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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Domenica, 10 ottobre 1971

 

Noi abbiamo notato con piacere che il Nostro invito alla compassione per le tragiche condizioni dei Profughi e degli abitanti del Pakistan Orientale ha mosso a pietà i vostri animi e quelli di molti nel mondo. Veramente ne vale la pena. Si tratta d’un episodio nella storia del mondo forse senza confronto, e di tale natura e di tale gravità da ferire la coscienza cristiana e civile di quanti hanno senso di umanità.

Perciò oggi Noi ringraziamo tutti coloro che hanno ascoltato nella Nostra voce il gemito di tanta povera gente in estrema necessità: si tratta di milioni di languenti e di morenti, tra cui tanti, tanti bambini; e perciò ancora vi ricordiamo che questa sarebbe la giornata, senza escluderne altre, scelta per esprimere in preghiera, in digiuno, in elemosina il nostro concreto interessamento per quegli infelici, lontani nello spazio, vicini nella solidarietà.

Osservate allora il primo risultato positivo di questo comune interessamento: noi, cercando di portare soccorso ad esseri umani nella disgrazia, distanti e sconosciuti, educhiamo noi stessi ai grandi sentimenti di solidarietà, di umanità, di unità, che devono guidare il mondo alla sua nuova ed universale civiltà. Così ci sentiamo cittadini del mondo; così diventiamo fratelli di tutti gli abitanti della terra, così apriamo le vie d’una giustizia fondata, da un lato, sui bisogni dei nostri simili, qualunque sia la loro collocazione geografica e la loro condizione culturale; e, dall’altro, sulle possibilità di aiuto dovunque si trovino, rese sensibili e responsabili di pronto e più largo impiego che non sia quello del proprio chiuso interesse. Non è vera civiltà questa? non è vero cristianesimo? non è questa concezione della vita mondiale la premessa per l’amicizia fra i popoli, per la collaborazione spontanea ed effettiva fra le nazioni, in una parola, per la pace sincera? E non sperimentiamo noi, così facendo, una certa contentezza nel cuore? quella dell’essere uomini buoni, quella della magnanimità e della generosità?

Siamo dentro di noi ripagati dal premio che la carità reca in se stessa, secondo la parola del Signore: «si prova maggior soddisfazione a dare che a ricevere» (Act. 20, 35).

Mentre dunque vi esprimiamo lode e gratitudine per l’adesione che voi date al Nostro supplichevole invito, Noi vi auguriamo di gustare, anche in questa occasione, la beatitudine della carità. E la chiediamo per voi alla Madonna.

                                                                                



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