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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII
IN OCCASIONE DELLA MORTE DEL CARDINALE
GABRIELE ACACIO COUSSA*

Basilica Vaticana
Mercoledì, 1° agosto 1962

 

Diletti figli.

Appena sono spenti i ceri che attorniavano la bara del compianto e tanto benemerito Cardinale Gabriele Acacio Coussa. Ma non si spegnerà negli animi l'eco dolcissima delle melodie orientali del rito bizantino, che hanno accompagnato la Cappella papale in suffragio della sua anima benedetta.

Che spettacolo toccante ! L'Oriente e l'Occidente si sono dati convegno nel massimo tempio della Cristianità, presso il Successore di San Pietro, per compiere un rito che, più di altri, ravviva nei fedeli l'amore per la Santa Chiesa — che distende i suoi padiglioni su tutta la terra —, l'amore per la Chiesa che già trionfa nell'eternità e per i fratelli che attendono dalla misericordia del Signore lo schiudersi del regno della beatitudine.

Le abbiamo sentite cantare stamane al termine della cerimonia funebre, le Beatitudini. Questa infatti è la vita del cristiano quaggiù : prontezza ad accogliere la parola di Dio, generosità nel metterla in pratica, fiduciosa attesa che si compiano le promesse di quelle otto beatitudini annunciate da Gesù Cristo sul monte, e vissute da tanti e tanti suoi discepoli, di ogni epoca storica e di tutti i paesi della terra.

Il Cardinale Coussa era nato ad Aleppo in Siria; apparteneva al nobile rito Melchita; accolse giovanetto la divina chiamata alla vita monastica : fu dunque uomo di preghiera, di contemplazione e di studio. Nei suoi anni maturi divenne anche, seguendo l'indicazione della obbedienza, uomo di azione.

La Chiesa Cattolica tutta intera ne benedice e benedirà la memoria, particolarmente per i servigi resi qui in Roma, e da Roma all'Oriente e all'Occidente.

Ma vorremmo dire, diletti figli, che Noi lo ringraziamo inoltre per l'esempio finale che ha dato, a tutti di come va accolto l'invito del Signore : Esige, esige. Ha accolto la chiamata ultima con prontezza generosa, senza rimpianti, con animo grande e occhio sereno.

Così Noi l'abbiamo salutato or sono cinque giorni, presso il letto delle sue sofferenze, assicurandolo che l'avremmo portato con Noi al Concilio : o nella pienezza delle sue funzioni di Cardinale della Santa Romana Chiesa, o nel pio ricordo, con la certezza dei gaudii eterni cui il Signore lo riservava.

 


*A.A.S., vol. LIV (1962), n. 10, pp. 572-573.

 



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