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VISITA ALLA FLORERIA APOSTOLICA

DISCORSO DI PAOLO VI

Giovedì, 26 settembre 1963

 

Da molti anni il Santo Padre conosce la Floreria Apostolica ed ha presente il lavoro assiduo, prezioso e meritorio svolto da quanti ne fanno parte. Ed ecco che un affettuoso pensiero va naturalmente all’indimenticabile Mario Seganti, poiché della sua attività molti sono i ricordi, come vivo è il rimpianto per la scomparsa. La sua opera viene ora proseguita da coloro che furono collaboratori e dipendenti di così alacre funzionario.

In questi ultimi tempi Sua Santità ha potuto ammirare quelle che Egli chiama amabilmente le speciali imprese, le «grandi manovre» della Floreria Apostolica: il Concilio, il Conclave ed anche l’appartamento del nuovo Papa. Tocca quindi a Lui, in modo precipuo, ringraziare per le devote premure e cortesie; e ben volentieri Egli elogia la perfetta esecuzione di quanto è stato disposto e compiuto.

A questo sentimento di gratitudine un altro si aggiunge in maniera semplice e conseguente: il desiderio di vedere i nuovi locali in cui è sistemata la Floreria Apostolica, dopo la lunga dimora in ambienti assai vetusti, decorati da pregevoli affreschi, e il cui originario uso fu di accogliere i primi reparti della Biblioteca Vaticana, durante il Pontificato di Niccolò V.

D’altronde c’è un motivo ancora più alto di compiacimento da parte del Sommo Pontefice È il lavoro stesso a cui gli addetti alla Floreria - sempre bravi, devoti, intelligenti - svolgono, talora con oscuro ma sempre meritorio sacrificio, che tutti apprezzano, anche se non tutti conoscono tanti particolari di una fatica spesso urgente e non lieve. Inoltre: la Floreria è così necessaria che deve stare bene. A ciò vogliono rispondere i nuovi ampi locali, appositamente preparati; e quanto è stato adottato per un funzionamento sempre più efficiente.

È ovvio quindi che l’affetto del Papa ponga in risalto l’attività dei dipendenti della Floreria. Essa si svolge nella Casa del Padre; e quanti vi partecipano erano chiamati, una volta, i familiari. Attendono infatti ad un lavoro che, se non ha vistose apparenze, è sempre in grado di presentare magnifici risultati, anche se gli autori non compaiono. Sanno però di esplicare un nobile dovere per la causa comune del Papa e di Nostro Signore Gesù Cristo. Di qui l’espressione della simpatia e benevolenza, e anche della fiducia che il futuro sempre corrisponda all’ottimo passato e presente.

                                                



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