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VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD

CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA «PLACE DE LA GARE»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Bobo Dioulasso (Burkina Faso) - Martedì, 30 gennaio 1990

 

1. “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senape” (Mt 13, 31).

Cari fratelli e sorelle, con voi vorrei meditare sul mistero del Regno di Dio, del quale il Signore ci parla “per parabole” nel Vangelo d’oggi.

Sono felice di farlo celebrando il Sacrificio di Cristo, per voi e con voi, in questa bella festa della Diocesi di Bobo Dioulasso. Ringrazio il vostro Pastore, Monsignor Anselme Sanon, per le sue parole di benvenuto e vi ringrazio tutti per la vostra accoglienza.

Saluto le Autorità civili, esprimendo loro la mia gratitudine per la loro partecipazione alla nostra riunione.

Rivolgo inoltre un cordiale saluto ai nostri amici, fedeli della religione tradizionale e ai nostri amici musulmani che hanno voluto associarsi alla gioia dei loro fratelli.

Fratelli e Sorelle della Chiesa radicata sul suolo Bobolese e quanti sono giunti in questo crocevia di popoli, il Successore di Pietro vi saluta con gioia ed affetto!

2. Poiché ho ricevuto la missione di confermare i miei fratelli nella fede, come il Signore ha chiesto a Pietro, vorrei che tutti noi volgessimo lo sguardo innanzitutto al Cristo che ci ha donato le parole del Vangelo e che ci mostra i cammini del Regno dei cieli.

Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci annuncia già chi è in verità Gesù di Nazaret: egli è “consacrato con l’unzione”, dallo “spirito del Signore” (Is 61, 1). Egli è il Messia. È inviato da Dio medesimo, dal Padre, con la potenza dello Spirito divino. È il Figlio, della stessa sostanza del Padre, Colui che il Padre ha inviato nel mondo perché ha amato il mondo sin dall’eternità. Dio ama il mondo, il Creatore ama la sua creatura.

L’amore del Creatore che è Padre si rivela nel Figlio, nella missione del Figlio. Ed ecco ciò che Cristo dice di Se medesimo riconoscendosi nella profezia di Isaia: “mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri” (Is 61, 1).

3. Gesù di Nazaret compiva questo e lo proclamava durante gli anni della sua missione messianica. La Lieta Novella, ovvero “il Vangelo”, la proclamava attraverso la sua parola ed i suoi gesti. Le piaghe “dei cuori spezzati”, le guariva, come leggiamo spesso nella Santa Scrittura. “Liberazione” e “libertà”, erano i suoi doni: liberava gli uomini dal male nelle sue molteplici forme, in particolare il male del peccato. Liberava le coscienze umane dai pesi più oppressivi che su esse gravavano.

Oggi, Cristo - crocifisso e risorto - non continua forse a fare questo, attraverso la sua Chiesa che, a suo nome, è al servizio dei poveri?

4. Attraverso la sua parola e la sua azione, Gesù rivelava il Regno dei Cieli. Il Regno “dei cieli” sarà pienamente realizzato nell’eternità. Ma esso comincia adesso. Inizia qui e fiorisce. È presente nella persona stessa di Cristo, Salvatore del mondo: Egli lo ha ricevuto dal Padre e lo trasmette agli uomini. Egli sparge il seme nei loro cuori affinché cresca in ogni uomo, affinché unisca gli uomini, le società umane, i popoli e le nazioni di questa terra.

Sì, affinché cresca . . .

Ecco perché il Signore Gesù paragona questo Regno ad un granello di senape. “E il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto . . . diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami” (Mt 13, 32).

Gesù paragona il Regno anche al lievito, impastato “con tre misure di farina perché tutta si fermenti” (Mt 13, 33).

5. Sessant’anni fa, il seme ha cominciato a germogliare sulla vostra terra; il lievito ha cominciato a fermentare la farina. Il Regno di Dio ha iniziato a crescere nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre comunità.

La pianta è diventata l’albero di una grande Diocesi. I rami delle comunità, i ramoscelli delle famiglie si sono messi a portare i frutti del Vangelo. Sulle antiche e forti radici dei vostri popoli, un innesto vigoroso ha consentito all’albero di crescere.

I missionari hanno piantato - con quanta fede e quanta pazienza! - e adesso i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i catechisti burkinabè fanno maturare i frutti.

Il battesimo ha immerso figli e figlie di questa terra nella luce di Cristo. Essi costituiscono delle comunità calorose, generose. Possano essere sempre di più immagini del Corpo di Cristo, unite dal suo amore! Possano essere sempre di più il lievito della farina, innalzate ed unite dalla fede condivisa e dalla preghiera comune, animate dall’amore fraterno che non lascia il povero sul bordo del cammino! Possano portare più lontano la luce del Vangelo!

6. La crescita del Regno passa attraverso la forza di vita che anima le famiglie. L’uomo e la donna donano insieme, con la bellezza del loro amore, un’immagine preziosa dell’amore che giunge da Dio. A loro volta, danno la vita. Nel rispetto dei doni di Dio che ha consentito loro di essere padre e madre, rimangono uniti per sempre e fanno fruttificare la grazia del sacramento del matrimonio: si rispettano reciprocamente e pongono in comune le loro qualità. Aprono le vie della speranza per i figli che crescono nella gioia di essere amati. Rendono il loro focolare segno visibile della felicità dell’essere cristiani ed è attraverso la famiglia innanzitutto che progredisce l’evangelizzazione.

So che tutti non conoscono la stessa felicità e non possono vivere la stessa fedeltà. Ma ognuno può contare sull’amore fedele di Dio, che perdona, che fascia “le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61, 1).

