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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
AGLI ADDETTI AI MERCATI GENERALI
DI ROMA
E AI FERROVIERI DEL COMPARTIMENTO
DI BOLOGNA

Basilica Vaticana
Domenica, 5 aprile 1959

 

É con profonda soddisfazione dell'animo che vi diamo il Nostro paterno benvenuto, diletti figli lavoratori dei Mercati Generali di Roma. Nel fissare i vostri volti attenti, e gli occhi scintillanti di commozione, una vivissima gioia Ci prende, ed il Nostro pensiero va alle vostre quotidiane fatiche, al lavoro duro e continuo che compite, fin dalle primissime ore del giorno, al servizio delle enormi necessità dell'odierna Roma.

Benvenuti dunque, cari figlioli! Ve lo diciamo di gran cuore, poiché questo primo incontro con le vostre persone e con le vostre care famiglie ha per Noi un duplice significato: anzitutto esso dà a Noi l'opportunità di porgervi un cordiale riconoscimento ed anche un doveroso tributo di riconoscenza per l'opera che assiduamente svolgete per la comune utilità; in secondo luogo esso è, per parte vostra, la prova più bella ed eloquente della fede che vi anima, e dell'amore che portate a Dio, alla Chiesa, al Papa. Questo duplice valore dell'avvenimento di oggi, improntato ad amabile spontaneità di affetti e di parole, Ci offre dunque la possibilità d'intrattenervi, come un Padre coi suoi figli beneamati, su alcune verità che Ci stanno a cuore, e che confidiamo vi possano illuminare.

Anzitutto siamo lieti di dare a questa singolare Udienza un carattere di compiacimento e anche di viva gratitudine, per l'opera che voi svolgete: opera che, evidentemente, costituisce l'onesto mezzo di sostentamento e la base di sicurezza economica per voi e per le vostre famiglie, ma che al tempo stesso riveste un significato di alto valore sociale. Essa è infatti una preziosa collaborazione ad una delle più urgenti necessità dell'Urbe, prestata da ciascuno nel posto che gli compete, con diversi impegni e oneri, anche umili e nascosti, ma che, tutti insieme, contribuiscono alla soluzione di enormi problemi. Tutti gli abitanti di Roma beneficiano di tale opera. Noi stessi ne possiamo usufruire, e, dopo il Signore, che tanto benevolmente Ci distribuisce il quotidiano sostentamento, ringraziamo anche voi, che ne siete gli abili e capaci strumenti. Pensando a queste cose, tanto naturali, ma che pure spesso sono dimenticate, si apre al Nostro sguardo la visione dell'ordinata vita comune, nella quale ognuno è al servizio dei propri fratelli, come nel corpo umano ogni membro, anche il più nascosto e più debole, adempie la missione assegnatagli dalla Provvidenza. È una vita che pulsa, meravigliosamente connessa nelle sue articolazioni, dalla quale scaturiscono tanti beni per l'umana convivenza.

E dalla visione del corpo fisico e sociale il pensiero si innalza al Corpo Mistico, la Chiesa di Gesù Cristo, di cui ciascuno ha il dovere di essere membro vivo ed operante, unito all'unico Capo principale, che è Cristo, nel quale dobbiamo crescere per ogni parte, seguendo la verità nella carità [1]. Non siamo dunque estranei gli uni agli altri, e tanto meno ostili, come purtroppo una errata ideologia predica, seminando odio ingiusto tra le classi: ma, ognuno al suo posto, assegnatoci da Dio, abbiamo la vocazione di aiutarci e di servirci con carità, con pazienza, con dolcezza, prendendo esempio dal Salvatore Gesù, Agnello immolato per la nostra salvezza. Questo pensiero della preziosa unione di tutti nella mutua collaborazione, Ci dà quindi il motivo di inculcarvi paternamente la carità, che sola può ispirare le vostre fatiche, addolcirne le immancabili amarezze e renderle meritorie per l'eternità.

