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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN BANGLADESH, SINGAPORE, FIJI,
NUOVA ZELANDA, AUSTRALIA E ISOLE SEYCHELLES

CONCELEBRAZIONE NEL CAMPO SPORTIVO «SHOWGROUNDS» DI DARWIN

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Darwin (Australia), 29 novembre 1986

 

“Allora le genti sapranno che io sono il Signore” (Ez 36, 23).

Cari fratelli e sorelle.

1. Queste parole del Signore dette dal profeta Ezechiele sono state adempiute in ogni angolo della terra: “Le genti sapranno che io sono il Signore”. In ogni luogo gli uomini adorano Dio e lo chiamano “Padre”, come ci ha insegnato Gesù Cristo. Dopo la morte e risurrezione di Cristo, la parola uscì da Gerusalemme, portata dagli apostoli e dalle prime comunità cristiane sino a che, col passare del tempo, la buona novella della salvezza in Cristo raggiunse le estremità stesse della terra.

Caro popolo di Darwin: anche qui nel Territorio Settentrionale la parola di Dio è stata proclamata e ora siamo riuniti per proclamarla e per celebrare la sua sacralità nell’Eucaristia, che è il sacrificio del corpo e sangue di Cristo. Ringrazio Dio che mi ha dato la possibilità di compiere questa visita. Oggi sto imparando quanto è veramente vasto il vostro paese: da Melbourne a Darwin, e da qui ad Alice Springs e Adelaide, tutto nella stessa giornata. Il Papa è finalmente arrivato e desidera salutare ognuno di voi nell’amore di Cristo.

Saluto il vescovo Collins di questa diocesi, e gli altri vescovi presenti, oltre ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici qui riuniti; i giovani e i vecchi, i bambini e in modo particolare gli ammalati; tutti voi che provenite da Darwin, da Bathurst Island, da Melville Island, da Port Keats e da Daly River; da Katherine, e dalle città e comunità fuori Darwin. Ringrazio i membri delle altre comunioni cristiane che hanno scelto di condividere questo momento con la comunità cattolica. Mi conforta sapere che lo spirito di amicizia cristiana è forte fra di voi. Porgo anche un rispettoso saluto ai rappresentanti dello Stato e dei Governi locali.

2. Quale successore di Pietro, sono venuto da voi nella fede che Pietro confessò a Cesarea di Filippo, quando disse a Gesù: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). Sì, il messaggio che porto non è altro che quello che sempre proclamato dalla Chiesa: la nostra salvezza è in Cristo Gesù, “la via, la verità e la vita”.

Sono passati quasi duecento anni da quando il Vangelo venne proclamato per la prima volta in questo continente. Date le circostanze politiche dell’epoca, i laici cattolici non poterono usufruire il servizio di un sacerdote per i quindici anni successivi alla fondazione della prima colonia a Sydney. Per un ulteriore periodo di circa altri quindici anni ebbero solo un servizio saltuario da parte di sacerdoti che si recavano da loro per brevi periodi.

Attualmente la Chiesa in tutto il mondo si sta preparando per la prossima sessione del Sinodo dei vescovi, ed è impegnata in una riflessione sulla missione dei laici. È pertanto particolarmente opportuno ricordare quei primi cattolici laici agli inizi della Chiesa qui in Australia. Ci viene ricordato che la responsabilità della Chiesa e della sua missione evangelizzatrice non è cosa che riguardi solo i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Essa appartiene all’intera comunità.

Quando i primi sacerdoti, fratelli e sorelle vennero su questo continente conoscevano a malapena i rischi cui andavano incontro. Nella maggior parte dei casi non avevano alcuna speranza di tornare nella loro terra natale, fra la loro gente. Quando ci chiediamo perché hanno scelto una vita così incerta e piena di difficoltà possiamo solo rispondere che erano spinti da un intenso amore per Gesù Cristo e per i loro simili. Vennero in risposta a un esplicito comando di Gesù ai suoi seguaci: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15). Erano pieni di un grande zelo missionario.

3. Qui a Darwin, sono lieto di rendere uno speciale omaggio alle congregazioni missionarie di religiosi che nel corso degli anni hanno messo del personale a disposizione delle Chiese locali delle regioni più isolate di questo continente; i Missionari del Sacro Cuore, la Società dell’Apostolato cattolico, le Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, e tante altre. A sua volta, la Chiesa in Australia ha dato prova di un vitale spirito missionario. I suoi figli e le sue figlie sono usciti dalla loro terra per diffondere il Vangelo in Papua Nuova Guinea, in Indonesia, nelle isole del Pacifico e altrove. In questa città, che è più vicina alle grandi città e civiltà del Sud-Est asiatico che a Sydney o a Melbourne, invito tutta la Chiesa dell’Australia a ricordare la sfida missionaria, la cui prima esigenza è la preghiera: “Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 38).

La Chiesa ha particolarmente bisogno di persone disposte ad andare all’estero, in altre comunità e nazioni, in nome di Gesù Cristo. Questi sacerdoti, religiosi e laici mettono il loro talento, le loro energie e soprattutto la loro fede al servizio di un popolo che non è il loro. Essi seguono la gloriosa tradizione del grande san Paolo, di sant’Agostino di Canterbury, di san Patrizio e di san Francesco Saverio. I missionari di oggi meritano il sostegno delle nostre preghiere, il nostro interesse e il nostro aiuto concreto. C’è ancora tanto da fare! Duemila anni dopo la venuta di Cristo, oltre due terzi della famiglia umana non hanno ancora udito il messaggio del Vangelo.

