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PAOLO VI

ANGELUS DOMINI

Solennità della SS. Trinità
Domenica, 13 giugno 1976

 

 

Oggi, Fratelli e Figli carissimi, è la festa di Dio; di Dio come a noi si è rivelato nel Vangelo, Uno nell’essenza, e Trino nelle Persone. Concludendo il suo itinerario liturgico, la nostra religione giunge a questa vetta luminosa, affermando fortissimamente la sua fede nell’unico Dio vivente in tre Persone eguali e distinte, nel cui nome Padre, e Figlio, e Spirito Santo noi siamo stati battezzati, cioè resi partecipi, in misteriosa ma straordinaria misura, alla stessa ineffabile e beatissima natura divina. Qui è il vertice della nostra scelta, anzi della nostra elezione suprema: noi stiamo per Iddio, l’eterno principio, la somma bontà, l’indispensabile fonte della nostra salvezza. Oggi quanto più è impugnata questa fondamentale verità, questa salutare realtà, questa beatissima presenza, noi dobbiamo credendo, pregando, operando, soffrendo ed amando, affermarla: è il nostro credo, sintesi del nostro pensiero, motivo del nostro operare.

È l’occasione per riflettere sulla questione religiosa in generale, e per accorgerci che uno dei motivi fondamentali dell’opposizione profana alla nostra fede oggi non è tanto la supposta vanità del suo contenuto, quanto la pienezza della Verità, che la fede ci svela e ci offre. Non si vuole il mistero; e così spesso si impugnano i titoli logici e legittimi per i quali esso è proposto a completamento, a chiarimento, a coronamento del nostro sempre insufficiente sforzo razionale circa i sommi problemi dell’universo e del nostro personale destino.

Noi ricordiamo d’aver visto, viaggiando anni fa in una grande e moderna Città dell’Europa settentrionale, distesi numerosi striscioni da un fianco all’altro delle vie principali, sui quali erano scritte a caratteri cubitali queste semplici parole: «ricordatevi di Dio».

Vi saranno ancora quegli strani striscioni d’insolita coscienza religiosa? Non sappiamo; ma per noi, per tutti, il monito rimane: ricordiamoci di Dio.

Maria ce lo ripete.

 



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