Ma la vostra presenza qui, attorno a Noi, nella Basilica di S. Pietro, che vede ogni giorno accorrere pellegrini di tutti i continenti, è ancora l'eloquente manifestazione della vostra fede. Perchè siete qui, diletti figli? Perchè avete lasciato per qualche tempo il luogo abituale delle vostre occupazioni per venire da Noi? Perchè avete fede, cari figlioli, ne avete tanta; e ben sappiamo con quanta buona volontà secondate gli sforzi dei vostri Cappellani, con quale devozione vi accostate ai santi Sacramenti, e partecipate alle sacre funzioni, nel recinto stesso dei Mercati Generali. E dunque lasciate che vi esprimiamo per questo il Nostro profondo compiacimento.

Durante la S. Messa di questa mattina sono risonate con particolare forza le parole di S. Giovanni Evangelista: « Tutto quello che è nato da Dio, vince il mondo; e questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede! » [2]. Solo chi ha fede viva, animata dalla carità, è superiore a tutte le miserie, alle meschinità, alle malizie del mondo; chi invece si lascia vincere dallo spirito del guadagno illecito, della prepotenza, dell'odio, dell'impurità è destinato a soffrire, prima quaggiù, perchè non può mai essere pienamente soddisfatto, e poi nell'altro mondo. Alimentate dunque la vostra fede, cari figlioli: fede in Dio, giusto e misericordioso, senza il quale la nostra vita sarebbe come un giorno senza sole, un universo senza luce; fede nella Chiesa, che, per volontà divina, guida gli uomini con bontà e sicurezza verso il Cielo.

Se avrete questi ideali, nel vostro cuore scenderà la pace, quella che Gesù, secondo il Vangelo di questa mattina, ha data agli Apostoli, mostrando loro le mani e il costato [3]. Notate bene: dopo aver detto: « La pace sia con voi », Gesù mostra le ferite ancora aperte delle sue sante membra. Perchè la vera pace nasce dal fare la volontà di Dio, dal egoismo, che è sempre fonte di disordine e di scontento, non di pace e di serenità.

Anche Noi, diletti figli, al termine di questo incontro, che tanta gioia Ci ha procurata, vi diciamo con Gesù: Pax vobis! La pace sia con voi! Sia nei vostri cuori, sia operata dalle vostre mani, anche a costo di sacrificio personale; sia nel vostro ambiente e sul vostro lavoro; sia coi vostri cari, specialmente su quelli che nascondono in cuore una pena, un'ansia, una croce. A tutti auguriamo la pace, che discenda dal Cielo coi doni spirituali e materiali del Signore.

* * *

Sappiamo altresì che, fra i numerosi pellegrini che affollano oggi questa Basilica splendente di luci, si trova un folto gruppo di settecentocinquanta ferrovieri, provenienti dalla diletta città di Bologna.

Vi riceviamo con tutta l'effusione del Nostro animo paterno, diletti figli, che, per illuminato pensiero del vostro zelantissimo Pastore, il Cardinale Arcivescovo, siete venuti a ricevere il Nostro benedicente saluto.

Anche per voi, come per tutti i cari fedeli qui presenti, chiediamo a Gesù Salvatore il dono prezioso della vera pace. Vi esortiamo ad essere fedeli alla legge del Signore, nell'adempimento costante della sua santa volontà, nei vostri doveri di famiglia e di lavoro, che è anch'esso prezioso servizio dei fratelli nell'amore di Dio. Ed infine vi invitiamo ad essere sempre apostoli di bene, di letizia, e di buona volontà, nel vostro ambiente e tra i vostri colleghi, affinché in tutti regni la grazia e la gioia di Cristo Risorto.

E in pegno dei desiderati favori, come pure a rinnovata conferma della Nostra benevolenza, impartiamo ai vostri Superiori, agli zelanti sacerdoti che si occupano delle vostre anime, a voi tutti, qui presenti, ed alle vostre famiglie, la Nostra Apostolica Benedizione.

 


[1] Cfr. Eph. 4, 15.

[2] 1 Io. 5, 4.

[3] cfr. Io. 20, 20.



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