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VISITA PASTORALE A MANTOVA

CELEBRAZIONE DELLA PAROLA IN MEMORIA DI SAN LUIGI GONZAGA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza della Repubblica di Castiglione delle Stiviere - Sabato, 22 giugno 1991

 

Carissimi ragazzi e ragazze di Mantova!
Carissimi giovani provenienti dalla Lombardia e dalle Regioni vicine!

Questo è il giorno fatto dal Signore!

1. Giorno di gioia è questo, perché segnato dal ricordo di un vostro concittadino: san Luigi Gonzaga, il Santo della gioventù. Sono, pertanto, veramente lieto di rievocare insieme a voi la sua memoria e il suo esempio, in occasione del IV centenario della morte, avvenuta a Roma il 21 giugno del 1591. 400 anni or sono egli moriva, a soli 23 anni, invocando il nome di Gesù, stringendo il Crocifisso in una mano e nell’altra una candela ardente, simbolo di quella vita soprannaturale, ricevuta in dono nel sacramento del Battesimo.

Una simile morte, confortata dalla benedizione del Papa Gregorio XIV, rappresentava il coronamento di una esistenza permeata interamente dalla grazia e dall’amore divino. Una vita consacrata totalmente a Dio; una esistenza consumata nel servizio appassionato dei fratelli. Servendo gli ammalati, contrasse anch’egli la peste e si spense tra sofferenze indicibili senza, tuttavia, mai perdere la serenità dello spirito.

San Luigi è senz’altro un santo da riscoprire nella sua alta statura cristiana. È un modello da additare anche alla gioventù del nostro tempo, un maestro di perfezione ed una sperimentata guida verso la santità. “Il Dio che mi chiama è Amore - si legge in uno dei suoi appunti -, come posso arginare questo amore, quando per farlo sarebbe troppo piccolo il mondo intero?”.

2. San Luigi, celeste patrono dei giovani, lascia che io, ora, ti affidi la gioventù di Mantova, dell’Italia e del Mondo intero! Tu, che hai amato la vita e per questo l’hai spesa tutta e presto per i grandi ideali cristiani, accompagna i tuoi coetanei e le tue coetanee della presente generazione verso la piena fedeltà al progetto della salvezza divina.

Fa’ che, come te, ogni ragazzo e ogni ragazza sappia riscoprire la propria vocazione alla santità nella donazione generosa a Dio e ai fratelli. Proprio di una simile testimonianza evangelica ha bisogno l’odierna società. San Luigi, oggi ti sentiamo presente tra di noi: trasmettici nuovamente l’eloquente tuo messaggio spirituale!

3. Pensavo al vostro santo conterraneo quando, nel 1985, in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, ho indirizzato una particolare Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo. Di quello scritto, centrato sull’incontro di Gesù col giovane ricco (cf. Lc 10, 25-28; Mt 19, 16-22), mi ritornano adesso alla mente alcuni passaggi, che bene si addicono alla straordinaria avventura spirituale di san Luigi.

Anch’egli era un giovane ricco; pure a lui il Signore ha rivolto la proposta: “Vieni e seguimi” (Mt 19, 21). Ma quanto diversa è stata la sua risposta rispetto a quella del giovane di cui narrano i Vangeli! Questi “se ne andò triste, poiché aveva molte ricchezze” (Mt 19, 22). Non ebbe, cioè, il coraggio di abbandonare tutto fidandosi di Dio. San Luigi, invece, disse “sì” all’invito di Cristo: si fidò di lui, lasciando ogni privilegio e ricchezza; da nobile che era, si fece povero per amore del Vangelo.

Nella sua breve, ma intensa esistenza si avverte la freschezza del Vangelo divenuto vita vissuta. Egli è un autentico testimone di Cristo, che risponde senza paura alle sfide del mondo. Diventa, così, un maestro da seguire, un modello da imitare. Sì, una figura che provoca anche l’universo giovanile del nostro tempo, diviso tra l’intima tensione a dare un significato pieno alla vita e le mode superficiali della cultura individualistica e del consumismo edonista. Come Cristo, anche Luigi è diventato “segno di contraddizione”. Egli provoca ciascuno di voi, carissimi ragazzi e ragazze, conterranei di così fulgido esempio di santità.

