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PIO XII

UDIENZA GENERALE*

Mercoledì, 25 marzo 1942

 

La «parte di Dio» nella famiglia cristiana

Una parola, diletti sposi novelli, che vorremmo arrivasse anche agli sposi non novelli, vicini e lontani, intendiamo oggi dirigere a voi, e più che dirigere, ricordare; perché è parola che ha sempre esaltato la famiglia e i coniugi cristiani. Questa parola è la « parte di Dio » al convito familiare, che talora Gesù vuole riserbata a sé, come amico, o quasi come un bisognoso di aiuto. Nel bel libro di Tobia, ispirato da Dio per insegnare agli uomini le virtù della vita domestica, si racconta che un giorno di festa, essendosi preparato in casa un gran pranzo, egli disse a suo figlio: Va e conduci qualcuno della nostra tribù, timorato di Dio, perché faccia banchetto con noi (Tob. 2, 2). E fu già pia e cara costumanza, in molte famiglie cristiane, specialmente delle campagne, di riserbare nelle ricorrenze solenni una parte del desinare al povero che la Provvidenza avrebbe mandato e che si sarebbe così fatto partecipe dell'allegrezza comune. E ciò che in alcuni luoghi soleva chiamarsi la « parte di Dio ».

Una simile parte il Signore potrebbe un giorno, chi sa? venire a chiedere anche al vostro focolare, quando la vostra mensa sarà già allietata dalle fiorenti gioie dei vostri figli e delle vostre figlie, dai volti ardenti e seri di giovani e di giovanette, animati da pensieri e da affetti reconditi, i quali lasciano intravvedere una vita e un cammino che li accosta agli angeli. Gesù, che ha benedetto l'unione vostra, che renderà fecondo il vostro talamo, che farà crescere al piede del vostro olivo i lieti virgulti delle vostre speranze, passerà, forse, in quell'ora ch'Egli solo sa, per battere alla porta di qualcuna delle vostre case, come un dì sulla riva del lago di Tiberiade chiamava a seguirlo i due figli di Zebedeo (Matth. 4, 21), come in Betania lasciava Marta alle faccende domestiche e accoglieva Maria ai suoi piedi, a sentire e gustare quella parola ch'è ignota al mondo (Luc. 10, 38 e segg.). Egli è Colui che disse già agli Apostoli: « La messe è veramente molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il signore della messe, affinché mandi operai nella messe sua » (Matth. 9, 37-38). Egli, il Redentore, il cui sguardo contempla l'immenso campo delle anime col suo sangue riscattate, non cessa di passare attraverso il mondo, presso le soglie delle campagne e delle città, lungo i lidi dei laghi e dei mari, e volgersi a quelli che ha eletti, ripetendo loro con le segrete ispirazioni della sua grazia il « Vieni e seguimi» (Matth. 19, 21) del Vangelo, chiamandoli, dove a dissodare e lavorare le terre ancora ingombre, dove a raccogliere il grano già biondeggiante.

Il campo di Cristo, ch'è la vigna di Lui, viva immagine del popolo di Dio, che i Pastori della Chiesa debbono coltivare; questa Chiesa universale nel tempo e nello spazio, la quale, al dire di S. Gregorio Magno, dal giusto Abele sino all'ultimo eletto che nascerà alla fine del mondo, a modo di vite, produce tanti tralci, quanti genera santi (Homil. XIX in Evang. n. 1 - Migne PL t. 76 col. 1154): questa Chiesa, diletti figli e figlie, voi sapete che è pure il campo della Nostra sollecitudine, come Vicario di Cristo; così che lo zelo e la preghiera di Lui, il suo amore e il suo dolore diventano Nostro amore e Nostro dolore, Nostro zelo e Nostra preghiera; e perciò sentiamo l'impeto della «carità di Cristo» che «ci stringe» (2 Cor. 5, 14), mentre i mirabili progressi dell'ingegno umano, accorciando le distanze attraverso le terre, i mari e i cieli, sembrano quasi rendere più piccolo e angusto questo nostro globo. Al vedere aprirsi incessantemente innanzi a Noi nuove vie di predicazione del Vangelo fra i lontani popoli ancora pagani, o di prossimo apostolato in mezzo alle anime agitate, turbate, affamate, forse inconsciamente, per un istinto divino, della verità eterna; una delle grandi tristezze che invade il Nostro cuore è di sapere tanto insufficiente al bisogno il numero di quei generosi che il desiderio Nostro può inviare in loro soccorso. Chi sa che qualche eletto per il cielo, sperduto fra il popolo cristiano o ramingo per le regioni infedeli, non sia forse nei disegni divini legato con la parola e col ministero di uno dei figli, che il Signore vorrà concedervi? Chi mai vale a scandagliare le profondità del consiglio di Dio Salvatore nostro, « il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino al conoscimento della verità»? (1 Tim. 2, 4).

