hanno reso difficile una prolungata evangelizzazione in quei primi cent’anni. Tuttavia, un certo numero di fedeli resistette fermamente nella sua fede in Cristo, e la Chiesa mise radici sempre più profonde nei cuori della gente.

Già nel 1820 un gruppo di laici fondò la Confraternita del Santo Rosario, un’organizzazione che univa una fervente devozione alla Madre di Dio a una pratica autentica della carità e del servizio fraterno. Anche se la schiavitù a quel tempo era ancora praticata nella società civile, la Confraternita testimoniava dell’uguale dignità di tutti, accogliendo gli schiavi fra i suoi membri. Questa prima associazione, e numerose altre comunità di laici che si formarono in seguito, manifestano chiaramente la vitalità della fede nel vostro Paese e il ruolo vitale dei laici nella missione della Chiesa.

3. In tutta la storia di Santa Lucia, Dio vi ha benedetto con sacerdoti e religiosi zelanti. Le prime religiose giunsero nel 1847, e in un solo mese avevano già aperto una scuola per istruire i giovani. Questa prima iniziativa venne ben presto seguita da molte altre. E nessuno può dubitare dell’enorme contributo allo sviluppo e alla cultura di Santa Lucia che è stato offerto grazie ai generosi sforzi dei vostri sacerdoti che si impegnavano in armonia con i religiosi, uomini e donne. Anche se erano in numero inferiore a quanto le necessità richiedessero, essi cercavano di superare questo inconveniente con la loro dedizione e il loro zelo.

Con la crescita costante della Chiesa in quest’isola fu finalmente possibile, nel 1956, erigere la diocesi di Castries. Quindi, soltanto diciotto anni dopo, essa fu elevata al rango di arcidiocesi, e il primo arcivescovo fu un degno figlio della vostra terra, Patrick Webster. La grazia di Dio è stata veramente all’opera in mezzo a voi. La storia della Chiesa di Santa Lucia è la testimonianza della bontà e della misericordia di Dio, della “straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza” (Ef 1, 19).

4. Il dono della fede “illumina gli occhi dei nostri cuori” (Ef 1, 18), dandoci una visione nuova della vita e del mondo. Ogni avvenimento umano assume una nuova prospettiva quando sappiamo che Dio è il nostro Padre amorevole che veglia su di noi con tenerezza e compassione. E avendo “ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso” (Ef 1, 13), con il Battesimo e la Cresima siamo mandati a vivere la nostra fede, “mettendola al servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4, 10).

La prima risposta al dono della fede è la lode e la gratitudine, e ciò si compie soprattutto nel più grande atto di culto della Chiesa: l’Eucaristia. Una fede profonda si esprime sempre attraverso un amore ardente per l’Eucaristia, poiché è nella Messa che noi ascoltiamo la parola di vita e condividiamo il corpo e il sangue di Cristo nostro Signore. Vi sollecito dunque a fare della Messa domenicale e della frequente Comunione una prassi regolare della vostra vita, in realtà il centro e il vertice di tutto ciò che siete e di tutto ciò che fate.

La fede, che abbiamo ricevuto in dono, deve a sua volta essere messa in pratica. San Giacomo ci dice che “la fede, se non ha le opere, è morta in se stessa” (Gc 2, 17). Per questo sono così compiaciuto per tutti gli sforzi che state facendo per mettere in pratica la vostra fede. Un eccellente esempio di ciò è il tema pastorale che avete scelto quest’anno per l’arcidiocesi: “Conferma la nostra fede, Redentore”. Confido che questa meritevole iniziativa vi porti molte grazie mentre continuate a praticare la vostra fede attraverso la preghiera e le buone opere.

Abbiamo anche bisogno di approfondire la nostra conoscenza della fede attraverso la lettura, lo studio e la preghiera. Ciò ci permette di condividere questa fede con gli altri, di aiutare gli altri a rallegrarsi della buona novella della salvezza. La nostra fede ci spinge anche ad operare per la giustizia e a venire incontro alle necessità degli altri. Come il Battesimo ci conferisce la grande dignità di essere fratelli e sorelle in Cristo, così siamo chiamati a operare per la dignità e l’uguaglianza di ogni essere umano.

