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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
NEL II CENTENARIO DI FONDAZIONE
DELLA «ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZE»

Martedì, 21 settembre 1982

 

Illustri Signori.

1. Sono lieto di accogliervi con fervidi sentimenti di simpatia per le vostre persone e di sincero compiacimento per la vostra opera scientifica, illustri Presidenti e Rappresentanti delle Accademie delle Scienze, che siete convenuti a Roma da numerose Nazioni del mondo per celebrare il 2° Centenario di fondazione della “Accademia Nazionale delle Scienze”, detta dei Quaranta, presieduta dal prof. Gian Battista Marini-Bettòlo, che da tempo ho il piacere di conoscere quale membro della Pontificia Accademia delle Scienze.

Il tema del vostro Convegno è: “Le Accademie delle Scienze verso il 2000”. Ho preso visione con interesse del programma di lavori, il quale prova la vitalità delle vostre Accademie che vanno incontro al terzo millennio dell’era cristiana con la fondata convinzione di poter continuare nei tempi futuri, nello spirito delle vostre secolari tradizioni, una seria opera di promozione della scienza e di collaborazione internazionale.

Le Accademie delle Scienze sorsero nel ‘600 nelle singole Nazioni e si consolidarono specialmente nel ‘700, come istituzioni suggerite dalla necessità di far collaborare tra loro scienziati dei singoli Paesi, mediante comunicazioni e dibattiti, in modo conforme al metodo sperimentale di Galileo e di Newton. Oggi le Accademie estendono il campo della loro collaborazione con altre istituzioni, e sono spesso chiamate a pronunciarsi su problemi scientifici e tecnici di grande importanza sociale a raggio nazionale e mondiale.

2. Questo vostro Convegno testimonia, con le sue relazioni e i suoi dibattiti, l’intento delle Accademie delle Scienze di promuovere, con spirito di collaborazione internazionale, la ricerca scientifica, i suoi orientamenti e le sue grandi linee di sviluppo, di rappresentare di fronte al mondo intero l’influenza della scienza sulla società moderna, di prospettare l’impatto delle scoperte scientifiche e delle scelte tecnologiche sulla vita dell’uomo: in questa globalità dei loro compiti le Accademie sono dunque chiamate a fare cultura, in quanto è cultura tutto ciò che si pone a servizio dell’uomo secondo verità, libertà, giustizia e amore.

È compito rigorosamente scientifico delle Accademie far avanzare le frontiere della scienza; ma è inoltre loro missione sociale rispondere agli interrogativi ed alle richieste della società ed è loro dovere morale svolgere la propria opera a favore dell’uomo e della pace tra i popoli.

La scienza è stata, specialmente in questo ultimo secolo, uno dei fattori che hanno maggiormente influito sullo sviluppo della società e sul futuro dell’uomo, ma spesso le tecnologie, sempre più perfezionate e micidiali, che ne sono derivate, si sono rivolte contro l’uomo, sino al punto di creare degli spaventosi arsenali di armi convenzionali e nucleari, di mezzi biologici e chimici, atti a distruggere gran parte dell’umanità.

3. Le Accademie delle Scienze, con un esemplare atto di collaborazione internazionale, che riposi sui valori fondamentali e universali della cultura e dell’etica, possono influire efficacemente sull’atteggiamento dei governi e della pubblica opinione, affinché si compia una svolta decisiva nella storia dell’umanità, mediante una nuova politica costruttiva di pace e di solidarietà tra tutti gli Stati e le Nazioni del mondo, rispettosa dei diritti della persona e promotrice del dovuto benessere presso quei popoli che, nel presente sistema economico mondiale, diventano sempre più poveri, con tragiche conseguenze di morte, specialmente per i bambini.

4. L’invenzione di macchine sempre più perfezionate solleva l’uomo dalla fatica fisica e lo aiuta nel lavoro intellettuale non creativo, ma ha pure indotto uno stato di dipendenza dell’uomo dalla macchina. Lo sviluppo delle tecnologie impiegate da talune industrie incide pesantemente sull’ambiente, determina degli squilibri ecologici, che danneggiano, talvolta gravemente, la vita del singolo e di intere popolazioni. La contaminazione della catena alimentare, causata dall’uso di mezzi di lotta per la protezione dei raccolti contro gli insetti e altre cause nocive, suscita non lievi preoccupazioni per la salute degli uomini.

Serie riserve debbono essere espresse circa l’applicazione all’uomo di tecniche di ingegneria genetica. La tecnica potrebbe invece costituire, con una retta applicazione, un prezioso strumento utile a risolvere gravi problemi, a cominciare da quelli della fame e della malattia, mediante la produzione di varietà di piante più progredite e resistenti e di preziosi medicamenti.

