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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
NEL CORTILE DEL PALAZZO PONTIFICIO DI CASTEL GANDOLFO

Domenica, 15 settembre 1985

 

Voglio ringraziare di cuore la Diocesi di Albano che mi ha fatto oggi questa visita. Ringrazio il Vescovo di Albano, pastore di questa diocesi, Monsignor Dante Bernini, tutti i sacerdoti, tutti i rappresentanti del laicato, delle diverse parrocchie, delle diverse comunità e dei movimenti. Voglio aggiungere anche il mio grazie per la presenza delle autorità locali.

Siete venuti per farmi una visita intitolata “Camminare insieme” e con questo titolo avete presentato come cammina la vostra Chiesa, l’antica Chiesa suburbicaria di Albano, così profondamente legata alla sede di Pietro. Voglio esprimere il mio apprezzamento per tutti i punti di questo programma molto interessante che ho osservato con profonda partecipazione. Voglio ringraziare tutti gli autori, tutti coloro che hanno preparato questo programma, in qualsiasi modo. Apprezzo l’accenno posto sul programma di quest’anno per la gioventù, programma della Chiesa universale, sotto il titolo: “I giovani e la pace camminano insieme”. Questo ha indotto tutti noi a una riflessione profonda, ma per la stessa impressione ricevuta devo ringraziare per tutti gli altri punti del ricco programma che mi avete presentato stasera qui nella casa pontificia.

Così, voglio dirvi che se voi - voi Chiesa di Albano - camminate insieme, anche il Papa cammina insieme con voi, cerca di camminare insieme con voi. E un’occasione speciale per questo camminare insieme sono sempre i due mesi estivi che il Vescovo di Roma può passare qui a Castel Gandolfo, nella Diocesi di Albano. Specialmente in questo periodo egli può camminare insieme con la vostra Chiesa di Albano. Ma il mio camminare insieme con voi penso che possa anche servire a un camminare insieme di voi tutti, di voi tutti con tutta la Chiesa, con la Chiesa universale, e, tramite la Chiesa universale, con tutto il mondo. Questo si è visto molto bene nel programma che avete presentato stasera: che la Chiesa di Albano è consapevole del suo cammino comune con la Chiesa, non solamente con quella di Roma, non solamente con quella in Italia, ma con la Chiesa in tutto il mondo, e - tramite la Chiesa - con tutto il mondo. Perché la Chiesa, secondo questa felice intuizione di Papa Giovanni XXIII, è sempre la Chiesa nel mondo del suo tempo: “Ecclesia in mundo huius temporis” (Gaudium et spes).

Vorrei trarre da questo nostro incontro anche una certa lezione per me, un certo incitamento a camminare sempre insieme con tutti coloro che il Signore mi ha affidato nella Diocesi di Roma e in tutte le Chiese del mondo; camminare insieme con i miei contemporanei, con tutte le gioie e anche con tutte le sofferenze del mondo contemporaneo, come afferma appunto la Gaudium et spes. E di far camminare gli altri. Noi dobbiamo vivere la nostra vita umana molto profondamente; questo diritto a camminare insieme e questa presentazione del cammino comune della vostra Diocesi ci dimostra nello stesso tempo la dimensione interna del nostro camminare: ci sono i fatti esterni che si possono anche fotografare, anche presentare in un libro, ma entro questi fatti esterni, visibili, c’è un cammino segreto, un cammino del cuore, un cammino della coscienza, un cammino interno; e con questo cammino, con queste energie spirituali, con queste energie che sono nell’uomo, ma nell’uomo dello Spirito Santo, cammina la Chiesa. Ecco, auguro a tutti questo cammino profondo, questo cammino che trova la sorgente delle sue energie nello Spirito Santo e nel cuore dell’uomo.

A tutti dico grazie per la vostra visita e ringrazio di aver portato con voi tanti piccoli bambini.



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