Pensate, diletti figli e figlie: dalla famiglia, fondata secondo il divino volere sulla legittima unione dell'uomo e della donna, Cristo e la Chiesa universale traggono i ministri e gli apostoli del Vangelo, traggono i sacerdoti e gli araldi che pascono il popolo cristiano e varcano gli oceani per illuminare e salvare le anime. Che farete voi, qualora il Maestro divino venisse a domandarvi la «parte di Dio», cioè l'uno o l'altro dei figli o delle figlie, che Egli si sarà degnato di accordarvi, per formarne il suo sacerdote, il suo religioso o la sua religiosa? Che risponderete voi, quando, ricevendo le loro confidenze filiali, vi manifestassero le sante aspirazioni, destate nel loro animo dalla voce di Lui che amorosamente mormora Si vis? Deh ve ne supplichiamo, in nome di Dio : no, non chiudete allora in un'anima, con gesto brutale ed egoistico, l'ingresso e l'ascolto della divina chiamata. Voi non conoscete le aurore e i tramonti del sole divino sul lago di un giovane cuore, i suoi affanni e la sua lena, i suoi desideri e le sue speranze, le sue fiamme e le sue ceneri. Il cuore ha abissi inscrutabili anche a un padre e a una madre; ma lo Spirito Santo, che sostenta la nostra debolezza, domanda per noi con gemiti inenarrabili, e Colui, che scruta i cuori, conosce quel che brami lo Spirito (Rom. 8, 26-27).

Senza dubbio di fronte a un desiderio di vita sacerdotale o religiosa i genitori hanno il diritto — in certi casi anche il dovere — di assicurarsi che non si tratta di semplice impulso d'immaginazione o di sentimento vagheggiante un bel sogno fuori della casa, ma di una deliberazione seria, ponderata, soprannaturale, esaminata e approvata da saggio e prudente confessore o direttore di spirito. Se però all'attuazione di un tale desiderio si volessero imporre ritardi arbitrari, ingiustificati, irragionevoli, sarebbe un lottare contro i disegni di Dio; peggio poi, quando si pretendesse di tentarne, sperimentarne e cimentarne la solidità e fermezza, con prove inutili, pericolose, audaci, che rischierebbero non solo di sconfortare e di scoraggiare la vocazione, bensì anche di mettere in forse la salute stessa dell'anima.