4. Lasciate che nel suo nome vi abbracci tutti. Attraverso di voi vorrei estendere il mio saluto all’intera gioventù di Mantova, dell’Italia e di tutti i continenti. Saluto i giovani che soffrono, in particolare quelli che sono vittime della violenza, dell’emarginazione, della droga, e i malati di Aids.

Non posso, inoltre, non ricordare e vivamente incoraggiare quanti fra voi, seguendo più da vicino l’esempio di san Luigi Gonzaga, stanno percorrendo l’itinerario della totale consacrazione a Dio nel sacerdozio, nella vita consacrata, nel servizio agli ultimi attraverso le molteplici forme del volontariato.

Grazie a tutti voi per la vostra presenza così numerosa a quest’appuntamento ecclesiale che segna, ne sono certo, una tappa importante nell’itinerario missionario della Chiesa mantovana! Ringrazio il Pastore della vostra Diocesi per il cordiale saluto che mi ha rivolto. Esprimo apprezzamento e gratitudine ai Centri di pastorale giovanile delle diocesi della Lombardia e di altrove, che hanno promosso l’iniziativa dell’intera giornata e di questa assemblea con i giovani.

5. Conosco la situazione nella quale voi giovani vivete, mi è noto l’impegno evangelico che, malgrado ogni difficoltà, vi anima a ripercorrere anche oggi le orme di Cristo alla scuola di un grande maestro ed amico, qual è, appunto, san Luigi Gonzaga.

Mi preme assicurarvi subito che la Chiesa vi ama, ha fiducia in voi e vuole camminare con voi nell’impegno di rendervi gli artefici della vostra crescita spirituale, i protagonisti della vostra missione all’interno della Comunità dei credenti e nel mondo. Vi ama la Chiesa perché essa è chiamata a rivivere, ogni giorno, l’atteggiamento di Gesù verso il giovane ricco, di cui parla il Vangelo, ossia ad educarlo a decifrare il “senso” della vita e ad aiutarlo, perché lo realizzi con responsabilità e con entusiasmo, anzi nella gioia.

Per questo il contenuto essenziale e decisivo della pastorale giovanile è educare i giovani alla fede, quindi all’incontro e alla comunione personale profonda con Gesù Cristo, Via, Verità e Vita, sicché la fede diventi per i giovani il criterio di giudizio e di valutazione dei fatti, degli uomini, delle cose e nello stesso tempo la risorsa per un’esistenza spesa nella logica del dono e del servizio. Solo una grande carica di spiritualità può generare e alimentare un’altrettanta carica di dedizione generosa e disinteressata dei giovani verso le molteplici e gravi necessità o povertà materiali e spirituali del nostro mondo.

6. Riflettendo proprio sul colloquio tra Gesù e il giovane ricco, scrivevo nella citata Lettera per l’Anno Internazionale della Gioventù: “Il giovane ha ricevuto la risposta essenziale e fondamentale alla domanda: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”, e questa risposta coincide con tutta la strada della sua vita finora percorsa: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”” (Giovanni Paolo II, Epistula apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato, 7, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 769).

Questo ardentemente auguro a voi, carissimi giovani, che la strada della vostra vita, finora percorsa, coincida similmente con la risposta di Cristo!

Ma “quando il giovane chiede intorno al “di più”: “Che cosa mi manca ancora?”, Gesù lo fissa con amore, e questo amore trova qui un nuovo significato. L’uomo viene portato interiormente, per mano dello Spirito Santo, da una vita secondo i comandamenti ad una vita nella consapevolezza del dono, e lo sguardo pieno di amore di Cristo esprime questo “passaggio” interiore. Gesù dice: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi”” (Ivi, pp. 773-774).

