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CELEBRAZIONE DELLA VEGLIA PASQUALE NELLA BASILICA VATICANA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato Santo, 15 aprile 1995

 

1. L’evangelista Giovanni racconta che un fariseo di nome Nicodemo, capo dei Giudei, andò da Gesù di notte, e in quell’occasione il Maestro gli disse: “Se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Nicodemo replicò: “Come può un uomo rinascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto” (cf. Gv 3, 3-7).

2. Carissimi Fratelli e Sorelle, in questa notte della grande Veglia riviviamo in modo particolare la “seconda nascita dall’acqua e dallo Spirito Santo”: la rinascita mediante il Battesimo, che, come ci ha ricordato San Paolo, avviene “in Cristo Gesù... nella sua morte” (Rm 6, 3). “Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione” (Rm 6, 5).

In queste ore il popolo di Dio, sparso nel mondo intero, si raduna per vegliare. E mentre veglia col suo Signore, nelle tenebre avanza la luce, si avvicina il momento in cui Cristo, deposto nella tomba a poca distanza dal luogo della crocifissione, risorgerà dai morti e manifesterà la potenza della Vita che è in Lui. “Non conosce la morte il Signore della vita, anche se ha attraversato le sue porte” (Canto polacco del tempo pasquale).

È proprio nella memoria e nell’attesa del suo passaggio dalla morte alla vita che la Chiesa intera si raccoglie spiritualmente presso il sepolcro di Gesù. E durante la Veglia Pasquale, che è il centro dell’intero anno liturgico e della vita della Chiesa, quasi a colmare l’attesa della risurrezione, per antichissima tradizione viene conferito ai catecumeni il sacramento del Battesimo. Essi sono preparati a questo momento per lungo tempo, in modo particolare hanno intensificato la loro preparazione durante la Quaresima, ed ora “rinascono da acqua e da Spirito Santo” ad una nuova vita in Cristo. La Veglia pasquale concentra così la sua attenzione sul mistero del Battesimo.

3. Vi saluto, carissimi Fedeli romani e di ogni Continente, che formate questa nostra assemblea riunita nella Basilica di San Pietro intorno al Vescovo di Roma!

Insieme a voi accolgo e saluto con grande gioia ed affetto voi, Fratelli e Sorelle, che tra poco riceverete i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Eucaristia. Anche voi avete ascoltato le parole rivolte dal Signore Gesù a Nicodemo. Anche voi avete creduto ad esse. Ed ecco, desiderate “rinascere da acqua e da Spirito Santo”.

Saluto attraverso di voi le Comunità cristiane ed i Paesi dai quali provenite: l’Albania, la Corea del Sud, l’Indonesia, la Repubblica popolare di Cina e gli Stati Uniti d’America.

San Paolo interpreta l’immersione nell’acqua del Battesimo come partecipazione alla morte di Gesù (cf. Rm 6, 3). Il morire spiritualmente con Cristo è il passaggio indispensabile per poter partecipare alla sua risurrezione. Scrive infatti l’Apostolo: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui... Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù” (Rm 6, 8-9. 11).

Somiglia alla risurrezione di Cristo il sacramento del Battesimo, perché introduce nella vita che non muore. Mentre l’esistenza umana, che ognuno di noi ha ricevuto dai suoi genitori terreni, termina con la morte del corpo, la vita ricevuta da Dio in Gesù Cristo non ha termine. La vita di Dio non conosce la morte! In Dio è la pienezza della vita. Quanti sono battezzati “nell’acqua e nello Spirito” diventano partecipi di quella Vita che Gesù manifestò nella sua risurrezione.

4. All’inizio della Veglia pasquale, il tempio era immerso nel buio e nessuna luce dissipava le tenebre della notte. È poi entrata la luce, quando il Diacono ha introdotto solennemente il Cero, acceso dal fuoco pasquale benedetto all’esterno, ed ha cantato per tre volte: “Lumen Christi!”. In tal modo le tenebre hanno cominciato a poco a poco a diradarsi, cedendo il posto alla luce. Sempre nuovi ceri sono stati accesi da quella prima fiamma e sempre più si è rischiarata la Basilica. La luce di Cristo vince le tenebre.

Che cos’è questa luce?

Risponde San Giovanni nel Prologo del suo Vangelo: è la Vita che Cristo ha in sé. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1, 4).

La verità di Cristo, vita e luce degli uomini, durante questa Veglia è entrata nuovamente nella notte, figura delle tenebre che riempirono il mondo dopo la morte di Gesù e ne avvolsero il sepolcro. Ma la luce di Cristo sta per riversarsi nuovamente sul mondo. Quando, all’alba del giorno dopo il sabato, le donne andarono alla tomba per ungere il corpo del Signore, la trovarono vuota, e udirono dalle labbra dell’angelo: “So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto” (Mt 28, 5-6).

Questo annuncio risuona di nuovo in quest’alba di Pasqua: “Annuntio vobis gaudium magnum!”. Vi annunzio l’Alleluia pasquale: Cristo è risorto! Per ogni cuore umano assetato di luce e di salvezza, è risorta con lui la speranza.

 

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