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DISCORSO DI PAOLO VI
AL COMITATO DI STUDIO DELLA C.E.I. PER LA
TRADUZIONE ITALIANA DELLA SACRA BIBBIA

Venerdì, 17 marzo 1972 

 

Signor Cardinale!

Venga, ben venga codesta preziosa primizia del volume della Sacra Bibbia nella sua nuovissima versione in lingua italiana, voluta e promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana, mediante la paziente e sapiente fatica d’un apposito Comitato Promotore, presieduto dall’esperto biblista Signor Cardinale Ermenegildo Florit, Arcivescovo di Firenze, e coadiuvato dal competente Segretario Monsignor Alessandro Piazza, Vescovo di Albenga, e pubblicata con rara perizia dalle «Edizioni Pastorali Italiane».

LA RIFORMA LITURGICA VOLUTA DAL CONCILIO

Venga il graditissimo dono a rallegrare l’animo nostro, non d’altro maggiormente sollecito quanto di tributare onore, nel nostro apostolico ministero celebrativo del mistero cristiano, alla Parola di Dio, consegnata alla Sacra Scrittura, e di curarne la diffusione nella santa Chiesa e nel mondo contemporaneo;

venga a documentare al Popolo di Dio e alla pubblica attenzione la cura, anch’essa primaria, dell’Episcopato Italiano, di offrire alla comunità ecclesiale affidata alla sua pastorale premura il Libro divino, fedelmente ed egregiamente tradotto nel nobile linguaggio oggi comunemente parlato, affinché ne sia più gradita l’accoglienza e più facile la comprensione;

venga a confortare lo sforzo, perseguito dalla riforma liturgica, voluta dal recente Concilio ecumenico vaticano secondo, di dare degna voce all’annuncio dei testi biblici, scelti per la celebrazione del culto divino;

e venga a fare corona alla copiosa e sempre venerabile collezione delle molte altre versioni italiane della Sacra Scrittura, le quali, fin dal secolo XV, appena inventata la stampa (come quella, per ricordarne una, del monaco Camaldolese Nicolao Malermi, stampata a Venezia nel 1471, detta «Bibbia d’Agosto») arricchiscono la letteratura religiosa di opere pregevoli e memorabili. Codesta versione non rende certamente immemori della più celebre fra le tante, quella (1769-1781) di Monsignor Antonio Martini, anch’egli Arcivescovo di Firenze, rimasta classica, si può dire, fino alla generazione passata, per la serietà dello studio allora possibile e per la purezza letteraria propria del suo tempo, bella insomma, ma vetusta ormai rispetto alle esigenze odierne; né questa, che si vale degli studi biblici ora tanto progrediti e che si piega ai raffinati bisogni dell’orecchio moderno, rende meno riverente e riconoscente il nostro apprezzamento per le più recenti elaborate traduzioni dell’intera Bibbia, curate negli ultimi anni, da valentissimi cultori della Sacra Scrittura, le quali, anche in questa occasione, ci piace menzionare; quali sono quelle del P. Marco Sales (Torino, 1911-1912), del Castoldi (Firenze, 1929), del Tintori (Alba, 1931), dell’Abate Ricciotti (Salani, 1940), del Padre A. Vaccari (Istituto Biblico, 1943 SS.), di Mons. S. Garofalo (Marietti, 1947-1960), di B. Mariani (Garzanti, 1964), coadiuvati da collaboratori specializzati.

UN'OPERA COMPLETA

Sappiamo quanto grave e delicato sia il lavoro del traduttore; ricordiamo la sentenza di S. Agostino: Plerumque a sensu auctoris devius aberrat interpres, si non sit doctissimus (De Doctrina christ. II, 13; PL 34, 44); e conoscendo la competenza e la cura poste dagli studiosi per rendere questa nuova versione eletta e perfetta sotto ogni riguardo, ci sarà diletto, anche per la dignità tipografica, con cui essa si presenta, farne oggetto di studio. L’opera merita, pertanto, fin da ora la nostra compiacenza ed il nostro encomio: a quanto ci è riferito, essa è opera completa, essa si vale dei progressi degli studi biblici moderni, essa tiene conto dei modelli linguistici precedenti, essa vuol corrispondere alle esigenze della recitazione oggi in uso, essa è perfino pensata in ordine al canto e alla musica, a cui il culto liturgico la può sottoporre, essa è infine stata indubbiamente compiuta con la devozione spirituale di chi lavora sulla Parola pervasa dall’ispirazione divina... Noi vogliamo ravvisare nel lavoro che ci presentate, non già il ripudio dei testi biblici che lo precedono e di cui la Chiesa ha fatto uso autorevole, ma piuttosto il loro perfezionamento, quasi a compimento del voto espresso dal nostro venerato Predecessore Pio XII, nell’Enciclica Divino afflante Spiritu (1943), il quale, facendo eco al Concilio Tridentino, auspicava a profitto dei fedeli e per facilitare l’intelligenza della divina Parola che se ne facessero traduzioni nelle lingue volgari (Cfr. Dei Verbum, 22). Noi perciò accogliamo l’opera vostra con la riverenza dovuta alle opere d’arte e alle cose sacre, e confidiamo che con simile atteggiamento essa sarà ben ricevuta dal Clero e dai Fedeli, non che da quanti amano il Libro sacro nell’area della lingua italiana.

L'INCONTRO CON DIO NELLA PAROLA SCRITTA

Ma guardiamo oltre. Tutti i pregi, che ora abbiamo elencato, non fermano la nostra ammirazione, sì bene la sospingono al fine per il quale la nuova versione, in così degna edizione, è stata concepita e compiuta: l’incontro di Dio nella sua Parola scritta, alla scuola della Chiesa, la quale con la sua viva e sacra Tradizione la custodisce, la ascolta, la insegna, la spiega, la venera nella liturgia quale voce del culto divino, e la presenta poi come mistico alimento all’uomo moderno, che intuisce non di solo pane materiale poter egli vivere, ma altresì d’ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Cfr. Matth. 4, 4).

A questo duplice supremo scopo, il culto divino e il cibo dello spirito umano, noi auguriamo che la Bibbia dell’Episcopato Italiano possa principalmente servire per la competenza dottrinale, per la lingua gradevole, per la forma tipografica, con cui essa, ancora una volta, nell’oscurità crepuscolare del nostro mondo secolarizzato, è presentata, testimonianza luminosa che il tempo non spegne, ma ravviva, sorgente tradizionale della fede cattolica, documento d’una insonne vigilanza pastorale, sacro strumento per una più ricca liturgia della Parola, mensa spirituale per gli uomini affamati di rigenerante giustizia e assetati di non deludente verità, scrigno prezioso per le anime assorte nella ricerca contemplativa verso i segreti tesori del divino colloquio.

Ringraziamo Lei, Signor Cardinale Poma, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ringraziamo il Vice-Presidente Mons. Nicodemo, il Segretario Mons. Pangrazio, e quanti hanno dato al felice compimento di quest’opera insigne lo studio, la fatica, la bravura, la pazienza della loro cultura, ringraziamo i tecnici e le maestranze dell’arte tipografica che vediamo qui presenti, ringraziamo infine tutto l’Episcopato ed il Clero ed il Laicato, solidali tutti nella costruzione di questo volume-cattedrale, monumento della fede presente e futura del Popolo Italiano; e tutti di cuore benediciamo.

                                            



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