Si tratta di un invito chiaro e deciso, preceduto ed accompagnato da uno sguardo di amore: “Gesù, fissatolo, lo amò” (Mt 19, 21). Auguro anche a voi di sperimentare uno sguardo così. Vi auguro di sperimentare la verità che è Cristo: egli vi guarda con amore.

“Che mi manca ancora?”. Non sintetizza, forse, questo interrogativo l’anelito a qualcosa di più, che anche voi avvertite nel cuore? Non è forse la denuncia dell’insoddisfazione esistenziale che nasce nell’uomo quando egli rincorre miti e successi effimeri, i quali non possono appagare la sete d’infinito che arde nel suo spirito? Il consumismo, l’edonismo e l’individualismo lo rinchiudono in una solitudine priva di entusiasmo e di gioia. L’esistenza, allora, viene vissuta quasi fosse un’autentica schiavitù. Ma c’è un altro fatto che interpella i credenti: perché tanti giovani appaiono indifferenti verso la fede? Forse che oggi la proposta evangelica non li interessa più? È essa fuori moda, impossibile da seguire? Come essere cristiani nel nostro tempo?

7. “Che cosa mi manca? . . . Vieni e seguimi!”.

Ecco il compito che è dinanzi a voi, ragazzi e ragazze, desiderosi di seguire Cristo e di costruire con i vostri coetanei un mondo più giusto e solidale: rispondere prontamente al suo appello e realizzare il progetto della vostra particolare vocazione. Gesù chiama, oggi come in passato, tutti: alcuni per il ministero sacerdotale o per la vita consacrata, domandando loro una testimonianza “eccezionale” del suo amore verso i fratelli; molti altri li chiama al matrimonio, al “ministero” familiare, e chiede loro di impegnarsi in varie attività apostoliche laicali. Vuole che essi si adoperino per la trasformazione, secondo lo spirito del Vangelo, di tutta la realtà temporale (cf. Gaudium et spes, 43-44). Il “vieni e seguimi” del divino Maestro si fa così sentire su diverse strade. In diversi modi si può diventare imitatori di Cristo. È importante sapere che ciascuno è interpellato dal Redentore personalmente, ed invitato ad attuare un progetto di vita nuova, che corrisponde all’essenziale dinamismo della sua giovinezza. Non si entra, però, in questo dinamismo spirituale, che fa crescere e dà gioia, senza il sostegno costante dei Sacramenti, poiché “ogni vocazione di vita, come vocazione cristiana, è radicata nella sacramentalità della Chiesa: essa si forma, dunque, mediante i Sacramenti della nostra fede” ((Giovanni Paolo II, Epistula apostolica ad iuvenes internationali vertente anno iuventuti dicato, 7, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 779).

8. “La giovinezza è una crescita . . . Bisogna che essa porti con sé il graduale accumulo di tutto ciò che è vero, che è buono e che è bello . . . Benedetta sarà questa esperienza della giovinezza, se da essa imparerete gradualmente quell’essenziale verità sull’uomo - su ogni uomo, e su se stessi -, la verità che viene così sintetizzata nell’insigne testo della Costituzione pastorale “Gaudium et spes”: “L’uomo, il quale sulla terra è la sola creatura che Dio ha voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non mediante un dono sincero di sé”” (Ivi, p. 793).

Essere per gli altri: questa è la vocazione di ciascuno di noi. In essa cresciamo grazie al contatto con Dio nella preghiera, ascoltando ed accogliendo a cuore aperto la sua Parola. Cresciamo grazie all’opera dello Spirito Santo, che ci è stato donato con il Battesimo.

“Non avete ricevuto uno Spirito da schiavi - ricorda l’apostolo Paolo - per ricadere nella paura ma . . . uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!” (Rm 8, 15).

