VISITA PASTORALE A VERONA
DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA GIOVENTÙ DEL TRIVENETO
Domenica, 17 aprile 1988
Carissimi giovani!
1. Sono veramente lieto di essere qui, oggi, con voi. Ringrazio il Cardinale Marco Cè per il saluto che, a nome dei vescovi presenti, del clero e di voi tutti, mi ha rivolto. Ho ascoltato con viva attenzione gli indirizzi dei giovani, che hanno dato voce ai vostri propositi, alle vostre ansie, alle vostre speranze. Le loro parole mi hanno aiutato ad entrare pienamente nel “clima” di questo nostro incontro.
Avete preparato e avete già vissuto, in parte, questa giornata, nello splendido scenario dell’Arena, come un tempo di festa. È stata innanzi tutto la festa dell’incontro tra voi, giovani che provenite dalla Chiesa di Verona e dalle altre Chiese del Triveneto. Il vostro vissuto e la vostra ricerca di fede hanno trovato gioiosa espressione nella vivacità dei canti e nel coraggio delle testimonianze che vi siete scambiati.
È stata la festa dell’incontro dei giovani con Cristo nel segno dell’Eucaristia che avete celebrato. In essa avete accolto e sperimentato la presenza e la forza di colui che “dà la vita per i suoi amici” e vi siete dichiarati desiderosi di essere davvero suoi amici nell’impegno dell’amore vicendevole (cf. Gv 15, 13-14). Avete così prefigurato nel segno la realtà di quel mondo nuovo, che sta al fondo delle vostre più vere aspirazioni.
Ora la festa continua nell’incontro col successore di Pietro che è venuto a farvi visita. Carissimi! La mia presenza tra voi intende rendere visibile la sollecitudine che la Chiesa ha per voi e la speranza che ripone in voi, nel desiderio di offrirvi un aiuto nel vostro cammino verso la maturità della vita e la pienezza della fede.
2. Un tale incontro non poteva avvenire in un clima più significativo. Ho avuto stamane la gioia di proporre solennemente alla venerazione della Chiesa due eminenti figure di educatori della gioventù: don Giovanni Calabria e mons. Giuseppe Nascimbeni. Celebriamo, inoltre, in questo anno il centenario della morte di san Giovanni Bosco, l’apostolo dei giovani. La loro testimonianza di educatori e le opere che il loro carisma ha suscitato hanno forgiato generazioni di giovani al senso profondo della vita e dell’esperienza della fede. Le loro intuizioni e i loro insegnamenti sono luce anche per voi, giovani di oggi, che pur vivete situazioni sociali e culturali per tanti versi inedite.
Accanto a questi grandi di ieri non mancano, del resto, figure significative di educatori nell’oggi della Chiesa. Ad essi voi potete chiedere modelli credibili di vita, significati nuovi per la vostra condizione giovanile, valori apprezzabili per cui spendere la ricchezza delle vostre energie.
Conosco le difficoltà a cui dovete far fronte, nel voler diventare uomini e donne di ricca sensibilità e di fede matura. Tanti incontri con i vostri coetanei mi hanno mostrato al vivo i problemi che la vostra generazione subisce, vive e affronta. Siete esposti a processi di massificazione che rischiano di stendere il grigiore sulla vostra vita, facendovi perdere il gusto della vostra originalità personale. Il clima di una società edonistica sollecita in voi falsi bisogni e tende a farvi vivere alla superficie della realtà. Il dialogo affettivo e il cammino dell’amore sono divenuti problematici per la prorompente pressione di modelli falsi o poveri e per una diffusa ideologia libertaria, che svilisce il vero esercizio della libertà e il sentimento profondo della responsabilità. Pochi spazi vi sono aperti, perché possiate esprimere le vostre energie e le vostre capacità nel lavoro e perché, nella certezza del lavoro, possiate progettare con tranquillità il vostro futuro. In questo vuoto, dalle molte facce, si insinuano in modo turpe i mercanti di morte che attentano pesantemente alla vostra integrità psichica e fisica e al futuro dell’umanità attraverso la droga.
3. Ma conosco anche la generosità dei vostri slanci, gli impegni veri che sapete assumervi per voi stessi e per gli altri, i desideri sinceri e le speranze forti che vi animano. Per questo ho viva speranza nelle energie spirituali che custodite nel vostro cuore. Le sento importanti e decisive per il domani dell’umanità e della Chiesa. Per questo insisto sulla necessità di un contesto educativo che liberi queste energie e l’urgenza di veri educatori che le orientino ai valori più alti.