Da veri cristiani, i quali sentono in sé la grandezza e l'altezza della fede nel governo divino delle famiglie e della Chiesa, qualora Iddio vi facesse un giorno l'insigne onore di ricercarvi uno dei vostri figli o delle vostre figlie per il suo servigio, sappiate dunque apprezzare il valore e il privilegio di tanta grazia, per il figlio o per la figlia eletta, pei voi e per la famiglia vostra. F un gran dono del cielo che entra nella vostra casa; è un fiore, cresciuto del vostro sangue, irrorato di celeste rugiada, olezzante di profumo verginale, che voi offrite all'altare e all'ossequio del Signore, perché vi svolga una vita consacrata a Lui e alle anime; vita, della quale, per chi rettamente corrisponde all'invito divino, nessun'altra né più bella né più veramente felice può viversi quaggiù; vita che, anche per voi e per i vostri, diventa una fonte di benedizioni. Ci par di vedere cotesto figlio o cotesta figlia da voi donati a Dio prostrarsi dinanzi a Lui e invocare sopra di voi il cumulo dei favori celesti in compenso del sacrificio richiesto al vostro amore con l'offrirli a Lui. Quanti voti, quante preghiere innalzeranno per voi, per i loro fratelli, per le sorelle loro! Quelle preghiere ogni giorno accompagneranno i vostri passi, le vostre azioni e i vostri bisogni; più ardenti si moltiplicheranno alle ore difficili e tristi; vi seguiranno e vi conforteranno in tutto il corso del vivere vostro, fino all'ultimo sospiro, ed anche più oltre, in quel mondo ch'è tutto e solo di Dio. Non vogliate credere che questi cuori, i quali si saranno dati intieramente a Nostro Signore e al suo servigio, siano per amarvi o debbano amarvi di un amore meno forte o meno tenero : l'amore di Dio non nega né distrugge la natura, ma la perfeziona ed esalta in una sfera superiore, dove la carità di Cristo e il palpito umano s'incontrano, dove la carità santifica il palpito, e insieme si uniscono e si abbracciano. Che se la dignità e l'austerità della vita sacerdotale o religiosa esigeranno qualche rinunzia ad alcune manifestazioni dell'affetto filiale, non dubitate : questo medesimo affetto non rimarrà scemato o intiepidito, ma dalla rinunzia prenderà ardore più intenso e più profondo, sarà più libero da ogni egoismo e da ogni umana divisione (cfr. 1 Cor. 7, 32-34), mentre Iddio solo condividerà quei cuori con voi.

Elevatevi nell'amore di Dio e nel vero spirito della fede, diletti sposi, e non temete il dono di una santa vocazione che scende dal cielo in mezzo ai vostri figli. Per chi crede e s'innalza nella carità, per chi entra in un sacro tempio o in un ritiro religioso, non è forse un conforto, un vanto, una felicità il vedere all'altare il proprio figlio che, vestito degli arredi sacerdotali, offre l'incruento sacrificio e ricorda a Dio il padre e la madre sua? non è una consolazione che fa vibrare d'intimi battiti il seno materno il mirare una figlia, sposa di Cristo, che lo serve e lo ama nei tuguri dei poveri, negli ospedali, negli asili, nelle scuole, nelle missioni, e anche sui campi di battaglia e nei ricoveri dei feriti e dei moribondi? Date gloria a Dio, e ringraziatelo che del vostro sangue scelga prediletti eroi ed eroine a servirlo; e non siate da meno di molti genitori cristiani, i quali implorano da Lui che si degni di togliere la sua parte nella bella corona del loro focolare, pronti anche a offrirgli l'unico rampollo delle loro speranze.

Ma la vostra preghiera di genitori cristiani vuol essere mossa e guidata dagli alti pensieri dello Spirito divino. In altri tempi, e pur oggi là ove la condizione del clero è meno incerta, ove la vita sacerdotale o religiosa può a occhi profani apparire ancora come una professione desiderabile, il bramarla in alcuni genitori non sarebbe lungi dall'originarsi da motivi più o meno umani e interessati: miglioramento ed elevazione dello stato di famiglia mercè dell'influenza e dei vantaggi di un figlio sacerdote; speranza di trovare presso di lui, a pro di se stessi, dopo una vita laboriosa, un tranquillo riposo nell'età senile. Seppure siffatti sentimenti, pur troppo frequenti in anni più lontani, non rivestono d'ordinario e al presente il carattere di bassi calcoli d'ambizione o d'interesse, rimangono però sempre di natura assai terrena, e non valgono nelle nostre invocazioni devote al cospetto di Dio.