Il tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo il 14 e 15 agosto a Czestochowa, ai piedi della “Madonna Nera” di Jasna Gora, ci aiuta a meglio comprendere tale misteriosa divina realtà. Col Battesimo non abbiamo ricevuto uno Spirito da schiavi, ma da figli! Come figli siamo liberi; dunque, non dobbiamo essere schiavi, ma liberi. Non schiavi della menzogna, dell’impurità, della tristezza e del peccato; non vittime dell’indifferenza e della mediocrità, che sono insidie particolarmente pericolose in questa nostra epoca.

Ma liberi, profondamente liberi nello Spirito Santo, il quale, se veramente prendiamo parte alle sofferenze di Cristo - secondo quanto assicura san Paolo - ci renderà partecipi anche della sua gloria immortale (cf. Rm 8, 17).

Giovani di Mantova, di Lombardia, e di tutta l’Italia, terra ricca di vitalità e di enormi potenzialità apostoliche, abbiate il coraggio della libertà cristiana! Siate i testimoni di Cristo in questo nostro mondo! Egli vi invia come operai nella sua vigna (cf. Mt 20, 7): voi siete gli operai del Vangelo.

Il Vangelo è - sì - esigente, ma vale veramente la pena di seguirlo e di seguirlo con fedeltà.

Guardate a san Luigi Gonzaga! Ancor oggi, pur in un’epoca lontana dalla sensibilità culturale e spirituale del suo tempo, egli vi indica una esaltante missione da compiere.

“Dio ci chiama - scriveva nell’ultima lettera alla madre pochi giorni prima di morire - a quel sommo Bene che cerchiamo con tanta negligenza” (san Luigi Gonzaga, Lettera alla madre, 5 giugno 1591).

9. “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6, 33).

Cercare innanzitutto Dio! Ciò significa alimentare il coraggio delle scelte della vita cristiana; quelle scelte che vi possono donare l’autentica libertà.

Abbiate il coraggio della verità che vi fa liberi!

Ecco la prima libertà. L’intelligenza della verità, che reagendo all’insidiosa tentazione di un pensiero debole, di cui si alimenta la nostra cultura, superi la logica disimpegnata delle opinioni per ricercare la verità esigente e universale: “La verità vi farà liberi”.

Abbiate il coraggio del cuore puro!

Coraggio che reagisce con fermezza alla tendenza dominante di dissipare le potenzialità dell’amore in manifestazioni prive di progettualità, legate al fascino dell’istintivo, dell’immediato e dell’effimero. Un cuore non inquinato dal disordine affettivo; un cuore casto, che guidi il giovane a rifiutare di usare se stesso, gli altri e il mondo circostante come oggetti da possedere e consumare.

Quanto è impegnativo vivere quest’invito di Cristo alla purezza del cuore! Ma quale orizzonte di amore e di pace esso dischiude a chi l’abbraccia con eroica fedeltà!

Abbiate il coraggio della reciprocità e del prossimo!

L’attuale tendenza culturale a non ammettere e valorizzare le diversità rischia di rendervi schiavi dell’incapacità di vivere sicure reciprocità per ristagnare in un individualismo disorientato dall’egoismo. Beati voi, se, invece, sarete capaci di reagire alle mode che propongono modelli giovanili standardizzati; se sarete aperti all’accoglienza e al sostegno soprattutto verso quei vostri coetanei che si lasciano vivere stancamente e senza entusiasmo, perché hanno rinunciato a ricercare un senso alla loro vita. Sono essi le vittime della società del benessere, la quale, oltre a consumare i beni materiali che produce, ormai sta consumando anche i valori della sua tradizione, nutrimento indispensabile per dar senso alla vita dei suoi figli.

Abbiate il coraggio della solidarietà nella Chiesa e per il mondo!

