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VISITA PASTORALE IN GRAN BRETAGNA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Liverpool
Domenica
, 30 maggio 1982

 

Fratelli e sorelle in Gesù Cristo.

1. Grazie per il vostro gentile benvenuto, grazie per essere venuti qui a salutarmi. A mia volta vi saluto con le parole del Redentore Risorto: la pace sia con voi. Che la pace regni nelle vostre case e possa la pace di Cristo regnare nelle menti e nei cuori.

È bello essere qui. Sono lieto di fare la mia prima visita in questa regione dell’Inghilterra e nella città di Liverpool della quale siete così orgogliosi. Stando qui vicino al mare ricordo che siete una nazione marinara. Per secoli le popolazioni di queste isole hanno commerciato per mare, hanno esplorato navigando, si sono procurati dal mare i mezzi per vivere. Penso anche ai molti missionari - sacerdoti, religiose e religiosi e laici - che sono salpati da questi porti per fare la loro parte nel costruire la Chiesa in terre lontane.

Questi uomini e queste donne sono il segno della vitalità della fede che avete ricevuto e conservato. E il loro viaggiare per mare è il simbolo della fiducia e speranza che Cristo chiede a tutti i suoi discepoli.

È doveroso ricordare nelle nostre preghiere anche coloro che persero la vita in mare e che nel luogo dove essi riposano non ci sono né pietre né monumenti. Che essi riposino nella pace del Signore.

È ormai da lungo tempo che la città di Liverpool è un grande porto. Genti di molti paesi hanno messo qui le loro radici. Nei secoli passati le popolazioni hanno conosciuto cosa vuol dire la sofferenza a causa di malvagità quali la schiavitù e la grande povertà. Siete anche stati testimoni della conquista del progresso tecnologico e dello sviluppo umano. Ma forse il vostro più grande retaggio vi viene da tutti coloro che hanno combattuto per sconfiggere i mali della società e realizzare una convivenza fraterna. A questo riguardo mi è stato detto che avete il vostro pioniere della carità, Padre Nugent.

2. E dopo queste osservazioni, colgo l’occasione per dare atto alla Gran Bretagna della generosità per la quale è nota. Sebbene i rapporti con gli altri paesi del mondo e questa nazione siano cambiati nel corso degli anni, essa ancora elargisce cospicui aiuti a chi ne ha bisogno, e specialmente ai paesi in via di sviluppo, e ultimamente anche alla mia patria. Ricordo quanto ha detto il Cardinale Hennan che fu un tempo Arcivescovo di Liverpool, ai Vescovi polacchi durante il Concilio Vaticano II: “Sono stati i piloti polacchi che hanno salvato l’Inghilterra durante la guerra”.

Le sue parole e l’aiuto recente dato alla Polonia dimostrano i saldi legami di interesse e amicizia esistenti da anni fra Polonia e Gran Bretagna. Prego perché questi legami siano sempre più approfonditi e rinnovati.

Spero che malgrado tutte le difficoltà, la generosità del vostro cuore non venga mai meno. Spero che per mezzo di programmi quale il “Catholic Fund for Overseas Development” continuiate ad aiutare i poveri, a nutrire gli affamati, a contribuire alla causa dello sviluppo. Tenete sempre viva la vostra tradizione evangelica di interesse affettuoso e di servizio agli altri nel nome di Gesù.

3. Oggigiorno ci si presentano molte sfide e difficoltà. Un problema in particolare che vorrei citare è la disoccupazione. So che a Liverpool lo state sperimentando molto seriamente, ed è uno dei più gravi problemi che la società nel suo complesso deve affrontare.

In molti paesi la disoccupazione è aumentata all’improvviso, ed è causa di privazioni individuali e familiari. Ciò può seminare amarezza, divisioni e perfino violenza. Il giovane incapace di trovare un lavoro si sente defraudato dei suoi sogni, mentre coloro che lo hanno perduto si sentono rifiutati e inutili.

Questa tragedia abbraccia ogni aspetto della vita, da quello materiale e fisico a quello mentale e spirituale. Ed è un problema che interessa molto la Chiesa che fa proprie sia le privazioni e le sofferenze, sia le gioie e le speranze degli uomini e delle donne del nostro tempo. È una questione di vitale importanza e merita l’attenzione e le preghiere di tutte le persone di buona volontà.

4. Saluto molto caldamente tutti gli invalidi che sono venuti oggi per incontrarmi. Voi avete un posto speciale nel mio cuore e nell’amore di Cristo. Vi assicuro che voi e tutti quelli che sono sofferenti e infermi costruite il Regno di Dio quando accettate pazientemente le sofferenze e le offrite con Cristo, come dolce sacrificio, al nostro Padre celeste. Come disse san Paolo, il vostro soffrire aiuta “e completa nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24).

Mi è stato detto che nell’attraversare Liverpool, il corteo di macchine passerà lungo la Hope Street. Questo nome mi ha colpito immediatamente. Esprime l’aspirazione della popolazione che vive qui, esprime la sua speranza per il futuro, specialmente per il futuro dei suoi figli, per il futuro dei figli dei suoi figli. Tanti pericoli e tanti problemi minacciano oggi i giovani. Ho già parlato della disoccupazione. Ci sono altri mali, come l’alcolismo e la droga, la pornografia, nozioni pervertite della sessualità e crimini e violenze sempre crescenti.

Tutti questi mali della società, se non abbiamo la speranza, se non abbiamo una profonda e incrollabile fede nella potenza e misericordia di Dio, ci possono portare a disillusioni e a disperazione. I nostri giovani, e per la verità tutti noi, abbiamo bisogno della virtù della speranza, non quella fondata sulle fantasie e sui sogni o anche sulle realtà, ma la speranza che nasce dalla fede in Dio che ci ama e che è nostro Padre amoroso e misericordioso. “A colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef 3, 20-21).

                                             



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