La nostra fede ci invita in modo del tutto particolare a promuovere la dignità della famiglia cristiana, in conformità all’immutabile piano di Dio. L’amore sponsale di marito e moglie deve riflettere con la sua fedeltà e durata l’amore di Cristo per la sua Chiesa. Le coppie sposate sono chiamate ad essere una comunione di persone che partecipano dell’attività creatrice di Dio e che si preoccupano di educare i propri figli. La nostra fede sottolinea che “la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore” (Familiaris Consortio, 17). Ogni sforzo della comunità di difendere e rafforzare la famiglia è un grande contributo per tutta la nazione. Ogni sforzo fatto dai cristiani per essere fedeli al piano di Dio rispetto all’amore umano e alla vita umana è un’espressione di vitalità di fede.

5. Oltre al dono della fede Dio ha benedetto il vostro Paese con la gioventù e la vitalità. Voi siete una nazione nuova, poiché avete conquistato l’indipendenza soltanto sette anni fa. E siete benedetti da un gran numero di giovani. Quando penso al vostro vigore giovanile, rammento quanto l’arcivescovo Richard P. Smith scrisse quando visitò il vostro Paese nel 1841: “Vi è un glorioso futuro in serbo per la Chiesa di Santa Lucia”. Sì, c’è uno stupendo futuro in serbo per voi, se costruite tale futuro sulla solida base del Vangelo e su autentici valori umani. Il futuro non ci viene semplicemente dato, né ci viene imposto. Noi dobbiamo collaborare con Dio per conquistarlo. E ciò richiede virtù e disciplina: le virtù dell’onestà e della sincerità, la virtù della fedeltà alle promesse fatte, la disciplina della preghiera e del sacrificio e la disciplina dell’impegno personale e della collaborazione fraterna. Se voi veramente farete di questo parte della vostra vita, allora le parole dell’arcivescovo si avvereranno.

6. Adesso vorrei rivolgere alcune parole ai giovani di Santa Lucia. Cari giovani amici: il futuro della vostra nazione appartiene a voi, perché voi siete i leader di domani. Nel programmare e preparare il vostro futuro, è giusto che voi aspiriate alla grandezza, che voi desideriate di fare grandi cose nella vostra vita. Possiate non venire mai meno a queste aspirazioni, ma rimanere sempre uomini e donne di alti principi e speranze. E ricordate quello che Gesù ci insegna sulla grandezza, su chi è il più grande: “Chi è il più grande tra voi” egli dice, “diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve”. È precisamente così che Gesù ha rivelato la grandezza del suo amore. È per questa ragione che ha detto di se stesso: “Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22, 26-27).

Desidero anche ripetervi ciò che ho scritto a tutti i giovani del mondo nella mia lettera apostolica della Domenica delle Palme dello scorso anno (n. 101): “Non abbiate paura dell’amore che pone precise esigenze all’uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa, sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore”. Possiate sempre aspirare alla grandezza, alla grandezza del servizio generoso, e siate sempre più zelanti nell’amare Dio e il vostro prossimo, per quanto vi costi. Dio vi ha amati con un amore infinito e tenero, e voi dovete rispondere ad amore con amore.

In questo contesto, cari giovani amici, vi chiedo di considerare devotamente a quale vocazione Cristo vi chiama nella Chiesa. La Chiesa guarda a voi con grande speranza perché la missione della Chiesa è tanto vasta. E Gesù ha detto: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi” (Mt 9, 37). Quanto sono necessarie le giovani coppie il cui amore generoso e fedele l’uno nei confronti dell’altro rispecchia l’amore di Cristo per la Chiesa! E grande è la necessità di sacerdoti e religiosi, di messaggeri della buona novella della salvezza, Certamente il Signore che ha cura del suo gregge sta chiamando molti di voi a queste vocazioni nella Chiesa. Ascoltatelo, quindi, nel silenzio del vostro cuore. E rispondete volentieri quando lo sentite dire: “Seguimi”!

Cari giovani, e tutti voi, cari fratelli e sorelle in Cristo, vi sprono con le parole della lettera agli Ebrei: “Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 1-2). Se teniamo gli occhi fissi su Gesù, egli ci condurrà alla fede perfetta, egli ci mostrerà la via della pienezza della gioia nella sua presenza.

È stata la fede che ha sorretto i vostri antenati in tutte le loro sofferenze e tribolazioni. E la medesima luce della fede vi guiderà salvi verso il XXI secolo, e, ancor più importante, verso la vita eterna. Non dubitate mai della bontà e della misericordia di Dio e della straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti” (Ef 1, 19). Figli di Dio. prendete coraggio, riponete la vostra fiducia in Dio.

 

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