5. Di fronte agli aspetti negativi delle tecnologie moderne, la scienza viene oggi considerata da molti con senso di grave preoccupazione. Ritengo che le Accademie delle Scienze in quanto costituite da scienziati di alta fama e sicura probità, da fedeli discepoli e ricercatori della verità possano dare, con la loro autorità scientifica, la loro indipendenza e libertà di giudizio, una valida risposta alle preoccupazioni che serpeggiano nel mondo contemporaneo, e possano con scienza e coscienza indirizzare le tecnologie verso il vero bene dell’uomo.

È questo un compito arduo di fronte a interessi costituiti e a poteri privi di scrupoli, ma è una missione nobile e bella, inseparabile dalla fatica della ricerca scientifica e indissolubilmente legata alla coscienza morale dello scienziato; è una missione che deve coinvolgere i singoli studiosi e la comunità universale degli scienziati, impegnandoli per il vero bene degli individui, delle nazioni, dell’intera umanità. Questa nobile missione è stata compiuta dalla Pontificia Accademia delle Scienze, col pieno appoggio della Santa Sede e mio personale, quando - in un momento in cui il problema non era ancora stato autorevolmente prospettato ai Capi di Stato e alla pubblica opinione - denunciò gli effetti dell’impiego delle armi nucleari, dimostrando con piena competenza scientifica e coscienza morale, che la scienza e la medicina non possono offrire alcun rimedio agli effetti causati da un bombardamento atomico. Ho citato questo esempio della Pontificia Accademia, presieduta con saggezza e incisive iniziative dal prof. Carlos Chagas, per affermare che le Accademie delle Scienze non possono prescindere, al di sopra dei loro compiti tradizionali, da una corretta informazione sull’uso delle scoperte scientifiche e dall’impegno di indirizzarle autorevolmente verso il vero bene dell’umanità.

6. Il suddetto compito d’informazione e di orientamento, rivolto ai pubblici poteri e alla pubblica opinione, prova che le Accademie, pur conservando, come è loro dovere, delle strutture fortemente selettive, non possono lecitamente chiudersi, come torri d’avorio, nei loro riservati dibattiti, ma devono essere aperte a discutere, in dialogo con l’intera umanità, i problemi che assillano l’uomo contemporaneo, proteso verso il terzo millennio, quali sono ad esempio il problema energetico, quello delle materie prime non rinnovabili, della fame nel mondo, delle malattie e delle epidemie che tormentano centinaia di milioni di uomini e ne riducono l’efficienza e il lavoro, dell’uso delle droghe che incidono sulla sfera psichica e sulla stessa vita, specialmente dei giovani. Le future sorti dell’umanità richiedono pertanto che quanti sono chiamati a far parte di un’Accademia, in base ai meriti scientifici che li hanno resi illustri, considerino il grave obbligo, che pesa sulla loro coscienza, di impegnarsi per il bene comune del mondo intero, in funzione delle loro conoscenze specifiche.

7. Nei Paesi che cercano mediante l’industrializzazione un futuro migliore, le Accademie già esistenti e quelle che si costituiranno in quegli stessi Paesi debbono cooperare alla formazione della coscienza scientifica dei singoli popoli, in modo da guidare gli indirizzi scientifici e tecnologici e correggere le loro deviazioni. Attraverso il collegamento delle Accademie dei popoli più sviluppati con le Accademie dei popoli in via di sviluppo, a livello di parità nella comunità scientifica mondiale, animata da spirito di collaborazione e libera da interessi materiali e settoriali, si potrà realizzare una cooperazione internazionale sempre più necessaria nello spirito che anima la Populorum Progressio del mio predecessore Paolo VI, vibrante di amore per i popoli più arretrati, ma fondata su concrete direttive. Oggi, come non mai, la scienza deve contribuire con tutta la sua forza al vero progresso dell’uomo e deve allontanare la minaccia incombente dell’uso delittuoso delle sue scoperte: s’impone dunque la necessità che la comunità degli scienziati, sapendo che la scienza costituisce un elemento essenziale dello sviluppo umano, vegli sul retto impiego delle sue ricerche al servizio dell’uomo.

Oggi non esistono più vecchie antinomie tra la vera scienza e l’autentica fede, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II e come io stesso ebbi più volte occasione di dire. La Chiesa è pertanto vostra alleata, signori Presidenti e Rappresentanti delle Accademie, e intende sostenere il vostro impegno morale, singolo e collettivo, assolutamente necessario, al di sopra delle frontiere territoriali ed ideologiche, per assicurare all’umanità la pace e con essa il soddisfacimento delle esigenze essenziali per una vita degna dell’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza.

Su di voi e sul vostro impegno invoco di cuore la benedizione del Signore. 

                                 



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