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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA (31 MAGGIO - 10 GIUGNO 1997)

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE PERSONE CONSACRATE

   

Cari Fratelli e Sorelle,

1. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto" (Ef 1, 3-4).

Con queste parole di san Paolo saluto tutti gli Ordini, le Congregazioni religiose, le Società di Vita Apostolica e gli Istituti Secolari della Polonia. "Benedetto sia Dio" per il dono della vocazione alla vita consacrata. Per questo dono bisogna incessantemente lodarlo e rendergli grazie. Prima dei secoli egli vi ha scelto in Gesù Cristo e per amore vi ha destinati a sè. Ognuno di voi ha sperimentato nella vita un particolare incontro con Cristo, durante il quale ha udito nell'intimo del cuore la misteriosa chiamata: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19, 21). A differenza del giovane del Vangelo, avete risposto con generosità a questo invito, abbracciando la via dei consigli evangelici: di castità, di povertà e di obbedienza. Col cuore aperto avete accolto la grazia della vocazione, come una "perla preziosa" (cfr Mt 13, 45).

Insieme a voi rendo oggi grazie alla Santissima Trinità per il dono della vita consacrata nella nostra Patria, per i santi, i beati e i candidati agli altari dei vostri Istituti e per voi tutti, che "combattete per il vangelo" (cfr Fil 4, 3) in terra polacca, ed anche in varie regioni del mondo, specialmente nei paesi di missione, annunziando, a volte sino all'eroismo, "la bontà di Dio, salvatore nostro e il suo amore per gli uomini" (Tt 3, 4).

Con gratitudine penso a coloro tra voi, che portano aiuto alla Chiesa nei paesi confinanti, affinché lì, dopo anni di oppressione e di persecuzione della fede, non ci siano delle "pecore senza pastore" (cfr Mt 9, 36).

Rivolgo parole di particolare saluto e di apprezzamento alle comunità di vita contemplativa, dedite totalmente all'orazione e al sacrificio e, proprio per questo, così fruttuose per lo sviluppo del Regno di Dio sulla terra. "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1 Pt 5, 14).

2. Il Concilio Vaticano II ha messo in piena luce la vita consacrata, affermando che essa è profondamente unita alla santità e alla missione della Chiesa. Essa si trova nel cuore stesso della Chiesa, poiché esprime la più profonda essenza della vocazione cristiana: è il dono radicale che la persona fa di se stessa per amore di Cristo - Maestro e Sposo - e dei fratelli redenti sulla croce con il sangue del Salvatore. Il magistero conciliare, presentato prima di tutto nella Costituzione dogmatica Lumen gentium e nei Decreti Perfectae caritatis e Ad gentes, negli anni successivi era stato ripreso e sviluppato, specialmente da Paolo VI, nell'Esortazione apostolica Evangelica testificatio e nei documenti emanati dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Io stesso, sin dall'inizio del pontificato, sollecito per il rinnovamento conciliare della Chiesa, ho rivolto la mia attenzione di pastore alla vita e all'apostolato dei consacrati, ai quali spetta un ruolo estremamente importante nell'evangelizzazione del mondo contemporaneo. Porto nel cuore tutti gli incontri con i religiosi e le religiose e con i rappresentanti degli Istituti Laici, tenuti durante i viaggi apostolici e nella Città Eterna. Ogni anno, nella festa della Presentazione del Signore, invito le persone consacrate nella Basilica di san Pietro per una comune Eucaristia, durante la quale i presenti rinnovano i loro voti di castità, di povertà e di obbedienza.

In varie circostanze mi sono rivolto alle comunità di vita consacrata esprimendo l'amore che la Chiesa nutre per la loro vocazione e per il loro servizio al Popolo di Dio. Nell'Anno Giubilare della Redenzione, rivolsi a tutti i religiosi e le religiose del mondo l'Esortazione apostolica Redemptionis donum, e nell'Anno Mariano la Lettera dedicata alla presenza della Vergine Madre di Dio nella vita consacrata. Questa vita è la vostra vita - è stata anche il tema di molte mie catechesi rivolte ai pellegrini durante le Udienze generali ed ha trovato un'esauriente esposizione durante i lavori della IX Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, nell'ottobre 1994.

