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LETTERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A MONSIGNOR LUIGI NOVARESE,
DIRETTORE DEL CENTRO
«VOLONTARI DELLA SOFFERENZA»

 

Al Reverendo Signore Monsignor Luigi Novarese
Direttore del Centro “Volontari della sofferenza”.

Ho appreso con vivo compiacimento la notizia dello svolgimento del prossimo Convegno internazionale dei Silenziosi Operai della Croce, Centro “Volontari della sofferenza”, che si terrà a Re, in diocesi di Novara, presso il Santuario della Madonna del Sangue, sul tema generale: “Gli ammalati realizzatori e apostoli dell’Amore misericordioso del Cuore di Gesù”.

A lei, Monsignore, e a quanti con lei si sono fatti promotori di codesta opportuna iniziativa, nel quadro dell’Anno Giubilare della Redenzione, voglio anzitutto esprimere la mia grata benevolenza, assicurando altresì la mia presenza spirituale all’incontro, che è stato posto all’insegna luminosa della Croce.

Mi auguro che gli argomenti che saranno presentati alla riflessione di un così singolare uditorio, quale è quello degli ammalati che hanno fondato la loro vita sull’accettazione del sacrificio, sulla santificazione del dolore e sulla capacità di donarsi agli altri, siano di stimolo e di conforto non solo per saper sopportare coraggiosamente le proprie infermità, ma anche perché, uscendo dal loro isolamento, possano ancor meglio temprarsi nello spirito ed essere così sempre più in grado di dare agli altri fratelli infermi coraggio, sostegno, speranza e gioia di vivere.

Essi che portano nel loro corpo le “stigmate di Cristo (cf. Gal 6, 17) e che hanno imparato ad anteporre le ragioni della vita alla stessa vita, sono certamente più consapevoli della grandezza dell’amore misericordioso che Dio ha testimoniato al mondo in Cristo Gesù, Crocefisso e Risorto. Che la grazia di Dio dilati sempre più tale amore, che purifica e redime, secondo la larghezza, l’altezza e la profondità di quello di Gesù, che, morendo per gli altri, è diventato causa di salvezza e fonte di misericordia.

Solo se essi porteranno a tale vertice l’amore, faranno trionfare quella giustizia superiore, di cui il Maestro divino è, nel Vangelo, protagonista e banditore. Se sapranno effettivamente saldare il loro cuore col Cuore di Gesù, squarciato per amore degli uomini, allora saranno con lui apostoli e benefattori dell’umanità: Naturalmente tutta l’efficacia di questa missione, che tocca l’intimo della Chiesa, dipende dalla misura in cui essi sapranno guardare al Crocefisso e “contemplare con gli occhi dell’anima le sue ferite, le sue cicatrici, il suo sangue di morente”, se sapranno “configgere nel loro cuore Colui che per loro è stato confitto sulla croce” (cf. S. Agostino, De sancta virginitate, 54-55: PL 40, 427-428). Questa contemplazione mistica darà alla sofferenza una nota caratteristica e, a prima vista, paradossale, quella cioè della gioia, come confessava l’apostolo Paolo: “Sovrabbondo di gioia in mezzo alle tribolazioni (2 Cor 7, 4).

Tale vertice di amore misericordioso è tutt’altro che raro anche ai nostri giorni: è nota infatti la figura del Servo di Dio Giunio Tinarelli, Silenzioso Operaio della Croce, che ha saputo così eloquentemente testimoniare l’autentica gioia cristiana, pur in mezzo ad atroci sofferenze; così pure la Serva di Dio Faustina Kowalska, vissuta a Wilno, la quale nel Natale del 1937 ebbe a dire: “Nel momento delle crisi più acute, vado in spirito al Tabernacolo, prendo il ciborio, prego, soffro e piango, e quando il calice è pieno di lacrime mi sento meglio e sono felice vicino al Signore” (cf. Maria Winowska, Icona dell’Amore Misericordioso, p. 309).

Esorto i cari ammalati a scoprire queste ricchezze soprannaturali, che costituiscono le trame segrete, su cui poggiano la vita e la fecondità della Chiesa, corpo mistico del Cristo Crocifisso e Risorto. La Chiesa si attende molto da questo apporto spirituale che è essenziale alla sua vitalità e al suo espandersi in tutta la terra: occorre raddoppiare tale impegno, perché anche il buon esito dell’Anno Giubilare della Redenzione dipenderà in gran parte dalle “preghiere, privazioni e sofferenze” di quanti sono provati dal dolore, come ho già detto nella Bolla di indizione Aperite portas Redemptori (Giovanni Paolo II, Aperite portas Redemptori, 6).

Implorando su di lei, su ciascun ammalato, sugli organizzatori, sui relatori e in particolare su Monsignor Enrico Romolo Compagnone, che presiede al Convegno, abbondanti grazie celesti, di gran cuore imparto la confortatrice benedizione apostolica, in segno della mia benevolenza.

Dal Vaticano, 24 febbraio 1983.  

GIOVANNI PAOLO PP. II

 

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