Esprimo la mia sentita gratitudine per l’opera che stanno compiendo in Australia la Società della Pontificia Opera Missionaria, e per il generoso sostegno dato loro in tutte le parti del paese. Esse sono gli organismi ufficiali impegnati a promuovere l’opera missionaria della Chiesa in tutto il mondo. Sono i mezzi con i quali il Papa cerca di svolgere il ministero universale di evangelizzazione che è responsabilità particolare della sede di Pietro.

4. Per sua stessa natura tutta la Chiesa è missionaria (cf. Ad Gentes, 2). Il Concilio Vaticano II ci ricorda infatti che “a ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per parte sua, la fede” (Lumen Gentium, 17). Nel clima culturale dei nostri tempi, e con particolare riferimento ai bisogni spirituali dell’Australia, le Chiese locali devono lavorare per un rinnovamento dell’impegno spirituale e missionario. Il mondo moderno è contrassegnato da una intensa, anche se spesso confusa, sete di Dio. I giovani in particolare anelano alla verità liberatrice del messaggio di Cristo e al programma di vita che incarna questo messaggio. Il Vangelo di oggi ce ne dà una sintesi eloquente: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3-10).

5. Tutta la Chiesa, vale a dire ognuno dei suoi membri, deve diffondere questo messaggio e dare autentica testimonianza della sua verità e bellezza. Le Beatitudini sono il cammino verso la vita. Esse rivelano il destino ultimo dell’uomo e il vero significato della sua esistenza. Esse danno vita a una comunità di giustizia, verità e amore. I bisogni umani e spirituali dell’Australia devono far sì che i cristiani australiani rispondano più seriamente alla sfida di seguire le Beatitudini e così divenire sempre più “il sale della terra” e “la luce del mondo” (cf. Mt 5, 13-16).

Oggi in Australia, come in tanti altri paesi, ci sono persone che devono ancora udire per la prima volta il messaggio del Vangelo di vita e salvezza in Gesù Cristo. Altri hanno una comprensione molto limitata e debole della fede alla quale affermano di appartenere. Questo è particolarmente evidente quando vediamo quanta poca influenza abbiano su alcune persone i valori morali del Vangelo nella loro vita individuale, familiare e pubblica. Vi è una reale esigenza di una seconda evangelizzazione, e questo richiede l’attiva e responsabile collaborazione di tutti i membri della comunità ecclesiale. I laici in particolare devono rendere presente il messaggio del Vangelo nelle attività secolari del mondo.

6. Fratelli e sorelle: desidero incoraggiarvi e incoraggiare l’intera Chiesa in Australia a rispondere ai bisogni del mondo moderno. Gli uomini si rendono già conto che il progresso materiale da solo non dà completezza. Essi hanno disperatamente bisogno della verità che li rende liberi. Gesù disse: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). Avete questa “verità” in voi quando Gesù Cristo è presente nelle vostre vite. In questa parte del Territorio Settentrionale, come in ogni altro luogo, i problemi più profondi dello spirito umano devono essere affrontati e risolti.

Vi esorto a superare l’indifferenza e l’apatia, a fare un uso saggio e responsabile delle molte risorse naturali e dei doni dei quali il Creatore ha riccamente dotato la vostra terra. Servite il Signore con gioia! Possa la comunità cristiana del Territorio Settentrionale essere unita nella fede e nell’amore. Possa ciascuno di voi essere missionario della pace di Cristo e della riconciliazione con gli altri.

Ai bambini e ai giovani dico questo: anche voi siete missionari gli uni verso gli altri. Siate saldi nella fede, e sempre disposti a condividere questa fede con gli altri, attraverso le vostre preghiere, le vostre parole e l’esempio delle vostre vite.

E possa Maria, soccorso dei cristiani e patrona dell’Australia, guidare tutti voi - gli abitanti di Darwin e del Territorio Settentrionale - verso suo Figlio, Gesù Cristo. È nel suo nome che viene compiuta tutta l’opera missionaria. È attraverso il potere del suo Vangelo che la salvezza giunge fino alle estremità della terra (cf. At 13, 47).

Sia lodato Gesù Cristo, il Salvatore del mondo! Amen.

Al termine della Messa

Miei cari fratelli e sorelle, vi ringrazio molto per questo nostro incontro eucaristico, sia per la sua preparazione che per la vostra presenza qui. So che per ben due volte è andata distrutta, a causa di una tempesta, l’impalcatura di sostegno per l’altare. E il fatto che l’abbiate ricostruita con tanta sollecitudine testimonia la vostra fede e il vostro desiderio di partecipare alla santa Eucaristia di oggi. Vi auguro la speciale benedizione di questo santissimo Sacrificio nella vostra vita: nella vostra vita personale, nella vostra vita familiare, nella vita della comunità del Territorio del Nord dell’Australia. Ringrazio moltissimo il vostro vescovo di Darwin e tutti i vescovi della vostra zona. Ringrazio voi sacerdoti che avete concelebrato con me questo santo Sacrificio. Sono particolarmente grato al vostro coro. Grazie mille e che Dio benedica tutti voi”.



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