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DISCORSO DI PAOLO VI
AL NUOVO AMBASCIATORE D'ITALIA
PRESSO LA SANTA SEDE*

Sabato, 14 novembre 1964

           

Signor Ambasciatore,

La ringraziamo di cuore per le nobili espressioni che la coscienza e la responsabilità dell’alto Ufficio, oggi da Lei assunto presso la Sede Apostolica in nome dello Stato Italiano, Le hanno ispirato.

Le Lettere Credenziali, che Ella, Signor Ambasciatore, mette nelle Nostre mani, Ci obbligano a rivolgere il Nostro riverente pensiero alla loro altissima provenienza, in particolar modo all’Ecc. mo Professore Antonio Segni, Presidente della Repubblica, per cui esprimiamo il Nostro rispettoso e cordiale augurio e la Nostra confortatrice Benedizione. Con eguale ossequio salutiamo l’onorevole Cesare Merzagora, che l’infermità del Presidente della Repubblica ha chiamato ad assumerne temporaneamente le sovrane funzioni, e che apponendo la sua firma a questo ufficiale documento Ci induce ad accordare a Lei, Signor Ambasciatore, la Nostra ampia fiducia. Ella ha poi voluto richiamare il Nostro prossimo viaggio in India, in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale di Bombay; viaggio che, come il precedente, è mosso da intenti unicamente religiosi, come testimonianza a Cristo Signore di tutta l’umanità; e Le siamo grati dell’accenno cortese e beneaugurante.

Parimente siamo lieti di rilevare dalle Sue parole la risonanza, che ha trovato negli animi degli Italiani la proclamazione da Noi fatta di San Benedetto a Patrono di Europa; tale risonanza Ci dice a quale nobile ed urgente opera di pace internazionale, seguendo la linea segnata da una sua guida sapiente, Alcide De Gasperi, vuole fedelmente attenersi l’Italia, e Ci mostra da quali valori storici e spirituali tale opera possa attingere ispirazione e vigore.

Nella Sua nuova degnissima veste di Rappresentante diplomatico dell’Italia, mentre Le attestiamo la Nostra sincera stima, Ci è gradito esprimere il Nostro affetto profondo per il popolo italiano, a Noi particolarmente vicino e caro, così per gli innumerevoli motivi della sua storia millenaria, come per gli apporti della Nostra esperienza quotidiana. Vincoli strettissimi di reciproco rispetto, schietto e sentito, uniscono l’Italia alla Santa Sede in un rapporto che è sempre stato fecondo di lieti sviluppi; e i Patti Lateranensi, a cui la funzione ch’Ella si accinge a compiere, deve la sua origine, hanno più intimamente avvalorato quel mutuo legame, rendendolo fonte di salutari effetti, come la storia recente ne dà consolazione conferma; e aprendo, nell’ambito delle rispettive competenze doverosamente distinte e rigorosamente osservate, il contributo più felice, più franco, più costruttivo di reciproca utilità.

Raggiunto questo felice equilibrio di rapporti fra la Santa Sede e l’Italia, è consolante osservare come quei Patti rivelano la loro validità oltre le contingenze storiche del loro primo esperimento, così da fondare i migliori presagi per l’avvenire quando, ad esempio, si avesse ad esaminare, in ordine a migliore ordinamento, la struttura delle circoscrizioni diocesane; come è da credere che l’opera sua propria della Chiesa in cotesto diletto Paese, lungi dall’intralciarne la sovrana autonomia ed il libero sviluppo, possa sempre meglio adeguarsi ai bisogni religiosi, morali e culturali del tempo nostro, e possa infondere nelle fiorenti generazioni del popolo italiano nuova coscienza della sua storia passata e della sua missione futura, civile e spirituale.

Ed è questa una speranza che il Concilio Ecumenico, a cui Ella ha fatto testé simpatica allusione, conforta di generosi propositi e di sereni e positivi auspici.

Il Nostro augurio, avvalorato dalla preghiera, va perciò di gran cuore al forte, modesto, laborioso popolo Italiano affinché, nella provata serietà delle sue virtù, possa avanzare continuamente su la via del progresso civile, nel culto dei valori cristiani che l’hanno fatto grande e rispettato nei secoli, e nella ricerca di quei mezzi, che meglio promuovano la prosperità di tutti i suoi figli, l’ordine sociale, la giustizia, la pace.

L’Apostolica Benedizione, che impartiamo a Lei, alle degne persone che L’accompagnano, e ai Suoi familiari, vuole estendersi altresì, come conferma di questi voti cordiali, all’intera Nazione Italiana.

          


*AAS 66 (1964), p.1005-1007.

Insegnamenti di Paolo VI, vol. II, p.657-659.

 



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