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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL TERZO CONVEGNO
INTERNAZIONALE DEGLI ORDINI MILITARI

Venerdì, 11 marzo 1994

 

Venerati fratelli nell’Episcopato!

1. Rivolgo con affetto a ciascuno di voi il mio saluto e vi esprimo la mia gioia per questa gradita visita, a conclusione dei lavori del Terzo Convegno Internazionale degli Ordinari Militari. Ringrazio il Cardinale Bernardin Gantin per le cortesi parole che a nome vostro mi ha indirizzato, e mi compiaccio per la felice iniziativa, intrapresa dalla Congregazione per i Vescovi, di radunarvi nella Città eterna al fine di scambiare le esperienze e riflettere sull’impegno pastorale al servizio dei membri delle Forze Armate.

L’odierno incontro mi offre l’occasione di manifestare anzitutto il mio apprezzamento per questo peculiare ministero, da voi compiuto con infaticabile generosità. Vorrei assicurarvi che vi sono vicino, profondamente partecipe delle vostre sollecitudini. È molto importante la presenza dei Cappellani nel mondo militare. Mediante il loro ministero, infatti, la Chiesa elargisce abbondantemente i mezzi salvifici ai fedeli che si trovano in quella speciale condizione di vita e, nel contempo, li aiuta a formarsi una retta coscienza riguardo a questioni etiche di vitale importanza, soprattutto in ordine all’educazione alla pace. La pastorale castrense merita pertanto di essere considerata con grande stima ed attenzione.

2. Dal programma dei lavori del vostro Convegno - che si svolge a dieci anni di distanza dal precedente, sulle solide basi poste dalla Costituzione Apostolica Spirituali Militum curae - ho rilevato con soddisfazione che vi siete proposti di affrontare il tema della nuova evangelizzazione nel mondo militare. A questo scopo avete articolato le vostre riflessioni attorno all’identità della Chiesa che opera in tale ambito, alla sua peculiare opera pastorale, al tipico ruolo del Cappellano militare ed inoltre alla missione che il fedele laico è chiamato a svolgere nel campo delle Forze Armate. Auguro di cuore che anche lo studio e il dialogo di questi giorni contribuiscano a rinnovare lo slancio apostolico di quanti annunciano il Vangelo fra coloro che, esercitando il loro servizio alla patria nelle file dell’esercito, intendono concorrere alla stabilità della pace. Essi sono da considerarsi, secondo la felice espressione del Concilio Vaticano II, ministri della sicurezza e della libertà dei popoli (cf. Gaudium et spes, 79).

3. L’attenzione pastorale va rivolta, in primo luogo, alla persona stessa del militare ed alla sua famiglia. L’uomo e la famiglia, infatti, sono sempre le vie privilegiate dalla Chiesa per l’adempimento della sua azione apostolica e missionaria.

La formazione cristiana del militare, gli itinerari di fede per la preparazione ai Sacramenti, in particolare a quelli della Confermazione e del Matrimonio, possono essere occasioni propizie per gettare e consolidare le basi di una vita spirituale più matura, santificando le singole persone e le famiglie e dando vita a comunità che, nel mondo militare, fanno esperienza di comunione e di apostolato.

In tale opera di evangelizzazione i fedeli laici militari, che sono parte integrante e preponderante delle vostre Chiese particolari, possono svolgere, insieme con i Cappellani, un lavoro pastorale di grande efficacia. Anche nell’ambito militare, la partecipazione dei laici alla missione della Chiesa è condizione indispensabile per un’evangelizzazione che sappia raggiungere ogni realtà umana nella sua profondità ed interezza.

4. L’attenzione si dirige, in secondo luogo, alla stessa funzione militare, affinché essa non si configuri come apparato bellico di aggressione, bensì come forza a servizio esclusivo di difesa della sicurezza e della libertà dei popoli. Ciò vale in particolare per i casi in cui le forze militari, mediante cooperazioni multinazionali sotto l’egida dell’ONU, intervengono in difesa dei diritti umani dovunque essi siano lesi e rendono possibile l’aiuto umanitario in regioni colpite da carestia, epidemie o altre calamità.

Evangelizzare il mondo delle Forze Armate significa, in tal senso, far prendere coscienza ai militari del nuovo modo di concepire il proprio ruolo, sì che il soldato appaia all’opinione pubblica anche come operatore di pace.

Il contesto storico nel quale viviamo, dopo la caduta del muro di Berlino e il superamento della “guerra fredda”, va rendendo sempre più attuale questa immagine del militare. Numerose sono le missioni umanitarie e di pace che le Nazioni Unite vanno sostenendo in vari Paesi di ogni parte del mondo, secondo specifiche esigenze delle situazioni locali.

Il principio della non-indifferenza - o, in positivo, dell’ingerenza umanitaria - dinanzi ai drammi dei popoli, affida al militare ed all’esercito un ruolo nuovo e importante, al quale il Vangelo è in grado di offrire motivazioni più forti e determinanti di ogni altra ragione di carattere politico ed economico.

I cristiani che operano in tale ambito, come singoli fedeli laici e come facenti parte di comunità ecclesiali, possono dare un grande impulso a questa nuova concezione della funzione militare, sia attraverso la formazione delle coscienze, sia mediante una più incisiva diffusione dei valori della giustizia, della solidarietà e della pace: valori che vanno posti alla base di un vero ordine internazionale.

Il “ministerium pacis inter arma” può così diventare nuovo annuncio del Vangelo nel mondo militare, di cui i militari cristiani e le loro comunità non possono non essere i primi araldi.

5. Venerati fratelli, l’umanità abbisogna oggi più che mai di Cristo Principe della Pace: è della sua pace che hanno sete i cuori degli uomini. L’approssimarsi del terzo millennio cristiano offre a tutti i credenti un’ulteriore ragione di impegno apostolico. Sentitevi pertanto chiamati, carissimi, a promuovere con coraggio la missione evangelica tra i militari, affinché anch’essi, accogliendo il vangelo della pace, ne diventino con ogni mezzo servitori. Il Signore, per intercessione di Maria Santissima, fortifichi tale impegno e renda sempre più proficuo il vostro ministero! A voi e a tutti i vostri collaboratori la mia benedizione.

 



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