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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE EDWARD I. CASSIDY,
PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA PROMOZIONE DELL’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

Al Venerato Fratello
EDWARD I. Cardinale CASSIDY
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione
dell’Unità dei Cristiani  

Mi è particolarmente gradito far giungere, per Suo tramite, un cordiale saluto agli illustri Rappresentanti delle Chiese e Comunità cristiane e delle grandi Religioni mondiali, riuniti a Firenze per l’incontro internazionale di preghiera “Terre e cieli di pace”. Esso si pone in continuità con quelli svoltisi negli scorsi anni, in varie città del mondo, nello spirito del memorabile convegno di Assisi del 27 ottobre 1986, quando, per la prima volta nella storia, uomini e donne di religioni diverse si trovarono insieme per invocare la pace sul mondo, minacciato da gravi tensioni e terribili armamenti. Auspicai in quell’occasione che lo “spirito di Assisi” non si estinguesse, ma, al contrario, moltiplicasse il suo influsso nelle coscienze. E gli incontri “Uomini e Religioni”, tenutisi a partire da allora ogni anno in una sorta di pellegrinaggio di pace attraverso il pianeta, stanno a testimoniare che quell’auspicio è stato raccolto e condiviso. Al riguardo, un pensiero riconoscente va alla Comunità di Sant’Egidio, che si è impegnata con entusiasmo nella promozione di tali importanti riunioni spirituali.

Quest’anno, dopo le significative tappe svoltesi in agosto a Gerusalemme e ad Hiroshima, l’itinerario giunge a Firenze, dove, con l’intuizione evangelica che lo caratterizzava, Giorgio La Pira convocò più volte a dialogo esponenti di diversi mondi religiosi. Con quelle iniziative egli precorreva quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II avrebbe poi formulato nella Dichiarazione Nostra Aetate sulle relazioni tra la Chiesa e le religioni non cristiane. Con tale documento, di cui ricorre quest’anno il 30 anniversario, la Chiesa cattolica si impegnò a ricercare la comprensione con le altre comunità religiose, senza facili irenismi ma in spirito di rispetto, amicizia, solidarietà sui valori fondamentali dell’uomo. Un’autentica esperienza religiosa, infatti, s’accompagna non di rado con una aspirazione alla fraternità universale, che oggi è urgente valorizzare e rendere manifesta.

Ritrovarsi insieme per invocare la pace costituisce la promessa di un tempo nuovo, l’aurora di una nuova era. Lo stare gli uni accanto agli altri, pur nella diversità, esprime anche visivamente quell’unità della famiglia umana che tutti auspichiamo, quell’unità che il Concilio Vaticano II intese promuovere, secondo l’intuizione di colui che l’aveva convocato, il Servo di Dio Papa Giovanni XXIII. Se a questo disegno tutti sono chiamati a cooperare, le religioni lo sono in modo speciale, e i momenti di preghiera costituiscono uno strumento privilegiato di tale impegno.

In occasione della recente visita all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, ho avuto modo di soffermarmi sul doveroso riconoscimento dei diritti non solo dei singoli ma anche dei popoli, nella prospettiva della costituzione di un’autentica “famiglia delle nazioni”. Anche nel mondo delle religioni le differenze non possono condurre ad esclusivismi aggressivi né giustificare l’odio tra nazioni o gruppi etnici. L’incontro di Firenze vuole sottolineare quella “fondamentale comunanza” tra le persone e i popoli che è compito di tutti arricchire di sempre nuove conferme.

Le religioni, praticate in diversi paesi e culture, favoriscono in varie maniere un anelito universale di “terre e cieli di pace”. Non di rado sono state proprio le religioni a custodire le peculiari culture di popoli espropriati dei loro diritti. Al tempo stesso, in seno alle varie nazioni, le religioni mantengono viva la consapevolezza della comune appartenenza alla grande famiglia umana. Con la preghiera e la persuasione, esse sono chiamate a curare le ferite di nazionalismi angusti ed esclusivi. Esse debbono ricordare agli uomini di ogni popolo che, seppure diversi tra loro, sono tutti fratelli.

L’energia di pace e di concordia che può scaturire dalle religioni è un tesoro prezioso, che non va nascosto né accantonato. Povere di mezzi umani, esse sono ricche di quell’aspirazione alla comunione tra i popoli che trova radice, appunto, nel rapporto sincero con Dio. Ricordando agli uomini e alle donne di questo mondo il loro trascendente destino, esse possono educare a camminare insieme senza guerre né contrapposizioni. Anche le riunioni di “Uomini e Religioni” ne sono una preziosa manifestazione e lasciano intravedere “terre e cieli di pace”.

Affido a Lei, Signor Cardinale, l’incarico di porgere a tutti gli illustri partecipanti all’incontro, e al Cardinale Silvano Piovanelli, che li ha accolti con la cordiale ospitalità tipica della cara Arcidiocesi fiorentina, l’espressione del mio affettuoso ricordo, avvalorato da una fervida invocazione a Dio perché gli uomini e le donne del nostro tempo sappiano incamminarsi sulle vie della pace.

Dal Vaticano, 20 Ottobre 1995.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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