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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL TEMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI IN VATICANO

Sabato, 2 marzo 1985

 

Sia lodato Gesù Cristo.

Vogliamo adesso ringraziare il Signore per questi giorni; vogliamo ringraziarlo cantando il Magnificat. Lo ringraziamo per la Sua presenza in mezzo a noi; per essere egli con noi, qui riuniti nel cenacolo del Vaticano; riuniti per ascoltare la sua parola: quella detta dal di fuori e quella detta dentro di noi con le luci che vengono dallo Spirito Santo, così come ci ha augurato il nostro Predicatore la prima sera di questi Esercizi.

Mentre ringraziamo il Signore, vogliamo esprimere il nostro sentito grazie anche a colui che ha voluto farsi carico del compito di predicatore, cioè del ministero della parola di Dio, della parola degli Esercizi Spirituali in Vaticano. Questo grazie di tutti noi va al carissimo Monsignor Achille Glorieux, che ha accettato questo compito e questo ministero nell’anno 1985, all’inizio della Quaresima. Egli ci ha parlato con grande semplicità della fede, ha confessato davanti a noi e con noi il «Credo», il simbolo apostolico in tutti i suoi articoli, con grande semplicità, cercando di risalire sempre alle fonti della Parola divina, le fonti bibliche, e, d’altra parte, cercando di presentare queste verità sullo sfondo della situazione odierna del mondo e della Chiesa. Si è sentito che si trattava di persona che ha lavorato molto nel Concilio Vaticano II e, poi, nel periodo post-conciliare, nella prima fase di vita del Consiglio per i laici. Si è sentita tutta quella esperienza conciliare e anche pastorale, specialmente nel campo dell’apostolato dei laici. Ma si è sentita poi un’altra esperienza: quella del Nunzio Apostolico. Era mio desiderio che almeno una volta un Nunzio Apostolico potesse essere il Predicatore degli Esercizi Spirituali in Vaticano.

Ringraziamo per i molti aspetti delle considerazioni che provenivano espressamente dalla sua esperienza pastorale, legata alla missione diplomatica; ma come diceva a Lei, caro Monsignore, Paolo VI, questa missione è sempre pastorale, è partecipazione alla missione pastorale del Vescovo di Roma. Un valore eccezionale hanno avuto per noi i suoi riferimenti al mondo musulmano, nel quale si è svolto tutto il suo servizio diplomatico. Ringraziamo per il modo semplice e devoto, pieno di fede, con il quale Ella ci ha voluto presentare gli articoli del nostro «Credo», il Simbolo apostolico della nostra fede.

Il Predicatore è come un seminatore. Certamente, il seminatore si trova sempre davanti a un mistero: quello della crescita, quello della maturazione, quello dei frutti. Ma come il seminatore, anche il predicatore lascia tutto questo alla provvidenza misericordiosa di Dio, all’opera dello Spirito Santo. Noi tutti, grati per il suo servizio, vogliamo solamente pregare che questi frutti non manchino in noi, nelle nostre anime, nella nostra vita personale, sacerdotale, e nella nostra vita comunitaria, nella Curia romana. Gli Esercizi Spirituali sono ogni anno un momento privilegiato della vita di questo organismo. Dobbiamo anche per quest’anno ringraziare il Signore per averci dato questo privilegio, per averci consentito di essere insieme, di pregare insieme, di vivere ogni giorno insieme, nella preghiera davanti a Gesù Eucaristia presente tra noi, e con la mediazione della Madre sua e nostra, Maria Santissima.

Ecco, vogliamo adesso riprendere le parole del Magnificat per esprimere tutta la nostra gratitudine per queste grandi cose, “magnalia Dei”, che il Signore ci ha dato, ci ha manifestato e ci ha concesso di vivere. Ringraziando il Predicatore, voglio ringraziare anche tutti i miei fratelli Cardinali, i Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio per questa comunione e per la preghiera di ogni giorno secondo le intenzioni del Papa, Vescovo di Roma, e della sua missione nella Chiesa e nel mondo.

      

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