I lavori del Sinodo e, successivamente, l'Esortazione apostolica postsinodale Vita consecrata, che ho pubblicato lo scorso anno, diedero un nuovo impulso alla vita consacrata, approfondendo la sua identità, spiritualità e missione nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Questo ricco Magistero conciliare e postconciliare della Chiesa, riguardante la vita consacrata deve essere sempre meglio conosciuto, meditato, fatto oggetto di riflessione personale e comunitaria, affinché le vostre Congregazioni e i vostri Istituti possano rinnovarsi e svilupparsi secondo il disegno divino, conformemente allo spirito dei vostri Fondatori e in piena comunione con i Pastori della Chiesa. Nutro anche la speranza che le celebrazioni della "Giornata della Vita Consacrata", istituita da me quest'anno, costituiscano per il clero e per i fedeli uno stimolo ad approfondire la conoscenza della bellezza della via dei consigli evangelici, ad esprimere a Dio la gratitudine per questo dono e a sviluppare la pastorale vocazionale.

3. Nel discorso di addio, fatto agli Apostoli prima della sua passione, Cristo disse: "Non voi avete scelto me, ma io scelto voi e vi ho costituiti perchè andiate e portiate frutto" (Gv 15, 16). Sono le parole che Cristo rivolge incessantemente a tutti coloro che ha amato ed eletto e a cui ha affidato l'opera dell'evangelizzazione. In virtù della consacrazione battesimale e di quella religiosa, voi siete chiamati a una donazione totale alla missione di Cristo "che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo" (Gv 10, 36). Per un tale atteggiamento di responsabilità nei confronti dell'annuncio del Vangelo si sono sempre distinte nella Chiesa le Comunità di vita consacrata. Nei momenti difficili della storia e nei momenti di crisi, lo Spirito Santo ha suscitato nuovi Ordini ed Istituti, affinché, mediante la santità, il servizio disinteressato, i carismi dei Fondatori contribuissero al rinnovamento della Chiesa. La vostra vocazione scaturisce dal nucleo più profondo del Vangelo e serve nel modo più fruttuoso l'opera dell'evangelizzazione.

"Guai a me se non predicassi il vangelo!" (1 Cor 9, 16). Queste parole dell'Apostolo delle Nazioni animavano anche i pensieri e le opere di sant'Adalberto. L'amore di Cristo lo guidò verso paesi e popoli che non avevano ancora accolto la Buona Novella della salvezza. Sigillò con la sofferenza e con la morte per martirio la sua professione di fede e il suo annuncio del Vangelo sul Baltico, rendendosi simile al suo Maestro e Signore. Nell'atteggiamento e nell'attività apostolica di sant'Adalberto si manifesta l'universalismo della missione della Chiesa, l'universalismo dell'amore e del servizio, la cui fonte è lo Spirito di Gesù Cristo. Il Giubileo del martirio di sant'Adalberto, Vescovo di Praga e monaco benedettino, esorta a riflettere sul mandato di Cristo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28, 19) ed esorta la Chiesa in Polonia a riprendere con uno slancio rinnovato l'opera della nuova evangelizzazione negli anni del Grande Giubileo dell'Anno 2000.

Alla soglia del terzo millennio del cristianesimo, tutti dobbiamo unirci nella fondamentale missione di "rivelare Cristo al mondo, aiutare ciascun uomo perchè ritrovi se stesso in Lui, aiutare le generazioni contemporanee dei nostri fratelli e sorelle, popoli, nazioni, stati, umanità, paesi non ancora sviluppati e paesi dell'opulenza, tutti insomma, a conoscere le "imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ef 3, 8), perchè queste sono "per ogni uomo e costituiscono il bene di ciascuno" (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 11).

Viviamo in tempi di caos, di smarrimento e di confusione spirituali, nei quali si avvertono varie tendenze liberali e laiciste; spesso si cancella apertamente Dio dalla vita sociale, si vuole ridurre la fede alla sfera puramente privata e, nella condotta morale degli uomini, si infiltra un dannoso relativismo. Si diffonde l'indifferenza religiosa. La nuova evangelizzazione è un'impellente necessità del momento anche nella Nazione polacca, battezzata mille anni fa. La Chiesa attende da voi che vi dedichiate con tutte le vostre forze ad annunciare alla generazione contemporanea dei Polacchi la verità sulla croce e sulla risurrezione di Cristo, opponendovi alla più grande tentazione dei nostri tempi, quella di rifiutare il Dio dell'Amore.