Il mio appello va ai vostri genitori, ai vostri sacerdoti; va a quanti hanno specifici compiti e possibilità di intervento nel campo sociale, culturale e informativo. Essi possono maggiormente incidere su quei fenomeni che creano disgregazione, perdita di valori, deformazione del costume e della mentalità. Essi perciò devono sentire acuta l’ansia per il vostro futuro. Devono sentirsi chiamati a spendere intelligenza e passione operativa per far fiorire una qualità di vita che vi permetta concretamente di sperare.
In particolare vi auguro, carissimi giovani, di poter incontrare sulla vostra strada personalità veramente mature, che sappiano, pur nella semplicità della vita, rischiarare e muovere la vostra coscienza verso l’ideale evangelico.
4. Ogni intervento educativo nei vostri confronti, però, cari giovani, non può essere sostitutivo della vostra responsabilità personale. Nessuno può prendere il vostro posto nell’esercizio di quella libertà nella quale decidete della vostra vita. Quanti sono attorno a voi possono offrirvi conoscenze ed informazioni, orientarvi e sostenervi nei giudizi e nelle scelte. Ma quell’“io voglio”, con cui prendete posizione di fronte a voi stessi e alla realizzazione della vostra esistenza, è solo vostro! È il segno della vostra dignità unica e irrepetibile ed è l’espressione della vostra insostituibile responsabilità. Di questo dono e di questo compito di essere liberi, voi giovani, dovete essere oggi profondamente coscienti e assolutamente gelosi.
Troppo spesso, infatti, la mentalità che vi circonda e vi influenza tende a deformare o a ridurre quel mistero di libertà che è l’uomo, che è ciascuno di voi nella sua irriducibile singolarità. L’accento unilateralmente posto sulla pesantezza dei condizionamenti può indurvi a pensare che siete vittime di un mondo sbagliato e a sollecitare in voi sentimenti o di rifiuto o di passiva acquiescenza. La concezione diffusa che si è liberi solo quando si possono appagare i bisogni soggettivi e gli impulsi più immediati, svilisce e deforma il compito assegnato alla vostra libertà. Per difendervi da questi ed altri più sottili inganni, dovete rafforzare la coscienza che la libertà è necessaria per dare forma e compimento pieno alla vostra vita.
La libertà, nella quale ogni giorno spendiamo le nostre energie vitali e definiamo il nostro volto, è realtà estremamente seria. Da essa non possiamo dare le dimissioni, per viltà o per disperazione, perché ci dichiareremmo già perdenti in partenza. Di essa non possiamo accettare concezioni ridotte, perché inganneremmo noi stessi e sciuperemmo il bene della vita. È essenziale, invece, che scopriamo il fondamento e le finalità della libertà, che sono già implicate nel mistero della nostra vita, e ad esse aderiamo con tutta la forza del nostro cuore.
5. Se guardiamo in profondità alla nostra vita, la scopriamo come un dono, di cui possiamo meravigliarci. Ci siamo e potremmo non esserci. Ogni giorno ci risvegliamo alla vita, e sentiamo sprigionarsi in noi forze e aspirazioni grandi, di cui non riusciamo a sondare l’origine. Ad ogni momento la vita cresce per l’influsso di realtà che noi non abbiamo predisposto. C’è, dunque, un mistero immenso a sostenere la nostra vita. Chi crede, ha il coraggio di chiamarlo “Dio vivente”, pienezza della vita e donatore della vita. Di fronte a lui la nostra vita è chiamata ad una risposta responsabile, perché egli ci ha donato a noi stessi nella libertà. Perciò riconoscenza, invocazione e ascolto nei confronti del Dio della vita sono il primo e fondamentale compito della libertà.
Ma l’essere dono porta in sé la chiamata a donarsi. Ciò che abbiamo ricevuto non va trattenuto per noi. Esso va a sua volta donato nell’obbedienza a Dio, nell’apertura al mondo, nella disponibilità verso gli altri. La chiamata alla libertà si svela come chiamata alla gratuità.
So bene che non è facile oggi parlare di gratuità del dono. Essa è raggiungibile solo in un coraggioso cammino di dominio di sé, di assunzione laboriosa delle proprie energie fisiche e psichiche, per renderle disponibili all’impegno permanente di se stessi. Ma, pur cosciente della difficoltà, sentirei di venir meno al mio amore per voi, se non vi proponessi un così alto ideale di vita.
6. Anzi, io oggi trovo il coraggio di presentarvi il cammino stesso che Cristo, Figlio di Dio e uomo vero, ha percorso nella realizzazione della propria libertà. È il cammino proposto nelle beatitudini, che oggi nuovamente abbiamo sentito proclamare. Il solenne ripetersi di quel “beati” non può non aver evocato nel vostro cuore quella aspirazione alla felicità che connota particolarmente la vostra esistenza giovanile. Tale felicità non è un sogno. È una realtà che Dio ha già spalancato dinanzi a voi, quando in Cristo ha reso presente il suo Regno di salvezza e di vita, di libertà e di giustizia.
