VIAGGIO APOSTOLICO A ZAGABRIA
CELEBRAZIONE DEI VESPRI CON I SACERDOTI,
I SEMINARISTI, I RELIGIOSI E LE RELIGIOSE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Cattedrale di Zagabria - Sabato, 10 settembre 1994
Signor Cardinale,
Venerati Fratelli nell’Episcopato,
Cari sacerdoti e seminaristi, religiosi e religiose!
1. Sono lieto di potermi incontrare con voi in questa Cattedrale, che costituisce il centro spirituale dell’Arcidiocesi. Saluto cordialmente non soltanto voi qui presenti, ma tutti coloro ai quali il lavoro, le condizioni di salute o altre difficoltà non hanno permesso di partecipare a questo momento di comunione e di preghiera. Voi costituite una parte eletta del Popolo di Dio che è in Croazia ed è giusto, quindi, che nella visita del Papa ci sia uno speciale spazio per voi.
Cari sacerdoti, cari religiosi, il Cardinale Luigi Stepinac, del quale questa Cattedrale custodisce le spoglie mortali, era solito chiamarvi “pupilla dei suoi occhi”. Diceva bene, perché voi non potete non essere al centro delle sollecitudini della Chiesa, dal momento che la sua azione nel mondo dipende in gran parte dal vostro ministero. In virtù della sacra ordinazione e della missione che avete ricevuto dal Vescovo, voi siete chiamati a far rivivere tra gli uomini d’oggi il servizio di Cristo Profeta, Sacerdote e Re.
Non solo la Chiesa, ma anche la società ha bisogno di sacerdoti e di persone consacrate a Dio, perché - nonostante le apparenze contrarie - l’uomo di oggi sente in modo particolarmente vivo il bisogno di Dio. I soli beni materiali non bastano, e il cuore dell’uomo è inquieto, perennemente alla ricerca di ciò che può dare senso e valore alla sua vita. I sacerdoti sono necessari al mondo, perché Cristo è necessario. Le persone consacrate a Dio sono necessarie, perché l’uomo ha bisogno di essere costantemente richiamato ai valori spirituali ed eterni.
Siate sempre profondamente convinti che il futuro della Chiesa dipende in gran parte da sacerdoti e da religiosi santi, innamorati di Cristo e pieni di zelo per i propri fratelli; sacerdoti e religiosi formanti un cuor solo ed un’anima sola con i propri Vescovi e con gli altri confratelli; sacerdoti e religiosi impegnati ad approfondire nello studio e nella preghiera la parola di Dio, per trarne orientamento e sostegno nella propria vita consacrata e nell’azione pastorale di ogni giorno.
2. Un grande compito grava sulle vostre spalle, carissimi sacerdoti e religiosi: riconciliare gli uomini con Dio e fra di loro. È un dovere che vi incalza soprattutto in questo duro momento storico, in cui un’assurda e crudele guerra ha devastato i Balcani, segnando anche la vostra patria, e scavando solchi di odio che solo l’amore suscitato dallo Spirito di Dio può colmare.
Spetta soprattutto a voi sacerdoti, che durante la santa Messa vivete e ripresentate “in persona Christi” il sacrificio del Golgota, essere testimoni convinti di Colui che morendo non esitò a dire: “Padre, perdona loro”!. Guardando a voi, al ministero della riconciliazione che voi esercitate, ma soprattutto all’esempio che generosamente date, il vostro popolo trovi la forza di perdonare, e, ove occorra, di chiedere perdono. Ciò richiede umiltà e apertura di spirito, amore per la verità e ricerca dell’autentica pace.
A voi, apostoli e testimoni di perdono e di riconciliazione, affido tale ardua, ma indispensabile opera. Siate fedeli alla vostra identità sacerdotale e fate dell’Eucaristia, della liturgia, dei Sacramenti e della preghiera la ragione del vostro apostolato, sorretti dalla convinzione che lo Spirito di Dio vince il male, che la sua grazia è più forte della cattiveria umana, che l’amore e non l’odio avrà l’ultima parola.
Nell’imitare Cristo brilli poi in voi la fedeltà al celibato, che vi permette di donarvi con cuore indiviso al servizio del Signore e del prossimo. Al riguardo, non posso non elogiare tanti sacerdoti, religiosi e religiose, che nei momenti tragici della recente guerra hanno saputo condividere con il loro popolo la condizione di profughi, adattandosi a vivere in situazioni precarie e spesso umilianti.
Continuate, carissimi, a stare vicini ai vostri fedeli tanto provati che hanno bisogno del vostro affetto e del vostro generoso ministero per resistere ai disagi del momento presente e mantenere viva la speranza in un domani migliore.
Dalle vostre parole e dal vostro comportamento traspaia sempre la chiara convinzione che gli esseri umani, a qualunque etnia o popolo appartengano, sono tutti figli dello stesso Padre che sta nei cieli. In tale prospettiva va situato il dialogo ecumenico che molto sta a cuore a voi ed ai vostri Pastori, pur nelle attuali difficili circostanze. Non vi scoraggiate nel proseguire su tale cammino voluto dal Signore; Egli saprà coronarlo a suo tempo con i frutti desiderati.
3. Nell’arco di vari secoli, esempi insigni di sacerdoti e religiosi croati hanno lasciato una straordinaria eredità spirituale. Penso, in modo particolare, ai vostri due santi, al francescano Nikola Tavelic e al cappuccino Leopoldo Bogdan Mandic. Sono lieto di poter consegnare quest’oggi al Signor Cardinale Franjo Kuharic´, Presidente della Conferenza Episcopale Croata, una reliquia di San Leopoldo, grande santo del sacramento della Confessione. Questo eminente figlio del vostro popolo diventi, anche per mezzo di questo segno, un invito per tutti voi a realizzare nella vita ciò che costituisce quotidiano oggetto della vostra predicazione.
