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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PER IL 75° DI FONDAZIONE
DELLA PONTIFICIA UNIONE MISSIONARIA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 9 maggio 1991

 

Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? . . . Gesù . . . tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo” (At 1, 11).

1. I discepoli hanno vissuto a lungo con Cristo, sono stati testimoni degli eventi straordinari della sua morte e risurrezione. Hanno creduto in lui.

Ed ora il Maestro si separa da loro.

“È bene per voi che io me ne vada - aveva detto nel Cenacolo, prima della sua passione - perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore” (Gv 16,7). Si compiono, così, le Scritture, si adempie totalmente la promessa.

L’Ascensione, che oggi celebriamo solennemente, pone termine al tempo della presenza fisica del Redentore sulla terra e segna l’avvio della missione della Chiesa. Mette in luce il legame che esiste tra il disegno salvifico di Dio, pienamente realizzato nel Figlio dell’uomo, e la funzione della Chiesa, “popolo messianico, assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cf. Mt 5, 13-16), inviato a tutto il mondo” (Lumen gentium, 9).

Lo Spirito Santo sorreggerà nel corso dei secoli il pellegrinaggio dei credenti; li ritemprerà con la forza della sua azione vivificante.

2. “Gesù . . . tornerà un giorno allo stesso modo . . .”.

Pur presi dalle faccende quotidiane e dalla fatica della vita, i cristiani non possono dimenticare queste parole. Esse costituiscono un richiamo continuo a non lasciarsi dominare dalle preoccupazioni terrene; invitano a rivolgere lo spirito verso l’alto.

Nel Signore Gesù, asceso al cielo, la nostra umanità è, infatti, innalzata accanto al Padre e “noi, membra vive del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo nella gloria” (Colletta).

“Le anime nostre - osserva San Leone Magno - sono chiamate in alto: non le appesantiscano i desideri terrestri; esse sono predestinate all’eternità. Non le accaparrino le cose destinate a perire: esse sono entrate nella via della verità. Non le trattenga un ingannevole fascino . . .” (San Leone Magno, Sermone 74 [61], 5).

3. Prima di salire al cielo il Signore risorto affida ai discepoli questo mandato missionario: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15).

Quale urgente attualità riveste oggi il comando di Cristo!

“Andate e predicate”, fatevi araldi della mia verità, siate testimoni del mio amore, proponete a tutti i miei insegnamenti! Egli chiama ogni credente a collaborare e a continuare la sua stessa missione.

La missione è sua: per questo Cristo non ci lascia soli. Anche nel nostro tempo, come all’inizio dell’attività degli Apostoli, ci accompagna la consolante constatazione dell’odierno Vangelo: “Il Signore operava con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Mt 16, 20).

È Cristo che arricchisce la Chiesa con molteplici carismi e ministeri; è Lui che con il suo Spirito la edifica e la rende capace di “scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura” (Gaudium et spes, 4). “È Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo” (Ef 4, 11-13).

4. La Chiesa esiste per evangelizzare: questa è la sua grazia, il suo dono, la sua vocazione (cf. Pauli VI, Evangelii nuntiandi, 14).

In essa risuona, in modo perenne, il mandato missionario lasciatole da Cristo il giorno dell’Ascensione.

Come ho ricordato nell’Enciclica Redemptoris missio, “la missione è ancora agli inizi e dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris missio, 1). Occorre, allora, uno sforzo comune teso ad incrementare il numero degli evangelizzatori e a rendere sempre più coerente la testimonianza dei credenti, giacché la “fede si rafforza donandola” (Ivi, 2).

Sono, pertanto, particolarmente lieto di presiedere questa celebrazione eucaristica, che raduna attorno alla mensa della Parola e del Pane di vita numerose forze apostoliche impegnate soprattutto a tener desta nel popolo di Dio la coscienza del suo compito missionario.

Vi saluto tutti con affetto, carissimi fratelli e sorelle, e di cuore vi ringrazio per il vostro generoso e proficuo lavoro. Insieme ai responsabili della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e ai Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, saluto i fratelli Vescovi qui presenti e con me direttamente responsabili nella nuova evangelizzazione; i soci degli Istituti Missionari, che per specifica vocazione sono dediti ad annunciare il Vangelo ai non cristiani; i sacerdoti diocesani e religiosi, che il dono dell’ordinazione destina all’universale opera della salvezza; i membri degli Istituti religiosi missionari, la presenza dei quali nelle terre di prima evangelizzazione è quanto mai preziosa e provvidenziale.

A tutti rivolgo il mio più vivo incoraggiamento: siate sempre consapevoli del dono che Iddio vi ha fatto ed impiegate ogni energia per l’annuncio del suo Regno.

5. A voi, come pure alla Pontificia Unione Missionaria, di cui oggi ricordiamo il 75 anniversario di fondazione, è affidato il compito di sostenere la tensione dell’intera Chiesa verso la Missione. A tal fine, vi esorto a non cessare mai di preoccuparvi della formazione missionaria dei sacerdoti, dei membri delle comunità religiose e degli aspiranti al ministero presbiterale e alla vita consacrata. A nessuno sfugge l’importanza di quest’azione formativa. Quando i pastori sono intimamente compresi della loro responsabilità, diventano guide illuminate delle comunità a loro affidate; quando hanno a cuore l’ansia dell’evangelizzazione, educano i fedeli alla preghiera e al sacrificio, alla solidarietà e alla generosa disponibilità verso i bisogni della Chiesa universale. E in un terreno così ben curato matureranno certamente autentiche vocazioni missionarie.

Non fu questa l’intenzione del Fondatore della vostra Unione, il Venerabile Paolo Manna? Egli consacrò tutto se stesso alla causa dell’evangelizzazione e all’apostolato per la conversione del mondo. Anche oggi, se l’Unione Missionaria continuerà a conservare chiare le motivazioni del suo impegno, aiuterà l’azione delle altre Pontificie Opere Missionarie ad essere efficace ed incisiva.

Affidate, per questo, ogni vostra attività e voi stessi a Maria, Madre e modello della Chiesa (Ioannis Puali PP. II, Redemptoris missio, 92).

Che questo anniversario oltre a rafforzare il dinamismo operativo della vostra stessa Unione, segni in voi una nuova presa di coscienza, rendendovi capaci di stimolare in tutte le componenti ecclesiali nuovo entusiasmo nella missione “ad gentes”.

Scaturirà, ne sono certo, grazie anche al vostro apporto, una nuova epoca missionaria, una nuova primavera della Chiesa.

6. “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Canto al Vangelo).

Il Signore è con noi: è lui che guida il suo popolo verso l’alba del terzo Millennio. Guida la Chiesa attraverso l’umile e fedele dedizione di innumerevoli apostoli dei nostri giorni.

In ogni angolo della terra risuona, così, l’inno della “solenne gloria e potenza del nostro Dio” (Ap 19, 1). Non è Cristo il protagonista unico della missione? Non ci conduce egli con il suo amore?

È certo arduo il compito che ci affida, ma non farà mancare l’aiuto adeguato. Che di tutti si possa dire: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto”.

Predicarono dappertutto per preparare ogni cuore al ritorno di Cristo.

“Occorre, infatti, che col cuore ci volgiamo là dove crediamo che Egli sia asceso col corpo” (San Gregorio Magno, Omelia 2, 29,11), poiché “Gesù tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo!”.

“Ecco: io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Io sono con voi!

Amen!

 

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