I percorsi che portano verso la felicità e la piena realizzazione della vita sono stati segnalati negli atteggiamenti dei destinatari delle beatitudini. Siate anche voi “poveri in spirito e miti”, cioè liberi e pieni di amore. Abbiate piena e totale fiducia nel Dio che non delude la vostra vita. Non chiudetegli mai il cuore nell’egoismo. Non induritevi nella superficialità e nell’indifferenza. Affidatevi alla sua Parola. Meditatela e abbiate il coraggio di rischiare su di essa le scelte decisive della vostra esistenza. Anche quando potete essere “afflitti”, perché la vostra vita è oppressa dalla stanchezza, dalla sofferenza o dalla delusione, non desistete dalla speranza in Dio. Egli ha la forza per capovolgere le situazioni che sono umanamente disperate. Egli è capace di creare la novità dove noi non osiamo attenderla. Non permettete mai che la vostra fame e la vostra sete si appiattiscano nell’eccessiva ricerca dei beni materiali, ne che si esauriscano nel semplice soddisfacimento dei bisogni immediati. Coltivate, invece, in primo luogo “la fame e la sete della giustizia” di Dio, che si manifesta nelle esigenze di una vita secondo il Vangelo. Non lasciatevi scoraggiare dalla loro radicalità, ma fatele continuamente oggetto delle vostre aspirazioni e dei vostri propositi.
“Siate misericordiosi”, così come è misericordioso Dio e come egli ha manifestato umanamente la sua misericordia nel suo Figlio Gesù Cristo. Perciò siate sempre disponibili ad accogliere chi ha sbagliato e perdonate di cuore chi vi ha offeso, così come Dio Padre perdona ed accoglie voi (cf. Mt 18, 22). Non abbiate nemici. Vincete l’inimicizia con la forza dell’amore. Coltivate una mentalità ed una prassi di non violenza, preferendo all’uso della forza la via del dialogo e l’affermazione dei valori. Siate aperti verso i bisognosi, i poveri, gli emarginati. Siano essi gli amici che invitate con preferenza alla mensa della vostra vita.
“Siate puri di cuore” nella trasparenza dell’animo e nella integrità della vita. Amate la giustizia. Siate corretti nei vostri rapporti interpersonali, operate perché il lavoro sia strutturato umanamente e sia riconosciuta in ogni circostanza la dignità di chi lavora. Desiderate attivamente un mondo in cui i rapporti sociali siano regolati dal criterio della giustizia, in cui i popoli poveri ritrovino la loro liberà nell’affrancamento da schiavitù economiche, culturali e politiche.
“Siate operatori di pace” nella ferialità come nelle grandi occasioni in cui sono in gioco gli interessi di tutti. Imparate a cucire e ricucire rapporti fraterni con chi vi sta accanto, nella famiglia, nella scuola, negli ambienti di lavoro, dentro le vostre aggregazioni giovanili. Siate operatori di pace nella comunità ecclesiale, apprezzando e valorizzando la diversità, ma coltivando il vincolo della carità e la permanente tensione verso l’unità visibile.
7. Carissimi giovani, non abbiate paura degli impegni esigenti che le beatitudini propongono al cammino della vostra libertà. Non fatevi intimorire dalle incomprensioni che la fedeltà evangelica può creare attorno a voi: Cristo vi dichiara felici anche nelle persecuzioni subite per lui. Non lasciatevi scoraggiare dalla pochezza delle vostre forze e dalle incertezze che segnano ancora la vostra vita in formazione. Lo Spirito, che è la luce e la potenza di Dio, è stato effuso nei vostri cuori. Nella vostra docile disponibilità, egli è capace di realizzare cose grandi. Egli geme e opera silenziosamente nel profondo della vostra libertà rinnovata per farvi produrre frutti di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di se” (Gal 5, 22). E tutto questo per la vostra maturità, per il rinnovamento del volto della Chiesa, per la speranza del mondo.
Vi guidi l’esempio della Vergine Maria! Giovanissima, ella seppe trovare nel suo cuore la generosità necessaria per dire un “si” incondizionato alla iniziativa di Dio, “quando venne la pienezza del tempo” (Gal 4, 4). Maria ha vissuto come nessun altro lo spirito delle beatitudini: per questo ella cammina alla testa di coloro che hanno accettato di far propria la sfida del Vangelo. Giovani, seguite Maria, perché essa segue Cristo! Con Cristo voi potete andare fiduciosi incontro al vostro futuro. Carissimi, ricordate! Il presente è vostro, il futuro è vostro, “ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3, 22 s)!
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