Della lunga serie di uomini e donne, che si sono distinti ai giorni nostri nell’esercizio delle virtù cristiane, desidero ricordare i servi di Dio: Josip Lang, Vescovo Ausiliare di Zagabria, i francescani Vendelin Vosnjak ed Ante Antic, oltre ad Ivan Merz, laico attivamente impegnato nella testimonianza evangelica nel mondo di oggi. La figura più prestigiosa resta comunque quella dell’Arcivescovo e Cardinale Luigi Stepinac.
Con la sua presenza, con il lavoro, con il coraggio e la pazienza, con il silenzio e, infine, con la morte egli mostrò di essere un vero uomo di Chiesa, disposto al sacrificio supremo pur di non rinnegare la fede. In ogni circostanza, nella libertà, nel carcere o al confino, vegliò sempre come vero Pastore sul suo gregge; e quando capì che, mediante l’adesione ad associazioni politiche, si voleva dividere il clero e distaccare il Popolo di Dio dalla Chiesa di Roma, non esitò ad opporsi con ogni energia, pagando col carcere il suo coraggio.
Egli interpretava in quel momento convulso della storia nazionale la più autentica tradizione del vostro popolo, che fin dagli inizi della sua conversione a Cristo ha sempre professato una profonda comunione con la Sede di Pietro.
Lo riconoscevo già nel 1979, durante la solenne celebrazione eucaristica in occasione del pellegrinaggio nazionale croato. Allora, richiamando le parole del Papa Giovanni VIII nella sua Epistula ad populum et clerum croatum allorché scriveva: “Con le braccia aperte vi stringo a me e con amore paterno vi accolgo”, sottolineavo “l’amore e l’adesione dei croati alla Chiesa romana, alla Cattedra di San Pietro” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. II/1 [1979] 1024-1025).
4. I tempi nuovi esigono metodi appropriati di evangelizzazione. L’instaurarsi del regime democratico in Croazia ha aperto nuove possibilità all’attività pastorale nel campo dell’insegnamento, dei mezzi di comunicazione sociale, dell’assistenza spirituale ai militari, ai malati, ai prigionieri. Occorre avvalersene dando prova di creatività, in piena sintonia con i Vescovi e con il resto del presbiterio diocesano e nazionale. In tale opera di vigile cura pastorale da espletarsi in ogni campo, si inserisce il prezioso apporto dei religiosi fratelli, che opportunamente valorizzati, possono efficacemente contribuire all’edificazione della Comunità cristiana. Si rende anche necessario ed urgente promuovere un laicato ben formato che sappia collaborare con voi, specialmente nella catechesi e nell’assistenza sociale, permettendovi di dedicarvi maggiormente alla vostra specifica attività ministeriale.
5. Voglio rivolgere ora una speciale parola alle Suore. Carissime Sorelle, conosco bene la vostra gioiosa testimonianza di amore a Cristo ed ai fratelli, conosco le vostre speranze come pure i vostri problemi e tutto quello che avete sofferto. Desidero esprimere il mio apprezzamento per il vostro lavoro nelle Parrocchie come catechiste, sagrestane, organiste; apprezzo il vostro impegno con i bambini, gli anziani; la vostra opera negli ospedali. Vi dico: perseverate con letizia nell’opera dell’evangelizzazione e nella testimonianza della carità. Il Signore è con voi e si serve pure del vostro servizio, tanto prezioso quanto nascosto, per continuare la sua opera di salvezza fra le popolazioni di questa Terra a Lui tanto cara. Saluto infine con singolare affetto le monache di clausura in Croazia: le clarisse e le carmelitane scalze, nonché le monache benedettine. Il Cardinale Stepinac fece di tutto per avere un monastero di carmelitane scalze a Brezovica. Egli voleva che in diocesi non mancasse un’oasi di preghiera da cui si elevassero costanti suppliche per i sacerdoti, per i religiosi e per il popolo croato. Care monache di clausura, rimanete fedeli al vostro carisma originario. Voi esprimete l’anima contemplativa della Chiesa: perseverate nel vostro compito di vigili sentinelle dell’Assoluto, costantemente in dialogo con Dio, per presentargli “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi” (Gaudium et Spes, 1) e per raccoglierne misericordia e perdono da riversare su tanti fratelli e sorelle in difficoltà. Il clero, la comunità religiosa ed il popolo croato hanno grande bisogno delle vostre preghiere e della vostra testimonianza di vita totalmente giocata sull’eterno.
6. In questa grandiosa Cattedrale, che conserva memoria di tanti uomini illustri del vostro popolo, ricordo con riconoscenza il benemerito Card. Franjo Seper, che ho avuto modo di conoscere e di apprezzare. Egli, come Pastore di questa Arcidiocesi e poi come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha reso un prezioso servizio alla Chiesa.
Cari sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose, nel congedarmi da voi vi affido alla Madonna, che il popolo croato ama invocare come propria “Regina”. Un rapporto vero con Gesù Cristo non può non essere accompagnato da un’autentica devozione a Maria, Madre sua e Madre nostra amatissima. Maria vi accompagni sempre e guidi i vostri passi al servizio della Chiesa e della Nazione. Con quest’auspicio imparto di cuore a tutti voi, ai vostri familiari ed alle persone affidate alle vostre sollecitudini pastorali la mia benedizione.
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