Un’altra tentazione è quella di lasciarsi prendere dallo sconforto, o di adagiarsi nel quieto vivere, o di credere che l’ideale cristiano sia troppo alto. San Luigi mostra come, invece, sia possibile accogliere la sfida di Cristo: “Se vuoi  . . . seguimi”. La strada che Cristo indica è quella della carità fedele verso la Chiesa, e con la Chiesa, verso il mondo. Occorre sempre imparare ad uscire dal proprio isolamento per elaborare insieme nuovi progetti di vita, alla luce del Vangelo, vincendo la noncuranza e il timore di fronte alle responsabilità apostoliche. Da questa riscoperta dell’identità cristiana ed ecclesiale, attraverso una costante formazione personale, deve derivare la coerenza dell’impegno sociale, aperto al dialogo e alla solidarietà. I condizionamenti sociali, per quanto forti e molteplici, non tolgono la libertà.

10. Carissimi ragazzi e ragazze!

“Vieni e seguimi”!

Non sentite anche voi, questa sera, riecheggiare nello spirito questo invito?

“Tutto quello che Dio fa è ben fatto”!, vi ricorda san Luigi Gonzaga.

Sì, Cristo vi chiama ad assumere le vostre responsabilità nella Chiesa e nella società. Soltanto in questa ottica vocazionale dell’esistenza, acquista senso la castità matrimoniale e quella dei chiamati al sacerdozio presbiterale e alla vita consacrata. Cristo vi chiama alla libertà, alla verità, all’amore. Alla libertà che attraverso la verità, basandosi sulla verità, si fa sempre amore; e non c’è altro senso della libertà se non questo; non c’è libertà per la libertà; è un vuoto. Il profondo senso della libertà consiste nell’amare, nell’essere capace di dare se stessi; ecco la dimensione propria del nostro essere umano, del nostro essere creati ad immagine di Dio. E Cristo vi chiama ad una tale libertà. Vi chiama alla santità. Non abbiate paura di questa parola! Sebbene il Vangelo contenga alcune parole che sembrano dure, come quando dice che si deve perdere la propria vita per il Vangelo, la parola sembra dura ma in realtà è splendida. Cristo vi chiama, vi invita ad abbracciare con generosità le varie vocazioni, le diverse vocazioni particolari, secondo i diversi carismi. Tutte queste vocazioni sono finalizzate ad un unico scopo: alla edificazione della vita umana come degna dell’uomo, all’edificazione della famiglia umana e poi, attraverso l’una e l’altra, alla realizzazione del Regno di Dio. Vi chiama alla santità, a “perdere”, cioè, per Lui la vostra vita! Vi invita ad abbracciare con generosità le varie vocazioni particolari, tutte finalizzate all’unico scopo: l’edificazione della famiglia umana e la realizzazione del Regno.

Il “simbolo” del vostro itinerario spirituale di questi mesi è stata la figura del pellicano, che, nella tradizione cristiana, rappresenta l’importanza del dono della propria vita. Alla scuola di san Luigi Gonzaga avete ormai completato questo “simbolo” e oggi lo presentate a Maria, che venerate sotto il titolo di “Incoronata Madonna delle Grazie”. Affidatevi alla Madonna, perché formi anche in voi, come nel giovane Luigi, il volto vivente del Redentore.

E sarete allora l’autentico volto di Cristo:

volto risplendente di luce, perché libero e trasformato dall’eterna verità del Vangelo;

volto della carità rinnovatrice, perché alimentata dal dono di sé a Dio e ai fratelli, perché questa è la carità; e finalmente, volto della vita immortale, perché la carità non passa, è eterna, come ci insegna San Paolo nella sua Lettera ai Corinzi, come ci insegna il Vangelo e come ci insegnano i Santi, qui a Mantova in modo speciale questo giovane, Luigi Gonzaga, un testimone della carità che non passa, che è immortale. Un testimone della nostra vocazione all’immortalità in Dio. Non passa l’uomo perché esiste Dio e lo chiama e lo vuole ricevere, lo vuole fare partecipe della sua vita che è eterna ed immortale; e così anche l’uomo è chiamato all’immortalità. Questo giovane di Mantova ci riporta sempre questo volto già proiettato nella speranza dell’eterna gioia e della eterna pace.

Dio vi benedica.

 



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