E voi, giovani di questo popolo, fate crescere nei vostri cuori i doni che avete ricevuto. Spesso trovate il cammino difficile, ma se restate amici di Dio e veri fratelli e sorelle, allora sarete sulle vie della felicità, quella dei discepoli di Cristo che pensano a servire gli altri ed a compiere bene il lavoro di cui la società ha bisogno. Gli alunni di uno dei vostri collegi mi hanno scritto queste parole: “Vorremmo che attraverso il nostro lavoro di coltivatori, la terra che Dio ci ha donato nutra tutti gli uomini e che non vi siano più bambini che muoiono di fame intorno a noi e in tutto il mondo”. Credo che essi abbiano intrapreso un buon cammino e li ringrazio per la loro testimonianza.

Alle famiglie, ai giovani, a tutti, vorrei dire: Aa bèè ka kè kogo, yeelen ani kogo nan ye! (Siate tutti sale, luce e lievito!).

7. Giunto in mezzo a voi, vorrei dire ad ogni parrocchia, ad ogni movimento: il Papa si affida a voi affinché voi facciate crescere i rami dell’albero piantato dal Signore. Che ciascun laico prenda la sua parte di responsabilità per il servizio di tutti, nella Chiesa e per la società intera! So che fate molti sforzi per l’educazione dei giovani e la formazione degli adulti. Continuate instancabilmente!

Il Vangelo rispetta l’uomo e lo esorta ad andare sempre più lontano nell’amore del prossimo. Questo deve ispirare i vostri incontri e la vostra collaborazione con i vostri compatrioti protestanti, con coloro che sono fedeli alla religione tradizionale e con i musulmani. Vi incoraggio a perseguire in tutta chiarezza ed amicizia il dialogo interreligioso.

Voi lavorate per lo sviluppo del vostro Paese. Chiedo appassionatamente a tutto il mondo di essere solidale con voi che conoscete il peso della povertà. Vi chiedo anche di non scoraggiarvi. È vostra la dignità di essere i primi artigiani del vostro sviluppo, nella concordia e nella pace. Voi siete spesso poveri di beni materiali, ma ricchi di generosità, di vita interiore, di capacità di accoglienza. Il Signore vi ha donato delle qualità che molti altri uomini hanno perso. Sappiate conservarle, affinché lo sviluppo del vostro Paese si compia nel rispetto di ognuno.

8. Affinché il Regno cresca in mezzo a voi, affinché i doni di Dio siano resi accessibili a tutti, affinché la Parola possa venire estesa, affinché il Popolo di Dio sia unito, bisogna che alcuni discepoli di Cristo divengano gli intendenti cui egli possa affidare il ministero sacerdotale o i testimoni consacrati a Dio e alla missione. Saluto di tutto cuore i sacerdoti, i religiosi e le religiose che si sono già avviati su questi cammini.

Vedo qui i seminaristi di Koumi, giunti da tutta la regione. Il Successore di Pietro esterna a loro la sua amicizia e li incoraggia: giovani fratelli che avanzate verso il sacerdozio, donatevi completamente al servizio del Signore e degli uomini, preparatevi con tutta la vostra generosità, conoscerete una vera gioia!

Vedo le giovani Sorelle dell’Annunciazione ed altre religiose. Anche a voi, il Papa dice quanto sia preziosa la vostra risposta all’appello del Signore. Il dono di voi stesse, la contemplazione, l’apostolato e la carità che voi vivrete sono delle felici grazie per voi ed una testimonianza indispensabile per la Chiesa radicata nel vostro popolo.

Possano affiancarsi a voi altre persone!

A ka wuli ka tagama, kibaro diman togo la! (Alziamoci, per il cammino nel nome della Lieta Novella!).

9. Ascoltiamo ancora il profeta: “Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli” (Is 61, 11).

Qui, a Bobo Dioulasso, oggi, Isaia ci chiama all’azione di ringraziamento e alla gioia in Dio.

“Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli” (Is 61, 10).

Questi vestiti della salvezza, il profeta li paragona ai gioielli dello sposo e della sposa per le nozze.

Sì, la Chiesa è la sposa di Cristo suo Redentore. Ciascuno di noi porta il vestito di cui Egli ci ha coperti con il nostro battesimo per portarlo tutta la vita fino all’ultimo giorno, veste purificata dal Sangue dello Sposo crocifisso e veste di luce del Risorto. Perché portiamo in noi il lievito della vita eterna, il seme della santità che, nella Chiesa, deve crescere per la gloria del Dio vivente.

Ala ka aa to krista ka kanuya la! (Che Dio vi conservi nell’amore di Cristo!).

Papa bè duba kè aa yè (Il Papa vi benedice!).

Al termine della celebrazione eucaristica il Papa rivolge ai fedeli presenti queste parole di ringraziamento e di saluto.  

Grazie, Burkina Faso, per la tua accoglienza cordiale e calorosa; grazie per la tua presenza di ieri nel santuario mariano presso Ouagadougou, e per quella di oggi, qui a Bobo Dioulasso. Grazie per la tua presenza spirituale. Tu hai saputo introdurre, Burkina Faso, gli elementi più nobili, più preziosi della tua cultura nella lode a Dio, nella celebrazione eucaristica. Noi abbiamo pregato insieme per tutti i popoli, per tutti i cittadini, per la lotta contro il Sahel dal punto di vista geografico e dal punto di vista materiale. Pregheremo nello stesso tempo per la crescita delle vocazioni contro il Sahel spirituale.

Grazie, Burkina Faso, ancora una volta. Devo lasciarti per continuare la mia visita nel Ciad. Ma conserverò nel mio cuore l’esperienza indimenticabile del nostro incontro.

Che Dio sia con voi!

 



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