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DISCORSO DEL SANTO PADRE PIO X
AI NUOVI CARDINALI

18 dicembre 1907

 

Vi ringrazio, Signor Cardinale, dei sentimenti di devozione e di filiale amore, che mi avete significati in nome vostro e dei vostri diletti confratelli per l'onore a cui foste chiamati.

La sacra porpora, che è premio alla virtù e alla scienza, non solo onora quegli egregi che, avendo prestato segnalati servigi alla Santa Sede, sono chiamati a cooperare, col Sommo Pontefice al governo universale della Chiesa, ma onora pure quei luoghi, dove i nuovi eletti hanno rapporti di origine, di parentela e di spirituale governo, i quali giustamente riguardano come un benefizio e una grazia speciale 1' avere uno dei loro figli nel Sacro Collegio. Io provo in vero la massima compiacenza tutte le volte che mi è dato di corrispondere al desiderio di questi popoli, come sarebbe per me la più cara delle soddisfazioni se potessi appagare i voti di tutti. Mi congratulo pertanto con voi, diletti figli dell'Umbria e della Venezia, perchè i cari vostri, dopo di avervi seguiti col pensiero, mentre eravate occupati in delicati uffici e importanti missioni anche in lontani paesi, ora finalmente vi salutano con gioconda letizia e godono del premio concesso al merito dei tanti servigi prestati alla Chiesa.

Mi congratulo con voi, diletti figli della Francia. Mi tardava l'animo di offrire ai cattolici della vostra patria un nuovo argomento della mia particolare attenzione; e per dare questa testimonianza mi si presentavano al pensiero tutti quegli insigni Prelati, che obbedienti alla mia parola, con unione mirabile, con tranquilla, ma forte resistenza incontrarono la persecuzione, di cui erano vittime, e alle subdole offerte di un Governo, che con aperta ingiuria a tutte le leggi divine ed umane aveva sacrilegamente usurpate le cose più sante; preferirono le angustie, la povertà e la miseria, il qual fatto, mentre infonde in tutti i buoni la fiducia, è caparra di sicura vittoria. Così chi voleva distruggere ha invece edificato, chi voleva per ogni maniera bandita dalla Francia la religione di Gesù Cristo, ne ha invece rinvigorita la fede eccitando tutti i fedeli a ripetere coi loro Vescovi le parole di Giuda Maccabeo: Melius est nos mori in bello quam videre mala gentis nostrae et sanctorum.

Ora a tutti questi campioni, che meritarono il plauso e l'ammirazione del mondo, mi è dolce manifestare anche in questa occasione la mia gratitudine. Che se non posso offrire a tutti, come vorrei, un pegno della mia riconoscenza, son certo però che tutti faranno plauso oltreché ai meriti vostri particolari, al pensiero che mi indusse a preferirvi a tutti gli altri ottimi. Marsiglia è il porto, a cui dopo il sacrificio divino del Calvario, approdò non solo il discepolo, ma l'amico del divin Redentore; e Marsiglia, che fè tesoro della parola di vita dispensata da Lazzaro e lo venera ancora come speciale patrono, dev' essere riguardata dalla Francia con speciale venerazione. Reims conserva il fonte battesimale d'onde è uscita tutta la Francia cristiana e giustamente è chiamata per questo il diadema del regno.

Era un' ora tenebrosa per la Chiesa di Gesù Cristo, che combattuta per una parte dagli Ariani e assalita per l'altra dai barbari, non aveva altro rifugio che la preghiera per invocare l'ora di Dio. E l'ora di Dio suonò a Reims nella festa di Natale dell'anno 486, perchè il battesimo di Clodoveo segnò la nascita di una grande nazione, della tribù di Giuda dell'era novella, che prosperò sempre finché mantenne 1' alleanza del sacerdozio e del pubblico potere, finché non a parole, ma coi fatti si mostrò figlia primogenita della Chiesa. A Reims pertanto ed a Marsiglia devono rivolgersi gli affetti di tutti i cattolici della Francia, perchè se a Marsiglia fu portato il primo germe della fede, della parola venuta dal Golgota, caldo ancora del sangue di Gesù Cristo, a Reims fu solennemente proclamato il Regno di Cristo in tutta la Francia pel Re che senza parole, ma col suo solo esempio indusse i popoli, che lo seguivano , a ripetere alla di lui presenza e ad una sola voce: Noi rinunciamo agli Dei mortali e siamo pronti ad adorare il Dio immortale predicato da Remigio; provando così un'altra volta, che i popoli sono quali li vogliono i loro Governi.

Mi congratulo pertanto anche con voi, Venerabili Pastori di Reims e di Marsiglia, che ritornando alle vostre sedi adorni della Sacra Porpora, sarete accolti con gioia e avrete il saluto affettuoso dei vostri confratelli e la venerazione di tutti i cattolici della Francia. Che se in questa letizia non ho potuto fare a meno di rammaricarmi pensando alle persecuzioni alle quali è fatta segno la Chiesa, confido però molto anche in voi, che, cominciando oggi una vita di lavoro più assiduo e di maggior sacrificio, come per lo passato, continuerete a sostenerne i diritti e ad aiutarmi nello spirituale governo. E a questo fine impartisco con effusione di cuore l'Apostolica benedizione a voi, al clero ed al popolo delle vostre diocesi, ai diletti che decorarono colla loro presenza questa ceremonia, ai vostri ed ai loro parenti, e questa benedizione sia fonte per tutti delle grazie più elette e delle più soavi consolazioni.

 


 

*AAS, vol. XLI (1908), pp. 31-34.



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