Sursum corda. Più alto ha da sollevarsi il vostro spirito e l'intenzione dell'animo vostro. Come per le famiglie che riservano la « parte di Dio » sui beni ricevuti da Lui e di cui esse godono, così per voi quel che sopra ogni cosa conviene che ecciti la santa ambizione di tanto bella vocazione per qualcuno dei vostri figli, dovrebbe muovere dal pensiero di quanto nella vita spirituale, così abbondantemente, vi viene largito da Cristo per mezzo della sua Chiesa, dei suoi sacerdoti, dei suoi religiosi. Voi vivete in paesi di antica fede cattolica, dove lo zelo dei ministri di Dio vigila sopra di voi e vi conforta nei travagli e nelle pene, dove le chiese e gli oratori vi offrono per la pietà e la devozione pascolo di sacramenti, di uffici e di messe, di predicazioni e di opere sante, tutti i soccorsi che per il bene delle vostre anime la sollecitudine materna della Chiesa moltiplica in ogni circostanza lieta o triste della vita. Quanta cura per voi, per i vostri figli, per la felicità vostra, nel cuore del pio sacerdote che vi visita e a tutti soprintende quelli a sé affidati! Di qual famiglia è uscito quel sacerdote? donde è venuto fra voi? Chi lo manda? Chi gli ha infuso l'amore paterno per voi, la parola e il consiglio di amico? Lo manda la Chiesa, lo manda Cristo. E saranno soltanto gli altri, col donare a Dio i loro figli e le loro figlie, a procacciarvi e assicurarvi il ricevere di continuo così gran copia di benefici spirituali? La vostra fierezza patriottica si appagherebbe forse di stare neghittosa e lasciare tutto agli altri il peso dei sacrifici per la prosperità e la grandezza del vostro Paese? E dove sarebbe l'alterezza del vostro senso cristiano, se voleste sottrarvi all'onore di concorrere, cooperare e aiutare anche voi, non solo con le offerte materiali, ma altresì col dono più prezioso dei figli che Dio vi domandasse, alla esaltazione e alla propagazione della fede e della Chiesa cattolica, in una parola, al compimento della sua divina missione nel mondo a pro delle anime dei vostri fratelli? Aiutate la Sposa di Cristo, diletti sposi, aiutate Cristo, Salvatore degli uomini, anche coi figli del vostro sangue; aiutate Noi indegno suo Vicario, ma che nel cuore portiamo tutti gli uomini come figli Nostri, pecorelle adunate nell'unico ovile o raminghe per aridi pascoli: a tutti siamo debitori della via, della verità e della vita che è Cristo. Crescete i vostri figli e le vostre figlie nella fede la quale è vittoria che vince il mondo (1 Io. 5, 4); non soffocate nel loro animo lo spirito che viene dal cielo; piantatevi quella fede non finta ma sincera, che l'Apostolo Paolo era certo essere nel suo diletto discepolo Timoteo, come già prima era stata nell'ava di lui Loide e nella madre Eunice (2 Tim. 1, 5). Non siate avari con Dio : rendetegli quella parte di benedizione ch'Egli fosse per chiedere al vostro nido.

Non vi riesca quindi importuno, diletti sposi, se alla Benedizione Apostolica, che vi impartiamo con tutta la effusione del Nostro cuore di Padre per voi e, fin da ora anche per i figli che verranno a circondarvi, Noi aggiungiamo la preghiera che tra essi il divino Maestro, se così Lui piacerà, vi conceda l'onore e la grazia di scegliersi la sua parte e vi dia fede e amore per non rifiutargliela e contestargliela, anzi per ringraziarnelo, non solo come del migliore dei suoi benefici, ma anche come del pegno più si curo delle sue predilezioni per voi e del premio che vi prepara nel cielo.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, IV,
  Quarto anno di Pontificato, 2 marzo 1942 - 1° marzo 1943, pp.11-17
  Tipografia Poliglotta Vaticana



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