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LETTERA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE JOSEPH RATZINGER,
PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

 

Al Venerato Fratello Cardinale JOSEPH RATZINGER
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede

È mio vivo desiderio, Signor Cardinale, manifestarLe un sentito ringraziamento per l’iniziativa che la Congregazione per la Dottrina della Fede, da Lei diretta, ha preso di promuovere un Simposio sul tema: Il Primato del Successore di Pietro, chiedendo la collaborazione di numerosi e insigni studiosi ed esperti. La prego di voler presentare a tutti gli illustri partecipanti l’espressione dei miei sentimenti di grato apprezzamento per la loro disponibilità ed impegno.

Nella Enciclica Ut Unum sint ho riconosciuto che “è significativo e incoraggiante che la questione del primato del Vescovo di Roma sia attualmente diventata oggetto di studio, immediato o in prospettiva, e significativo e incoraggiante è pure che tale questione sia presente quale tema essenziale non soltanto nei dialoghi teologici che la Chiesa cattolica intrattiene con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, ma anche più generalmente nell’insieme del movimento ecumenico” (n. 89).

La Chiesa cattolica è consapevole di aver conservato, in fedeltà alla Tradizione apostolica e alla fede dei Padri, il ministero del Successore di Pietro, che Dio ha costituito “perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità” (Lumen gentium, 23). Tale servizio all’unità, radicato nell’opera della misericordia divina, è un dono affidato, all’interno stesso del Collegio dei Vescovi, a colui che succede all’Apostolo Pietro come Vescovo di Roma, e lo stesso potere e autorità propri di questo ministero, senza i quali tale funzione sarebbe illusoria, debbono essere visti sempre nella prospettiva del servizio al disegno misericordioso di Dio, che vuole che tutti siano “uno” in Cristo Gesù.

A questo titolo, il primato si esercita a diversi livelli, che riguardano il servizio all’unità della fede, alla vigilanza sulla celebrazione sacramentale e liturgica, sulla missione, sulla disciplina e sulla vita cristiana, nella consapevolezza tuttavia che tutto ciò deve compiersi sempre nella comunione.

Nello stesso tempo, si deve anche sottolineare che il servizio all’unità della fede e della Chiesa da parte del ministero petrino è via e strumento di evangelizzazione: la stessa sorte della nuova evangelizzazione è legata alla testimonianza di unità della Chiesa, di cui il Successore di Pietro è garante e segno visibile.

D’altra parte, come affermavo in occasione dell’incontro con il Consiglio Ecumenico delle Chiese a Ginevra nel giugno del 1984, tale convinzione della Chiesa cattolica “costituisce una difficoltà per la maggior parte degli altri cristiani, la cui memoria è segnata da certi ricordi dolorosi” (Insegnamenti, VII, 1 [1984] 1686).

A motivo quindi della preoccupazione per l’unità, che rientra essenzialmente nell’ambito delle funzioni del primato, ho manifestato nell’Enciclica Ut Unum sint la persuasione di “avere a questo riguardo una responsabilità particolare, soprattutto nel constatare l’aspirazione ecumenica della maggior parte delle Comunità cristiane e ascoltando la domanda che mi è rivolta di trovare una forma di esercizio del Primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova” (n. 95).

Questa esigenza si ritrova pure nella Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede Communionis notio su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione, là dove si auspica che “diventi possibile a tutti riconoscere il permanere del Primato di Pietro nei suoi successori, i Vescovi di Roma, e vedere realizzato il ministero petrino, come è inteso dal Signore, quale universale servizio apostolico, che è presente in tutte le Chiese dall’interno di esse e che, salva la sua sostanza d’istituzione divina, può esprimersi in modi diversi, a seconda dei luoghi e dei tempi, come testimonia la storia” (n. 18).

Nel vostro Simposio, l’impegno di studiosi, esperti nei diversi settori delle discipline teologiche - bibliche, storico-teologiche, sistematiche - testimonia il rigore e la completezza della ricerca nei diversi ambiti del sapere teologico, che, secondo l’impostazione dottrinale data all’incontro di studio, intende offrire un contributo importante al servizio del proseguimento del dialogo teologico; proprio indicando gli elementi essenziali della dottrina della fede cattolica su questo aspetto dell’ecclesiologia, distinguendoli da questioni legittimamente disputabili o comunque non vincolanti in modo definitivo.

Questa peculiare caratteristica, lungi dal costituire una difficoltà per lo stesso dialogo ecumenico, ne rappresenta invece una condizione necessaria, perché esso sia strumento del riconoscimento della verità divina.

È pertanto con profondo interesse che seguirò i vostri lavori, mentre rivolgo fin d’ora a Lei, venerato Fratello, e a quanti partecipano e collaborano al Simposio il mio fervido augurio per un proficuo risultato, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità.

Accompagno questi voti con una speciale Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 30 Novembre 1996.

GIOVANNI PAOLO II

 

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