Fissando lo sguardo sull'esempio di sant'Adalberto, lavorate con zelo e perseveranza all'approfondimento della fede e al rinnovamento della vita religiosa dei fedeli, all'educazione cristiana dei bambini e dei giovani, alla formazione del clero, all'impegno missionario "fino agli estremi confini della terra" (At 1, 8), ai vari campi della pastorale, dell'apostolato sociale, dell'ecumenismo, dell'istruzione, del mondo della cultura e dei mezzi di comunicazione sociale. Circondate di particolare premura gli ambienti più bisognosi di aiuto: le famiglie che si trovano in una situazione difficile, i poveri, gli abbandonati, i sofferenti, coloro che sono respinti da tutti. Cercate nuove vie, affinché il Vangelo possa penetrare in tutti i settori della realtà umana, tenendo presente che la nuova evangelizzazione non può tralasciare l'annuncio della fede e della giustizia, la difesa del fondamentale diritto alla vita, dal momento del concepimento sino alla morte naturale, l'illustrazione del mistero della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo.

Amate voi stessi la Madre Chiesa e vivetene i problemi, imitando Cristo che "ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei" (Ef 5, 25). Che la caratteristica del vostro servizio sia sempre il profondo sensus Ecclesiae, che distingueva i vostri Fondatori.

Formate anche nei laici una più matura e più profonda consapevolezza della Chiesa, perchè aumenti in loro il senso di appartenenza e di responsabilità verso di essa.

4. "E perciò, anche se sono estremamente importanti le molteplici opere apostoliche che svolgete, tuttavia l'opera di apostolato veramente fondamentale rimane sempre ciò che (ed insieme chi) voi siete nella Chiesa" (Giovanni Paolo II, Redemptionis donum, 15). L'anima della nuova evangelizzazione è una profonda vita interiore, poichè soltanto colui che "rimane" in Cristo "porta molto frutto" (cfr Gv 15, 5).

I preparativi al Congresso Eucaristico Internazionale di Wrocław  e il suo solenne svolgimento hanno riproposto davanti alla Chiesa, specialmente nella nostra Patria, l'ineffabile mistero dell'Eucaristia e hanno ricordato il "comandamento nuovo" annunziato da Cristo durante l'Ultima Cena.

L'Eucaristia, "sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale" (Sacrosanctum Concilium, 47), esprime nel modo più perfetto il senso e la verità sulla vostra vocazione, sulla vita fraterna in comunità e sul bisogno di evangelizzazione. L'Eucaristia è sacrificio e dono. Come tale, esige una risposta degna del dono e del sacrificio. Le parole del noto canto eucaristico dicono di Cristo Signore: "Si dona tutto a noi". Una coerente risposta a questo straordinario Dono è il pieno e generoso dono di sè, che trova la propria espressione nel fedele adempimento dei consigli evangelici, cioè nel tendere all'amore perfetto di Dio e del prossimo, e in conseguenza allo zelante annuncio del messaggio della salvezza. L'Eucaristia è una fonte inesauribile di energia spirituale che proviene direttamente dal Signore, il quale, benché in questo "mistero della fede" taccia, tuttavia ripete continuamente: "Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1, 17-18). Il suo aiuto, proporzionato al vostro aprirvi al mistero dell'amore, sostiene sempre nuovamente le vostre forze, che a volte si affievoliscono, e rischiara con la sua luce "le notti dell'anima".

Grazie a tale aiuto e in virtù della vostra corrispondenza, l'esortazione del Signore: "Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita" (Ap 2, 10) certamente troverà attuazione. Egli "vergine, povero ed obbediente al Padre", e oggi - nell'Eucaristia ormai glorioso, è per voi il pegno per il raggiungimento della meta del vostro difficile ed affascinante cammino verso la santità.

Mai potete dimenticare di essere chiamati a dare una testimonianza personale e comunitaria di quella santità che è l'essenziale chiamata della vita consacrata e fonte del dinamismo apostolico della Chiesa. I laici attendono da voi che siate prima di tutto testimoni della santità e guide che indicano la via per raggiungerla nella vita quotidiana. E' bene, dunque, che offriate generosamente accoglienza e accompagnamento spirituale a coloro che cercano un vivo contatto con Dio e accanto a voi desiderano corroborare il loro impegno di santità. C'è bisogno della vostra testimonianza per "favorire e sostenere la tensione di ogni cristiano verso la perfezione... Il fatto che tutti siano chiamati a diventare santi non può che stimolare maggiormente coloro che, per la loro stessa scelta di vita, hanno la missione di ricordarlo agli altri" (Giovanni Paolo II, Vita consecrata, 39). L'impoverimento dei valori umani che sta progredendo, legato ai modelli di vita, che si diffondono anche in Polonia, basati sulla triplice concupiscenza, fa sì che una sincera pratica dei consigli evangelici acquisti un particolare carattere di segno profetico. I consigli evangelici infatti "propongono... una «terapia spirituale» per l'umanità, poiché rifiutano l'idolatria del creato e rendono in qualche modo visibile il Dio vivente" (Ibid., 87). La Chiesa dei nostri giorni in Polonia ha un enorme bisogno di questo segno profetico, se deve aiutare l'uomo a far buon uso della libertà.

