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VISITA PASTORALE  IN VENETO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI INFERMI RICOVERATI NELL'OSPEDALE CITTADINO

Treviso - Domenica, 16 giugno 1985

 

Cari Ammalati, Egregi Signori della Direzione, Illustri Medici, e Voi addetti al servizio dell’Ospedale di Treviso.

1. Rivolgo il mio affettuoso saluto a tutti e a ciascuno in particolare, mentre vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza. Trovandomi in pellegrinaggio nella terra natale di Pio X, non poteva mancare, nel programma delle visite, una sosta, sia pur breve, a questo Ospedale, per incontrarmi con voi, avere l’occasione di ribadire l’importanza che il mio santo Predecessore attribuiva al servizio verso gli ammalati, e sottolineare il valore della sofferenza nella storia divina della salvezza.

Il vostro Ospedale, fondato oltre settecento anni fa, è conosciuto in tutta la Regione, oltre che per l’antichità della sua storia, anche per alcune grandi figure che vi hanno operato. Basti ricordare il nome di Suor M. Bertilla Boscardin, che qui fu infermiera per 15 anni, e che ora noi veneriamo col titolo di Santa. Sono, perciò, particolarmente lieto di trovarmi qui.

2. La predilezione di San Pio X per gli infermi, più che dalle parole, si rileva dai fatti. Basti pensare a un’iniziativa concreta, e oggi ancora tanto valida, da considerare la manifestazione più alta e significativa del suo zelo pastorale in questo campo: la creazione, avvenuta ottant’anni fa, dell’associazione UNITALSI, allo scopo di coordinare le forze nazionali per il trasporto degli ammalati a Lourdes e ai Santuari d’Italia. Con quell’istituzione, il Santo Pontefice intendeva offrire a una cerchia sempre più ampia d’infermi la possibilità di attingere forza e consolazione direttamente alle sorgenti vive dei grandi centri mariani, là dove la Madre di Dio si manifesta più da vicino come Madre degli uomini e soprattutto dei sofferenti. Da allora, centinaia di migliaia di persone hanno potuto godere ogni anno il conforto della rassegnazione, la pace del cuore; alcuni anche il beneficio della guarigione fisica.

È per tale ragione che io, due anni fa, ho voluto rendere omaggio a San Pio X, proclamandolo Protettore dell’UNITALSI.

3. Cari Fratelli e Sorelle, la Chiesa non ha mai perduto di vista, nel corso dei secoli, l’insistente raccomandazione del Signore a visitare gli infermi, motivata sul principio fondamentale d’identità: la visita all’ammalato equivale a un omaggio reso al Signore stesso.

Gesù, che personalmente ha conosciuto la sofferenza, anzi per sé ne ha scelto liberamente il genere più atroce, per amor nostro, ha avuto sempre un occhio di particolare predilezione per gli ammalati: a loro si avvicinava per guarirli nel corpo e nello spirito, ed essi, come d’istinto, gli andavano incontro appena vedevano Lui. Da allora, sull’esempio del Signore, hanno così pure agito i santi e i veri cristiani, e la Chiesa, senza mai stancarsi di sollecitare i fedeli a camminare in tale direzione, è stata in duemila anni ispiratrice di opere e di Congregazioni religiose dedicate esclusivamente al servizio degli infermi.

La Chiesa, illuminata dalla parola divina di Gesù, sa che è la sofferenza, insieme con la preghiera, a salvare il mondo. E, mentre incoraggia la scienza medica a trovare nuove e più efficaci terapie per guarire i mali di ordine fisico, essa invita gli ammalati a non perdere l’occasione del dolore, offrendolo a Dio come sacrificio di purificazione e dono di salvezza.

4. Cari Fratelli e Sorelle, nel portarvi la mia parola umana e cristiana di solidarietà e d’incoraggiamento, permettetemi di aggiungere che anch’io, essendo stato in ospedale come paziente, conosco di persona le condizioni della vostra particolare situazione, aggravata spesso da un senso di abbandono e di solitudine.

Ebbene, sappiate che voi non siete soli. Dio non è mai lontano da chi soffre. Basta saperlo scoprire, per viverlo. Il valore più grande di una vita umana è la vicinanza con Dio. Ora la sofferenza, anche se molto dolorosa, mette nelle migliori condizioni di valutare la povertà dei beni della terra e di scoprire la ricchezza ineffabile di Dio. E allora essa si trasforma in elemento di forza e in fonte di gioia.

Sicché, chi impara a soffrire nell’amore di Dio, non è un emarginato dalla vita, ma contribuisce ad arricchire il mondo.

Ecco: io sono venuto tra voi a ricordarvi questo, e vorrei ridirlo a tutti gli ammalati del Veneto e del mondo. Sono venuto a chiedere la collaborazione delle vostre preghiere e l’offerta preziosa della vostra croce quotidiana, per aiutare il mondo degli uomini a divenire più umano e cristiano.

Sono venuto a dire anche a quanti si prendono così amorevolmente cura di voi, ai vari livelli, che anche la loro opera, spesso ignorata, è scritta indelebilmente nel libro di Dio. Nulla resterà senza larga ricompensa.

Con questi sentimenti, imparto a tutti la mia speciale Benedizione Apostolica.



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