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VISITA PASTORALE A GENOVA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI E AI RELIGIOSI
NELLA CATTEDRALE DI SAN LORENZO

Sabato, 21 settembre 1985

 

Carissimi Sacerdoti, Religiosi e Religiose della Città e della Diocesi di Genova!

1. Sono assai lieto di potermi incontrare con voi in questa splendida e storica Cattedrale di San Lorenzo, insigne monumento d’arte costruito dalla fede dei vostri antenati e mistico centro di preghiera e di pace nel convulso turbinio della metropoli portuale.

Durante la mia purtroppo breve visita pastorale alla capitale della Liguria, il mio animo è naturalmente proteso innanzitutto verso di voi, sacerdoti e religiosi, che nel pensiero di Dio siete indubbiamente la “parte eletta” del suo popolo; porgo perciò il mio saluto più cordiale al Cardinale Arcivescovo, che da tanti anni regge con saggezza pastorale la Chiesa genovese; ai Vicari Generali ed Episcopali, suoi stretti Collaboratori; al Consiglio Presbiterale, ai Capitoli dei Canonici; al Seminario Maggiore e Minore con i Rettori, i Superiori e gli Insegnanti; ai Parroci delle 274 Parrocchie, ai singoli sacerdoti impegnati nelle varie mansioni dell’apostolato, ai Religiosi e alle Religiose, così numerosi e appartenenti a ben 32 Istituti, validamente inseriti nel piano delle attività diocesane e locali.

Saluto tutti con grande affetto e vi ringrazio per la vostra presenza, che è indice di attaccamento alla Chiesa e al Papa, mentre aggiungo il mio compiacimento per quanto avete compiuto e state compiendo per applicare fedelmente le istanze del Concilio Vaticano II. Anche voi avete avuto e avete tuttora le vostre sofferenze e le vostre lacrime, come d’altra parte ogni Diocesi; ma sappiamo che nel disegno salvifico della Provvidenza queste pene della Chiesa non sono certamente vane. Viviamo - come si dice comunemente - in una “svolta epocale”, in cui sono cambiati e cambiano tuttora profondamente i modelli di pensiero e di vita della società, ma vediamo sempre che, in effetti, la conversione delle anime all’unica Verità, che non muta, è totalmente opera della “grazia” divina. Il complesso delle nuove ideologie, con le varie interpretazioni del senso della vita e il conseguente pluralismo etico, è come un turbine che si abbatte sulle coscienze e cerca di sconvolgerle, per cui sono assolutamente necessarie una seria preparazione intellettuale e un’intensa spiritualità, che assicurino la perseveranza nei propri impegni sacerdotali e religiosi e diano la forza di annunziare e testimoniare senza timore la verità che non passa e che salva l’umanità. Vi accompagno con le mie preghiere in questo vostro fermo e coraggioso impegno di servizio alla Verità, e mi raccomando anche al vostro assiduo, orante ricordo.

2. Questo incontro vuole essere soprattutto un momento di riflessione e di stimolo per la vostra vita spirituale e pastorale, che vorrei sintetizzare in una sola parola: “Fedeltà!”. Continuate ad essere fedeli alla volontà di Dio, memori di ciò che scriveva San Giovanni: “Chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1 Gv 2, 17). Perseverate nella fedeltà! Nel vasto campo della volontà di Dio, non è difficile mettere in evidenza alcune direttive che appaiono “essenziali”.

a) La volontà di Dio è ben espressa da San Paolo quando scrive a Timoteo: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4). In che cosa consista poi la verità trascendente e salvifica, lo spiega Gesù stesso: “Questa è la verità eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17, 3). Infatti per questo motivo Gesù sceglie e manda gli apostoli ad evangelizzare e a battezzare tutte le nazioni, assicurando il sostegno della sua perenne presenza: “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20). Per questo motivo viene promesso lo Spirito Santo, il consolatore, perché assista coloro che annunziano il Vangelo: “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che ha udito e vi annunzierà le cose future” (Gv 16, 13). Per questo motivo la Chiesa è stata fondata su Pietro e sugli Apostoli, e a Pietro e ai suoi Successori sono stati dati i tre carismi che li distinguono: l’infallibilità in campo dottrinale per poter confermare i fratelli in ciò che riguarda la fede e la morale; l’indefettibilità, per offrire alla Chiesa un fondamento stabile tra i flutti della storia e la pastoralità universale, per assicurare il servizio della carità all’intero gregge di Cristo.