La testimonianza della vostra vita, donata autenticamente e senza riserva a Dio e ai fratelli, è indispensabile per rendere presente nel mondo Cristo e per raggiungere con il suo Vangelo gli uomini del nostro tempo, che più volentieri ascoltano testimoni che maestri e sono più sensibili agli esempi vivi, che alle parole. I consacrati devono essere nel mondo il sale che non diventa insipido, la luce che non cessa di irradiare sull'ambiente, la città posta sul monte, che da lontano attrae lo sguardo (cfr Mt 5, 13-16).

La realizzazione dell'ideale di santità nella vita personale e in quella comunitaria comporta, com'è ovvio, combattimenti spirituali e lavoro su di sè. I processi di laicizzazione, che avvengono nella società, non tralasciano le persone consacrate a Dio, le quali sono pure sottoposte alla tentazione di "agire più che essere". I partecipanti al Sinodo dei Vescovi, nel 1994, hanno messo in rilievo questi pericoli. E' sempre necessaria la vigilanza e il discernimento dello spirito, per proteggere la vita consacrata contro i pericoli esterni ed interni, contro tutto ciò che potrebbe portare all'affievolimento dello slancio originale, alla superficialità e alla mediocrità nel servizio divino. "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo - ricorda san Paolo -, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Rm 12, 2).

Mi rallegro perchè la vita religiosa in Polonia si sviluppa e produce magnifici frutti di santità, come posso testimoniare davanti alla Chiesa anche durante questo pellegrinaggio, elevando alla gloria degli altari i santi e i beati: Jan di Dukla, le Serve di Dio Sr. M. Bernardyna Jablonska e Sr. Maria Karlowska.

5. Vi trasmetto questo messaggio nel Santuario della Signora di Jasna Góra, dove così sovente vi radunate per la preghiera, per i giorni di ritiro e per gli Esercizi Spirituali. Maria, prima tra le creature umane, al momento dell'annunciazione ricevette il dono di Dio - l'eterno disegno della sua partecipazione alla missione del Figlio. Gesù, agonizzando sulla croce, con le parole: "Donna, ecco il tuo figlio!" (Gv 19, 26) affidò a Lei, come Madre, Giovanni e tutti gli uomini e, in modo particolare, coloro che il Padre "da sempre ha conosciuto e predestinato ad essere conformi all'immagine del Figlio suo" (cfr Rm 8, 29). Tutti coloro che nel corso dei secoli hanno seguito la via dell'imitazione di Gesù, sono stati chiamati insieme al "discepolo che egli amava" a "prendere con sè Maria" (cfr Gv 19, 27), ad amarla e ad imitarla radicalmente, per sperimentare in cambio la sua particolare tenerezza materna.

Maria, la prima consacrata, è per voi modello di apertura al dono di Dio e dell'accoglienza della grazia da parte della creatura, il modello della donazione totale a Dio sommamente amato. Ella rispose al dono di Dio con l'obbedienza della fede che l'accompagnò per tutta la vita. Ogni giorno stava a contatto con l'ineffabile mistero del Figlio di Dio, non soltanto nella vita nascosta di Gesù, quando insieme a Giuseppe rimaneva accanto a lui, ma anche nei momenti decisivi dell'attività pubblica, e specialmente sul Calvario, quando sotto la croce era unita a lui profondissimamente nel soffrire e nel lodare Dio: " beata colei che ha creduto" (Lc 1, 45). La fede di Maria ha superato tutte le prove senza mai cedere. Per ogni persona consacrata la Vergine di Nazaret è "maestra di sequela incondizionata e di assiduo servizio" (Vita consecrata, 28). Cercate nella fede di Maria il sostegno per la vostra fede, per annunziare agli uomini d'oggi "la fede che opera per mezzo della carità" (Gal 5, 6).

Alla soglia del Grande Giubileo dell'Anno 2000, affido al Sacratissimo Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria tutti gli Ordini, le Congregazioni, le Società di Vita Apostolica e gli Istituti Secolari in Polonia, sia maschili che femminili.

Sul cammino della vostra vita e del lavoro apostolico vi accompagni la mia Benedizione Apostolica, affinché "in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo" (1 Pt 4, 11).

Jasna Góra, 4 Giugno 1997

IOANNES PAULUS PP. II

 



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