Essere fedeli alla volontà di Dio significa perciò accogliere pienamente quanto Gesù ha rivelato e quanto la Chiesa insegna in modo autentico mediante coloro che sono incaricati della funzione magisteriale in mezzo al mondo. Di qui nasce la necessità della preparazione e della convinzione: infatti, se vengono a mancare i fondamenti, tutto purtroppo crolla! Preparazione filosofica, teologica, biblica, giuridica, storica, letteraria: oggi, nel mondo moderno, così aperto alla conoscenza, non ci si possono permettere analisi superficiali, precipitose semplificazioni, risposte approssimative. Occorre una visione approfondita dei problemi alla luce dell’eterna Verità che è Cristo. Ricordiamo la suggestiva metafora di Gesù: “La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre” (Lc 11, 34). È una metafora, ma il senso è evidente e vale sempre: è il pensiero che deve essere chiaro, luminoso, trasparente; se il pensiero si oscura o si confonde, allora tutta la vita si avvolge di tenebre!

b) La volontà di Dio, a cui dobbiamo essere fedeli, è espressa pure con le note parole del Divin Maestro: “Il tempo è compiuto - diceva iniziando la sua predicazione in Galilea - il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo!” (Mc 1, 15). Dio si è incarnato; Gesù Cristo ha parlato; la Chiesa è garanzia della Verità rivelata e dei mezzi di salvezza e di santificazione: dunque, bisogna convertirsi all’unica Verità, rivelata da Dio stesso, e accogliere l’unico significato dell’esistenza e della storia umana, quello che trascende il tempo ed è fondato sulla responsabilità della coscienza personale.

La verità, come ben sapete, non si impone; bisogna infatti rispettare la libertà e la coscienza di ogni persona. Oggi, a motivo del pluralismo delle idee e del conseguente pluralismo etico, i modelli di vita che l’ambiente sociale propone sono molteplici e spesso in contrasto con la legge morale cristiana cattolica. È una situazione in cui si rende particolarmente evidente la necessità che il cristiano possegga una coscienza ben formata, capace di unire la fermezza dei principi con la coerenza delle azioni e la carità dei rapporti. Ma è possibile impostare e ottenere una tale formazione delle coscienze solo mediante una profonda vita interiore e un generoso impegno morale. Per poter formare e convertire bisogna essere strumenti credibili.

Benedetto XV, il pontefice saggio e lungimirante, nato in questa vostra terra, nell’Enciclica Humani Generis Redemptionem scriveva: “Non si ottiene la salvezza delle anime né con le molte parole, né con le dotte disquisizioni, né con le infervorate perorazioni, e se un predicatore fa consistere in questi mezzi la sua predicazione, altro non è che una “campana squillante e un cembalo tintinnante” (1 Cor 13, 1). Ma ciò che rende la parola umana capace di giovare alle anime è la grazia di Dio”. E la grazia di Dio si ottiene con la preghiera e con una vita conforme alle sue supreme direttive.

c) Infine, essere fedeli alla volontà di Dio significa rimanere uniti nella carità e nella fraternità cristiana, sacerdotale, religiosa. “Questo è il mio comandamento - dice Gesù agli apostoli e ai suoi seguaci - che vi amiate come io vi ho amati” (Gv 16, 12). E rivolgendosi al Padre formula un’accorata preghiera: “Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi! . . . Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 11. 21). Gesù ci chiede di essere “perfetti nell’unità”, perché il mondo possa sapere e convincersi che veramente Dio lo ama. Certamente questo impegno di unità e di fraternità esige spirito di umiltà, comprensione, pazienza, e soprattutto senso dell’obbedienza e della fiducia nella Provvidenza. Sia vostro costante assillo di portare unità, pace e serenità, e mai divisione, ribellione o sterile contestazione.

3. Carissimi! Mi piace concludere questo fraterno incontro con una riflessione dettata dal vostro arcivescovo in un corso di esercizi spirituali. Riguarda la Santa Messa. Parlando dell’importanza e della centralità del Sacrificio della Messa, egli osserva: “Guardate, la Chiesa ha messo tutto intorno alla Messa . . . Tutti i sacramenti sono più o meno congiunti con la Santa Messa e le stanno intorno; . . . Gesù Cristo ha voluto che la messa fosse in mezzo allo spazio, in mezzo al tempo, in mezzo ai fatti . . . Perché fosse chiaro che lui è in mezzo a tutte le ragioni che si agitano nel sotterraneo della storia e del mondo, in mezzo a tutto” (Esercizi Spirituali, Assisi 1962, pp. 298s.).

Nell’esortare all’impegno per ricuperare ogni giorno il senso della straordinarietà del mistero eucaristico, afferma che la celebrazione di una messa basterebbe da sola a giustificare una vita intera (cf. Ivi, p. 454).

Faccio mie queste riflessioni e vi esorto, insieme col vostro arcivescovo, a porre la celebrazione dell’Eucaristia al centro della vostra giornata e della vostra vita. Ricordate! Mai siete tanto forti come quando levate le vostre mani verso il cielo nella Celebrazione eucaristica. In quel momento avete dalla vostra l’onnipotenza stessa di Dio.

Confidate anche in Maria Santissima, la nostra celeste Madre, che non abbandona nessuno. Una vera devozione alla Madonna vi sarà di sostegno e renderà fecondo di bene il vostro ministero pastorale.

E vi accompagni sempre anche la mia Benedizione, che ora con grande affetto vi imparto e che estendo a tutti i vostri Confratelli e Consorelle!

 



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